Ven. Ghesce Gendun Tharcin: Il Dharma
Insegnamento del Ven. Ghesce Gendun Tharcin conferito il 03.11.16 alla Fondazione Maitreya, Via Clementina 7, Roma. Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa, revisione di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Ven. Ghesce Gendun Tharcin
Benvenuti tutti al Dharma.
Che è una parola magica, interpretabile in vari significati.
Conoscere la parola stessa è già una gran conoscenza, è come conoscere il titolo d’un libro.
Se non conosci il dharma non puoi entrarvi.
Innanzitutto devi conoscerne il nome.
Il dharma è l’esistenza, tutto ciò che esiste è dharma, tutte le esistenze sono dharma.
Quando entriamo nel dharma, entriamo in tutte le esistenze.
Significa l’apertura degli occhi, orecchie, gusto, naso e cuore.
Questo magico misterioso io, da dove viene? Dove risiede? E dove va, nessuno lo sa.
È uno dei concetti più misteriosi.
Dharma è imparare tutto ciò che esiste, tramite i nostri sei sensi: occhio, orecchie, naso, gusto, tatto.
È espandere la nostre capacità di mente, parole.
Come? Da dove viene l’io? Chi l’ha fatto? Chi ha fabbricato l’io?
Non dobbiamo domandare agli altri cosa fanno, cosa pensano, quale realizzazioni hanno raggiunto. No, dobbiamo pensare invece al nostro cammino, a dove siamo.
Altrimenti cadiamo nell’ignoranza, il che è come vivere nel buio, camminare nell’oscurità.
Come faccio?
Allora, siamo nell’ignoranza, in quella fondamentale, che non conosce l’origine del sé.
Conosci il tuo sé?
Può un ladro arrestare un altro ladro senza conoscerlo?
Come fare? Impossibile!
Questa è la nostra vita, al cui fondo c’è una sensazione d’insoddisfazione, che deriva dall’ignoranza che blocca la luce.
Questo è Dharma, aprire la strade che porta a conoscere noi stessi, il nostro io.
Se voglio vedere la mia ombra, cerco una luce grande, ma quell’ombra cos’è, se non il fantasma di noi stessi. E arrivo a credere che questo fantasma sono io.
Non ci sono ricette fisse, perfette, ma la ricerca.
Perché la nostra pratica è quella della ricerca, quella d’indagare, superando la gran ignoranza di non conoscere noi stessi.
Cos’è quest’io che sempre nominiamo? Esiste davvero?
Altrimenti, perché esservi tanto attaccato, se non so dov’è?
Altrimenti è solo un’illusione.
E ne deriva che i miei problemi sono creati da un’illusione.
Riconoscere il fantasma di me è riconoscere noi stessi.
Quindi medita con consapevolezza e forza.
Impegnamici con generosità, moralità, pazienza, sforzo entusiastico, concentrazione, saggezza.
Altrimenti, perché fare il facchino d’un peso che mi sono inventato?
L’io, dov’è?
Non ha senso andare a cercare il Buddha a 2, 4, 1000 braccia, con 3 – 2 – 1 occhio, è inutile, se non cerchiamo di chiarirci tutto ciò. In questo contesto di cultura e conoscenza aspettiamo ancora che cosiddette divinità potenti ci liberino.
Occorre praticare il dharma, non quello esteriore in cui qualcuno batte tamburi, ma a livello innovativo, ma devi usare la tua mente, solo la mente è lo strumento completo. La vita umana ha una gran responsabilità. Siamo una macchina estremamente sofisticata, tesa ad una vita priva di sofferenza. Altrimenti la nostra vita è sprecata. Così la pratica del dharma è la via dello studio, della ricerca, della meditazione. Senza illusione, conducendo la vita senza aggrapparci al sé illusorio. L’importante non è trovare il sé solido, materiale, ma trovare la via della privazione della sofferenza che deriva dalla Terza Nobile Verità, dalla percezione del sé illusorio.
Qualsiasi scomodità della vita è sofferenza, che alla base è la percezione del sé illusorio. Questa è la causa della sofferenza. Questa a liv spirituale la felicità, lo spazio privo di sofferenza. La via della cessazione della sofferenza è quella della comprensione del sé illusorio. Conoscerlo è conoscere la verità. Le Quattro Nobili Verità sono la base del dharma del Buddha storico. Quanta sofferenza, quanti tipi, non è importante, né quella degli dei o inferni, ma quella della vita umana, la sofferenza umana, la tua, la nostra, la mia sofferenza. Non conta sapere della sofferenza degli esseri famelici, degli dei, degli animali: l’importante è conoscere la mia sofferenza. Altrimenti a che serve?
Quindi, conoscere la sofferenza umana generale è nostro compito, quindi è importante conoscere il sé illusorio.
Quindi opponiamo al buio dentro di noi, la conoscenza della illusorietà del sé, allora apriamo il nostro cuore agli altri, alla comunità, all’universo, agli universi.
E, quando scompare il nostro ego, emerge spontaneamente il nostro altruismo.
Se ti concentri sulla diminuzione dell’ego, inevitabilmente emerge l’altruismo. L’importante è trovare il giusto ordine, i mezzi abili nel proseguire nel cammino, in allerta, vigile, vincendo le difficoltà, ponendo tutto nella giusta casella, nell’armonia tra i vari pezzi della nostra vita, allora la nostra vita diventa armonia.
Nel dharma ogni esperienza di vita è preziosa. Uno yogi trova preziosa ogni esperienza di vita. Trasformando ogni esperienza dolorosa nella beatitudine. Questa è la magia del Dharma, è l’alchimia, è la magia. Il vero yoga è trasformare qualsiasi esperienza in beatitudine. Ogni esperienza passa. Tutte le esperienze devono avere la capacità di trasformare la nostra mente.