Powa: il trasferimento della coscienza, insegnamenti di Gheshe Choe-Khor Tshang Rinpoche il 21 e 22 Novembre 2015 ad Orte.
Kempo Nyima Woser Gheshe Choe-Khor Tshang Rinpoche è nato in un villaggio vicino al monastero di Samling, nel Dolpo, Nepal, dove la sua famiglia.
ha sempre avuto un ruolo importante. All’età di otto anni, suo padre e suo nonno lo portarono in India, per frequentare la Scuola Centrale per Tibetani a Dolanji, Himachal Pradesh, dove ha ricevuto un’istruzione moderna, imparando l’inglese, l’hindi e il tibetano. Nel 1992, all’età di 16 anni, prese I voti monastici e fu ammesso alla Scuola Dialettica Bon del Monastero di Menri.
Qui ha studiato filosofia Bon tibetana, astrologia, astronomia, storia e letteratura tibetana, medicina tradizionale e meditazione per 16 anni fino ad essere onorato col diploma di Geshe nel 2008. Nel corso dei suoi studi, ha anche avuto la grande opportunità di servire come segretario di Sua Santità il 33° Abate di Menri, capo spirituale della religione Bon, per otto anni. Nel 2001, è entrato a far parte del comitato editoriale della Scuola di Dialettica Bon. Nel 2002 è stato eletto presidente della stessa Scuola ed è diventato capo redattore del Bon-sGo journal pubblicato annualmente dal 2003. Nel 2005 ha fondato il Centro di Pubblicazione per gli antichi manoscritti di Dolpo. Nello stesso anno fu nominato Tesoriere del Monastero di Menri. Fin dal 1998 si è impegnato in ricerca accademica sulla storia e la lingua di Dolpo e sulla filosofia Bon. Nel corso degli anni, ha preso parte e numerose conferenze e seminari internazionali ed ha contribuito a diverse riviste scientifiche tibetane ed alla pubblicazione di libri. Nel 2009 è stato invitato all’Università di Leiden In Olanda come Professore Associato di Studi Religiosi. Dallo stesso anno studia per prendere un dottorato presso l’Istituto di Studi per l’Asia centrale e meridionale della Charles University di Praga, Repubblica Ceca, ed insegna lingua e cultura tibetana nel programma di studi Tibetani e Mongoli. Di recente, nel 2015, è stato insediato come abate (Kempo) del monastero Bon del suo villaggio natale in Dolpo. La sua profonda cultura e saggezza, insieme al suo carattere semplice ed aperto, lo hanno fatto apprezzare da molti studenti del Sangha Ligmincha in Europa, in Germania, Austria, Polonia, Italia ed Ungheria.
Gheshe Choekhortshang Rinpoche
21 Novembre 2015 mattino.
Parliamo del corpo e del vento sottile. Per attivare il vento sottile dobbiamo attivare il respiro ordinario. Cos’è la mente? È un’entità senza forma, perciò può muoversi ovunque nel corpo. Cos’è la coscienza? Può essere attivata col cervello pur risiedendo nel cuore. Viaggia in ogni parte del corpo tramite il vento od il respiro. Visualizzate i tre canali principali nel corpo, il canale centrale ed i due laterali. Lasciate che l’aria v’entri, come la corsa del cavallo. Nel nostro caso è la la mente che cavalca il cavallo. Come il respiro viaggia poiché è cavalcato dalla mente, così la mente raggiunge ogni punto toccato dal respiro, quindi del corpo. Se qualcuno riesce a volare, anche se mi sembra difficile, sarebbe basato su questo concetto. E, se non si assume cibo ordinario, anche la lievitazione si basa sul respiro. Lo Dzochen è l’insegnamento della mente e, se lo pratichi, ti familiarizzi col respiro e la mente. I 3 canali sono i percorsi che si devono visualizzare col respiro. Visualizza un condotto sottile come una matita che dalle narici scende a 4 dita sotto l’ombelico, dove si uniscono e si apre il 3° canale, più grande, come un bambù, e sale fino al chakra del capo. Come individuarlo? Equivale alla fontanella frontale o Brama-randra in sanscrito, dove s’apre come l’apertura d’una tromba, è trasparente, quello di destra è bianco, quello di sinistra è rosso, mentre blu è il canale centrale, in tibetano è Tza: il nervo, sia in senso sottile che in senso anatomico. I colori sono connessi all’essenza vitale, la nostra vita inizia e termina da questi 3 canali, sia a livello fisico che sottile. Traiamo origine da nostro padre e madre, il colore blu è associato alla mente priva di forma, vacua, come lo spazio. Il bianco è associato al seme del padre, mentre quello rosso al sangue della madre. L’inizio della vita è al momento della congiunzione del bianco seme del padre col rosso sangue della madre ed il blu della mente. Nel bardo si dice che chi muore con la mente cosciente sente il dissolversi, il cadere delle gocce bianca e rossa, che sono anche i colori del cielo, luna e sole. La base della pratica è il canale centrale blu, senza forma, con i canali laterali blu sinistra e rosso destra.
I nove respiri di purificazione sono propedeutici alla meditazione, in quanto purificano il pensiero ed il corpo, così la mente diventa pura e fresca. Iniziamo col 4° dito che chiude dolcemente la narice destra, inspirando con leggerezza dall’altra narice corrispondente al canale rosso, dopo un lieve trattenimento si espira dalla destra. È il respiro della saggezza, per inspirare la pura energia della natura espirando l’energia negativa. Con questo metodo si inspira l’energia pura verde chiara della saggezza e si espira la rabbia come fumo grigio. Col secondo respiro si espira l’attaccamento e si cambia verso, iniziando dalla narice opposta. Espira dalla narice di sinistra un vento rosa pallido simboleggiante l’attaccamento, inspira il verde chiaro della natura. Così la nostra mente s’è mossa, ha viaggiato nel nostro corpo senza che ce ne accorgessimo, così viaggia il respiro nel corpo. Così si può eliminare la malattia col respiro. Il 3° respiro è importante per il powa, inspirando dalle due narici e, quando il respiro ha raggiunge il punto inferiore di giunzione, visualizza che espiri una volta che il respiro ha raggiunto il chakra del capo della corona. Pur inspirando ed espirando dalle due narici, la visualizzazione prevede che l’apertura delle narici è alla sommità al capo, così elimini il fumo, elimini l’ignoranza, la radice della sofferenza. Rabbia ed attaccamento sono le conseguenze dell’ignoranza che li produce. Se respirate con consapevolezza, visualizzate naturalmente luce ed avvertirete leggerezza. I canali sono il sentiero, il respiro il cavallo, la mente è il cavaliere: se sorge rabbia dipende dai venti in disequilibrio, se i venti lo sono, lo è pure la mente. Se il cavallo non corre bene, anche il cavaliere non si trova bene. Viceversa, se vi sentite nervosi, la gola si secca e le mani si sfregano, tremano, quello è il momento per fare i 9 respiri, fate un attimo di pausa, trattenete ed espirate forte: ne avvertirete il beneficio. Se siete troppo assonnati, al mattino, trattenere ed espirate forte vi aiuterà alla consapevolezza e per la meditazione.
Il powa è il trasferimento della mente, la coscienza. È la pratica che ti porta alla buddhità o illuminazione con energia e forza. A livelli molto alti è il raggiungimento dell’illuminazione, come scoccare una freccia. A livello medio la pratica consente una rinascita umana, comunque di non rimanere bloccato nel corpo. Se assistiamo un moribondo, il powa può aiutarlo a morire pacificamente. Nei testi abbiamo 3 tipi di powa. Al livello più alto la mente si dissolve nella natura primordiale, in Kuntog Tzampo, visualizza che la mente si unisce alle divinità. La vostra mente è come lo spazio nel vaso, che necessita di trovare la sua libertà dalla prigione del vaso, la mente deve quindi unirsi alla sua natura primordiale come il cielo. È come scoccare una freccia verso l’illuminazione, e l’abbiamo fatto con la forza, è come ottenere la buddhità in una sola vita. È il Powa del Dharmakaya. Quindi abbiamo il Powa del Tzoku o del Sambogakaya. È per liberare dalla sofferenza una persona sofferente, morente, è rinascere nei reami superiori. Il 2° tipo è il più utile per aiutare sé stessi e gli altri. Il 3° è secreto Powa Tulku o del Nirmanakaya, o della manifestazione. È praticato da pochissimi, da yogi nascosti. In tibetano è tomciuk e si può entrare nel corpo altrui. Nel testo ci sono le istruzioni, ma se non hai una buona guida è molto rischioso, perché puoi morire. Nella tradizione tibetana c’è una yogi dell’8° secolo dai capelli lunghi raccolti, la barba dall’aspetto d’un sadhu indiano perché ne aveva scambiato il corpo, e risiedeva nella zona del Kailash, fiamme uscivano dalla sua bocca perché praticava il tummo. Il giovane yogi, mentre praticava, aveva provato ad entrare nel corpo della mucca e, nel mentre, passava uno yogi indiano che pensò bene di entrare anch’egli nel corpo della mucca mentre lo yogi non trovò altra possibilità che occupare il corpo lasciato libero dallo yogi.
Un altro lignaggio è il Jamjung Ninjung. Inizialmente era trasmesso singolarmente dal maestro ad un unico maestro. Quindi Yangden Cenpo comprendendo il grande rischio di estinzione della tradizione, perciò la mise per iscritto e così lo trasmise. Anch’io ho una discendenza da questo lignaggio. E Yangden Chempo era considerato un gran maestro, ma era anche altezzoso: credeva di sapere tutto. Nei suoi sogni visualizzò una donna che gli disse: “Credi di sapere tutto” e lui rispose di sì, lei si dispiacque e, su sua richiesta, gli rivelò che in una grotta nel Mustang avrebbe trovato un maestro. Ma passarono ben 9 anni, ma alla fine lo trovò nel Mustang. Ma il maestro era tanto giovane, lui aveva passato i 60 anni e gli disse: “Sì te lo posso dare, ma devi vivere tanto a lungo”. “Non posso” rispose, così si scambiarono i corpi, e così l’insegnamento forse più importante Dzochen, questo insegnamento fu conferito anche a Namkay Norbu. Yangden Chempo dopo aver trasferito il suo corpo in quello del ragazzo decise che, per non correre rischi avrebbe messo l’insegnamento per iscritto e così lo trasmise. Praticheremo la tecnica senza pensare al perché lo facciamo e se lo fate per almeno una settimana vi compariranno dei segni.
21 Novembre 2015 Pomeriggio
Visualizzando i canali, ci concentriamo sulla loro giunzione, visualizzate delle ruote a 4 raggi di vento 4 dita sotto l’ombelico, è la ruota del vento della saggezza che è in noi, sopra la ruota visualizza un tigle o sfera luminosa bianca argento delle dimensioni d’un fagiolo: è la nostra mente, sopra c’è un’ombrella parasole, è la dakini della saggezza che protegge la mente Tarpa (nirvana) Lamdren che conduce al sentiero del nirvana, sopra c’è una spada (della saggezza) rivolta verso l’alto, alla corona coincidente con la sommità della stupa. Verde è il colore naturale del vento, la ruota sottile della saggezza in noi, è sul punto di giuntura dei canali. Dall’alto, saltando la prima sull’apertura alla corona, visualizza alla fronte una HA come sfera bianca, TA alla gola, NI arancione al cuore, SU verde all’ombelico, TI-TU insieme ai chakra sottostanti.
Dal basso verso l’alto visualizza le 6 sillabe seme delle sofferenze dei 6 reami: inferni, preta, spiriti famelici, all’ombelico gli animali, umano asura, semidei, dei, essi sono connessi ai 6 veleni: rabbia, attaccamento, orgoglio, gelosia, ignoranza. Poiché sono connessi alle vite precedenti in base alle nostre azioni karmiche, abbiamo dei semi che ci portano a nuove rinascite, noi stiamo cercando di distruggere i semi che producono la sofferenza. In cima abbiamo le sillabe CHA o CIA visualizzata come apertura a tromba sulla sommità del capo. Ricordando le tre purificazione, inspiriamo dalle due narici che si congiungono sotto l’ombelico, generiamo il vento della saggezza e lo tratteniamo, visualizziamo il vento che colpisce, riscaldandola, questa ruota chakra nel canale blu. Quando si riscalda gira vorticosamente, si scalda il tigle che scalda il parasole, fino alla spada che andrà a trafiggere l’ignoranza. Nel trattenimento, chiudete e contraete il perineo, emettere HIC, di colpo. Ora facciamo tutta la successione. È come la freccia che viene automaticamente scoccata liberando la corda dell’arco, così il processo parte subitaneo dal trattenimento al tigle parasole ed alla spada, sulla cui punta si sprigiona una fiamma che elimina, incenerisce tutte le negatività. Il tigle della mente è il propulsore della fiamma purificatrice che sale fino al chakra della corona visualizzando il maestro radice o la mente primordiale come Kuntok Tzampo, quindi tutto torna alla posizione iniziale. Nuovamente emettiamo HIC, quando il fuoco esce dalla sommità del capo per ridiscendere, contraete il perineo.
È importante non proferire CHA o CIÀ prima che la mente sia rientrata. Cià è la saggezza, le altre sillabe sono le oscurazioni dei sei reami. Praticando a lungo si ottiene un concreto risultato, in sette giorni l’area del chakra della corona inizia a diventare pruriginosa, rossastra. Continuando, può fuoriuscire prima una bolla o del pus. Uno yogi molto potente può trapassare il cranio, la calotta centrale.
Un segno della pratica: nei ritiri non ci si lava il capo, perché dopo alcuni giorni il maestro controlla se alla sommità del capo compare una piccola zona eritematosa, il maestro v’inserisce uno stelo di erba kusha senza che sorga alcun dolore nell’allievo.
Inspirando tre volte esclamate: HIC, CHA o CIÀ.
Ispirando forte, la ruota gira, profferite tre volte hic, cha. Così l’energia fuoriesce e rientra, hic, cià, quindi pausa. Più avanti se ne possono fare 7 volte.
Phè è pà in sanscrito, il cui significato è lacerare, è riferito all’energia che fuoriesce, lacerante l’ignoranza.
Coi sutra lavori con le cause per avere i risultati, mentre nel tantra e nello dzochen lavori subito coi risultati, anche qui andiamo ad interagire direttamente coi risultati.
Quella dei sutra è la via della rinuncia, dove la rabbia è veleno, se l’abbandoni avrai la pace. Se è un qualcosa è velenoso lo evitiamo.
Il Tantra è la trasformazione, il veleno si trasforma in medicina, i semi dei 6 reami li trasformiamo in saggezza, questo insegnamento appartiene al tantra madre. Nella tradizione Bon nel tantra madre sono compresi tutte le pratiche del tummo, yoga del sonno e sogno, Ciod, Tzalung. È bene seguire le istruzioni tradizionali, perché la sola lettura del testo non basta, ci sono commentari moderni come quelli di Shardza Rinpoche. È molto rilevante come poche pagine possono cambiare la vita delle persone e che questi insegnamenti vengano tuttora preservati e trasmessi. È una pratica connessa al bardo, il percorso intermedio tra la morte e la rinascita, perché l’agitazione della morte impedisce la rinascita favorevole, invece con questa pratica è l’opposto.
È quindi una pratica estremamente favorevole per aiutare i morenti, dire: “non aver paura”, non basta, ma questa pratica ha l’enorme capacità di guidare le persone, anche le più malvagie, che al momento della morte sono atterrite dalla paura. Se non conosci il significato visualizza i colori che, tuttavia, simboleggino i difetti mentali: attaccamento, gelosia-invidia, orgoglio, rabbia, torpore mentale, ignoranza.
Lo scopo delle tre categorie del Powa sono (1) il Powa del Dharmakaya diretto per diventare io stesso Dharmakaya o dissolversi nello spazio primordiale, come lo spazio del vaso che si libera nello spazio infinito, (2) il Powa del Sambogakaya ovvero il trasferimento della coscienza nei reami divini o di Gaden, ad esempio nella terra pura di Amitaba, o nella forma di divinità; (3) tipo di Powa del Nirmanakaya o scambio della coscienza: entrare in un altro corpo umano appena deceduto o per aiutare altri o per salvare qualcuno che sta annegando si potrebbe entrare nel corpo d’una balena o d’un animale sempre con lo scopo di salvare.
Se, dopo qualche giorno di pratica, sentiamo che è troppo forte o ci comporta del disagio, è consigliabile mettere sul volto un asciugamano bagnato, schiaffeggiarsi.
All’alba al sole, o d’inverno d’autunno, controllate la vostra ombra, specialmente alle spalle, mettetevi davanti ad un muro, specialmente alle spalle si nota del vapore, ma, se non si vede, significa che la forza vitale sta scomparendo, perciò sono in tal caso consigliabili dei piccoli rituali. Se la pratica è andata male: vediamo un vuoto al polso con la mano appoggiata alla fronte.
Ah, hom , hum, hri, tun.
Ah, hom, hum 3 corpo parola e mente, hri richiamare la forza vitale , tun prolungare la forza vitale, funziona come protezione.
Il secondo tipo di Powa equivale a trasferire la mente o coscienza in reami celesti superiori, il che è veramente utile per il trasferimento della coscienza verso queste mete al momento della morte. La posizione di protezione delle forze vitali è un modo di ultima istanza per recuperare la forza vitale, è il sigillo del leone. Ponete il piede sinistro sul destro dalla posizione in piedi, piegando il busto sui ginocchi e piegando il capo in avanti, con le braccia incrociate sul collo, senza toccare il suolo coi ginocchi.
Il nostro corpo a sinistra è riconducibile alla saggezza, a destra all’ignoranza.
Se sentite che l’inspirazione che avete fatto non è sufficiente, potete ulteriormente inspirare.
Inspirando 3 volte, ed esclamando cha la terza volta, è come il coperchio che chiude, e la 3° volta vi pone una svastica d’oro che lo chiude. Tra una ripetizione e l’altra far scendere sempre il respiro, alla 3 ripetizione visualizza un loto invece della ruota, il loto assorbe il tigle, l’ombrello, la spada, le 5 sillabe di saggezza bianche in opposizione a quelle dei difetti mentali, e pone cha sul capo con una svastica d’oro.
Ci si surriscalda perché ci si mette troppa forza.
Tarpi Landen la dakini verde del Powa pone il sigillo della svastica, in una mano regge la kapala e nell’altra il coltello ricurvo.
Geshe Choekhortshang
domenica 22 Novembre 2015 mattino.
La via comune del tantra madre ed i voti d’iniziazione. La via particolare deve innanzitutto individuare un luogo per la pratica. Dovrebbe essere un luogo dove le dakini amano venire, come un luogo sacro di pellegrinaggio, mentre vanno evitati i luoghi inquinati. Per l’offerte vanno adempiuti tre compiti.
Dapprima sull’altare occorre porre una tanka ed una torma rappresentante la divinità. La torma di cui parliamo ora è quella che si mette in alto, non è un’offerta, ha la stessa funzione di una tanka o statua che simbolizza la divinità. Quindi si offre il mandala al maestro radice, per poi fare l’offerta di ganapuja o cibo alle dakini di fronte a noi. Queste offerte sono utili anche per eliminare le oscurazioni provocate da spiriti non umani. Queste sono le preparazioni al ritiro vero e proprio.
La benedizione dal maestro: è un tipo d’iniziazione, ma non l’iniziazione vera e propria.
Visualizza il guru radice, senza che sia necessaria la sua immagine mentale. Dal suo chakra della corona visualizza un loto con sopra il sole e luna, quindi visualizza Tenpa Namka (che rappresenta le Quattro manifestazioni del Buddha: pacifico, irato, potente, espansivo, gioioso): è semplice distinguere tra pacifico ed irato, ma è meno facile tra potente ed espansivo. Ha un viso pacifico, ma un’espressione semi-irata (traspare un dente aguzzo ed il terzo occhio) ed una postura semi in movimento con una gamba sinistra in dentro e la destra leggermente tesa come se stesse per partire, pronto a prendersi cura degli altri, perché è in espansione, l’espansione è la forza vitale. Gye significa sia gioia che espansione, è scritto diversamente ma pronunciato nello stesso modo. Espansivo come Gheshe Walmo che nella mano sinistra ha il vaso del nettare che incrementa e diffonde la forza vitale, la vita. Sopra il chakra della corona visualizza un loto con sole e luna sopra il nostro guru radice, meglio identificato come Tenpa Namka, e nella mano tiene la svastika o cimbali, indossa una collana di teschi per visualizzare che si tratta d’una via tantrica. Visualizzalo circondato dai lama detentori del lignaggio e con le 3 sillabe: HA alla fronte, OM alla gola, HUM al cuore, che rappresentano rispettivamente: il corpo, la parola e la mente. Una folgorante luce bianca, rossa e blu s’irradiano rispettivamente dalla HA, OM e HUM che benedicono il nostro corpo, parola e mente. Riceviamo la benedizione dal maestro e dalle divinità. Visualizza gli Idam, divinità innanzi a noi, Sancho Gyalpo emanante nettare che, gocciolando su di noi, ci purifica dai 3 veleni ed oscillazioni e si dissolve in noi. Dopodiché è il maestro a ricevere la benedizione dalla divinità Idam. La terza parte riguarda la kandro o dakini Tapri Lamden che si visualizza danzante sopra il nostro chakra della corona: nella mano destra ha un coltello ricurvo, nella sinistra una capala. Visualizza la dakini che, col suo coltello ricurvo, ci colpisce sul capo aprendoci il cranio estraendone tutte le fonti dei 5 veleni, per porli come liquido nella sua capala, per trasformarli in nettare, che sparge ovunque. In tal modo tutte le negatività, veleni e tracce carmiche accumulate, vengono dissolte.
Quindi, riassumendo, nella pratica vera e propria ci si rivolge al maestro, idam e dakini, sull’altare abbiamo la torma, facciamo l’offerta del mandala al maestro, e la ganapuja per le dakini. Visualizza Tempa Namka, le sillabe OM HA HUM corpo parola e mente di tutti i Buddha, il nostro corpo parola e mente sono benedetti dal corpo parola e mente del lama. Visualizza l’idam che si dissolve in noi, a scopo protettivo, visualizza la dakini che taglia, trasforma e diffonde il nettare eliminando tutte le negatività. Dopodiché arriviamo alla pratica vera e propria.
Visualizza i tre canali, assumi la corretta postura del corpo, visualizza i canali, la ruota sottile, venti saggezza, il tigle sopra la mente, l’ombrello del nirvana simboleggiante le dakini, sopra una spada che apre il sentiero, i semi dei 6 reami. Sopra il canale centrale visualizza come un coperchio CHA, il lama radice come Kuntog Sangpo o come stato primordiale della mente, chiudere e contrarre il perineo.
Quando la spada fuoriesce dal canale centrale in alto, va a toccare i piedi ed il trono di Kuntog Tzangpo o Samantabadra o il Buddha primordiale.
Domanda. La terza volta la ruota si trasforma in loto d’oro?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Sì.
Domanda. Qual’è il significato profondo della svastica?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. È permanente, che non cambia, nel nostro caso: affinché non sia trasformata dal potere dei veleni mentali.
Domanda. Siccome non ho mai praticato in questo senso, una volta tornato a casa, cosa mi consiglia?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Consiglio di praticare costantemente ma non troppo intensamente, è importante ricordarsi il percorso della pratica ed il ripeterlo funziona come un rinforzo mentale. Ricorda tutto ciò e vedrai che nascerà il momento opportuno per praticarlo. In Tibet migliaia di persone ne prendono l’iniziazione e credono che, al momento della morte, gli sarà molto utile, come morire sui gat del Gange, al Kailash, di fronte al proprio maestro, grazie al lama che pratica il Powa per lui.
Nel 15° secolo ci fu un famoso maestro che visitò Gyarong situata vicino al territorio cinese, ed incontrò una vecchia signora che gli offri la sua vacca. Il cui re molto ricco, gli avevano offerto tanti capi di bestiame per avere la sua benedizione, ma, sulla strada, incontrò una anziana donna che gli offrì la sua unica vacca affinché si ricordasse di lei al momento della sua morte.
Ed offrì tutto ciò che aveva per esaudire il suo unico desiderio e perché spinta della forza del sentimento. Sentendo la morte vicina, chiedeva se nel cielo volteggiavano degli avvoltoi, perché si credeva che i lama apparissero sotto quella forma. Perché, quando i lama uscivano dal monastero camminando in circolo, occorre tenere a mente le istruzioni e le altre pratiche come il ciod.
La trasmissione, come funziona? Tre ne sono i requisiti essenziali: 1) è wang, la trasmissione del permesso di praticare, è incluso nella pratica del lignaggio; 2) è il lung o trasmissione, significando apprendere parola per parola dell’insegnamento, è la trasmissione vera e propria; 3) è TI o istruzione o come praticare, è importanti. Inoltre esiste il 4°) o mena, quando si diventa a lungo allievi d’un maestro, vengono dati dei precetti che conferiscono qualità particolari.
Come assistere gli altri col powa? Cura dei morienti.
Ora facciamo 7 hic con 1 respiro, occorre trattenere finché si riesce.
Qualcuno ha avuto la sensazione che la mente andasse oltre il capo? È la parte inferiore del powa, perché la coscienza si spinge oltre con forza.
Questo è il modo con cui aiutare qualcuno che sta per morire. Avete mai assistito un morente? Ha sete, freddo, paura, sensazione di dissoluzione degli elementi: terra, acqua, fuoco, aria, spazio. Prima si dissolve la terra: il naso si affina ed è come se rientrasse, quindi l’acqua si dissolve nel fuoco, il che provoca sete, secchezza, i morenti chiedono acqua, quindi quando il fuoco si dissolve nell’aria subentra il freddo a partire dai piedi, anche se lo si copre il freddo non passa, quando scompare l’udito l’aria s’è dissolta nello spazio e la mente lascia il corpo.
Esistono tre categorie o possibilità diverse.
La prima è per chi può comunicare, camminare. Se è in grado di corrispondere è bene far assumere la postura del leone, come nello yoga del sonno, come quella del Buddha dormiente, sdraiati sul fianco destro e la mano sinistra sul fianco sinistro, evitate di dire qualsiasi cosa spiacevole, negativa. Fategli visualizzare delle divinità o il Cristo od il maestro sul chakra della corona, fate in modo che si concentri sul chakra della capo visualizzando una luce bianca chiara, facendogli dire hic, così naturalmente la coscienza tende a salire da lì, evitando altre aperture che non sarebbero di buon auspicio, agevolatela nel mantenere la concentrazione facendola sdraiare bene.
Il secondo caso è se non parla ma può ascoltare. Chiamate la persona per nome parlandole vicino alle orecchie o, meglio, al capo al chakra della corona, dicendole: “Sono il tuo maestro, sono la divinità con cui ti identifichi”. Può essere anche Maria o Gesù, verso cui ha devozione. Chiamatela tre volte per nome. Tiratele dolcemente 3 volte i capelli alla sommità del capo, e, se non vedete una risposta, provate a dare un lieve tocco col dito alla fontanella del capo.
Vediamo il terzo caso, il più difficile. Si tratta di una persona inconscia che non può parlare, non dà segni. Allora si scrive uno dei mantra principali, si benedice un impasto di ferina su cui si scrive il mantra, si fanno le 9 palline che si mettono sulle 9 aperture del corpo per purificare i 9 reami inferiori. Bloccando col mantra queste 9 porte, la coscienza automaticamente esce dal chakra del capo. Visualizza che dal suo cuore la sua mente coscienza come una HA bianca fuoriesce dal chakra del capo. La terza istruzione è utile fin a 3 giorni dopo la morte. Possiamo fare queste tre azioni.
Esistono casi in cui ci sono dei segni che quella mente, pur essendo la persona deceduta molto tempo fa, è ancora nello stato intermedio. Allora si può chiedere al guru un rituale Giamwò perché rinasca in un reame celeste, il che è possibile sia per una sola che per un gruppo di persone.
Abbiamo la morte quando cessano sia il respiro esterno che quello interno, quindi abbiamo sia un respiro interiore che esteriore. Per i tibetani, prima di tre giorni non si fa il funerale, né tantomeno la cremazione, in quanto fino al terzo giorno la coscienza rimane nel corpo e ci sono tantissimi esseri vivi nel corpo, finito il terzo giorno, anche gli esseri muoiono.
I grandi praticanti possono rimanere in meditazione per una settimana dopo aver terminato di respirare. Il segno vero che la coscienza ha lasciato il corpo è che, dopo un certo tempo, la testa cade da un lato. Nel Dolpo alla morte d’un uomo, trascorso il terzo giorno si fa il funerale celeste, e ce ne sono 5 tipi, e sono i morenti stessi ad esprimere questo desiderio di offrire il corpo agli avvoltoi. Se il morto ha commesso troppe nefandezze, gli avvoltoi possono rifiutarsi di cibarsene, allora si mischia la carne con delle medicine benedette o si esegue una danza propiziatoria connessa al chod, facilitante l’assunzione.
domenica 22 Novembre 2015 pomeriggio.
La tranquillità interiore può essere disturbata da forza negative interne ed esterne.
Nel Tonlen s’inspirano tutte le negatività a partire dall’ignoranza, incluso quanto è neutro, dal canale centrale espelliamo l’ignoranza e le malattie dovute dal fuoco ed i disturbi degli spiriti neutri.
Il Mudra per quando vedete nella pratica del Powa i segni della morte, assumete la posizione del mudra di prolungare la vita, visualizza di trattenere il respiro nel canale centrale, ora respirate nel canale centrale e portate giù il tigle, ombrella, spada, dalla corona alla gola, cuore, ombelico. È una postura che riporta in basso l’energia vitale per prolungare la vita.
Non piangere vicino ai morenti, perché ciò mostra attaccamento, e ciò rinforza l’attaccamento come impronta nelle vite future, disturba il morente perché la sua mente si attacca ancor di più ai suoi familiari, il che gli è d’ostacolo.
Domanda. Quando dobbiamo applicare il powa su di noi?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Alla morte, anche se il corpo è immobile, la coscienza è molto consapevole, la mente è chiara, ma lo realizzi? Percependo i fenomeni della morte: quando cade la goccia bianca di bodicitta congiungendosi al cuore con la goccia rossa che sale dal chakra dal baso: a quel punto basta hic.
La terza fase è la visione del buio, segnalante la scissione tra sensi e mente. Ma è solo una sensazione mentale, dopo la visione del buio si ha la perdita di coscienza ed il powa va fatto prima.
Per il powa è meglio scegliere il mattino.
È possibile entrare in un altro corpo, come pure entrare ed uscire dal proprio corpo, la parte più sostanziosa del testo era sulla morte.
Domanda. C’è un modo, come una sillaba o mantra, per ricordarsi che dobbiamo fare il powa? Magari siamo agitati, c’è un qualcosa che ci può aiutare a fare il powa?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Se hai dei praticanti, saranno loro a ricordartelo. Se sei confuso è difficile, è meglio, quando appare l’ultimo momento, che qualcuno ci stimoli a stare tranquilli, che reciti una preghiera. Se sei solo ci si dovrebbe ricordare, ad esempio, delle preghiere. Se si è molto confusi, facilmente non ci si ricorda delle preghiere. Il momento della congiunzione della goccia bianca e rossa quello è l’istante in cui fare il powa.
La soluzione migliore è entrare nello stato naturale, avendo la visione della congiunzione della goccia bianca e rossa.
Rimani nello stato naturale nella visione dei colori, nelle visione arcobaleno, sperimentando la morte. Tutti i grandi praticanti morti nella posizione di meditazione sono riusciti nello stato naturale del passaggio.
Graziella. Una volta che sei nello stato naturale, comprendi che nemmeno le visioni ti possono disturbare, sei consapevole d’ogni cosa senza esserne distratti?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Non devi credere a ciò che sono le visioni, ma devi percorrere la via che hai imparato e seguire il percorso verso la terra pura. Lo stato naturale del Darmakaya è molto alto, ma quello del Sambogakaya è intermedio, verso il paradiso o terra pura, congiungendosi ad un idam. Lo stato naturale è già di per sé il powa, è l’unione con lo stato naturale, è un po’ la differenza tra chi sa o meno che quella luce è del sole. Quando hai la speranza della terra pura, essa ti rende la strada più aperta, ti stacca dal corpo, ti fa diminuire l’attaccamento al corpo, ti fa scomparire la paura di perdere il corpo.
Domanda. Basta un percorso verso la morte basato legato agli elementi naturali?
Gheshe Choekhortshang Rinpoche. Già morire senza paura, attaccamento, rimpianti è molto. Nello Dzochen non si parla di religione, ma di come realizzare la tua vera natura.