Nepal: rafforzata la polizia di frontiera col Tibet. Arrestati quattro tibetani
Si calcola che negli ultimi sei mesi siano stati arrestati in Nepal più di trenta tibetani fuggiti dal Tibet e diretti a Dharamsala.
Quattro tibetani, di cui tre donne, sono stati arrestati nel distretto nepalese di Dolakha, a 90 chilometri a nord est di Kathmandu, mentre cercavano di fuggire dal Tibet. Ne ha dato notizia sabato 20 febbraio l’organo di informazione Nepalnews on line che, citando fonti di polizia, ha reso noto che nessuno dei fuggitivi era in possesso di regolari documenti di viaggio e che potrebbero essere rimandati in Tibet. Sembra che, assieme ai tibetani, sia stato fermato anche un cittadino nepalese sospettato di averli aiutati a varcare la frontiera. Non si conoscono i nomi degli arrestati. Il comandante del reparto di polizia armata di frontiera nepalese (APF) di Chandika ha dichiarato che il contingente dislocato a Lomanthang, nel Mustang, è stato rafforzato di diciannove unità, per un totale di quarantasei militari operativi in loco. La formazione della forza speciale di sicurezza di confine risale all’inizio dell’ottobre 2009 quando, dietro esplicita richiesta di Pechino, il governo nepalese decise un capillare controllo delle sue frontiere per prevenire qualsiasi attività anti cinese da parte dei dissidenti tibetani e per evitare l’arrivo di profughi dal Tibet. Le aree più sensibili furono individuate al confine tra Mustang e Tibet e nella zona del santuario induista di Muktinath.
Si calcola che negli ultimi sei mesi siano stati arrestati più di trenta tibetani diretti a Dharamsala. In passato, ogni anno varcavano il confine nepalese almeno 2.500/3.000 tibetani ma questo numero è drasticamente calato in seguito al rafforzamento delle misure di sicurezza adottate dal governo di Kathmandu, sollecitato dalle pressioni della Cina e deciso a mantenere rapporti amichevoli con Pechino. Fonte: Phayul
Spariti i detenuti di Lhasa
La polizia cinese presidia Lhasa. Secondo il governo tibetano in esilio le vittime delle le proteste di marzo ’98 sono oltre 220; inoltre, altri 7mila tibetani sono stati arrestati e di loro non si sa più nulla. Mentre per le fonti ufficiali di Pechino sono solo 22 morti.
Ancora arresti per i tibetani: spariti i detenuti di Lhasa.
Centinaia di persone, fra cui monaci e monache buddiste, si sono riunite per un sit-in pacifico. Lo scopo è sapere che fine hanno fatto gli oltre 7mila manifestanti arrestati nel marzo 2008. La polizia li carica senza dare risposte. Poche speranze dopo l’incontro fra Obama e il Dalai Lama. In un raro segno di protesta, centinaia di tibetani hanno manifestato pacificamente contro la Cina il giorno del Capodanno lunare. I manifestanti hanno chiesto al governo cinese di rilasciare i loro compatrioti, arrestati durante le proteste che sono esplose in Tibet nel marzo del 2008. La polizia ha caricato e allontanato i dimostranti, arrestando tre persone. Nel frattempo, dopo l’atteso incontro con il presidente americano Barack Obama, il Dalai Lama si è detto “tranquillo” riguardo l’accoglienza di basso profilo con cui è stato ricevuto alla Casa Bianca: “Dopo 60 anni di esilio, sono abituato a tutto questo. La cosa importante è vedersi faccia a faccia, il resto non conta molto”. Sembrano così confermate le teorie di alcuni analisti, secondo i quali questa amministrazione americana, complice anche la crisi economica che la lega a Pechino, non ha intenzione di intervenire sulla questione tibetana. In ogni caso, la popolazione locale non sembra perdere le speranze. Secondo alcuni testimoni oculari, l’imprevista protesta si è verificata nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Centinaia di monaci e monache buddisti, provenienti dai monasteri di Gede e Se e dal convento di Mani, si sono riuniti nella città di Ngaba, che i cinesi chiamano Aba. Secondo Dekyi Dolma, monaca di Ngaba residente a Dharamsala, i luoghi di culto che si sono uniti alla protesta sono invece “almeno otto o nove. Si sono riuniti per un sit-in, chiedendo alle autorità che fine hanno fatto i tantissimi tibetani arrestati nel 2008. Alla manifestazione c’erano anche dei bambini, ma la polizia li ha circondati e costretti ad andare via. Tre persone, che non hanno fatto nulla, sono state arrestate”.
Secondo le fonti ufficiali di Pechino, le proteste di marzo si sono concluse con la morte di 22 persone. Secondo il governo tibetano in esilio, invece, le vittime sono oltre 220; inoltre, altri 7mila tibetani sono stati arrestati e di loro non si sa più nulla.
Secondo fonti locali, in queste ultime due settimane si sono molto intensificati i controlli in Tibet e nelle province cinesi dove vivono i membri dell’etnia tibetana. Il motivo è l’incontro fra il Dalai Lama e Obama, che si è svolto lo scorso 18 febbraio. Sfidando le autorità, alcuni tibetani si sono riuniti nella notte del 17 per festeggiare l’incontro, che per loro vuol dire che Washington ha ancora interesse per la situazione del Tibet.
L’accoglienza riservata al leader buddista alla Casa Bianca, tuttavia, ha molto smorzato gli entusiasmi. Ricevuto nella Sala delle Mappe, e non nello Studio Ovale, il premio Nobel per la Pace è stato persino fatto uscire dal retro. Obama ha espresso “sostegno ai diritti umani dei tibetani che vivono in Cina”, ma non ha più voluto commentare l’incontro. (AsiaNews/Rfa)
Le immense ricchezze del sottosuolo tibetano
L’industria mineraria cinese, da molti considerata a torto fatiscente e non tecnologicamente avanzata, sta rapidamente cambiando la propria fisionomia e si appresta a divenire incontrastata leader mondiale nel settore estrattivo già dai prossimi anni.
La strategia dei piccoli passi che così ben denota l’intero sistema produttivo del colosso orientale, ancora una volta ha dato i suoi frutti: la Cina ha raggiunto dapprima la quasi totale autosufficienza e oggi si appresta a esportare parte di quelle ricchezze minerarie che un generoso sottosuolo le dispensa in modo copioso.
L’anno 2007 ha visto la Cina coronare il sorpasso nei confronti della Repubblica del Sud Africa, quale primo produttore d’oro al mondo. … Read the rest of this entry »
Il Dalai Lama alla Casa Bianca nonostante le proteste cinesi
Nonostante le forti pressioni di Pechino, il Dalai Lama è stato ricevuto oggi dal Presidente americano Barak Obama (nella foto un momento del loro colloquio). L’incontro non è avvenuto nella Sala Ovale, di solito riservata ai meeting con i capi di stato e di governo, ma nella Sale delle Mappe, una scelta che sottolinea il carattere non ufficiale della visita. Al termine dell’incontro il leader tibetano ha dichiarato di aver parlato con Obama di “pace, valori umani e armonia”. Queste le parole che il Dalai Lama ha rivolto ai giornalisti appena uscito dalla Casa Bianca: “Ho detto al Presidente che, fin dalla mia infanzia, ho sempre ammirato gli Stati Uniti non in quanto potenza economica o militare ma in quanto campioni di democrazia, libertà e creatività umana. Sono molto contento. Come faccio sempre, ho menzionato quelle che sono le mie due priorità. In primo luogo la promozione dei valori umani, importanti per un mondo migliore e pacifico, sia per la famiglia sia per i singoli individui. Ho ricordato al presidente che le donne, per le loro caratteristiche biologiche, sono più sensibili al dolore e alle sofferenze altrui e ho auspicato una loro maggiore presenza nei ruoli di leadership. Il presidente si è dichiarato d’accordo! In secondo luogo, ho parlato al presidente dell’importanza della promozione dell’armonia religiosa e dell’importanza del rispetto di tutte le tradizioni religiose. … Read the rest of this entry »
Il Dalai Lama alla Casa Bianca
Sua Santità il Dalai Lama festeggiato a Washington dai suoi tibetani
Obama incontra oggi il leader in esilio ma non nello Studio Ovale.
È il giorno dell’attesissimo incontro a Washington tra i due premi Nobel per la pace, Barack Obama e il Dalai Lama. Il leader spirituale tibetano in esilio, nonostante la più volte rimarcata contrarietà della Cina, entrerà alla Casa Bianca. Per non urtare ulteriormente la sensibilità di Pechino, a cui Washington chiede sostegno per l’inasprimento della sanzioni nucleari all’Iran, i due leader non si incontreranno nello Studio Ovale dove solitamente Obama riceve i capi di Stato e di governo, come a rimarcare che il presidente americano riceve il Dalai Lama nelle vesti di leader religioso e non politico. …leggi gli altri articoli:
L’AMERICA SCOPRE DI TEMERE LA RINCORSA CINESE.
Dall’economia alle tecnologie dai trasporti all’energia Pechino guadagna sempre più terreno.
Egemonia asiatica, la Cina punta alla leadership totale. Di FEDERICO RAMPINI
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Proteste simboliche dei tibetani nel giorno del Losar. In Tibet un capodanno imposto dal regime.
Lhasa: un momento dei festeggiamenti del Capodanno Tibetano del 1938.
Come avvenuto lo scorso anno, molti tibetani, sia in Tibet sia in esilio, hanno espresso la volontà di rinunciare alla celebrazione del Losar, il capodanno tibetano, che quest’anno cadeva il 14 febbraio, e di dare vita a simboliche e pacifiche manifestazioni di protesta per ricordare il persistere della repressione nel loro paese occupato dai cinesi. In molte aree del Tibet, incluse quelle incorporate nelle province del Qinghai, del Gansu, dello Yunnan e del Sichuan, la gente ha deciso di boicottare le celebrazioni in segno di lutto per i compatrioti uccisi e arrestati a partire dal marzo del 2008. Per lo stesso motivo, anche i tibetani in esilio rinunceranno ai consueti festeggiamenti pubblici e privati, al lancio di fuochi d’artificio e alle cerimonie religiose più solenni ed elaborate. A New York, la sede centrale del gruppo Students for a Free Tibet ha lanciato, per l’occasione, la campagna “Sono un Tibetano”. Per tutto il tempo del Losar, definito “un momento di cambiamento, speranza e rinnovamento”, i tibetani sono chiamati ad esprimersi nella loro lingua, a vestire gli abiti tradizionali e ad osservare le loro usanze così da rafforzare il sentimento d’identità nazionale dell’intera comunità. … Read the rest of this entry »
Presto il primo Dalai Lama donna
Sua Santità il Dalai Lama: “Potrei rinascere donna”.
Secondo Tenzin Taklha il portavoce del leader spirituale del popolo tibetano “E’ possibile che il successore sia proprio una donna”.
«Tutto è possibile: anche che in un prossimo futuro vi sia un Dalai Lama donna». È la convinzione di Tenzin Taklha, portavoce del 14° Dalai Lama, Tenzin Gyatso, leader spirituale e temporale del popolo tibetano.
Tenzin Taklha ha ribadito alcune dichiarazioni dello stesso Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989. «E’ possibile – ha detto Taklha – che, come già detto anche da Sua Santità, che nella ricerca del prossimo Dalai Lama vi sia la possibilità di trovare una donna. Nulla si può escludere anche se non è ancora giunto il momento. Grazie a dio, Sua Santità sta bene, gode di ottima salute e in futuro si vedrà». http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201002articoli/51909girata.asp
Obama:«Incontrerò il Dalai Lama»
Obama sfida la Cina. «Incontrerò il Dalai Lama»
La Casa Bianca ha detto oggi che l’incontro tra Barack Obama ed il Dalai Lama avrà luogo. È quanto riporta la Cnn, ricordando che l’incontro era stata già rimandato una volta prima della visita del presidente in Cina.
Le dichiarazioni del portavoce del presidente statunitense arrivano dopo che la Cina ha minacciato un ulteriore tensione nei rapporti con gli Stati Uniti di fronte ad un incontro tra Obama ed il leader spirituale tibetano. Un incontro che «minerebbe seriamente le fondamente delle relazioni politiche sinoamericane» ha dichiarato Zhu Weiqun, funzionario del partito comunista cinese che gestisce i rapporti con i rappresentanti del Dalai Lama. L’opposizione di Pechino ad un incontro fra il Dalai lama e il presidente americano Barack Obama si inserisce in un clima già teso fra Stati Uniti e Cina, le cui economie sono strettamente legate con il rischio di ripercussioni sulle scelte di politica estera. … Read the rest of this entry »
Dialogo? Sì ma fra sordi
I due inviati del Dalai Lama Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen
Le dichiarazioni dell’inviato del Dalai Lama: Lodi Gyari. Pechino, 2 febbraio 2010, ore 10 (ora locale). Zhu Weiqun, vice ministro del “United Front Work Department” (UFWD) del Partito Comunista Cinese, tiene una conferenza stampa per chiarire il punto di vista di Pechino dopo la conclusione del 9° incontro tra i due inviati del Dalai Lama (Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen), lo stesso Zhu e altri dirigenti cinesi. Viste oggi dalla capitale cinese le prospettive del “dialogo sino-tibetano” sembrano più nere che mai. Infatti Zhu, dopo aver chiarito che, il Dalai Lama non può ergersi a rappresentante del popolo tibetano, ha tenuto a precisare che, “Il governo centrale cinese e quello della Regione Autonoma del Tibet sono i soli rappresentanti dei tibetani”, aggiungendo per maggior chiarezza, “… il cosiddetto ‘Governo tibetano in esilio’ rappresenta una violazione delle leggi cinesi”. Inoltre ha chiarito ai giornalisti presenti che i due inviati tibetani, “… non hanno alcun diritto legale di discutere con noi la condizione della Regione Autonoma del Tibet, essendo null’altro che i rappresentanti privati del Dalai Lama e potendo quindi parlare solo dalla prospettiva di quest’ultimo o, al massimo, del piccolo gruppo di persone che lo circonda”. … Read the rest of this entry »
G2: USA-CINA
MANOVRE Il web è solo il pretesto. Da qui parte la strategia americana del contenimento. Google è soltanto un pretesto. Dietro c’è ben altro. L’avvio di una strategia americana per ridimensionare la nascente potenza cinese. Un’azione preventiva e finora ben condotta, perché inaspettata.
Fino a poche settimane fa la situazione appariva molto diversa. Gli Stati Uniti, azzoppati da un debito pubblico enorme, erano finanziariamente ostaggi di Pechino, che da tempo compra a mani basse Buoni del Tesoro statunitensi, al punto da essere costretti ad accettare un direttorio: il G2, come l’avevano chiamato Obama e Hu al vertice di Londra della scorsa primavera. Da allora, e fino alla fine del 2009, Washington aveva dato l’impressione di essere addirittura succube di Pechino. Chi non ricorda le imbarazzanti missioni del ministro del Tesoro Geithner per rassicurare e blandire le autorità cinesi? O il rifiuto di Obama di incontrare il Dalai Lama? E il vertice sul clima di Copenaghen saltato soprattutto per le impuntature della delegazione di Pechino, subito assecondate dagli americani? … Read the rest of this entry »