Samdhong Rimpoche: “sono stati 60 anni di sofferenze per il popolo cinese”
Soldati cinesi presidianolapiazza del Potala a Lhasa
“In questi 60 anni, dalla fondazione della Repubblica popolare di Cina, ci sono state immense sofferenze per il popolo cinese, quello tibetano e le altre etnie. Le nostre sofferenze non sembrano avere fine e non ci sono segni di qualsiasi cambiamento verso una minore repressione. Per questo, per tutti quelli che nel Paese soffrono, questo anniversario è un evento triste”. Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio, con sede a Dharamsala (India), scrive per AsiaNews cosa significa per i tibetani l’anniversario del 1° ottobre.
Nel Tibet per l’anniversario c’è un ampio schieramento di forze dell’ordine, che controllano Lhasa e molti monasteri per impedire qualsiasi protesta (nella foto: il palazzo Potala a Lhasa).
A Pechino e altrove il governo cinese festeggia l’evento con grandiose celebrazioni, all’insegna del progresso e dei successi economici della Cina. Ma Rimpoche osserva che “il progresso economico non l’ha ottenuto il Partito comunista cinese, è un fenomeno globale. Negli ultimi 60 anni c’è stata una rapida crescita di molte economie dell’Asia meridionale e dell’est, come pure nei Paesi occidentali. Il progresso della Cina non può ritenersi un merito del Pcc e della sua guida”. Read the rest of this entry »
I 60 anni della Repubblica Popolare Cinese: il partito contro il popolo
di Bernardo Cervellera (AsiaNews).
Roma (AsiaNews) . Il 1° ottobre 2009 la Repubblica popolare cinese compie 60 anni dalla sua fondazione. Per la cultura dell’estremo oriente, compiere 60 anni riveste uno speciale significato: i sei decenni racchiudono un ciclo completo del calendario lunare e sono considerati il momento in cui un uomo raggiunge la piena maturità. Essi sono pure un tempo per riflettere sui risultati ottenuti e un augurio per nuove sfide future. Read the rest of this entry »
Samdhong Rinpoche: L’Occidente vuole compiacere la Cina
Il Primo Ministro del Governo Tibetano in Esilio, prof. Samdhong Rimpoche
Dopo aver appreso che il Dalai Lama non incontrerà il presidente Barak Obama, in occasione della sua prossima visita a Washington, il Primo Ministro del Governo Tibetano in Esilio, prof. Samdhong Rimpoche, ha accusato gli Stati Uniti e le nazioni dell’occidente di essere acquiescenti nei confronti della Cina sulla questione del Tibet. “Molti stati hanno adottato questa politica” – ha affermato Rinpoche – “e anche il governo degli Stati Uniti sembra non essere da meno”. “Oggi” – ha proseguito – “gli interessi economici prevalgono su ogni altra considerazione”. I giorni scorsi, dopo la visita a Dharamsala di una delegazione della Casa Bianca guidata da Valerie Jarret, emissario di Obama, il Dalai Lama aveva espresso il desiderio di incontrare il presidente americano che, nel mese di novembre, si recherà in Cina. Nel corso dell’incontro, la signora Jarret e Maria Otero, Coordinatore Speciale USA per la questione tibetana, avevano reiterato l’impegno del presidente americano a sostegno del popolo tibetano Read the rest of this entry »
Ministro indiano Krishna: l’Arunachal Pradesh è parte integrante dell’India
Sui 3.500 km di confine tra India e Cina c’è poco meno di uno scontro a fuoco al giorno.
Il ministro ribadisce la ferma posizione indiana sullo Stato rivendicato dalla Cina. Sui 3.500 km di confine tra i due Stati c’è poco meno di uno scontro a fuoco al giorno. I due colossi asiatici hanno interesse a convivere e crescere insieme, ma permane una “reciproca mancanza di fiducia”. “L’Arunachal Pradesh è parte integrante dell’India… Di certo l’integrità della sovranità territoriale dell’India deve essere rispettata”. Il ministro degli Affari esteri S M Krishna in un’intervista televisiva ribadisce la ferma posizione indiana su una regione che la Cina con uguale forza rivendica come sua. Il ministro ha aggiunto che “i confini indiani sono saldi” e che “il nostro esercito è in grado di difenderli”, anche se ha aggiunto che New Delhi e Pechino sono Paesi maturi e responsabili e che confida che il dialogo e il confronto trovino una soluzione sui discussi confini tra i due Stati.
Dopo la guerra del 1962, sono tuttora incerti parte dei 3.500 chilometri di confine tra i due Stati, che cadono in gran parte lungo gli alti monti himalayani. All’epoca la Cina penetrò nell’Arunachal Pradesh (Ap) e tuttora rivendica come propria tale regione di 90mila km quadrati, di tradizione buddista, che chiama Tibet meridionale. Intanto mantiene l’occupazione su 38mila kmq nel Ladakh. New Delhi rivendica anche circa 5.180 kmq di Kashmir settentrionale, che il Pakistan ha ceduto alla Cina nel 1963.
Di recente i media hanno parlato di un aumento dei piccoli conflitti a fuoco tra i due eserciti nelle zone di confine, notizia smentita da New Delhi. Brahma Chellaney del Centro di ricerca politica a New Delhi dice che gli “sconfinamenti” cinesi sono passati da circa 140 nel 2006 a 270 nel 2008, e non sono in diminuzione.
Pechino ha soltanto detto di avere intensificato la vigilanza sui confini di Tibet e Xinjiang, dopo che nelle due regioni ci sono state grandi proteste di piazza su base etnica, e ha accusato l’India di fomentare la tensione, anche tramite “notizie inaccurate” pubblicate dai media. Read the rest of this entry »
Crescono le tensioni fra Delhi e Pechino
La storica stretta di mano tra il Presidente indiano Singh ed il suo omonimo cinese Hu
Finora gli scontri erano solo fra soldati dei due eserciti sui confini contesi. Ma ora c’è il Dalai Lama; la concorrenza nei mercati africani; la troppa amicizia della Cina con Pakistan, Sri Lanka e Myanmar; l’invasione di prodotti cinesi in India. I vantaggi dell’India: la democrazia e l’uso dell’inglese. Ma si collabora nel mondo informatico.
Mentre il mondo spera nel regno di Cindia [l’unione dei mercati di India e Cina] per uscire dalla crisi economica mondiale, appaiono sempre più frizioni fra i due giganti dell’Asia. Certo, la competizione tra India e Cina data da molto tempo: per decenni essa ha riguardato confini ed affari militari. Ma di recente, con la loro entrata nel commercio e negli affari internazionali, Delhi e Pechino hanno cominciato a scontrarsi sempre più spesso su una miriade di temi. Nelle ultime settimane si rincorrono notizie di intrusioni dei militari cinesi nei territori di confine, l’ultimo è avvenuto il 13 settembre nello stato settentrionale dell’Uttarkanth. Il governo di New Delhi cerca di minimizzare per lasciare i motivi di tensioni lontano dai riflettori e non offrire spunti polemici all’opposizione interna. Ma i fatti dicono che nella cosiddetta Line of Actual Control (Loc), i rispettivi eserciti non si limitano a controllarsi a vicenda. È di oggi la notizia diffusa dall’ Indian Army del ferimento di due ufficiali della Indo-Tibetan Border Police in uno scontro a fuoco con militari cinesi nel nord del Sikkim. Read the rest of this entry »
Monaco tibetano torturato e ucciso nelle prigioni cinesi
Il monaco tibetano Phuntsok Lhundup (nella foto in abiti civili), 32 anni, del monastero di Drepung, torturato e ucciso nelle prigioni cinesi.
Phuntsok Lhundup, 32 anni, del monastero di Drepung, era stato arrestato il 10 marzo 2008, durante le manifestazioni a Lhasa. Il suo cadavere è stato consegnato ai familiari a fine agosto. Nessuna notizia di un altro monaco dello stesso monastero, da oltre un anno nelle mani della polizia.
Un monaco tibetano del monastero di Drepung è morto per le torture subite durante la detenzione. Il religioso buddista era stato arrestato durante i moti di Lhasa nel marzo 2008, che hanno causato la morte di centinaia di tibetani e l’arresto di migliaia.
Il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd) ha annunciate oggi di aver ricevuto notizie da fonti sicure che il monaco Phuntsok Lhundup (nome da laico: Kalden), 32 anni, del villaggio n.8 a Tos-doe, nella contea di Phenpo Lhundup, vicino a Lhasa è morto mentre era in prigione, a causa di torture. Il decesso dovrebbe essere avvenuto verso la metà di agosto. La sua famiglia ha ricevuto il corpo senza vita del loro parente alla fine di agosto.
Il 10 marzo 2008 Phuntsok, insieme ad altri 300 monaci del monastero di Drepung hanno partecipato a una marcia pacifica, per protestare contro la politica cinese sul Tibet. Lui e altre decine di monaci sono stati arrestati dalle forze di sicurezza.
Dal suo arresto fino a pochi giorni fa non si è più saputo nulla di lui. Nessuno, nemmeno i suoi familiari o i fratelli del monastero hanno mai ricevuto alcuna informazione sulla sua detenzione.
Secondo le fonti di Tchrd , Phuntsok è morto in carcere a metà agosto, soffrendo di torture, maltrattamenti e isolamento. Le stesse fonti ricordano che un fratello di Phuntsok Samdup, anch’egli del monastero di Drepung, è stato pure arrestato il 10 marzo 2008. Anche di lui non si sa nulla.
http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=16287&size=A # (Ha collaborato Nirmala Carvalho)
Il Dalai Lama a Taiwan prega con buddisti e cattolici
Il Dalai Lama a Taiwan col cardinale Paul Shan Kuohsi
Il Dalai Lama ha terminato ieri la sua visita nelle zone flagellate dal tifone Morakot, nel meridione di Taiwan, dopo avere incontrato il cardinale Paul Shan Kuohsi.
A Kaohsiung, nell’epicentro della zona colpita, i due leader religiosi hanno tenuto un forum su religione e umanità, ultima attività pubblica del Dalai Lama prevista per questo viaggio. Sono stati accolti con un’ovazione da oltre 1.000 persone, felici di incontrarsi con i due religiosi che – secondo l’espressione di Medusa Kuo all’agenzia Bloomberg – “hanno il desiderio di portare la pace”.
Dopo l’incontro il leader tibetano è tornato a Taipei, accolto davanti all’albergo da circa 200 manifestanti – nonostante il robusto dispiegamento di polizia – favorevoli all’annessione di Taiwan alla Cina, che lo hanno contestato come inutile causa di “problemi” e hanno gridato slogan come “Taiwan e il Tibet appartengono alla Cina”. Read the rest of this entry »
Il Dalai Lama a Shiao Lin, l’epicentro del tifone di Taiwan
il Dalai Lama al villaggio di Shiao Lin, ora ridotto a un ammasso di fango e detriti, ed ha pregato assieme ai superstiti della tragedia
I devastanti effetti del tifone Mokarot che, all’inizio del mese di agosto ha colpito l’isola di Taiwan provocando la morte di almeno 571 persone, hanno costretto il presidente taiwanese Ma Ying-jeou, subissato dalle critiche per il ritardo e l’inefficienza nell’invio degli aiuti umanitari, ad accogliere la richiesta del partito d’opposizione, il Democratic Progressive Party, di invitare il Dalai Lama per portare conforto alle famiglie delle vittime. Arrivato sull’isola nella tarda serata del 30 agosto, il leader tibetano si è recato il giorno successivo al villaggio di Shiao Lin (nella foto), ora ridotto a un ammasso di fango e detriti, ed ha pregato assieme ai superstiti della tragedia. Ai giornalisti ha dichiarato di non essere dispiaciuto per il rifiuto del presidente Ma a incontrarlo e ha sottolineato il carattere puramente umanitario della sua visita. “Per quanto mi riguarda, non vi è nulla di politico nella mia agenda”, ha affermato. “Tuttavia” – ha proseguito – “Taiwan dovrebbe mantenere stretti e peculiari legami con la Cina ma, allo stesso tempo, dovrebbe poter avere democrazia e prosperità”. “Noi non vogliamo la separazione di Taiwan dalla Cina ma il destino dell’isola è legato a quello di oltre venti milioni di persone”. “Ora vivete in un sistema democratico e dovete conservarlo”, Read the rest of this entry »
Taiwan: il Dalai Lama guida la preghiera di 20mila per commemorare le vittime del tifone
Sua santità il Dalai Lama: “Abbiamo grande fiducia nella umanità del popolo cinese”.
Commovente cerimonia con oltre 20mila persone nella zona più colpita dal tifone. Pechino annulla incontri già fissati con Taiwan. Il premier del governo tibetano in esilio parla del significato della visita e delle prospettive per la popolazione tibetana. Il Dalai Lama, in visita nel meridione di Taiwan per portare conforto alla popolazione colpita dal tifone Morakot, ha presieduto oggi una cerimonia di preghiera in memoria degli oltre 600 vittime e dispersi. Non si placa la polemica di Pechino, che annulla o rinvia incontri già fissati con Taipei. Samdhong Rinpoche, primo ministro (kalon tripa) del governo tibetano in esilio, spiega in esclusiva ad AsiaNews il significato e le finalità della visita del leader buddista tibetano.
Oltre 20mila persone hanno partecipato oggi alla preghiera presieduta dal Dalai Lama a Kaohsiung, nella zona più colpita dal tifone. La gente ha cantato insieme, chi in tibetano e chi in mandarino. Fonti locali riportano che tutti erano molto commossi e che la cerimonia ha avuto un significato soltanto spirituale e religioso.
In risposta, oggi Pechino ha cancellato o rinviato la già fissata visita a Taiwan di due importanti delegazioni cinesi Read the rest of this entry »