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Brutalmente percossi i sette tibetani rilasciati a Nyachuka
Dic 23rd, 2009 by admin

 

I soldati cinesi occupano militarmente il Tibet mentre i tibetani sostengono che le accuse contro Tenzin Delek sono infondate e che a suo carico non esistono prove certe.

I soldati cinesi occupano militarmente il Tibet mentre i tibetani sostengono che le accuse contro Tenzin Delek sono infondate e che a suo carico non esistono prove certe.

  L’emittente radio Voice of Tibet ha diffuso la notizia del rilascio di sette tibetani arrestati per aver partecipato alle dimostrazioni per la liberazione del monaco Tenzin Delek Rinpoche, iniziate il 5 dicembre scorso nella contea di Nyachuka. Un tibetano in esilio ha dichiarato che i sette rilasciati sono stati brutalmente percossi e che per uno di loro si è reso necessario il ricovero in ospedale a causa di una grave ferita al capo.

Almeno altri venti dimostranti sono in stato d’arresto e i tibetani residenti nella zona sospettano che le autorità cinesi trattengano gli arrestati nel timore che la vista dei segni delle percosse e delle torture loro inflitte scatenino atti di rappresaglia da parte di parenti e abitanti della zona.  Nonostante l’avvenuta liberazione dei sette tibetani, a Nyachuka la situazione rimane tesa e, nelle aree interessate alla protesta, continua il dispiego di ingenti forze paramilitari e di polizia. Read the rest of this entry »

La Cina usa l’emergenza clima contro i tibetani
Dic 11th, 2009 by admin

 

L’Ong tibetana Free Tibet a Copenhagen accusa la Cina d’usare l’emergenza clima per reprimere il popolo tibetano.

L’Ong tibetana Free Tibet a Copenhagen accusa la Cina d’usare l’emergenza clima per reprimere il popolo tibetano.

Arrestati nei giorni scorsi 60 tibetani che chiedevano il rilascio di un leader buddista. Pechino: “Il Dalai Lama continua a fare accuse diffamatorie contro di noi”. Il governo cinese “vuole usare le preoccupazioni del mondo riguardo l’ambiente per giustificare la colonizzazione del Tibet e l’allontanamento forzato di un enorme numero di pastori nomadi dalla zona in cui vivono da secoli”. È l’accusa lanciata oggi dall’organizzazione non governativa Free Tibet, presente alla Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso a Copenhagen. Nel frattempo, il governo di Pechino ha arrestato circa 60 tibetani della contea di Nyagchuka che chiedevano il rilascio di Tenzin Delek Rinpoche, nota figura del buddismo locale in carcere da anni con l’accusa di sovversione.  Condannato all’ergastolo nel 2005, egli è ritenuto il responsabile di alcuni attentati avvenuti nel 2002 nella provincia del Sichuan. In ogni caso, l’accusa non ha mai presentato prove contro di lui (v. AsiaNews.it, 26/01/2005 Cambiata in ergastolo la pena di morte per un monaco tibetano). …   Read the rest of this entry »

Rivolta a Nyakchukha
Dic 9th, 2009 by admin

Tenzin Delek Rinpoche

Tenzin Delek Rinpoche

Il 5 Dicembre 2009, oltre 500 giovani tibetani hanno inscenato una manifestazione a Nyakchukha per chiedere la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche e protestare contro l’occupazione cinese. Al grido di “Tibet Indipendente” hanno cercato di raggiungere il centro cittadino ma sono stati subito attaccati dalla polizia cinese. La popolazione è così  insorta ed ha cercato di impedire l’arresto dei manifestanti che venivano selvaggiamente percossi dagli agenti cinesi. Il primo bilancio degli scontri è di 80 feriti e 160 arresti. La notizia degli incidenti ha fatto rapidamente il giro della Contea ed altre centinaia di giovani provenienti dalla zona di Golok e Othok hanno cercato di raggiungere in motocicletta il centro cittadino per unirsi ai rivoltosi ma sono stati a loro volta attaccati dalla polizia cinese e arrestati. Le truppe d’occupazione hanno poi creato posti di blocco ad ogni incrocio. Molti giovani tibetani sono riusciti ad aggirarli fuggendo verso la campagna circostante mentre altri che cercavano di sfuggire all’arresto sono stati poi bloccati in una vallata non lontana. A Nyakchukha e Lithang  è stata imposta la legge marziale. Fonte: Corrispondente di Dossier Tibet dai Territori Occupati, Campagna di Solidarietà con il Popolo Tibetano Sito : www.dossiertibet.it, Dossier Tibet TV : www.mogulus.com/tibetv

Monaca tibetana muore in carcere cinese
Dic 9th, 2009 by admin

Yangkyi Dolma, 33 anni, monaca tibetana del monastero Kardze Lamdrag deceduta in circostanze poco chiare in un carcere cinese.

Yangkyi Dolma, 33 anni, monaca tibetana del monastero Kardze Lamdrag deceduta in circostanze poco chiare in un carcere cinese.

Tre giorni fa la famiglia è stata avvertita della gravità della sua salute, ma giunti all’ospedale, hanno saputo della morte. Nessuna notizia di un’altra monaca, arrestata insieme il 24 marzo scorso in una piccola dimostrazione pacifica. Una monaca tibetana, arrestata mesi fa per una protesta a Karze, è morta domenica 6 dicembre 2009 in circostanze non chiare. La famiglia non ha potuto riavere il corpo della defunta per un’autopsia.  Yangkyi Dolma, 33 anni, monaca tibetana del monastero Kardze Lamdrag (in cinese: Ganzi), era stata arrestata il 24 marzo scorso ed è morta ieri all’ospedale di Chengdu (Sichuan). Secondo fonti citate dal Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd), il corpo di Dolma non è stato ancora riconsegnato alla famiglia e non è chiaro se è avvenuta un’autopsia per stabilire le cause della morte. Fonti del Tchrd affermano che lo scorso 3 dicembre la Pubblica sicurezza di Karze aveva avvertito i familiari sulle cattive condizioni di salute della monaca. La famiglia, viaggiando anche di notte è giunta a Chengdu ieri mattina presto, dove è stata data loro la notizia della morte di Yangkyi Dolma. Il 24 marzo scorso, Yangkyi Dolma e Sonam Yangchen, del monastero di Lamdrag (Karze, prefettura autonoma tibetana nella provincia del Sichuan) hanno protestato in modo pacifico nella piazza del mercato di Karze chiedendo un “veloce ritorno del Dalai Lama in Tibet” e “diritti umani e libertà religiosa per i tibetani”.

Almeno 50 poliziotti e personale della sicurezza hanno accerchiato le due monache e dopo averle selvaggiamente picchiate in pubblico con sbarre e bastoni elettrici, le hanno trascinate in un furgone che le ha condotte in una prigione sconosciuta. “La Cina fuori del Tibet. Permettete il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Fermate la persecuzione religiosa in Tibet”. Secondo una dichiarazione della Trehor Welfare Society, questi erano gli slogan scanditi dalle due monache mentre lanciavano in aria volantini inneggianti all’indipendenza. Quella stessa sera la casa Yankyi fu letteralmente saccheggiata dalla polizia cinese, che requisì come prova del “crimine” le fotografie del leader tibetano in esilio, il Dalai Lama. I genitori ed i membri delle famiglia furono convocati dalla polizia dove furono interrogati per ore ed ore e subirono minacce in quanto accusati d’aver legami con le forze ” separatiste del Dalai Lama in esilio “.
Tenzin Choeying dell’Associazione “Studenti per un Tibet libero”, in India, ha dichiarato: “I soldati cinesi l’hanno picchiata senza pietà in pieno giorno nella zona del mercato della città di Kardze. E possiamo ben immaginare cosa potrebbero fare a porte chiuse nel segreto del carcere “.
A tutt’oggi, mentre si sa della morte di Yangkyi Dolma, non si conosce nulla sulla sorte dell’altra monaca Sonam Yangchen.
(AsiaNews)

TIBET: IL TERZO POLO
Dic 5th, 2009 by admin

La politica interna della Cina non rappresenta solo un grande pericolo per l’esistenza dei nomadi tibetani, ma anche per circa 1,3 miliardi di persone che dipendono dalle acque che originano dall'Himalaya.

La politica interna della Cina non rappresenta solo un grande pericolo per l’esistenza dei nomadi tibetani, ma anche per circa 1,3 miliardi di persone che dipendono dalle acque che originano dall'Himalaya.

L’ECOSISTEMA TIBETANO ALLA CONFERENZA SUL CLIMA DI COPENHAGEN

Sull’altopiano tibetano, chiamato dagli scienziati “Il Terzo Polo della Terra” per gli innumerevoli corsi d’acqua che scaturiscono dai suoi ghiacciai, è in atto un rapido e impressionante mutamento climatico che mette a rischio non solo le fonti di sussistenza dei nomadi e degli abitanti dei villaggi ma la stessa sicurezza di oltre un miliardo di persone che vivono nell’area del sud est asiatico.

Dal 1949, anno dell’invasione del Tibet, la Cina si è resa responsabile di una dissennata politica di sfruttamento del territorio tibetano che ha provocato le carestie e la desertificazione del suolo. La deforestazione selvaggia attuata nelle regioni del Tibet orientale è causa delle inondazioni che ogni anno flagellano i territori della Cina dell’est. Il massiccio e sregolato sfruttamento delle risorse minerarie ha avvelenato i fiumi e il sottosuolo. In questo drammatico contesto, il mutamento climatico costituisce un’ ulteriore e grave minaccia alla sopravvivenza dell’ecosistema e delle risorse del Tibet. … Read the rest of this entry »

Attivisti tibetani all’Europa: non scordate i diritti umani
Dic 5th, 2009 by admin

tibet_-_cina_-_proteste_e_violenzeSecondo le organizzazioni non governative, nel corso del summit bilaterale in corso a Nanchino Bruxelles deve usare il suo peso economico per chiedere più rispetto dei diritti umani in Cina. Per Free Tibet, “ai Ventisette serve una nuova politica estera”.

L’Unione europea “non sta usando con il giusto peso il suo status di maggior partner commerciale della Cina. Potrebbe fare pressione su Pechino per ottenere un miglioramento nel campo dei diritti umani, ma non lo fa. Ora serve con urgenza una nuova politica estera, che sia concertata con tutti gli Stati membri”. È l’opinione dell’Organizzazione non governativa Free Tibet, che in occasione del summit fra Cina e Ue riporta l’attenzione sulla situazione della regione settentrionale. Anche Human Rights Watch si allinea, e chiede che Bruxelles “dia un seguito alle sue numerose dichiarazioni, secondo cui i diritti umani sono al primo posto della loro attività diplomatica”.

Secondo il comunicato di Free Tibet, “la recente nomina di un presidente e di un ministro degli Esteri europeo forniscono l’opportunità temporale per un radicale ripensamento della strategia europea sulla Cina. Noi pensiamo che sia arrivato il momento per una posizione condivisa sulla situazione del Tibet, che deve essere un argomento all’interno delle relazioni fra i due organismi”. … Read the rest of this entry »

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