Thich Nat Han: “Le Quattro Dimore dell’Amore”
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Amore Universale o Gentilezza Amorevole
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Compassione, condivisione del dolore (karuna)
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Equanimità – Inclusività
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Gioia compartecipe (mudità).
Thich Nat Han (con la sua collaboratrice, la monaca Chang Hong) fa parte della tradizione Teravada e Mahayana Zen.
Ha ricevuto la tradizione Mahayana Zen cinese di Ling Ci (Rinzai in giapponese), che ha detto la famosa frase “Se incontri il Buddha per strada uccidilo” Uccidere il concetto dell’idolo.
Nel 1996 riceve il premio internazionale: S. Francesco S. Chiara d’Assisi.
Fonda l’Ordine dell’Interessere, una delle basi è “Le Quattro Dimore dell’Amore”.
Le dimore divine dell’amore sono quattro virtù affettive, quattro sentimenti.
۞Amore Universale o Gentilezza Amorevole (Metta in pali, prima delle dimore divine dell’amore)
L’amore incondizionato che ha una madre verso il figlio. Libero da egoismo bramosia o odio.
Primo dei nemici vicini è il piacere che non ha niente a che fare con la gentilezza amorevole estesa a tutti gli esseri, anche animali e vegetali.
Questa è una meta molto elevata e dobiamo partire dalla gentilezza, dall’evitare le negatività, ciò che nuoce.
Meditazione dell’amore:
Che io possa essere in pace felice e leggera o leggero nel corpo e nella mente, che io possa essere al sicuro, libera libero dai pericoli, che io possa esser libera libero da paura, ansia, rabbia e preoccupazioni, che io possa guardare me stessa me stesso con gli occhi della comprensione e dell’amore.
(Rivolta a se stessi, agli amici, ai nemici e a tutti gli esseri)
Che tutti gli esseri possano essere in pace, liberi nel corpo e nella mente, che tutti gli esseri possano essere al sicuro liberi dai pericoli.
I benefici dell’amore universale o gentilezza amorevole.
“Monaci -colui che coltiva, sviluppa e consolida la liberazione della coscienza attraverso l’amore universale, può aspettarsi undici benefici: dorme placidamente, si sveglia placidamente, non vi sono incubi nel suo sonno, è caro agli esseri umani, caro algi esseri sovrumani, i Deva lo proteggono, nè fuoco nè veleno nè armi possono toccarlo, la sua mente trova pace facilmente, il suo colorito è chiaro, muore senza paura o confusione e se non raggiunge il nirvana rinasce sempre nei mondi di Brahama”.
Estratto del Metta Sutta
“Che nessuno inganni l’altro, nè lo disprezzi nè con odio o ira desideri il suo male. Come una madre protegge con la sua vita il suo figlio, il suo unico figlio, così con cuore aperto si abbia cura di ogni essere, irradiando amore sull’universo intero, in alto verso il celo, in basso verso gli abissi, in ogni luogo, senza limitazioni, liberi da odio e rancore”.
La sofferenza ha bisogno di essere inclusa accettata per essere superata, quindi anche il tuo nemico.
“Non possiamo odiarvi, voi che avete lanciato le granate che hanno ucciso questi nostri amici, perchè sappiamo che gli uomini non sono i nostri nemici. I nostri nemici sono: l’incomprensione, l’odio l’invidia e l’ignoranza che producono questi atti di violenza” -Monaca Chang Hong-
Cercare l’origine del problema, limitarsi ad agire sugli effetti è come curare il sintomo di una malattia senza curarne le cause. La malattia tornerà a manifestarsi quanto prima.
Legata a questa pratica c’è una storia raccontata dal Buddha il quale un giorno entrato nella foresta con i suoi monaci li lascia in un luogo idilliaco, ameno, dove però i monaci vennero perseguitati per tutta la notte da spiriti maligni. Questi disperati si rivolsero al Buddha per chiederle consiglio e il Buddha diede loro il discorso sulla Metta, gli consigliò di indirizzare verso quei spiriti maligni benevolenza, auguri di bene, auguri di superare la sofferenza e la malignità. Infatti con il tempo questi spiriti maligni divennero spiriti benigni così da offrire loro ogni bene.
“La terra può fare a meno di noi, ma noi non possiamo fare a meno della terra”. (T.N.H.)
LIBRI: Nulla da cercare Ubaldini editore su Ling Ci tradizione Mahaiana Zen
Santa Citta Rama guidato da Chandra Palo, Abate del monastero vicino a Roma che segue gli insegnamenti di Thich Nat Han.
۞Compassione, condivisione del dolore (karuna)
Spiega la compassione attraverso il messaggio che mandano i monaci che si danno fuoco.
Nel libro: Vietnam la pace proibita, vi è la lettera cheThich Nat Han scrisse a Martin Luter King in cui spiega le ragioni profonde dell’atto dei monaci di darsi fuoco del periodo 1963. -L’immolarsi è di comprensione abbastanza difficile per il mondo cristiano e occidentale in genere, la stampa parlò allora di suicidio ma in realtà non si tratta di questo e neanche di una protesta, quello che i monaci hanno detto nelle lettere scritte prima di bruciarsi mirava soltanto ad inquietare, a toccare il cuore degli oppressori e ad attirare l’attenzione del mondo sulla sofferenza dei vietnamiti. Bruciarsi con il fuoco vuole dire che ciò che si dice è della massima importanza, non esiste niente di più doloroso che immolarsi. Dire qualcosa mentre si prova il massimo dolore significa dire con il massimo coraggio, la massima franchezza determinazione e sincerità. Bruciandosi il monaco afferma con tutte le sue forze che può subile le più grandi sofferenze per la salvezza del suo popolo. Nella fede buddista la vita non è limitata a sessenta ottanta o cento anni ma è eterna e universale quindi bruciarsi non significa commettere un atto di distruzione ma eseguire un atto di costruzione, cioè soffrire e morire per il proprio popolo. Questo non è suicidio, il suicidio è un atto di autodistruzione che può essere dovuto da una mancanza di coraggio nell’affrontare una vita di sofferenza, o alla perdita della speranza per la sconfitta dai problemi della vita, o al desiderio della non esistenza. Questa autodistruzione è considerata dal buddismo uno dei difetti più gravi. Il monaco che si brucia non ha perso nè coraggio nè speranza, nè desidera la non esistenza, ma al contrario egli è molto coraggioso e pieno di speranza e aspira a qualcosa di buono per il futuro, egli non crede di distruggersi, crede che il sacrificio di se potrà giovare alla salvezza di altri. Nei racconti delle vite precedenti del Buddha, si dice che il Buddha offerse se stesso ad una leonesa affamata in procinto di divorare i suoi piccoli. Così il monaco crede di esercitare la dottina della più alta compassione, sacrificandosi per attirare l’attenzione per cercare l’aiuto di tutto il mondo. Non dimentichiamo che Gesù è morto per noi, come estremo atto di amore e compassione.
۞Equanimità – Inclusività
Il vero amore è come il sole che illumina ogni cosa.
I nemici di questa qualità sono: l’Indifferenza, come nemico vicino e la Passione, la Discriminazione come nemico lontano.
Praticare l’insegnamento vuole dire essere consapevoli di come funziona la mia mente, essere consapevoli che sto soltanto porgendoti una mia esperienza un mio punto di vista, esserene consapevoli vuol dire essere meno categorici caricare meno della mia soggettività, del mio credo.
Uno dei quattordici addestramenti dell’ordine laico dell’Interessere
“Consapevoli della sofferenza creata dal fanatismo e dall’intolleranza, siamo determinati a non idolatrare, a non vincolarci a nessuna dottrina, teoria o ideologia, neppure a quelle buddiste.gli insegnamenti buddisti sono guide che ci aiutano a imparare a guardare in profondità e a sviluppare comprensione e compassione, non sono dottrine per cui combattere uccidere o morire”.
Guardare in profondità per vedere le radici delle cose che non ci piaciono e di quelle che ci piacciono. Vedere in profondità le nostre paure, le frustrazioni e gli attaccamenti, la brama, il desiderio. Divenire consapevoli di come la mente affronta Avversione e Attaccamento che sono gli estremi da evitare.
۞Gioia compartecipe (mudità).
Sentimento inclusivo, compartecipe, antidoto alla gelosia, all’ividia.
Gioire dei miracoli della vita, di ogni cosa: del cibo, dell’ambiente, dei suoni ecc.
Una delle sei Paramita, perfezioni, è la perseveranza entusiastica, il fare con gioia.
La gioia è un sentimento contagioso e se si vive con gioia si aiuta anche gli altri ad essere più gioiosi ed affrontare con più serenità le difficoltà della vita.