1 Nagarjuna: Lettera ad un amico. 1-51
In sanscrito: suhrllekha
In tibetano: bshes pa’i springs yig
In italiano: Lettera a un amico
Mi prostro al giovane Manjushri.
1 Tu che possiedi naturalmente le qualità degne di virtù,
presta attenzione a questi versi armoniosi di metrica superiore
che ho brevemente composto e che inducono ai meriti
che sorgono dall’ascolto della parola dei Tathagata.
2 Chi è saggio rende omaggio all’immagine del corpo dei Tathagata,
non importa se fatta di legno o di altra fattura.
Allo stesso modo, anche se la mia lirica non è attraente,
non disprezzarla perché si fonda sugli insegnamenti di Dharma.
3 Benché tu possa avere compreso molti
degli insegnamenti melodiosi del Grande Muni,
ciò che è fatto di alabastro non diventa
ancora più bianco alla luce della luna invernale?
4 Il Vittorioso insegnò completamente
le sei reminiscenze: Buddha, Dharma, Sangha,
generosità, moralità e divinità.
Ricorda bene ognuna delle loro qualità individuali.
5 Pratica sempre i dieci sentieri virtuosi del corpo della parola e della mente,
abbandona l’alcool e dilettati
in mezzi di sostentamento virtuosi.
6 Avendo riconosciuto che le ricchezze sono instabili e privi di essenza,
pratica bene la generosità nei confronti di
monaci, bramini, poveri e amici. Per il futuro
non c’è un amico migliore della generosità.
7 Dovresti praticare la moralità non degenerata,
non inferiore, non corrotta e incontaminata.
Considera bene che la moralità, come la terra per ciò che si muove o che è fermo,
è il fondamento di tutte le buone qualità.
8 Generosità, moralità, pazienza, sforzo entusiastico, concentrazione e anche la saggezza,
sviluppa bene queste perfezioni illimitate e,
dopo aver attraversato l’oceano delle esistenze,
diventa il Signore dei Vittoriosi.
9 Coloro che onorano il padre e la madre
si troveranno con Brahma e i maestri spirituali,
saranno riconosciuti per la loro devozione
e in seguito andranno in stati elevati.
10 Quando si abbandonano la violenza, il furto, i rapporti sessuali e la menzogna,
l’attaccamento all’alcool e al mangiare nei momenti sbagliati,
il piacere per sedili elevati, la musica
la danza e gli ornamenti nei loro dettagli,
11 e si segue la moralità dei distruttori del nemico
che possiede gli otto rami,
ciò ravviva e purifica, elargendo a uomini e donne
il bel corpo dei deva del reame del Desiderio.
12 Avarizia, inganno, indolenza e orgoglio manifesto,
attaccamento e avversione, casta superiore,
istruzione, aspetto, bellezza e potere:
riconosci che queste arroganze sono il nemico.
13 La coscienziosità è la dimora del nettare dell’immortalità,
la non coscienziosità è la via della morte: così ha insegnato il Muni.
Perciò, se vuoi accrescere la virtù,
pratica sempre con devozione la coscienziosità.
14 Coloro che in passato non furono coscienziosi,
ma che in seguito lo divennero,
sono belli come la luna nel cielo senza nuvole:
Nanda, Angulimala, Ajatashatru e Udayana.
15 Poiché non esiste forza d’animo pari alla pazienza,
non devi concedere alcuna occasione all’ira, e
con l’abbandono della collera otterrai lo stadio del non ritorno.
Queste sono le parole del Buddha.
16 “Lui mi ha insultato, mi ha legato,
mi ha sconfitto, ha rubato le mie ricchezze”.
Questo rancore fa sorgere confusione.
Se abbandoni il rancore dormirai felice.
17 Sappi che i pensieri sono simili a un disegno
sull’acqua, sul terreno e sulla roccia.
Di questi, per coloro che hanno emozioni distruttive, il primo è il migliore.
Per quelli che vogliono praticare il Dharma, l’ultimo è il migliore.
18 I Vittoriosi hanno insegnato che chi parla piacevolmente,
che dichiara la verità e la menzogna
è come il miele, i fiori e la sporcizia.
Di questi tre tipi di parole l’ultimo è da abbandonare.
19 Le persone sono di quattro generi: quelli che partendo dalla luce
giungono fino al limite della luce, dall’oscurità fino al limite dell’oscurità,
dalla luce al limite dell’oscurità, dall’oscurità al limite della luce.
Di questi quattro, sii il primo.
20 Gli esseri umani sono simili al frutto del mango:
acerbi ma che sembrano maturi, maturi ma
che sembrano acerbi, acerbi il cui aspetto
è acerbo e maturi con l’aspetto maturo.
21 Non guardare le donne degli altri, e quando le vedi
considerale in accordo alla loro età: come madre figlia e sorella.
Nel caso sorgesse attaccamento,
rifletti bene sull’impurità.
22 Proteggi la mente dalle distrazioni come se fosse l’apprendimento,
un bambino, un tesoro, la tua forza vitale stessa.
Distacca la mente dalla felicità del desiderio
che è simile al pericolo, al veleno, alle armi, al nemico e al fuoco.
23 I desideri producono la rovina, e il Signore dei Vittoriosi
ha insegnato che bisogna abbandonarli come il frutto kimpaka.
Essi sono le catene d’acciaio che legano
gli esseri mondani nella prigione del samsara.
24 Ci sono coloro che trionfano sui sei sensi,
che sono sempre instabili ed effimeri, e
coloro che vincono i nemici sul campo di battaglia.
Per i saggi, i grandi eroi sono i primi fra questi.
25 Il corpo di una giovane donna:
all’esterno emana un cattivo odore dai nove orifizi,
come un contenitore pieno di sporcizia difficile da riempire e fasciato dalla pelle.
Guarda anche gli ornamenti in modo separato.
26 Così come il lebbroso afflitto dai germi che
per stare bene si espone completamente al fuoco ma
non può trovare sollievo, allo stesso modo comprendi che
è così anche per l’attaccamento ai desideri.
27 Per vedere la verità ultima, familiarizzati
con l’attenzione mentale adeguata per tutte le cose.
Non c’è nessun altro Dharma che
possiede qualità come questo.
28 Anche se sono di ceto elevato, di aspetto avvenente e hanno molta istruzione,
le persone prive di saggezza e moralità non sono degne di rispetto.
Rispetta chi possiede queste due qualità,
anche se non ne possiedono altre.
29 O conoscitore del mondo, ricorda che
guadagno e perdita, felicità e infelicità, fama e non fama,
lode e offesa, sono gli otto dharma mondani.
Rimani indifferente e non inseguirli con la mente.
30 Anche se fosse per il beneficio di un brahmino,
di un monaco, per la divinità, gli ospiti, i propri genitori, la moglie e
i conoscenti, non compiere alcuna azione negativa
perché loro non condivideranno la tua maturazione negli inferni.
31 Benché il compimento di qualunque azione negativa
non taglia in quel momento come una spada,
è al momento della morte
che i risultati di quelle azioni negative diventano manifesti.
32 La fede, la moralità, l’ascolto, la generosità,
pura umiltà, imbarazzo e saggezza,
Il Muni insegnò che sono le sette ricchezze eccellenti.
Considera le altre ricchezze comuni come inutili.
33 Il gioco d’azzardo, volere unirsi alle folle,
la pigrizia, le compagnie negative, l’alcool e
andare in giro di notte: abbandona queste sei
che rovinano la fama e portano alle esistenze inferiori.
34 Fra tutte le ricchezze, essere appagato è la suprema.
Così ha insegnato il maestro degli esseri umani e divini.
Sii sempre appagato, perché quando sei contento
sei perfettamente ricco anche senza averi.
35 Vostra Altezza, la sofferenza di coloro che sono ricchi
non è sperimentata da coloro che hanno pochi desideri:
per quante teste abbiano i grandi Naga,
con queste sperimentano altrettante sofferenze.
36 Quelle che per natura si associano al nemico, come gli assassini,
che disprezzano il marito come le nobildonne,
che portano via anche le piccole cose come un ladro:
lascia questi tre tipi di donne.
37 Sempre affiatata come una sorella,
cara al cuore come un’amica, benefica
come una madre e affidabile come un’assistente:
rispettale come la divinità di famiglia.
38 Considera il cibo come se fosse una medicina
e usalo senza attaccamento e avversione,
non per arroganza, non per vanità,
non per il vigore, ma per mantenere il corpo.
39 Tu che sei intelligente,
rimani pure impegnato durante tutto il giorno
e la prima e l’ultima parte della notte e,
affinché anche il sonno non sia infruttuoso, vai a dormire con consapevolezza.
40 Medita sempre bene su amore,
compassione, gioia, equanimità,
e anche se non ottieni lo stato elevato
otterrai la beatitudine di Brahma.
41 Le quattro concentrazioni – l’abbandono totale
dell’esperienza sensoriale, della gioia, della felicità e sofferenza –
consentono di ottenere le fortune
dei deva, di Brahma, di Chiara Luce, Vasta Virtù e Grande Risultato.
42 Costantemente, con grande intensità,
senza antidoto, con le qualità, e che sorgono dalla base:
questi sono i cinque tipi di grandi azioni virtuose e non virtuose:
perciò impegnati nella pratica delle virtù.
43 Qualche granello di sale altera il sapore
di una piccola quantità d’acqua ma non quella del Gange.
Allo stesso modo, sappi che anche le azioni
non virtuose, benché minime, agiscono sulle radici delle virtù.
44 Eccitazione e rimpianto, cattiveria, ottusità,
sonnolenza, intento al desiderio e il dubbio:
Sappi che queste cinque negatività sono
i ladri che rubano la ricchezza della virtù.
45 Fede, entusiasmo, memoria,
concentrazione e saggezza sono dharma supremi.
Una volta che questi sono portati a compimento,
sono chiamati: le forze, i poteri e i culmini.
46 ‘Non ho superato malattia, invecchiamento, morte,
il dover abbandonare il desiderabile e nemmeno
le azioni che ho compiuto. Riflettendo così ripetutamente,
ciò diviene l’antidoto alla superbia.
47 Se desideri gli stati elevati e la liberazione, medita sulla visione perfetta.
La persona che ha visioni errate,
anche se agisce bene, subirà delle maturazioni terribili.
48 Comprendi che la natura degli esseri umani, in realtà,
è malessere, impermanenza, assenza di un sé e impurità.
Coloro che non mantengono la consapevolezza
sono danneggiati dalle quattro visioni errate.
49 È stato insegnato che la forma non è il sé,
il sé non possiede la forma, nella forma non c’è il sé
e nel sé non c’è la forma: allo stesso modo
comprendi che anche i rimanenti aggregati sono vuoti.
50 Gli aggregati non sorgono arbitrariamente, non dal tempo
non intrinsecamente, non per propria natura,
non da Ishvara e nemmeno senza causa.
Comprendi che sorgono da ignoranza, azioni e brama.
51 Considerare l’ascetismo come suprema moralità,
la visione errata del proprio corpo e il dubbio.
Sappi che questi legami completi
bloccano l’ingresso alla città della liberazione.
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Tradotto dal Tibetano in Italiano da Champa Pelgye Fabrizio Pallotti, 8 novembre 2013. © Istituto Lama Tzong Khapa, 2013.