Prepararsi alla Morte
Relazione del Ven. Lama Ghesce Ciampa Ghiatso al Convegno: Ciclo di Vita, dicembre 1998. trad. A.Y.D.
Non vi è nulla di più certo che la nostra morte. Tutti noi sicuramente moriremo ma non sappiamo quando. Il momento della nostra morte è del tutto imprevedibile. La morte non potrà, comunque, essere evitata. Non importa dove saremo, la morte ci raggiungerà e a quel punto non potremo fare molto per allungare la nostra vita.
In quel momento sarà troppo tardi per pensare ai preparativi per la morte.
Sarà troppo tardi per iniziare ad applicarsi in una pratica spirituale che ci aiuti nel momento della morte. Abbiamo forse pensato tante volte oggi sono stanco e praticherò domani così facendo la morte arriva. Dobbiamo ora generare una forte determinazione a iniziare a prepararci per la morte applicandoci nel sentiero spirituale, praticando le pratiche spirituali che sviluppano le qualità interiori. Nel momento della morte solo la pratica spirituale ci sarà di vero aiuto. Non importa quanti parenti avremo o amici perché nessuno di loro potrà venire con noi. Così è per le nostre ricchezze materiali accumulate durante la vita, dovremo lasciare tutto. Abbiamo avuto un enorme cura del nostro corpo e anche questo andrà lasciato. L’unica cosa che ci porteremo dietro, che ci accompagnerà nel morire sono le qualità interiori che avremo sviluppato nella nostra mente. Per queste ragioni è necessario prepararsi per tempo alla morte.
LE CINQUE FORZE
Gli insegnamenti buddisti per trasformare la propria mente parlano di cinque forze che dobbiamo applicare durante la nostra vita e di cinque forze che devono essere applicate al momento della morte.
Durante la vita
1. Il potere della determinazione. È una forte determinazione a “non permettere che nessun pensiero, emozione o afflizione mentale possa dominare le nostre azioni fisiche e verbali neppure per un istante”. Cominciamo determinandoci in questo per un giorno, quindi per una settimana, poi per un mese, per un anno fino a pensare “non permetterò che questo accada finché non otterrò l’illuminazione”. Possiamo parallelamente pensare: “Mi impegnerò a sviluppare compassione, amore e saggezza così da ottenere l’illuminazione per poter essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti. Non mi separerò mai da questa intenzione durante tutto il giorno, questo mese, questo anno, fino all’illuminazione.”
2. Il potere del seme bianco. È l’impegnarsi nelle 6 perfezioni quali la generosità, la moralità, la pazienza, la concentrazione, lo sforzo entusiastico e la saggezza che ci fanno generare, mantenere ed accrescere la nostra attitudine altruistica all’illuminazione portandoci alla responsabilità universale.
3. Il potere del rincrescimento. Capiti gli svantaggi dell’egoismo e dell’egocentrismo sviluppiamo il rincrescimento per il nostro atteggiamento passato e ci impegniamo ad abbandonare l’egoismo. Tale pensiero distorto nasce da una concezione erronea di come i fenomeni e sistono…. “Sarebbe meglio che io fossi bruciato, che mi tagliassero la testa, che fossi ucciso, piuttosto che mi inchini ai miei nemici” intendendo per nemici le distorsioni mentali.
4. Il potere della preghiera. Pregare che le nostre azioni positive, passate, presenti e future, di corpo parola e mente possano, possano condurci alla responsabilità universale e all’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri. Shantideva dice: “Gli esseri infantili lavorano per i loro scopi personali, i Buddha operano per il beneficio degli altri.”
5. Il potere della famigliarità. Dobbiamo renderci famigliari con l’attitudine di beneficiare gli altri, farla sorgere dentro di noi come una forte volontà, un vero desiderio. La nostra mente piena di imperfezioni ha una grande qualità: può fare qualunque cosa le venga insegnata. Questi cinque poteri, coltivati e praticati durante la vita, fanno sì che le nostre qualità interiori si sviluppino e al momento della morte avremo una mente colorata da un’attitudine fiduciosa e gioiosa, perché sentiremo di aver vissuto una vita ricca di significato.
Al momento della morte
1. Il potere del seme bianco. Confessare, riconoscere e purificare qualunque azione negativa compiuta nel passato causa di sofferenza futura. Dobbiamo liberarci dalle nostre paure e pensare: “Va bene sto morendo, ma tutto è O.K.” Dobbiamo lasciare l’attaccamento per i nostri possedimenti, donarli agli esseri realizzati, ai santi, ai poveri. Dobbiamo eliminare l’attaccamento per il nostro corpo che nasce dalla visione errata del sé. Questa distorsione mentale è la radice di tutte le emozioni distruttive. A causa dell’attaccamento per il nostro corpo ci siamo coinvolti in molte attività negative per ottenere cibo, abiti, possedimenti di vario genere. Ci siamo impegnati nel realizzare i nostri obiettivi egoistici e così facendo continuiamo ad essere sopraffatti da un’infinità di sofferenze e a rinascere nel samsara, nel dolore delle rinascite inferiori. Shantideva diceva: “Chiunque è attaccato a questo corpo è spaventato anche per le minuzie. Chi non disprezzerebbe tale nemico, il corpo, che permette il sorgere di tanta paura? Volendo trovare sollievo per la fame, la sete e le malattie, abbiamo ucciso uccelli, pesci, cervi, abbiamo aspettato gli altri al margine delle strade per derubarli. Se addirittura per l’agio di questo corpo si arriva ad uccidere nostra madre e a rubare le offerte dei Tre Gioielli rinascendo negli inferni, quale uomo saggio darebbe protezione a questo corpo? Non lo disdegnerebbe e lo considererebbe, invece, un nemico?”
2. Il potere dell’intenzione. È il determinarsi nello sviluppare la propria mente altruistica verso l’illuminazione anche durante lo stadio intermedio verso la nuova rinascita.
3. Il potere del rincrescimento. Al momento della morte questo potere è riferito all’essere consapevoli degli svantaggi dei difetti mentali o delle emozioni perturbatrici. Dobbiamo essere pronti a difenderci dal comparire di tali menti distorte.
4. Il potere della preghiera. Preghiamo in modo intenso e sincero di non essere mai separati dalla mente altruistica che vuole ottenere l’illuminazione, di non essere sopraffatti dall’ignoranza del sé e, dalle emozioni distruttive.
5. Il potere della familiarità. Assumiamo, al momento della morte, la posizione del leone: sdraiati sul fianco destro, la guancia destra si appoggia sulla mano destra, e il polpastrello dell’anulare della mano destra chiude la narice destra, mentre la mano sinistra è posata sulla gamba sinistra. Respiriamo solo attraverso la narice sinistra. In questa posizione dobbiamo compiere la nostra pratica di meditazione per trasferire la coscienza o powa, in una dimensione superiore.
I cinque poteri al momento della morte (riassunto)
1. Il potere del seme bianco:
– confessare e purificare qualunque azione negativa compiuta;
– liberarci dalla paura
– lasciare l’attaccamento per le cose materiali donando i nostri possedimenti
– lasciare l’attaccamento per il nostro corpo che ci ha fatto compiere innumerevoli azioni negative.
Donare tutti i possedimenti, se lo facciamo di persona i meriti accumulati sono maggiori.
Pensare al proprio corpo in aspetto trascendente e puro e lo si offre.
2. Il potere dell’intenzione:
Il potere che deriva dal determinarsi a sviluppare la propria mente altruistica per raggiungere l’illuminazione anche durante lo stadio intermedio verso la nuova rinascita: è l’aspirazione di rinascere in un posto dove si può fare il bene degli altri.
3. Il potere del rincrescimento/purificazione
Il potere che deriva dall’essere consapevoli dei difetti mentali quali odio, attaccamento ed ignoranza; essere pronti a difenderci dall’insorgere dei difetti mentali.
Consiste nel liberare la coscienza da ogni illusione e da ogni impressione negativa al momento della morte.
4. Il potere della preghiera
Preghiamo intensamente di non essere mai separati dalla mente altruistica che vuole ottenere l’illuminazione e di non essere sopraffatti dall’ignoranza della concezione del sé e dei difetti mentali.
Al momento della morte non bisogna pregare di rinascere in una terra pura o altro luogo fortunato, ma il miglior pensiero sarà quello che i nostri meriti maturino per gli altri e le loro sofferenze vengano su di noi.
Pregare di poter fare sempre il bene degli altri e affidarsi ai tre Gioielli affinché ci aiutino a realizzare il nostro scopo.
5. Il potere della familiarità
Al momento della morte assumiamo la posizione del leone, sdraiati sul fianco destro, la guancia destra appoggia sulla mano destra e il polpastrello dell’anulare della mano destra chiude la narice destra, mentre la mano sinistra è posata sulla gamba sinistra. Respiriamo solo con la narice sinistra. In questa posizione compiamo la nostra pratica di meditazione per trasferire la coscienza o powa.
La mente deve essere concentrata su bodhicitta con cui ci siamo familiarizzati.
A livello intermedio si pensa ai tre addestramenti in particolare alla moralità che impedisce di rompere i voti.
A livello inferiore si prende continuamente Rifugio.