Lama Thubten Yeshe: La non dualità.
Studiare questo argomento semplicemente per soddisfare l’intelletto è una attività priva di valore o di scopo – sarebbe solo uno spreco di tempo. La conoscenza contenuta negli insegnamenti di Maitreya è incredibilmente profonda, ma vale la pena affrontarla solo se si possiede la giusta motivazione. Se non ci cimentiamo in questo studio con il fine di sradicare i nostri problemi psicologici, allora sarebbe meglio spendere il nostro tempo a preparare una bibita – così facendo almeno riusciremo a placare la nostra sete.
Probabilmente abbiamo sentito molto parlare della meditazione sul mahamudra.“Maha” significa grande e “mudra” significa sigillo. Se io possiedo il sigillo Reale, nessuno può ostacolarmi o infastidirmi. Quando il mio passaporto viene vistato con il sigillo di Stato, io posso andare e viaggiare liberamente. Il sigillo che è mahamudra è una cosa molto simile anche se stiamo parlando di uno stato della mente che è oltre la nostra ordinaria visione dualistica dell’esistenza. Questo è il grande sigillo che ci libera dal samsara.
Mahamudra è la non dualità, è la vera natura assoluta di tutti i fenomeni dell’universo, siano essi esteriori o interiori.
Cosa intendiamo con il termine non- dualità? Tutti i fenomeni esistenti, indipendentemente dal fatto che siano etichettati come buoni o cattivi, sono per loro natura al di là della dualità, al di là delle nostre discriminazioni errate. Nulla di ciò che esiste è al di fuori della non- dualità. In altre parole, ogni energia esistente sorge, opera e si esaurisce nella natura della non-dualità. Noi siamo nati sulla Terra, viviamo le nostre vite e successivamente moriamo sempre nell’ambito della non-dualità. Questa è la naturale e semplice verità, non una qualsivoglia teoria filosofica inventata da Buddha Maitreya. Stiamo parlando di fatti oggettivi e della natura fondamentale della realtà – nulla più, nulla meno.
Per ottenere la realizzazione di mahamudra, è essenziale sviluppare abilità nell’arte della meditazione. Per meditare correttamente è necessario ascoltare prima con attenzione una perfetta esposizione del soggetto in questione, che ci permetterà un’accurata e precisa comprensione degli obiettivi di tale meditazione. Se noi abbiamo la chiara intenzione di mettere in pratica tali insegnamenti nella meditazione, allora il solo ascoltare le spiegazioni diventa un’esperienza molto potente e non un superficiale esercizio dell’intelletto.
La comprensione del fatto che la mente dualistica, persa in errate discriminazioni, è la sorgente di infinita sofferenza per se stessi e per gli altri, significa avere una preziosa intuizione che cambierà profondamente la qualità della nostra vita quotidiana.
La mente dualistica è per sua natura contraddittoria. Essa scatena un dialogo interiore che, da sempre, ha disturbato la nostra pace. Noi pensiamo in continuazione: “Forse è questo, forse è quello, forse è qualcos’altro” Il pensiero dualistico perpetua un conflitto nella nostra mente causando una grande agitazione e confusione. Quando saremo in grado di comprendere che questa
confusione è il risultato di una mente condizionata da una visione dualistica della realtà, potremo agire per rettificare le cose, ma fino ad allora sarà impossibile per noi affrontare efficacemente il problema in quanto non abbiamo identificato correttamente la sua vera causa. Non possiamo limitarci a curarne i sintomi, dobbiamo identificare la sorgente del problema e sradicarla per liberarcene completamente.
Man mano che la nostra comprensione e conoscenza di mahamudra si approfondiscono, cominceremo a realizzare che il modo in cui le cose ci appaiono è semplicemente una proiezione della nostra mente. Per fare un esempio: la domanda non è se Madison nel Wisconsin esiste davvero ma se il modo con il quale noi percepiamo l’esistenza di Madison esiste realmente oppure no. Dovrebbe essere chiaro che non si tratta dell’affermazione nichilista che nulla esiste. Noi stiamo semplicemente cercando il modo corretto di percepire la realtà.
Per chiarire ulteriormente questo punto, possiamo investigare le fantasie che proiettiamo sui nostri amici e sulle persone che incontriamo o con le quali viviamo ogni giorno. La nostra mente dualistica sovrappone una maschera attraente o disgustosa sull’immagine di ciascuna delle persone che noi incontriamo, con il risultato che nasce una reazione di desiderio o di avversione che condiziona il nostro atteggiamento e il nostro comportamento verso tale persona. Iniziamo a discriminare se egli è “buono” o “cattivo” e tale rigido preconcetto rende impossibile una comunicazione efficace persino con i nostri amici più cari, figuriamoci con la saggezza profonda di un essere illuminato quale è un Buddha.
Se noi investighiamo con caparbietà i meccanismi interiori della mente, arriveremo al punto che ci sarà finalmente possibile superare il nostro abituale modo ultra-concreto di percepire l’universo e riusciremo a far entrare un poco di luce e di spazio nella nostra coscienza. Con il tempo svilupperemo un’intuizione di quello che la non-dualità realmente è. A quel punto dovremo semplicemente meditare senza più concettualizzare e senza pensieri discorsivi. Con forte determinazione dovremo semplicemente lasciare che la mente si focalizzi univocamente sulla visione della non-dualità, oltre i concetti di soggetto/oggetto, buono/cattivo e così via. La visione della non dualità può essere così vivida e potente da farci pensare di poter allungare la mano e toccarla. E’ molto importante semplicemente portare la nostra mente a mescolarsi con questa nuova esperienza di gioia e di luminosità senza l’impiego dell’analisi – dobbiamo realizzare direttamente che la non-dualità è la verità universale della realtà.
Mentre indirizziamo la nostra mente lungo la via del Dharma è bene non aspettarci troppo, troppo rapidamente. Il sentiero è un processo graduale che dobbiamo affrontare passo dopo passo. Prima di applicarsi in pratiche che portano a risultati veloci e molto profondi, bisogna seguire alcune pratiche preparatorie. Lama Tzong Khapa, per esempio, si era impegnato duramente nella realizzazione della shunyata (vacuità) ma non aveva successo, pur essendo un grande maestro con numerosi discepoli. Alla fine Manjushri, la personificazione della saggezza perfetta, gli rivelò che doveva effettuare un lungo ritiro per purificare completamente il suo flusso mentale da tutte le afflizioni grossolane e sottili e dalle loro impronte. Tzong Khapa si ritirò in una grotta dove effettuò tre milioni e mezzo di prostrazioni insieme a innumerevoli offerte di mandala e altre pratiche preliminari di purificazione. Gradualmente, con la progressiva purificazione della sua mente, la sua comprensione della vacuità iniziò ad approfondirsi. Questa trasformazione continuò fino al momento in cui ottenne il completo risveglio.
Comprendere il fatto che la realizzazione della non-dualità ha diversi livelli può essere di grande aiuto. Dal punto di vista filosofico, ci sono due scuole indiane del pensiero buddhista mahayana: la scuola Cittamatra (Sola Mente) e la scuola Madhyamika o scuola della Via di Mezzo, con la sua suddivisione detta Prasangika o Consequenzialista. Entrambe queste scuole concordano nel dire che la visione dualistica è fuorviante e, pertanto, non vera a livello ultimo, entrambe asseriscono che la non-dualità rappresenta la natura assoluta di tutte le cose ed è vera a livello ultimo. Pur concordando su questi punti, le scuole della Solo Mente e Consequenzialista hanno una comprensione diversa di ciò che si intende per non-dualità.
Dal punto di vista dei Consequenzialisti (Prasangika), la dottrina Cittamatra (Solo Mente) presenta un’utile approccio alla comprensione della verità convenzionale, ma non fornisce una descrizione accurata della natura assoluta della realtà. In altre parole, essi affermano che la visione della realtà proposta dalla scuola della Solo Mente è ancora macchiata da credenze superstiziose. Nonostante questo, i Consequenzialisti concordano sul fatto che se siamo in grado di realizzare la visione della Sola Mente siamo perfettamente qualificati per praticare i metodi profondi dello yoga tantrico e raggiungere altissimi livelli di comprensione.
La scuola Solo Mente sostiene che tutti gli oggetti appartenenti al mondo dei sensi sono semplicemente manifestazioni dell’energia mentale e, pertanto, non esistono affatto esternamente. Secondo la scuola Consequenzialista è più corretto affermare che l’esistenza di tutte le cose dipende dall’essere riconosciute da una coscienza che le imputa. Entrambe le scuole attribuiscono grande importanza al ruolo giocato dalla mente nel determinare il modo in cui le entità si originano, ma la scuola Consequenzialista afferma che è un errore asserire che non vi sia alcun fenomeno esterno, che non vi sia nulla tranne che la mente. Tale visione devia dalla corretta via dei mezzo che trascende tutti gli estremi.
I meditatori della scuola della Solo Mente smantellano la visione dualistica attraverso l’osservazione che tutti gli oggetti nel campo dei sei sensi sono null’altro che proiezioni della nostra mente. Tutti i fenomeni relativi sorgono e scompaiono come le bollicine in un bicchiere di Coca Cola. In questa analogia, la Coca Cola rappresenta la mente mentre le bollicine che vi sorgono all’interno sono tutti i fenomeni relativi percepiti dai sei sensi. Possono le bollicine nella Coca Cola essere separate dalla Coca Cola? Ovviamente no e pertanto, non potendo essere separate, sono prive di dualismo. Quando una profonda comprensione di tutto questo pervade la nostra coscienza, le fondamenta stesse del samsara vengono scosse.
I consequenzialisti trascendono il dualismo attraverso la realizzazione che entrambi – il soggetto (la mente) e l’oggetto, la sfera sensoriale – sono illusori e privi di esistenza autonoma. Soggetto e oggetto sono mutuamente dipendenti: non possono esistere indipendentemente l’uno dall’altro. Per questa ragione i consequenzialisti sono in disaccordo con la posizione dei sostenitori della scuola della Sola Mente i quali sostengono che la stessa mente, in quanto sorgente e sostanza dalla quale si originano tutti i fenomeni relativi, ha una vera, intrinseca esistenza autonoma. Secondo i consequenzialisti, tutti i fenomeni, inclusa la mente, sono privi della benché minima traccia di esistenza autonoma.
Il Lama perfettamente risvegliato, Tzong Khapa, nella sua opera Il Cuore della Perfezione ha spiegato che prima si deve padroneggiare la visione della Solo Mente, poiché da quella posizione privilegiata possiamo facilmente progredire verso la visione sublime del consequenzialismo. Per questa ragione, Buddha Maitreya ha insegnato la dottrina della scuola della Solo Mente – essa rappresenta il ponte che ci serve per compiere il passaggio da una visione completamente materialistica a una visione trascendentale della realtà che si colloca aldilà di ogni estremismo.
Quando spiego concetti di questo tipo, cerco sempre di evitare di essere troppo filosofico soffermandomi su “la scuola Solo Mente asserisce che:” oppure “i Consequenzialisti sostengono che:”, particolarmente quando stiamo trattando dei testi sottili e penetranti come questo. A livello generico, questo insegnamento di Buddha Maitreya è considerato come un testo della Solo Mente; ciononostante non è necessariamente limitato ad una interpretazione legata a tale scuola. Questo testo si presta perfettamente ad una spiegazione consequenzialista della realtà e dei due livelli di verità. È indispensabile che si conoscano bene questi due livelli di verità poiché quando riusciremo a conciliarli definitivamente, arriveremo alla vera comprensione delle cose così come realmente sono liberandoci dalla sofferenza e dalle sue cause.
Desidero ritornare ancora una volta su questo punto. Ogni fenomeno è caratterizzato da due qualità o nature. Una è la sua apparenza relativa – il suo colore, forma, qualità, consistenza e così via. Questa è definita come “verità ingannevole” poiché sembra esistere in maniera indipendente da cause e condizioni. In termini di questo livello di verità siamo portati a discriminare tra oggetto e soggetto, questo e quello, e così via. Anche se tutti i fenomeni, interni ed esterni, condividono questa natura relativa essi sorgono, si sviluppano e si esauriscono senza mai aver lasciato la sfera della non-dualità. Questo secondo livello di verità è la natura non duale, assoluta delle cose che coesiste, spontaneamente, con ogni fenomeno.
I fenomeni stessi e la natura assoluta dei fenomeni possiedono qualità differenti – non sono la stessa cosa. Tutti i fenomeni possiedono, contemporaneamente, un modo relativo o convenzionale di esistere e una vera natura che è assoluta e non duale. Certe energie interagiscono tra loro e producono un fenomeno relativo. Il suo modo di esistenza relativo è dualistico, appare in termini di una relazione tra soggetto e oggetto; tuttavia tutte le cose sorgono nello spazio di una dimensione non-duale.
I fenomeni relativi (dharma) sono come le bollicine; essi rappresentano la visione dualistica di una mente dualistica e pertanto non sono realmente esistenti. La natura vera, assoluta (dharmata) è non-dualistica e pertanto reale, vera. Anche se i fenomeni relativi e la visione dualistica esistono e svolgono delle funzioni, non sono veri a livello ultimo – questo è il punto.
Quando affermiamo che tutti i fenomeni relativi hanno la natura della non-dualità, non affermiamo che tutta l’esistenza sia soltanto verità assoluta o vacuità – tutta l’esistenza relativa non è verità ultima. I fenomeni relativi non sono fenomeni assoluti, ma ogni energia esistente, che sia relativa o assoluta, possiede la natura caratteristica della non-dualità.
Desidero illustrare ulteriormente questo punto. Quando contempliamo la non-dualità, la visione dualistica dovrebbe sparire e pertanto possiamo asserire che la non-dualità è la natura assoluta. Ma possiamo affermare che tutta la non-dualità è la natura assoluta? No, in quanto anche se tutti i fenomeni condividono la natura della non-dualità, non è necessaria la percezione della non- dualità per avere la percezione della realtà convenzionale. La mia testa, per esempio, possiede la natura della non- dualità, ma non possiamo certo dire che la mia testa è la verità assoluta o la vacuità. Al fine di percepire la mia testa non è necessario percepire la non- dualità. Eppure un dubbio può persistere: se la mia testa ha la caratteristica di avere la natura della non-dualità perché allora quando percepite la mia testa non percepite la non-dualità stessa? Perché tra voi e la mia testa è frapposto il velo della mente dualistica.
Chiarirò ulteriormente con un altro esempio. Quale delle due pervade l’altra: la popolazione degli Stati Uniti o quella di Madison, Wisconsin? La popolazione degli Stati Uniti include quella di Madison, ma non è vero il contrario. La non-dualità è come la popolazione degli Stati Uniti mentre i fenomeni relativi sono assimilabili agli abitanti di Madison. Tutti i fenomeni relativi sono compresi dalla non-dualità poiché sorgono nello spazio della non dualità – tutti i fenomeni relativi sono una dimostrazione della non-dualità.
Per concludere, al fine di comprendere la non-dualità dobbiamo comprendere la vacuità. Possiamo, quindi, dire che la non-dualità è vacuità. Ma tutte le bolle dei fenomeni relativi, sebbene esse stesse siano ultimamente non duali, non sono vacuità. La verità assoluta e quella relativa non si pervadono l’un l’altra, ma la non-dualità pervade entrambe. Se riusciamo a comprendere le caratteristiche distintive insieme alle nature non contraddittorie di questi due livelli di verità, possiamo ottenere la liberazione anche dalla più piccola afflizione mentale. Non ci può essere motivazione più forte per applicarsi nello studio e nella meditazione di questa.
Colofon: Dal testo “Wisdom Energy 2”, Wisdom Publications. Fonte http://www.taracittamani.it/download/area-pubblica/insegnamenti_robina.pdf che si ringrazia per la sua grande gentilezza.