Namkhai Norbu Rinpoche: La pratica nella vita quotidiana.
Lo Dzogchen è il nome utilizzato per indicare la natura della mente, la nostra condizione fondamentale, primordiale, ovvero prima che esiste la confusione e con questo termine intendiamo sopratutto il suo riconoscimento. Per realizzare questa natura bisogna essenzialmente praticare due cose: la non distrazione ed il rilassamento. Per non distrazione s’intende non “non – pensare”, ma s’intende non fissazione ai pensieri, quindi dovremmo utilizzare la nostra mente come uno specchio per guardare cosa fa mentre siamo seduti in meditazione, mentre scriviamo, mentre mangiamo ,camminiamo e lavoriamo ed ogni volta che ci fissiamo ad un pensiero dobbiamo riconoscerlo come “movimento” o “pensiero” e lasciarlo andare, il tutto senza entrare nel giudizio. In questo modo possiamo vedere la gabbia in cui noi siamo racchiusi e praticare veramente la compassione e la comunicazione autentica, che altrimenti avviene all’interno di una dimensione fatta dalle nostra proiezioni ed impalcature. Lasciando andare il chiacchiericcio interiore , le proiezioni divengono sempre più trasparenti e possiamo veramente comunicare con la situazione .
Nel Buddhismo Mahayana, assume un aspetto importante la motivazione, ed il modo per praticare il Mahayana in modo efficace è osservare sempre la propria motivazione prima di agire.
L’altro aspetto è il rilassamento, siamo di solito tesi perché diamo molta concretezza alla realtà che sperimentiamo, quando in realtà è un esperienza di apparenza, uno dei metodi per favorire il rilassamento, se non è spontaneo, è vedere tutto come un sogno così come ci ha detto il Buddha.
La pratica della presenza, va mantenuta anche al di fuori delle sedute meditative, anzi la nostra realizzazione dipende da quanto riusciamo ad integrare l’esperienza meditativa con il quotidiano. Si tratta quindi di sincronizzare corpo e mente e non vivere nella distrazione. Per realizzarci nella nostra vita quotidiana, se non diveniamo come Milarepa, l’unico modo è andare all’essenza della mente e non vivere nella distrazione. E non bisogna perdere tempo,pensando di averne molto,non c’è nessuna garanzia su quanto vivremo, quindi bisogna subito andare al cuore di questa vita cogliendone l’essenza. La pratica della presenza può essere fatta in qualsiasi momento, non ci sono limitazioni rispetto alle condizioni esteriori, perché è una pratica interiore.
La presenza, va anche integrata con il movimento quindi. Non è possibile realizzarsi se non integriamo il movimento interno ed esterno della vita. Le pratiche del Vajrayana permettono questa facile integrazione utilizzando dei supporti non statici, ma dinamici. Esse permettono il superamento di alcuni ostacoli o problemi della nostra condizione legati al corpo, all’energia e alla mente. La pratica principe però per praticare presenza e rilassamento è il Guru yoga della A bianca. La pratica della presenza, l’assenza di distrazione è la pratica essenziale o quintessenziale del guru yoga. Tale pratica dovrebbe essere coltivata fin dal mattina appena svegli, non permettiamo alla confusione e all’intorpidimento del risveglio di prevalere!
Per integrare meglio la presenza nella vita quotidiana ,ci sono delle pratiche specifiche che ci permettono di essere in meditazione ,di praticare e di trasformare in Dharma tutto ciò che facciamo. Una pratica ad esempio molto efficace è la recitazione del Vajra che si può fare da seduti o in azione,è una pratica eccellente per purificare le tracce negative, sviluppare chiarezza ed energia e non di chè proteggerla.
Il praticante Dzogchen utilizza tutte le altre pratiche della trasmissione Vajrayana per superare ostacoli e problemi ,ma anche come porte d’accesso per l’esperienza di immediatezza. Quindi non vanno sottovalutate! Ci sono pratiche che rafforzano la salute e allungano la vita come quella di Mandarava, del Buddha della Medicina o Amitayus. Si possono fare pratiche più specifiche per la ricchezza come Oser Chenma, Tara ecc, per la protezione si può utilizzare Guru Drakhphur o Sinamukha. Ad esempio quando entriamo in contatto con gli elementi possiamo utilizzare i mantra della purificazione dell’elemento corrispondete, per esempio quando ci laviamo la faccia o la doccia usiamo quello dell’acqua, anche quando siamo al mare o sotto la pioggia! Quando c’è vento possiamo utilizzare quello dell’aria, davanti a un bel fuoco quello del fuoco, quando siamo stesi in un bosco o in spiaggia quello della terra ecc.
Si può fare il drajong ovvero integrare la propria presenza con l’elemento corrispondente .
Anche mangiare e bere sono sovente momenti di distrazione, ma dobbiamo praticare anche in quel frangente, innanzitutto essendo presenti, poi possiamo integrare il cibo facendo le visualizzazioni che si fanno durante una Ganapuja, soprattutto se mangiamo carne, quella sarà un modo per aiutare l’essere che è stato ucciso. Questo significa mangiare carne nel modo sano, ciò significa applicare la compassione. La stessa cosa potete fare quando bevete vino o birra, che possono servire a sviluppare maggiore rilassamento e chiarezza,ma se non si è presenti l’effetto sarà drammaticamente opposto.
La pratica va integrata anche con la notte, mentre ci addormentiamo rilassiamoci nella presenza della A al cuore, come nel Guru yoga. L’importante è rilassarsi in questa presenza , senza distrarsi. Gli uomini si sdraiono a sinistra, le femmine a destra, per una questione di canali e di energie. Ciò porterà ad avere più sogni della chiarezza anche sogni lucidi. Per aiutarci in questa pratica evitiamo di mangiare pesante la sera. Equilibriamo l’energia, con respiri e yantra yoga come i lungsang, essi aiutano a riequilibrare l’energia, così come le pratiche di lunga vita permettono sia di rafforzare l’energia sia di avere sogni lucidi.
Vedete qual è la vostra condizione, se riuscite a mantenere la presenza durante il giorno potete in alternativa anche vedere tutto quello che succede come un sogno, ciò aiuta ad avere sogni lucidi la notte. Dobbiamo affermare : “ora sto sognando di…” Possiamo fare la pratica anche visualizzando una A rossa alla gola o un A bianca in un tigle al centro della fronte. Questa pratica è una preparazione eccezionale anche per la morte.
Per collegare la pratica della notte al risveglio, alla mattina appena alzati dobbiamo ricordare la A bianca.
Questo è il ciclo del giorno e della notte.
Fonte Pubblicato il 14 aprile 2016 di kageninja05, https://spadaegaruda.wordpress.com/2016/04/14/la-pratica-nella-vita-quotidiana-estratti-di-un-insegnamento-di-namkhai-norbu-rimpoche/