Il Karmapa: il potere del rimorso che porta alla purificazione.
30 Gennaio 2016. Monastero di Tergar, Bodh Gaya, Bihar, India. Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa, revisione dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.
Sua Santità il Karmapa
Il Sutra che Insegna le Quattro Qualità parla delle Quattro Potenze nel seguente modo: Maitreya! Se i bodhisattva mahasattva hanno trovato queste quattro qualità che supereranno i mali che sono stati commessi e stabiliti. Quali sono queste Quattro Potenze? Esse sono (1) la potenza dell’applicazione approfondita del rimorso totale, (2) la potenza dell’accurata applicazione del rimedio, (3) la potenza della rinuncia alle azioni dannose, e (4) l’alimentazione del supporto.
Oggi continuo gli insegnamenti a partire da quanto ho detto ieri sulla confessione dei propri misfatti, con particolare attenzione su due delle quattro potenze. Leggendo il Prezioso Ornamento della Liberazione di Gampopa, vediamo oggi la prima potenza del rimorso e le sue tre divisioni. Come facciamo a stimolare il potere di rimorso? In sintesi ci sono tre modi: considerare l’inutilità dei propri torti, considerare la paura, e considerare l’urgente necessità di purificazione. La discussione di oggi è concentrata principalmente su questi punti.
Abbiamo bisogno di confessare tutti i nostri misfatti compiuti da tempo senz‘inizio nel samsara, non solo uno o due di loro. Tuttavia, è importante non farsi sopraffare dal pensare a tutte le malefatte che abbiamo fatto, in quanto ciò ci impedirà di agire.
Se diventi semplicemente depresso contemplando il tuo misfatti, pensando: ‘Non sono una persona degna,’ questo non è molto utile.” In realtà, da un certo punto di vista, generare questi pensieri è molto positivo. Quando si contemplano tutti, od anche uno, dei misfatti che uno ha fatto in questa od in vite precedenti, il loro riconoscimento diventa il punto di partenza per essere in grado di purificarla. Dobbiamo confessare i nostri errori del passato con tutte le quattro potenze: le quattro potenze sono come i quattro pilastri di una casa. Quando tutti e quattro sono usati, la confessione è più potente.
Delle quattro potenze, il rimorso e la volontà di non farlo di nuovo sono i due più importanti. Di questi due, il rimorso è ancora più importante, perché il proposito di non farlo di nuovo dipende dalla sensazione di rimorso. Quando si prova rimorso per i torti che abbiamo fatto, è più facile avere la determinazione di non farlo di nuovo.
Per quanto riguarda i torti che abbiamo fatto, il punto principale è quello di separare le azioni dalla persona che li ha commessi. Non c’è bisogno di pensare: “Sono una persona cattiva”. È importante riconoscere che era l’azione ad essere dannosa, e la persona non va considerata completamente negativa a causa di quello che ha fatto. Non c’è bisogno di sentirsi in colpa o senza speranza. Il richiamare i nostri errori passati è per aumentare la nostra ispirazione, per aumentare la nostra speranza. L’aver fatto qualcosa di sbagliato è simile alla luna coperta dalle nuvole. Non è che la luna è scomparsa. Piuttosto, si tratta d‘una condizione temporanea. Noi, a volte, siamo oscurati da condizioni avventizie temporanea, tuttavia, confessando ciò che abbiamo fatto, e riconoscendolo come sbagliato, possiamo di nuovo risplendere.
Il termine per la confessione in tibetano è “shakpa”, che letteralmente significa ‘tagliare’. Così possiamo pensare ad esso come tagliare o rimuovere i nostri misfatti dal nostro continuo mentale. Per analogia è come un tumore, un cancro. Quando qualcuno ha il cancro, non si uccide quella persona, ma ne si rimuove il tumore. Non si uccidono le persone che hanno il cancro. Se siamo in grado di rimuoverne le parti malate, lo facciamo: sia se si tratta di un cancro nel corpo, sia d’un misfatto nel flusso mentale. Non possono marcire né crescere. Ed in futuro saranno esclusi dalla possibilità di maturazione.
È importante distinguere tra la persona e l’atto. E non si adatta col Dharma considerare qualcuno una persona cattiva. Dobbiamo renderci conto che quella persona non era in colpa, ma sotto il controllo delle sue afflizioni. Noi stessi, così come altre persone, siamo simili alla luna che è stata oscurata dalle nuvole. Una volta che le nuvole delle afflizioni sono state spazzate via, la nostra luminosità è di nuovo evidente.
Dobbiamo fare una distinzione tra il desiderio di astenersi da un qualcosa e l’essere effettivamente in grado di farlo. Aspirare di cuore a smettere di commettere cattive azioni è utile, anche se a volte, non si è in grado di mantenere quella promessa. Se il saggio commettere anche un grande misfatto, può essere purificato o alleviato. Ma, per una persona ignorante, che non sa confessare e purificare i propri misfatti, anche un piccolo misfatto crescerà fino a diventare sempre più grande. Impariamo il valore immenso del contemplare i nostri misfatti del passato. Impegnarsi a non compierli più ha un grande potere ed di gran beneficio, anche se non ci si riesce sempre. Fare lo sforzo di non ricaderci è meglio che non tentare affatto. Fonte https://www.sangye.it/altro/?p=7536