Taiwan: il Dalai Lama visita i sopravvissuti dal tifone Morakot
Il Dalai Lama visita i sopravvissuti nei luoghi distrutti dal tifone Morakot
Pechino insiste che la visita avrà conseguenza negative per i due Paesi. Ma il leader spirituale ripete che vuole solo portare conforto alla popolazione. Un sacerdote presente nei luoghi racconta ad AsiaNews le conseguenze del tifone e la difficile ripresa della vita quotidiana.
Il Dalai Lama ha iniziato oggi la controversa visita nel sud di Taiwan, dove il tifone Morakot ha ucciso almeno 571 persone (ma altre 106 sono “disperse”) e distrutto interi villaggi sommersi sotto montagne di fango e pietre. La Cina riafferma la sua protesta contro la visita del leader spirituale tibetano, che accusa di essere un pericoloso terrorista. Dalle zone flagellate dal tifone, un sacerdote racconta ad AsiaNews la drammatica situazione.
Il Dalai Lama si è recato nel villaggio Hsiaolin, che conta almeno 424 morti. Read the rest of this entry »
Pechino si oppone in modo “risoluto” alla visita del Dalai Lama a Taiwan
Nella sua blanda reazione, la Cina se la prende con il Dpp e il Dalai Lama, senza minacciare sanzioni, come ha fatto altre volte per altri Paesi che hanno invitato il leader spirituale tibetano. In forse anche una visita di Ye Xiaowen, direttore dell’Ufficio affari religiosi di Pechino.
Con una prevedibile reazione, la Cina si “oppone in modo risoluto” alla visita del Dalai Lama a Taiwan, “in ogni forma e ruolo”. Ma la reazione – in confronto ad altre volte – sembra essere molto più blanda. In più essa è diretta più all’opposizione che allo stesso presidente taiwanese. Un portavoce dell’Ufficio per gli affari con Taiwan ha dichiarato: “Proprio mentre persone da tutte le fasce sociali in Cina stanno offrendo una mano per aiutare la ricostruzione di Taiwan e superare presto il disastro del tifone, alcuni membri del Dpp hanno scelto di organizzare la visita a Taiwan del Dalai Lama”. Egli, secondo Pechino, “non è una pura figura religiosa”, ma “sotto il pretesto della religione è da sempre impegnato in attività separatiste”.
Su richiesta di sette sindaci del sud, tutti del Dpp (partito democratico progressista, all’opposizione), il presidente Ma Ying-jeou ha dato il permesso per una visita del Dalai Lama alle zone colpite dal tifone Morakot per “consolare e pregare per le vittime”. Read the rest of this entry »
Ma Ying-jeou approva la visita del Dalai Lama a Taiwan per motivi “religiosi”
Il leader spirituale tibetano dovrebbe consolare la popolazione e pregare per le vittime del tifone Morakot. Di solito Pechino esprime aspre critiche ai Paesi che osano invitare il Dalai Lama, accusato di “separatismo”.
Il presidente Ma Ying-jeou ha dichiarato che la sua amministrazione approva la visita a Taiwan del Dalai Lama per consolare e pregare per le vittime del tifone Morakot. La visita dovrebbe svolgersi fra il 31 agosto e il 4 settembre.
L’annuncio è avvenuto mentre il presidente era in visita nelle zone più colpite dal disastro, che ha fatto finora 461 morti e 192 dispersi, oltre a enormi danni alle infrastrutture e all’agricoltura. L’invito al leader spirituale tibetano era venuto dai 7 capi di località del sud, tutti appartenenti al Partito democratico, all’opposizione.
L’ufficio del presidente ha precisato che la decisione ad avallare l’invito è basata su motivi religiosi e considerazioni umanitarie. “Pensiamo – ha detto il portavoce Wang Yu-chi – che questo fatto non dovrebbe danneggiare le relazioni fra i due lati dello Stretto di Taiwan”. Read the rest of this entry »
Balcanizzare l’India: un progetto di Pechino?
Finora l’India è sopravvissuta alle previsioni pessimiste di una balcanizzazione, ma la Cina sembra voglia provarci ancora.
Un articolo su un sito “semi-ufficiale” cinese descrive le tappe per dividere l’India in 20 o più staterelli, sostenendo nazionalisti, separatisti, pakistani, tamil, srilankesi e bangladeshi. Preoccupazioni di New Delhi. Ma finora l’India, sebbene scossa da tante tensioni, ha sempre tenuto.
Il governo di New Delhi ha presentato una protesta ufficiale per i contenuti di un articolo pubblicato su un sito cinese, che mira a dividere l’India in “20-30 staterelli”, sostenendo guerriglie e nazionalisti presenti all’estero e all’interno della grande democrazia indiana.
Apparso l’8 aprile scorso sul sito internet www.iiss.cn (China International Institute for Strategic Studies) l’articolo descrive con minuzia una roadmap per dividere l’India: “Per frantumare l’India, la Cina può servirsi di paesi come il Pakistan, il Nepal ed il Bhutan; Read the rest of this entry »
Il Panchen Lama di Pechino visita Lhasa durante una festa tibetana
Nel 1995 il Dalai Lama riconobbe come 11ma reincarnazione del Panchen Lama il piccolo Gedhun Choekyi Nyima, di 6 anni, nella foto. Le autorità cinesi lo hanno fatto sparire e nessuno sa dove sia.
Circa 150 mila pellegrini tibetani si sono radunati ieri per la festa dello Shoton (Yoghurt), partecipando allo srotolamento di una immagine gigante del Buddha sulle alture che circondano il monastero di Drepung a Lhasa. Decine di migliaia di fedeli sono arrivati fin dall’alba per trovare i posti migliori e assistere all’ostensione della grande immagine o thangka dipinta su stoffa. I fedeli pensano che se l’immagine sacra viene a coprire i loro corpi, essi saranno benedetti.
L’origine della festa segna la fine del ritiro spirituale estivo dei monaci, che interrompono il digiuno mangiando dello yogurt. Ma il culmine della festa è l’ostensione dell’enorme immagine di 200 mq, ricamata dai monaci con oro e seta su un fondo di cotone.
Più di 100 monaci del monastero di Drepung hanno portato il lungo rotolo del thangka , prima di srotolarlo e poggiarlo sulla collina. Nei tempi di maggior splendore il monastero di Drepung ha ospitato fino a 10 mila monaci. Attualmente il governo cinese non permette che siano ospitati più di 700 monaci. In questo modo essi cercano di frenare l’influenza spirituale del Dalai Lama fra i religiosi tibetani.
Ieri la televisione cinese di stato ha mostrato il Panchen Lama apocrifo Gyaltsen Norbu, nominato da Pechino, mentre salutava molti monaci tibetani. Norbu è stato scelto dalla Cina come Panchen Lama, dopo che Pechino ha rifiutato la designazione di un altro bambino ad opera del Dalai Lama nel 1995. Nel buddismo tibetano il Panchen Lama è la seconda autorità dopo il Dalai Lama. Read the rest of this entry »
Sua Santità il Dalai Lama in Ladakh
Il Primo Ministro dello Stato di Jammu e Kashmir Omar Abdullah col suo governo è venuto ad accogliere Sua Santità il Dalai Lama all’aeroporto di Leh.
Sua Santità il Dalai Lama è arrivato oggi 10 agosto 2009 in Ladakh, una regione prevalentemente buddista dello Stato di Jammu e Kashmir per un tour di 20 giorni che si concluderà il 29 Agosto, in cui conferirà diverse iniziazioni e darà insegnamenti in diversi luoghi tra cui la remota valle dello Zanskar ed a Choklamsar, nei pressi di Leh, la capitale del Ladakh.
Il Primo Ministro dello Stato di Jammu e Kashmir Omar Abdullah con gli altri ministri e funzionari di governo ha accolto calorosamente il leader tibetano facendogli addirittura da autista dall’aeroporto Bakula a Shiwai Gatsel, il palazzo residenza di Sua Santità a Choklamsar.
Un saluto caloroso come un grande abbraccio si è levato dall’immensa folla di Ladaki. Ad assiepare entrambi i lati della lunga strada del percorso dall’aeroporto al palazzo, esprimendo il loro caloroso ed affettuoso benvenuto al leader tibetano, non sono giunti soli i tanti buddisti, ma tantissimi musulmani ed indù, che offrivano fiori, incenso e le tradizionali sciarpe bianche (khatag).
Una volta arrivati a palazzo, il leader tibetano ha espresso la sua gratitudine al Primo Ministro per l’ospitalità offerta dal suo stato, ricordando ad Omar quanto cordiale fosse il rapporto che aveva con suo nonno Sheikh Mohammad Abdullah, fondatore della Conferenza Nazionale, e suo padre Farooq Abdullah.
Intanto anche il nostro gruppo, con alla testa Alessandro Tenzin Villa e formato da veri e motivati Pellegrini del Dharma, dopo aver valicato i Passi del Cielo che oltrepassano i 5.000 metri ha raggiunto oggi Leh per proseguire verso la lontana Valle dello Zangskar, vero e proprio regno tibetano incastonato tra le altissime vette dell’Himalaya. Noi ci saremo il 17 agosto, a Padum, dove registreremo e realizzeremo questo nuovo blog dei tre giorni d’insegnamenti di Sua Santità. E noi ci saremo dal 23 al 26 agosto ‘09 pure nella grande spianata di Choklamsar, vicino alla capitale Leh, e scriveremo su questo blog le parole di saggezza di Sua Santità il Dalai Lama a beneficio a beneficio di tutti gli esseri senzienti e di coloro che non sono potuti venire fin quassù.
Dalai Lama: “qualcosa sta cambiando in Cina..”
Sua Santità il Dalai Lama: “il solo denaro non porterà una buona immagine della Cina, né fiducia. La fiducia è fondata sulla trasparenza e l’onestà”.
D alai Lama: “qualcosa sta cambiando in Cina, ho fiducia negli intellettuali e nella popolazione”. Da Ginevra il Dalai Lama evidenzia il fallimento della politica cinese verso la minoranze, che ha portato solo incomprensioni e proteste di piazza. Ripete che non basta lo sviluppo economico, ma occorre onestà e autorità morale. E lancia una nuova possibilità di dialogo.
La politica cinese degli ultimi 60 anni verso le minoranze etniche “non è riuscita a conquistare la loro fiducia” e deve essere cambiata. Il Dalai Lama, leader spirituale in esilio dei buddisti tibetani, a Ginevra dice in conferenza stampa che Pechino deve affrontare i problemi del rapporto con le minoranze in modo realista e non soltanto ideologico. Egli spiega che “il solo denaro non porterà una buona immagine della Cina, né fiducia. La fiducia è fondata sulla trasparenza e l’onestà”. Pechino è stata spesso accusata di praticare una politica repressiva verso le minoranze etniche del Paese (come i tibetani e gli uighuri), cercando di eliminarne persino le tradizioni e la lingua. Alle accuse la Cina ha sempre risposto di aver portato maggiori opportunità e un grande sviluppo economico in quelle regioni. Le etnie locali ribattono che lo sviluppo economico ha favorito soprattutto gli interessi dei milioni di etnici han immigrati in Tibet e Xinjiang, al punto da rendere gli autoctoni una minoranza nella loro terra. Il Dalai Lama ribadisce, invece, che “l’autorità morale è davvero essenziale”, anche se la Cina sta diventando una superpotenza economica mondiale. Il leader tibetano non cerca una facile condanna della repressione cinese, ma ripete che anche “l’armonia è davvero essenziale…. E’ nostra comune responsabilità trovare una soluzione [per convivere], senza separatismo”. Pechino accusa il Dalai Lama di essere un pericoloso terrorista che desidera la secessione del Tibet dalla Cina. Questi ha sempre risposto di volere solo una maggiore autonomia. In Tibet è in atto una sistematica repressione, dopo le proteste di piazza esplose nel marzo 2008. Nella primavera 2008, dopo che molti leader politici avevano minacciato di boicottare le Olimpiadi per protesta, Pechino ha accettato di riaprire un tavolo di trattative con rappresentanti del Dalai Lama, che però si sono chiuse subito dopo i Giochi senza alcuna concessione. Il Dalai Lama ha spiegato che, poiché è difficile un colloquio con i leader, ora i tibetani “cercano di avere rapporti con gli intellettuali cinesi” e hanno avuto riscontri “molto positivi”. “Qualcosa sta cambiando. Ho fiducia che gli intellettuali e la popolazione cinese vedano le questione in modo più realistico…. Sono molto ottimista”, ha concluso. Un mese fa è esploso anche il malcontento degli uiguri nello Xinjiang, con scontri di piazza e guerriglia urbana e un bilancio di oltre 190 morti e migliaia di feriti.
proteste per la liberazione del regista tibetano Dhondup Wangchen
Il regista tibetano Dhondup Wanchen
Un giorno di protesta per la liberazione del regista tibetano Dhondup Wangchen
La sua “colpa” è avere ripreso interviste a cittadini tibetani, che parlano di Olimpiadi e Dalai Lama. In carcere dal marzo 2008, è stato percosso e torturato e gli viene negato l’avvocato di fiducia. Un giorno di protesta per chiedere il rilascio di Dhondup Wangchen, regista tibetano arrestato per “istigazione al separatismo”. Lo hanno proclamato 5 tra i maggiori gruppi pro-Tibet, che a Dharamsala, dove ha sede il governo tibetano in esilio, raccolgono firme per chiedere al premier indiano Manmohan Singh di fare pressione per l’immediato suo rilascio. Questa sera ci sarà una veglia al lume di candela nel principale tempio tibetano della città. Sarà anche proiettato il film per il quale è stato arrestato. Il regista è in carcere dal marzo 2008 per avere girato il film “Leaving Fear Behind” (“Lasciando la paura dietro di sé”), che documenta il punto di vista di cittadini tibetani su vari argomenti come Olimpiadi di Pechino, il Dalai Lama, la politica del governo cinese in Tibet. Lhamo Tso, moglie di Dhondup, lamenta che egli si è limitato a fare interviste e che Pechino “vuole farlo tacere perché ha esercitato il diritto di libertà di espressione. Chiedo alla comunità internazionale di fare pressione per il rilascio di mio marito”. L’avvocato nominato dalla famiglia non è stato ammesso al processo. Dhondup non ha potuto vedere i familiari sin dall’arresto e pare che sia stato percosso più volte e torturato e che sia ora in cattiva salute. Tsewang Ringzin, presidente del Tibetan Youth Congress, denuncia “l’iniqua persecuzione di Pechino contro Dhondup Wangchen”, privo di difesa legale, e ne chiede l’immediato rilascio. Gli organizzatori della protesta osservano come le autorità cinesi neghino ai tibetani in modo sistematico i diritti fondamentali e perseguitano con gravi condanne ogni pacifica espressione di dissenso. (Nirmala Carvalho AsiaNews) http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=15940&size=A#