Il Karmapa: Coltivare le delizia della gioia e la libertà dai pregiudizi.
1 febbraio 2016. Monastero di Tergar, Bodh Gaya, Bihar, India. Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa, revisione dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa e di Graziella Romania nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per i possibili errori ed omissioni.
In quest‘ultimo giorno d‘insegnamenti sul Prezioso Ornamento della Liberazione di Gampopa, il Karmapa ha completato la trasmissione orale per la sezione di Preparazione, comprendente: il rallegrarsi, la richiesta ai Buddha di girare la ruota del Dharma, la supplica di non passare nel Nirvana e la dedica.
Sua Santità il Karmapa
Il nono capitolo è il più lungo e più tardi spiegherò l‘effettiva cerimonia per la generazione di bodhicitta.
Innanzitutto, dal profondo del nostro cuore rallegriamoci delle attività virtuose del passato, presente e futuro dei Buddha delle dieci direzioni, di tutti i bodhisattva, dei Buddha realizzatori solitari, degli uditori che sono sui sentieri dell’apprendimento e del non più apprendimento, e di tutti gli individui che non sono entrati nel percorso. Questa rallegramento dovrebbe essere libero d‘ogni invidia o potrebbe essere intesa come non concettuale. Il vantaggio di rallegrarsi si tramuta nell’aumentare il nostro accumulo di virtù ed anche la nostra gioia nella virtù stessa. La gioia è un meraviglioso mezzo abile sul percorso del bodhisattva.
Gli Ascoltatori e i Realizzatori Solitari hanno un desiderio intenso per la liberazione dal samsara e quindi sono in grado di rilasciare i legami che li legano ad esso. Questo non è facile da fare perché le abitudini che ci legano ad esso sono presenti da tempo senza inizio, quindi dovremmo vedere la loro liberazione come meravigliosa e gioire d’essa. Anche se gli individui ordinari sono legati alle loro afflizioni, comunque possono dare origine a pensieri virtuosi, anche esigui, come offrire una manciata di cibo ad un animale, quindi dovremmo gioire di questo. Tutti questi diversi tipi di virtù sono vaste come il cielo e ci rallegriamo di tutti loro. Un avvertimento: se siamo lieti per la sofferenza delle persone che consideriamo nemici, è il contrario della vera gioia.
Conoscete la storia di rallegramento che ha coinvolto il re Prasenajit, uno dei più grandi benefattori del Buddha? Il re stava offrendo cibo per sette giorni al Buddha e ad un grande raduno. Il Buddha chiese al re, “A nome di chi dovrò dedicare il merito di questa offerta? A chi ha fatto la più grande offerta? O a colui che ha il merito maggiore? “Rispose il re Prasenajit: “A chi ha acquisito il più grande merito.” E così per sei giorni, il Buddha dedicò il merito ad una anziana signora che era molto contenta. Questo disturbò molto i ministri del re, e macchinarono quindi di distrarre la vecchia signora l’ultimo giorno. Essi ebbero successo e la sua mente era così piena di vari pensieri che si dimenticò di gioire così il merito fu dedicata al re.
Il Buddha allora gli consigliò: “Tu sei un re e hai molto da fare. Ti sarà difficile studiare tutte le sei perfezioni, ma puoi gioire delle virtù ed offrire questa gioia a tutti i Buddha e Bodhisattva e poi dedicarla a tutti gli esseri viventi. Rendi gioiosa la tua pratica, e diventerai illuminato”.
Se davvero ci rallegriamo, le nostre menti diventeranno naturalmente gioiose. Questa capacità di gioire è un tesoro, un gioiello che tutti noi abbiamo naturalmente. Se siamo preoccupati per le cose e pieni di pensieri, come la vecchia signora, non saremo in grado di essere contenti.
Veniamo ora al quarto punto della Preparazione, chiedendo al Maestro di girare la ruota del Dharma. Innanzitutto dobbiamo essere liberi d‘errori in relazione ad uno qualsiasi degli insegnamenti del Buddha; non dobbiamo aggrapparci ad uno e sottovalutare gli altri. Ci sono alcune leggere differenze nei principi e nei modi di praticare nelle diverse scuole tibetane, ma, in realtà essi sono essenzialmente gli stessi. Per questo motivo è importante guardare a loro senza attaccamento, avversione o parzialità. Il primo Dalai Lama Gendundrup (1391-1475), affermò che ci sono molti che si considerano custodi degli insegnamenti, ma che considerano come i loro principali nemici tutti coloro che sostengono gli stessi insegnamenti. Questa è una situazione molto triste ed angosciante.
Per illustrare come dovrebbe essere, vi ricordo l’insegnamento di Atisha noto come il trasportare i quattro angoli degli insegnamenti sul sentiero. Questa è la libertà da pregiudizi verso qualsiasi aspetto degli insegnamenti, così come, quattro persone che sostengono i quattro angoli d‘una coperta, la sollevano facilmente. Atisha potrebbe essersi riferito alla situazione dell’università monastica di Vikramalashila, dove tutte le scuole del buddismo erano trattate con mutuo rispetto reciproco.
Vi faccio un altro esempio che illustra quanto siano importanti e necessarie tutte le tradizioni Buddiste. Immaginate una grande vasca di rame riempita di latte. Ci vogliono quattro persone per sollevarla, utilizzando la loro forza ugualmente così che il latte non fuoriesca. Ci può essere qualche piccola differenza tra le quattro persone, ma in fondo sono allo stesso livello. Tuttavia, se uno dei quattro non può sostenere il suo carico, il latte fuoriuscirebbe. Ed uscirebbe ancora più velocemente se uno dei quattro pensasse di poter sollevare il recipiente da solo. Così i quattro devono cooperare per alzare il recipiente, come analogia con gli insegnamenti del Buddha sostenuti dalle diverse tradizioni. Se un lato cercasse di sostenere l’intero carico finirebbe col versare il latte. Cosicché l’intero corpus del buddismo ne sarebbe danneggiato. Se anche una sola delle altre scuole scomparisse, significherebbe che il Buddhismo sta scomparendo, così tutti hanno bisogno di lavorare insieme. In sintesi, se gli insegnamenti, che sono l’antidoto alle nostre afflizioni, diventassero la causa generante altre afflizioni, siamo finiti, quindi dovremmo considerare tutto questo con attenzione.
Il quinto punto della preparazione, la supplica ai Buddha di non lasciare il mondo della sofferenza, ed il sesto punto della dedizione sono brevi e chiari nel testo di Gampopa e non c’è realmente bisogno di commento. Dopo aver dato la trasmissione orale della preghiera della Mahamudra del Terzo Karmapa, che abbiamo recitato tutti i giorni, desidero sottolineare l’importanza sia dello studio che della pratica. Durante l’Incontro di Dharma d’Inverno Arya Kshema, le monache si sono principalmente impegnate nello studio ed hanno anche fatto l’offerta della pratica per compiacere i Buddha ed i Bodhisattva. Alcuni pensano che lo studio e la pratica sono in qualche modo separati o che l’uno è migliore rispetto all’altro, ma lo scopo dello studio è quello di essere in grado di praticare, e la pratica aiuta quando studiamo e contempliamo; i due sono inseparabili.
Concludo con l’aspirazione che, impegnandosi nello studio e nella pratica, le monache possano diventare delle maestre che tutelino, diffondano e propaghino le scritture, gli insegnamenti e la pratica.