Sogyal Rinpoche: Il viaggio attraverso la vita e la morte
Secondo la saggezza del Buddha, noi possiamo usare la vita per prepararci alla morte. Non dobbiamo aspettare che la morte dolorosa di una persona cara o una malattia terminale ci costringano finalmente a considerare la nostra vita. E neppure siamo condannati ad affrontare la morte a mani vuote, andando incontro all’ignoto. Possiamo incominciare qui e ora a trovare un significato nella nostra vita. Possiamo trasformare ogni momento in un’occasione per cambiare e per prepararci, con sincerità, accuratezza e pace mentale, alla morte e all’eternità.
Nel Buddhismo la vita e la morte sono viste come un tutto in cui la morte è l’inizio di un altro capitolo della vita. La morte è lo specchio in cui si riflette il significato della vita.
Questa visione è centrale nell’insegnamento della più antica scuola di Buddhismo tibetano. Molti di voi avranno sentito parlare del Libro tibetano dei morti. In questo mio lavoro cercherò di spiegare e di ampliare il Libro tibetano dei morti, trattando non solo della morte ma anche della vita, ed esponendo in tutti i particolari l’insegnamento di cui il Libro tibetano dei morti è soltanto una parte. Questo splendido insegnamento presenta la vita e la morte come un tutto costituito da una serie di realtà successive, in costante cambiamento, chiamate bardo.
Il termine ‘bardo’ è usato comunemente per indicare lo stato intermedio tra la morte e la rinascita, ma in realtà i bardo si susseguono in continuazione attraverso la vita e la morte, sono giunture in cui si intensifica la possibilità della liberazione, o illuminazione.
I bardo sono opportunità di liberazione particolarmente forti perché, come dice l’insegnamento, vi sono momenti molto più potenti di altri e molto più carichi di potenziale, in cui tutto ciò che si fa ha un effetto determinante e a lunga portata. Io penso a un bardo come all’ultimo passo prima di arrivare sul bordo di un precipizio. Una situazione simile si ha, ad esempio, quando un maestro introduce il discepolo alla natura essenziale, originale e più intima della mente. Ma il momento più carico di questa potenzialità è quello della morte.
Secondo il Buddhismo tibetano possiamo ripartire l’esistenza in quattro realtà che si intrecciano continuamente:
1. la vita,
2. il morire e la morte,
3. il dopo morte, e
4. la rinascita.
Queste quattro realtà sono chiamate i quattro bardo:
1. il bardo naturale della vita,
2. il bardo doloroso della morte,
3. il bardo luminoso della dharmata, e
4. il bardo karmico del divenire.
Questo libro è accuratamente strutturato per riprodurre la vastità e la complessità degli insegnamenti sul bardo. Verrete guidati, passo passo, a una visione sempre più ampia del viaggio attraverso la vita e la morte. Inizieremo esaminando il significato della morte e le molte sfaccettature della verità dell’impermanenza: una riflessione che ci metterà in grado di fare un uso migliore della vita che ci rimane e che ci assicura che moriremo senza rimorsi né recriminazioni per avere sprecato la nostra vita. Un famoso santo e poeta tibetano, Milarepa, dice: “La mia religione è vivere e morire senza rimpianto”.
La contemplazione profonda del segreto messaggio dell’impermanenza, di ciò che, in realtà è al di là dell’impermanenza e della morte, conduce direttamente al cuore degli antichi e potenti insegnamenti tibetani: l’introduzione all’essenziale ‘natura della mente’. Realizzare la natura della mente, che potremmo chiamare la nostra più intima essenza, la verità che tutti cerchiamo, è la chiave per comprendere la vita e la morte. Ciò che muore al momento della morte è la mente ordinaria, con tutte le sue illusioni, e in quell’intervallo si rivela la vera natura della mente, illimitata come il cielo. La natura essenziale della mente è la base dell’esistenza della vita e della morte, come il cielo che dispiegandosi abbraccia l’intero universo.
Gli insegnamenti evidenziano che, se conosciamo della mente solo l’aspetto che si dissolve con la morte, non avremo nessuna comprensione di ciò che continua, nessuna conoscenza della realtà più profonda della natura della mente. Per questo è vitale familiarizzarci con la natura della mente mentre siamo ancora in vita. Solo così saremo preparati alla sua potente manifestazione spontanea nel momento della morte e la riconosceremo, dicono gli insegnamenti, “con la stessa naturalezza di un bambino che corre in braccio alla madre”. E, rimanendo in questo stato, saremo finalmente liberati.
La descrizione della natura della mente conduce necessariamente alle istruzioni complete per la meditazione, perché la meditazione è l’unico modo per scoprire, per realizzare gradualmente e per rendere stabile la natura della mente. Spiegherò quindi la natura dell’evoluzione umana, della rinascita e del karma, per comunicarvi nel modo più completo possibile il senso e il contesto del nostro cammino attraverso la vita e la morte.
Avrete così sufficienti nozioni per accostarvi con fiducia al cuore di questo libro: un resoconto esauriente, ricavato da varie fonti, dei quattro bardo e degli stadi del morire e della morte. Troverete istruzioni, consigli pratici e pratiche spirituali dettagliate per aiutare voi stessi e gli altri a percorrere la vita, il morire, la morte e il dopo morte. Il libro si chiude con una visione su come gli insegnamenti del bardo possano aiutarci a comprendere la natura più profonda della mente umana e dell’universo.
Spesso gli studenti mi rivolgono questa domanda: “Come facciamo a riconoscere i bardo? Da dove proviene la stupefacente precisione degli insegnamenti e la loro conoscenza straordinariamente chiara di ogni stadio del morire, della morte e della rinascita?. La mia risposta all’inizio potrebbe sembrare incomprensibile a molti lettori, perché oggi l’Occidente ha una visione della mente molto ristretta. Nonostante alcune recenti scoperte, soprattutto negli studi sul rapporto mente-corpo e nella psicologia transpersonale, la maggioranza degli scienziati continua a limitare la mente ai fenomeni fisiologici cerebrali, fatto che si oppone alle testimonianze millenarie dei mistici e dei meditanti di tutte le religioni.
Qual è dunque la fonte, l’autorità su cui si basa questo libro? La ‘scienza interiore’ del Buddhismo si fonda, come scrive uno studioso americano, “su una comprensione profonda e globale della realtà, su una provata conoscenza di sé e dell’ambiente, cioè sulla perfetta illuminazione del Buddha”. La fonte degli insegnamenti sul bardo è la mente illuminata, la mente di Buddha perfettamente risvegliata, com’è stata sperimentata, spiegata e trasmessa da una lunga successione di maestri che risale al Buddha Primordiale. Le precise e accurate (potremmo quasi dire scientifiche) ricerche e formulazioni delle loro scoperte sulla mente nel corso di molti secoli ci forniscono il quadro più completo possibile della vita e della morte. È questo quadro completo che, ispirato da Jamyang Khyentse e da tutti i miei grandi maestri, cercherò umilmente di trasmettere per la prima volta all’Occidente.
Nel corso di anni di contemplazione, di insegnamento, di pratica e di chiarificazioni ricevute dai miei maestri, ho scritto questo libro come la quintessenza dei consigli del cuore di tutti i miei maestri, perché sia un nuovo Libro tibetano dei morti e un Libro tibetano della vita. Vuole essere un manuale, una guida, un’opera di consultazione e una fonte di sacra ispirazione. Il mio consiglio è di studiarlo attentamente e di leggerlo più volte, perché possa rivelare i vari livelli di significato. Scoprirete che più lo userete e più ne coglierete le implicazioni profonde. E realizzerete sempre più a fondo la saggezza che vi viene trasmessa attraverso gli insegnamenti.
Gli insegnamenti del bardo spiegano accuratamente che cosa accadrà se saremo preparati per la morte, e cosa accadrà se non lo saremo. La scelta non potrebbe essere più chiara. Se rifiutiamo di accettare la morte ora, mentre siamo vivi, pagheremo un caro prezzo durante la vita, al momento della morte e nel dopo morte. Gli effetti di un tale rifiuto saranno devastanti per questa vita e quelle future. Non potremo vivere la vita pienamente, e resteremo imprigionati proprio in quella parte di noi che deve morire. Questa ignoranza ci deruberà dei fondamenti stessi del viaggio verso l’illuminazione e ci intrappolerà senza fine nel regno dell’illusione, nel ciclo incontrollato di nascita e morte, in quell’oceano di sofferenza che noi buddisti chiamiamo samsara.
Il messaggio fondamentale del Buddhismo è che, se siamo preparati, nasce una speranza straordinaria, tanto nella vita che nella morte. Ci rivela la possibilità di una sbalorditiva libertà sconfinata a cui dobbiamo lavorare ora, in questa vita; la libertà che ci metterà anche in grado di scegliere la nostra morte e quindi la nostra rinascita. Per chi si è preparato attraverso la pratica, la morte non viene come una disfatta ma come un trionfo, il momento più glorioso a coronamento dell’esistenza.
Fonte: Il libro tibetano del vivere e del morire. http://www.esonet.org/wp-content/uploads/2013/05/136069562-Il-Libro-Tibetano-del-Vivere-e-del-Morire-Sogyal-Rinpoche.pdf