Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden sul tema: La Sorgente della Felicita’, al Centro EWAM di Firenze il 19 – 21 Dicembre 1995. Trascrizione di Ciampa Yesce Bruno Vannucchi che ringraziamo di cuore per la sua grande gentilezza e generosità.
Ven. Ghesce Yesce Tobden
Tutti vogliamo essere felici e non desideriamo soffrire, vogliamo ottenere la felicità ed eliminare la sofferenza. La felicità non viene senza una ragione precisa ma sorge da cause e condizioni. Se uno realizza le cause della felicità ottiene la felicità, nello stesso modo eliminando le cause che producono la sofferenza questa viene a cessare. Quindi c’è la necessita per noi tutti di creare le cause che portano alla felicità ed abbandonare le cause che producono la sofferenza. Le cause che producono la sofferenza sono ignoranza, odio ed attaccamento; le azioni verbali e fisiche che commettiamo con queste attitudini mentali producono sofferenza. Le azioni malsane prodotte con il corpo e la parola sono quelle chiamate azioni non virtuose. Nagarjuna dice che tutte le azioni di corpo parola e mente che hanno odio, attaccamento e ignoranza sono azioni non virtuose, malsane. Queste azioni malsane, negative, sono la causa della sofferenza quindi sono quelle che devono essere rimosse. Tutte le sofferenze che ognuno sperimenta dipendono azioni non virtuose: questo è il primo concetto da comprendere. Anche le rinascite sfortunate nei reami inferiori dipendono da azioni non virtuose; se comprendiamo che questa sofferenza viene da delle cause che derivano dobbiamo far cessare le cause che producono la sofferenza eliminando queste attitudini mentali malsane. Le azioni di corpo e parola che non sono contaminate da ignoranza da attaccamento, e da odio quelle azioni verbali e fisiche sono azioni virtuose sane e danno come risultato energia positiva. Le azioni virtuose del corpo e della parola creano la felicità sia in questa vita come essere umano sia come essere celestiale; nel momento in cui si pone la propria attenzione sull’azione virtuosa la propria felicità comincia ad aumentare. Diventa di grande importanza abbandonare le azioni malsane e praticare le azioni sane. Se vogliamo entrare nel dettaglio, le azioni negative commesse con il corpo sono: uccidere, rubare e attività sessuale scorretta; queste tre sono le azioni malsane del corpo. Le quattro azioni negative della parola sono: mentire, calunniare, dire parole dure e parlare senza senso; queste quattro sono le azioni negative che devono essere abbandonate con la parola. Le azioni negative da abbandonare del desiderio sono: la cattiveria, la bramosia e le visioni errate; queste tre sono prodotte dal pensiero e devono essere eliminate. Quando vengono commesse queste dieci azioni negative che danneggiano gli altri possiamo vederne le reazioni; quindi è necessario abbandonare il danno che si produce agli altri. Gli opposti di queste dieci azioni non virtuose sono le azioni virtuose, ciò che deve essere praticato, per esempio se uno uccide crea del danno ad altri; dal momento che uno si impegna a non uccidere a quel punto crea l’opposto così crea una azione virtuosa di non uccidere. Se diamo rifugio proteggendo una vita, non uccidendola, si pratica la generosità e questo viene fatto tramite l’azione di non uccidere; evitando di uccidere una vita si abbandona il danno verso l’altra persona e in più viene praticata la generosità verso l’altro. Nello stesso modo per la attività sessuale scorretta: se non viene praticata questa azione allora diventa una virtù. Mentire e ingannare o prende in giro altre persone è causa di sofferenza e dispiacere, quando si riconosce che la menzogna è qualcosa che danneggia gli altri, astenendosi dal mentire si eviterà di danneggiare gli altri. E’ importante comprendere che queste azioni danneggiano gli altri come quando uno crea discordia o semina zizzania fra gli altri crea divisione mentre quando uno evita questa azione perché si accorge che è un’azione negativa non danneggia gli altri. E’ lo stesso per le parole dure che feriscono gli altri e li fanno soffrire: astenendosi da questa azione si crea qualcosa di positivo. L’azione di danneggiare gli altri va abbandonata, quando una persona abbandona questa azione e invece lavora per il beneficio degli altri avrà felicità anche in questa vita. Così gli altri saranno compiaciuti del nostro comportamento e anche la nostra mente sarà felice, sarà una mente serena perché questo è il modo costruttivo e sano di vivere. Nella pratica del Dharma fondamentalmente si lavora per le vite future, per una felicità maggiore, attimo dopo attimo quindi dobbiamo abbandonare le azioni negative e praticare quelle positive. Non c’è la possibilità di non morire ma c’è la possibilità di evitare delle condizioni sfortunate di rinascita E’ necessario chiedere l’energia ispiratrice agli esseri illuminati, ai tre gioielli, purificare le azioni negative e accumulare energia positiva e azioni positive: questo è il sistema. Se la persona non ha creato il kharma per rinascere in una condizione sfortunata non c’è modo che rinasca in una condizione sfortunata. Gli esseri illuminati ci aiutano indicandoci quali sono le azioni positive da praticare e quali sono quelle evitare, anche le più piccole. Realizzare la parola di Buddha e ascoltare il suo consiglio è il modo di seguire l’insegnamento, seguendo attentamente quello che ci ha detto. Ad esempio se noi chiediamo a Buddha di proteggerci dalle nostre rinascite inferiori, lui ci dice che dobbiamo abbandonare le azioni malsane o negative e praticare le azioni positive, così ci dà il metodo e il mezzo per poter evitare la sofferenza. Il modo supremo, più importante, per evitare di trovarsi in situazione di sofferenza è di abbandonare le azioni malsane e praticare le azioni positive. Non è ancora sufficiente: perché non basta essere felici in questa vita, ma è importante essere felici anche nelle vite successive. Non è sufficiente evitare di rinascere in una condizione sfortunata ma dobbiamo porci come obbiettivo la liberazione dall’esistenza ciclica condizionata. Noi al presente siamo esseri umani, non siamo rinati in una condizione sfavorevole ma ci troviamo comunque all’interno dell’esistenza ciclica condizionata, e l’obbiettivo è di uscirne. Per fare ciò è necessario sviluppare desiderio “Io voglio riuscire”; questo desiderio deve essere generato per voler veramente riuscire. Per generare questo pensiero è necessario meditare sulla sofferenza. L’esistenza ciclica condizionata è come una ruota: si nasce involontariamente, senza una volontà di nascere, e si muore senza una volontà di morire. Deve essere generato il desiderio di uscire da questa esistenza ciclica condizionata. Si dice che questo corpo umano che noi abbiamo, composto di ossa, carne sangue, pelle, è della natura stessa della sofferenza, quindi fintanto che si ha un corpo umano, così composto, siamo all’interno dell’esistenza ciclica condizionata, perciò bisogna abbandonare il corpo contaminato. Il corpo degli esseri umani è come un cadavere, come un peso, come un fardello. Per generare il desiderio di uscire dall’esistenza ciclica condizionata è necessario riflettere sulla sofferenza: quando uno si accorge che sta soffrendo allora fa qualcosa per uscire dalla sofferenza. In questo modo è necessario essere consapevoli della sofferenza per volerla abbandonare. I tipi di sofferenza di carattere generale all’interno dell’esistenza ciclica condizionata sono sei. La prima è la sofferenza dell’insoddisfazione: non si è mai appagati, qualunque punto uno raggiunga all’interno dell’esistenza ciclica condizionata non è mai appagato. Il secondo tipo è l’incertezza: non c’è certezza nelle relazioni umane, cioè ad esempio il fatto che una persona sia amica o nemica è instabile. Il terzo tipo di sofferenza generale è dover morire in continuazione e il quarto tipo è dovere rinascere in continuazione. Questo corpo umano all’interno dell’esistenza ciclica deve essere continuamente abbandonato: c’è la nascita, la morte, di nuovo la nascita e poi ancora la morte e la nascita e così via. In queste rinascite che si susseguono una dopo l’altra a volte si rinasce in sfere celestiali di grande benessere, a volte si rinasce come esseri umani, altre volte come animali. C’è quindi un alto e basso nelle rinascite. Al momento della morte si morirà da soli, si dovrà abbandonare qualunque tipo di amicizia, si dovrà lasciare il corpo da soli, saremo completamente soli: queste sono le sofferenze generali. vengono considerate otto sofferenze specifiche degli esseri umani. La prima è la sofferenza della nascita: non si nasce in modo felice. Poi la sofferenza della malattia; la sofferenza della vecchiaia; la sofferenza della morte; separarsi da ciò che si ama. Poi c’è ancora la sofferenza di non separarsi dalle cose che noi non vogliamo: ci sono cose che noi non vogliamo e che incontriamo molte volte e non riusciamo a separarci da queste. Un’altra sofferenza è di non riuscire ad ottenere quello che si vuole: ad esempio una persona intraprende un affare e questo gli va storto. L’ottava è la sofferenza relativa ad avere un corpo fisico così strutturato. Ci sono altri tre tipi di sofferenza: la sofferenza della sofferenza, cioè proprio la sofferenza fisica; la sofferenza del cambiamento: ad esempio quando una persona sta in un posto tranquillo ad un certo punto questo posto diventa freddo e va in posto caldo e dopo un po’ che sta in questo posto caldo gli viene troppo caldo. Questa è quella che viene chiamata la sofferenza del cambiamento. La terza viene chiamata la sofferenza che tutto pervade che è più sottile come sofferenza, è legata ai difetti mentali e al karma, alle azioni. Il corpo è pervaso da questo tipo di sofferenza. Il corpo ha quindi la sofferenza del caldo, la sofferenza del freddo, della sete, della fame. A causa di questo fisico abbiamo bisogno di una casa per proteggere il nostro corpo, abbiamo bisogno di vestiti per proteggerlo, abbiamo bisogno di cibo per nutrirlo. Abbiamo bisogno di una serie di condizioni per sostenere la vita. Quando queste necessità mancano, quando queste condizioni per proteggere il corpo mancano, allora nasce la sofferenza. Se noi guardiamo da una certa angolazione possiamo vedere che questo corpo ci dà moltissimi problemi. Finché rimaniamo all’interno dell’esistenza ciclica condizionata siamo obbligati a prendere un corpo simile a questo con tutte le sofferenze relative. Quando il karma, le azioni che producono questo corpo vengono esaurite allora si abbandona l’esistenza ciclica condizionata, non si è più condizionati ad avere un corpo fisico sottoposto ai vari tipi di sofferenze. Dobbiamo quindi riflettere a lungo sugli svantaggi di trovarsi nell’esistenza ciclica condizionata con tutte le sofferenze specifiche che abbiamo visto precedentemente e quindi determinarci a voler abbandonare un corpo di questo tipo. Il modo per abbandonare questo corpo è quello di eliminare le azioni negative ed i difetti mentali. I difetti mentali devono essere abbandonati per evitare quelle azioni che sono state prodotte da questi difetti mentali. La sorgente di tutti i problemi sono i difetti mentali. Da qui la necessità di eliminare i difetti mentali, di riconoscere queste attitudini mentali malsane ed eliminarle. Quando si parla di difetti mentali, si può parlare di sei difetti mentali principali e di venti secondari. In sintesi possiamo localizzarne tre che sono: l’ignoranza o ottusità mentale o oscuramento del gruppo dell’ignoranza; l’attaccamento e l’odio. Questi sono i tre difetti mentali principali che devono essere abbandonati. Ciò che ci danneggia sono solo e unicamente questi difetti mentali, queste attitudini mentali sbagliate. Il nostro nemico sono i difetti mentali perché il nemico è colui che ci danneggia, non c’è niente al mondo che ci danneggia come i nostri difetti mentali: questi sono i nostri veri nemici. La ragione per cui non siamo ancora fuori dall’esistenza ciclica condizionata sono i nostri difetti mentali. Sulla base di questi difetti mentali si fanno delle azioni malsane che hanno un’energia negativa che a sua volta, alla maturazione, crea tutte le sofferenze. Il nemico esterno non è così nemico come i difetti mentali: i difetti mentali sono di gran lunga più pericolosi, devastanti. I difetti mentali non possono mai essere di aiuto: nel momento in cui si presentano sono sempre di danno. Se ad un nemico concreto, esterno, si fa del bene ci sono delle probabilità di rappacificazione, può comprendere questo gesto; invece le attitudini mentali negative danneggiano comunque. Su questa base Buddha Sakyamuni dice: “Conosci la sofferenza e abbandona la causa che la produce”. Quello che ci necessita è la pacificazione della sofferenza che equivale alla cessazione della sofferenza. Con l’obiettivo primario di abbandonare la sofferenza e arrivare alla cessazione della sofferenza si pratica il sentiero che comprende tutti quei sistemi che servono per eliminare i difetti mentali, cioè praticare e fare meditazione. Quando la sofferenza cessa si parla di cessazione della sofferenza. Quando invece si parla di sentiero si parla di tre punti principali: il sentiero della moralità, il sentiero della concentrazione ed il sentiero della saggezza. Questi sono i tre sentieri che devono essere praticati. In questo modo sono state riassunte le quattro nobili verità: la nobile verità della sofferenza, della causa della sofferenza, del sentiero e della cessazione della sofferenza. Per fare un esempio pratico: una persona che è ammalata deve prendere consapevolezza della malattia che ha, cioè conoscere esattamente che tipo di malattia ha; una volta che la malattia è stata diagnosticata, allora è necessario eliminare le cause che hanno prodotto il sorgere di quella malattia. Per eliminare la sofferenza prodotta da quella malattia è necessario fare una cura, prendere delle medicine. Per eliminare la sofferenza bisogna risalire alle cause della sofferenza e per ottenere la cessazione della sofferenza è necessario praticare il sentiero. Una caratteristica dell’insegnamento di Buddha Sakyamuni è proprio quella di eliminare i difetti mentali. Una persona che elimina dal proprio continuum mentale i difetti mentali realizza esattamente quello che ha insegnato Buddha, quindi lo scopo di Buddha viene realizzato quando uno comprende bene che il lavoro principale è quello di eliminare i propri difetti mentali. Quando le azioni negative, che sono state commesse sulla base di questi difetti mentali, vengono eliminate, purificate, allora non c’è modo di trovarsi in condizioni di sofferenza perché non ci sono più le cause che producono quella sofferenza. Quando tutti i difetti mentali sono abbandonati completamente allora ci si libera dall’esistenza ciclica condizionata; nel momento in cui non ci sono più difetti mentali l’esistenza ciclica condizionata viene abbandonata. Abbiamo visto che il Dharma che è stato spiegato fino a questo momento da una parte ci permette di non rinascere in condizioni di sofferenza, dall’altra ci permette di uscire completamente dall’esistenza ciclica condizionata: quindi c’è questo doppio vantaggio. Per avere dei risultati è necessario eliminare dal proprio continuum mentale i difetti mentali. Il punto principale di tutti i nostri problemi è l’ignoranza che si afferra ad un io; l’ignoranza che si afferra ai fenomeni è la causa di tutti i problemi. Tutti i fenomeni esistenti dipendono da parti, da cause e condizioni e da aggregati che si compongono insieme. Ad esempio se noi osserviamo una ruota vediamo che è composta dal cerchio, dai raggi e dal mozzo: tutti questi insieme formano la ruota ed anche il nome che viene dato è in dipendenza. Per comprendere ad esempio qui e là, qui dipende da là e là dipende da qui: c’è una dipendenza relativa dei fenomeni. C’è una realtà relativa delle cose, dei fenomeni. Non c’è un laggiù veramente esistente, non c’è un qui veramente esistente: qui e là hanno una stretta dipendenza, sono dipendenti. Se questo là o questo qui fossero realmente esistenti in modo indipendente, là sarebbe sempre là e qui sarebbe sempre qui: invece nella realtà delle cose non è così. Ad esempio una persona che si trova qui in questo momento e dice qui nel momento in cui si mette là non è più qui ma è là: questo dimostra che qui e là non esistono in modo inerente, concreto, non hanno una esistenza a sé stante, inerente, indipendente. Così il lungo dipende dal corto, cioè il corto esiste nel momento in cui esiste il lungo, il grande dipende dal piccolo e il piccolo dipende dal grande. Possiamo vedere che tutti i modi di esistenza sono relativi. Invece l’ignoranza che si afferra al modo di esistenza dei fenomeni in modo sbagliato, li afferra come se esistessero separatamente da tutto il resto, in modo indipendente, in un modo completamente autonomo. Questo modo di esistenza non è così perché qualsiasi fenomeno che noi possiamo percepire esiste in dipendenza dalle parti, da aggregati. Questi due sono opposti: uno dice che i fenomeni sorgono dipendenti, l’altro dice che i fenomeni sono indipendenti. Il comprendere che il modo di esistenza dei fenomeni è in dipendenza da parti è il modo corretto di vedere le cose. Il nostro livello di percezione adesso è che noi afferriamo i fenomeni in un modo concreto, come se esistessero veramente dalla loro parte: questo è il nostro modo di percepire la realtà delle cose. Nel momento in cui viene realizzata la vacuità, viene realizzato il modo di esistenza dei fenomeni, questo modo sbagliato di percepire è completamente opposto, come la notte e il giorno,sono in antitesi. Quindi una volta che si realizza perfettamente il modo di esistenza dei fenomeni questa mente distorta che percepisce i fenomeni esistenti dalla loro parte si annulla e si disintegra il modo sbagliato di percepire la realtà. Nel momento in cui uno comprende che tutti i fenomeni non sono veramente esistenti, cioè non esistono dalla loro parte, allora non c’è possibilità che sorga l’attaccamento, non c’è possibilità che sorga l’odio, cioè questi non sorgono perché il modo di percepire è esattamente corretto. Nel momento in cui colui che realizza il modo di esistenza dei fenomeni, la vacuità, vedrà tutti i fenomeni come delle emanazioni magiche, illusorie. Quando le cose vengono viste come un mago vede i fenomeni facendo l’illusione, cioè percependo le cose in questo modo non ci sarà attaccamento, nella mente non sorgerà attaccamento. Una volta che si è compreso esattamente il modo di esistenza dei fenomeni c’è la necessità di meditare a lungo su questa comprensione. Ancora prima di questo è necessario abbandonare il danneggiare gli altri. Una volta che uno abbandona le azioni negative verso gli altri allora sta praticando l’addestramento alla moralità. Quando uno medita per lungo tempo allora si addestra sulla concentrazione; quando uno medita molto sulla saggezza, allora viene completato il terzo addestramento che è l’addestramento alla saggezza. Quando noi facciamo esperienza, quando pratichiamo questi tre alti addestramenti, alla moralità, alla concentrazione e alla saggezza i difetti mentali vengono abbandonati. Questi difetti mentali che abbiamo nel presente non si possono eliminare con una operazione chirurgica; se uno desidera di non averli non è che li elimina semplicemente desiderando di non averli o prendendo delle medicine. Se una persona si uccide pensando di eliminare i difetti mentali anche questo non funziona, non è il sistema. Questi difetti mentali possono essere eliminati attraverso la pratica del sentiero spirituale, attraverso la pratica del Dharma; l’unico modo per eliminare questi difetti mentali è proprio attraverso la pratica del Dharma. Una volta che i difetti mentali cessano, automaticamente cessa la sofferenza, ogni forma di sofferenza finisce, si esaurisce, e proprio in questa vita si riesce ad essere pienamente felici. Quando uno medita sulla vacuità allora riesce a capire bene come sta eliminando i difetti mentali. Quando una persona medita sulla pazienza la rabbia viene respinta, viene eliminata. Se uno medita per lungo tempo ottiene effettivamente l’obbiettivo voluto. Se una persona ci danneggia e noi meditiamo sulla compassione questa persona non potrà danneggiarci; se all’interno del proprio continuum mentale c’è la compassione non c’è modo che sorga la rabbia. E’ un po’ come quando un pazzo, un folle, si avvicina e ci ingiuria e fa tutte le cose più assurde davanti a noi, contro di noi, e noi non ci arrabbiamo con quella persona perché ci rendiamo conto della sua situazione di follia. Meditando sulla vacuità di tutti i fenomeni scompare l’ignoranza che si afferra in modo sbagliato alla percezione dei fenomeni. Non è che tutte quante le persone hanno la stessa misura di rabbia, non sono tutti uguali nella misura di rabbia. Ci sono diversi livelli di rabbia per diverse persone o diversi momenti. La stessa cosa è per l’attaccamento; non è che tutti hanno lo stesso grado di attaccamento. Riguardo all’ignoranza ci sono diversi livelli di oscurazione: c’è chi è più oscurato e chi è meno oscurato, ognuno ha 6 una saggezza diversa. Osservando il proprio continuum mentale, vedendo tutti i difetti mentali che ci sono all’interno, usando degli antidoti che fermano allora si abbassa il difetto mentale che sorge in quel momento. In questo modo la propria vita diventa estremamente preziosa. Nel Bodhisattvaciaiavattara Shantideva dice: “Usando questo corpo come una barca che ci permette di attraversare l’oceano della sofferenza, questa esistenza umana è così preziosa, unica, rara, perché ci dà la possibilità di attraversare l’oceano della sofferenza. Non dormire, non stare lì a perdere il tuo tempo, ma usa il tuo tempo, renditi conto della preziosità, della unicità, e usa bene il tuo tempo” Questo corpo ha molti difetti però è anche grandemente prezioso, grandemente unico, estremamente speciale. La potenzialità dell’essere umano è unica, straordinaria. Sulla base di questo corpo noi possiamo come minimo evitare le rinascite inferiori come minimo. Sulla base ancora di questa preziosa rinascita umana siamo in grado di uscire dall’esistenza ciclica condizionata: questa è la potenzialità di questa esistenza. La sofferenza per il futuro può essere eliminata sempre sulla base di questa condizione umana. Shantideva ci esorta a non sprecare questo corpo e ci sprona ad utilizzare pienamente la nostra esistenza umana. Questo corpo ci deve aiutare, ci deve essere di aiuto, ci è di aiuto. Se un praticante sulla base di questa esistenza umana evita di rinascere in una vita successiva in una condizione inferiore allora realizza lo scopo minore; se esce dall’esistenza ciclica condizionata allora realizza lo scopo intermedio; una persona che invece usa questa preziosa rinascita umana a beneficio di tutti gli esseri senzienti, lavora per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, con lo scopo di diventare buddha per il beneficio di tutti gli esseri senzienti e segue il sentiero del bodhisattva, allora il modo di utilizzare la propria esistenza diventa incomparabile, insuperabile per eccellenza. Qui c’è la necessità di realizzare il significato minimo, medio e maggiore: cioè questa condizione umana ci permette di realizzare al minimo uno di questi tre. Se uno fa esperienza, pratica il Dharma, allora la propria esistenza diventa di grande beneficio. Se uno utilizza questa vita completamente per fare un sacco di quattrini non è che ha realizzato il significato della vita perché quando uno ha molti soldi poi li lascerà in banca e avrà un pezzo di carta con su un bel numero con tanti zeri e quando muore ci sarà questo numero con tanti zeri che però non sarà di beneficio a quella persona che è morta. Tutti noi in questa vita siamo sottoposti a difficoltà che sono nella vita quotidiana. Il punto è rendere la propria vita significativa, piena di significato e questo si può ottenere praticando il sentiero spirituale, praticando il Dharma, così renderemo la propria vita significativa. Ad esempio se una persona è in grado di fare un grande lavoro e invece di fare questo grande lavoro fa un piccolo lavoro, cioè fa una cosa piccola, questo non va tanto bene, è sbagliato fare quello piccolo. Uno non può abbandonare il lavoro, uno deve comunque lavorare e sostenersi per vivere. Non c’è modo di evitare di lavorare perché si deve pagare l’affitto, le bollette del telefono, vestirsi, mangiare, spostarsi: c’è necessità di lavorare. Il lavoro nobilita, mette comunque salute perché lavorando uno riesce a guadagnare, a mangiare etc.. Quando il corpo è sano si riesce anche a praticare il Dharma bene. Principalmente bisogna mettere nella propria vita il sentiero spirituale, la pratica del Dharma, però senza trascurare tutto il resto. Questo non vuol dire conoscere i trattati filosofici, sapere tantissime cose, vuoldire semplicemente essere di aiuto il più possibile agli altri. Se uno durante il giorno non riesce ad avere molto tempo per la pratica del Dharma allora può cercare di fare qualche telefonata in meno, di guardare meno televisione oppure svegliarsi un po’ prima la mattina. Al momento della morte, l’unica cosa che ci può aiutare è la pratica del Dharma, la pratica del sentiero spirituale; in quel momento particolare in cui tutto viene abbandonato quello che ci aiuta è la nostra pratica spirituale, la nostra pratica del Dharma. Al momento della morte il denaro, la ricchezza che abbiamo acquisito e che abbiamo, non ci saranno di nessun aiuto, gli amici non ci potranno essere di nessun aiuto; i genitori non potranno esserci di aiuto, questo corpo stesso al momento della morte non ci sarà di aiuto. Solo la pratica del Dharma in quel momento ci può aiutare. Una persona che ha praticato bene durante la vita, quando muore lo fa con grande senso di gioia, con contentezza; la sua attitudine mentale al momento della morte è di grande gioia. Se una persona ha praticato in un buon modo il Dharma durante la vita allora al momento della morte potrà anche rinascere in un luogo puro, in una terra pura, in una dimensione pura. Ghesce Langri Tengpa, e’ un Ghesce che ha scritto “Gli otto versi dell’addestramento mentale” attorno al 1200-1250, un Ghesce di grande esperienza, al momento della morte ha avuto la visone della terra pura. Una persona dalla motivazione superiore, al momento della morte è come se tornasse a casa, se rientrasse da un lungo viaggio, è pieno di gioia, vive il momento della morte come un ritorno a casa, con un senso di grande gioia. Attualmente siamo esseri umani, non siamo rinati in una condizione sfortunata e questa nostra condizione umana fortunata è dovuta a quello che abbiamo fatto in passato, cioè in passato abbiamo accumulato dell’energia positiva che ci ha permesso nel presente di essere esseri umani. Nella vita passata abbiamo abbandonato ciò che è malsano e abbiamo praticato ciò che è sano, cioè che è positivo: questa è stata la condizione che ci ha permesso di rinascere come esseri umani nel presente. Il fatto che non abbiamo problemi di cibo, di vestiti, di ricchezze, che abbiamo una buona condizione economica, è dovuto al fatto che in passato abbiamo praticato la generosità. Se nella vita presente lavoriamo eliminando ciò che è negativo, ciò che è malsano, accumulando ciò che è positivo, ciò che è virtuoso, ancora creiamo delle cause di felicità, di positività per le vite future. La pratica della generosità è causa di ricchezza, quindi il praticare la generosità dà come risultato benessere e ricchezza materiali. Il corpo non è la mente e la mente non è il corpo. Noi a volte diciamo “Oggi fisicamente non sto bene ma mentalmente sto bene” oppure il contrario: questo dimostra che il corpo e la mente sono due cose diverse. Se una persona sta bene e si nutre in un buon modo allora starà bene fisicamente, se una persona ha grande intelligenza e ha una mente molto sveglia è importante per questa persona applicarsi nello studio. L’amore e la compassione devono essere incrementati attraverso il proprio sforzo personale, attraverso la propria perseveranza entusiastica, devono essere ulteriormente sviluppati all’interno del nostro continuum mentale. Facendo in questo modo quando noi cresciamo, diventiamo anziani, vecchi, fisicamente magari non saremo in grado di fare molte attività, però mentalmente, col pensiero, saremo in grado di fare tantissime cose. Questo corpo si forma in dipendenza dall’ovulo fecondato e dallo sperma, questo corpo presente nasce dall’incontro dello sperma e dell’ovulo, mentre la nostra mente ha un altro continuum. Quando una persona muore entra in una condizione che viene chiamata bardo o condizione intermedia tra morte e rinascita. In questa fase intermedia di bardo vengono cercati i genitori, la coscienza cerca i genitori; una volta che sono stati trovati i genitori adatti la coscienza entra nell’ovulo fecondato, cessa lo stato di bardo e subentra il concepimento e quindi la nascita successiva. Il primo istante della coscienza al momento del concepimento interdipende dal momento precedente. Cioè il primo istante del momento del concepimento, il primo momento di coscienza viene da un momento precedente di coscienza. Alcune persone nascono come esseri umani, altri esseri nascono come animali, alcuni in condizioni di felicità, altri in condizioni di sofferenza. Questa diversità nasce da quello che quell’individuo ha accumulato in passato, dal tipo di energia accumulato in passato, quindi è la maturazione dei suoi atti. Per quanto riguarda noi stessi in questa vita, come uomini, siamo destinati a morire. Quindi se noi accumuliamo karma positivo, azioni positive, azioni sane, ci sarà un risultato sano dopo la morte. Nello stesso modo se abbiamo creato azioni malsane, azioni negative, il risultato sarà simile alla causa e quindi ci sarà una condizione sfavorevole, di sofferenza. Diventa estremamente importante lavorare adesso per evitare di trovarsi in una condizione sfavorevole in futuro, quindi dobbiamo porre le cause adesso per una felicità futura. Riguardo alla morte non c’è possibilità di evitarla, siamo obbligati a morire però possiamo evitare una condizione di rinascita sfortunata. Abbandonare ciò che è malsano, ciò che è negativo, accumulare ciò che è sano, costruttivo, positivo è come un passaporto per una condizione favorevole al momento del trapasso. Riguardo alle azioni negative commesse in passato è possibile purificarle, è possibile eliminare l’energia negativa che è stata accumulata in passato. Per purificare gli aspetti negativi è necessario generare un buon pentimento, un buon senso di pentimento come prima fase. Dopodiché dovremo sviluppare il desiderio: “Io in futuro non farò mai più quell’azione”: questa è la determinazione. Quando uno fa un’azione negativa questa può essere fatta o contro gli esseri illuminati, gli esseri santi, oppure contro gli esseri senzienti. Se l’energia negativa è stata fatta in relazione agli esseri illuminati allora uno genera fede per purificare quel tipo di energia; se invece l’ha fatta verso gli esseri senzienti genera amore e compassione: questo è il sistema di purificazione. L’ultima fase sui poteri opponenti, la quarta, è quella o di recitare il mantra della cento sillabe di Vajgiarasattva o meditare sulla vacuità, sul modo di esistenza di tutti fenomeni, oppure meditare su bodhicitta, su questa mente illuminata. Queste meditazioni hanno la qualità di purificare. Quindi questi sono i quattro punti: 1) Riconoscere l’azione negativa 2) Ripromettersi di non farla più 3) Riconoscere le qualità verso l’oggetto di negatività. 4) Recitare i mantra e meditare. 9 Una volta che questo è fatto ancora si evita di fare delle azioni negative, non si accumula più energia negativa. Una volta che si è chiusa la porta dei reami inferiori, delle esistenze inferiori, allora ci sarà la rinascita o come essere umano o come essere celestiale. Le impressioni che rimangono all’interno dei continuum mentali una volta rinati ancora come essere umano saranno impressioni mentali positive, cioè quelle di una persona che segue il sentiero spirituale, a cui piace lo sviluppo di tutte le qualità della meditazione, come amore, compassione. I genitori che si avranno saranno genitori pii, religiosi, che hanno un buon modo di vita: questa è un’altra condizione. Se si hanno dei genitori che già dalla giovane età ci introducono ai valori della vita, al sentiero spirituale, sarà ancora più semplice lo svolgimento della vita, la crescita, lo sviluppo. Quello che dobbiamo fare inizialmente è eliminare quello che è chiamato il karma negativo, dobbiamo purificare gli aspetti negativi. Poi bisogna contemplare la sofferenza, riflettere sulla sofferenza, comprendere che questa è dovuta a delle cause che sono quelle che vengono chiamate i difetti mentali o i veleni mentali. Questi veleni mentali devono essere estirpati dal proprio continuum, tolti, eliminati. Il nostro lavoro principale diventa quello di eliminare i difetti mentali. Il lavoro deve essere fatto all’interno del proprio continuum mentale, deve essere interiore, interno, introspettivo. Individualmente si praticano i tre alti addestramenti: l’addestramento all’alta moralità, all’alta concentrazione e all’alta saggezza. Quando i difetti mentali vengono sradicati completamente a quel punto si ottiene la cessazione della sofferenza, quella che viene chiamata la liberazione dall’esistenza ciclica condizionata. Una volta che uno ha compreso la verità della sofferenza elimina dal suo continuum mentale le cause della sofferenza, i difetti mentali; quando questo lavoro è stato fatto e si sono eliminati i difetti mentali, a quel punto si può effettivamente lavorare per gli altri, la potenzialità del lavoro che si può fare per il beneficio degli altri diventa straordinaria. C’è la necessità non solo di liberare se stessi dall’esistenza ciclica condizionata, di uscire noi stessi completamente dalla sofferenza, ma di far sì che anche gli altri siano liberi dalla sofferenza, dall’esistenza ciclica condizionata; quindi non è solamente una necessità individuale e personale, ma questo tipo di pensiero deve essere rivolto verso tutti quanti gli esseri senzienti. Per questo è necessario guardare a tutti quanti gli esseri senzienti con grande amore e grande compassione: questa è una condizione fondamentale. La nostra condizione attuale è quella che verso gli amici abbiamo attrazione e verso i nemici abbiamo repulsione. Le attitudini che devono essere eliminate sono l’attaccamento verso gli amici e la rabbia verso i nemici. Quando non si ha attaccamento verso la persona che ci è cara e non si ha rabbia verso il nemico si genera quella che viene chiamata equanimità, che deve essere rivolta a tutti gli esseri senzienti. La condizione dell’amico è una condizione impermanente in quanto l’amico diventa il nemico e il nemico diventa amico, quindi non c’è una reale certezza riguardo l’amico ed il nemico. Il nemico del presente in una condizione passata, in un’esistenza passata, è stato amico; i ruolicambiano: l’amico diventa nemico ed il nemico diventa amico. Questo vale anche riguardo al futuro, non solo per questa vita, ma anche per le vite passate. Possiamo vedere che una persona ieri ci ha trattato male e quindi è nostro nemico; se questa stessa persona ci tratta bene diventa amico e viceversa. Questo possiamo vederlo nella vita di tutti i giorni. Questa concretezza di amico e nemico non è autentica, non è vera. Il pensiero che deve essere generato, deve essere sviluppato, è questo senso di equanimità senza né attrazione né repulsione, né vicini a qualcuno e neppure lontani da altri. Allora senza avere né attrazione né repulsione ci chiediamo se questo tipo di attitudine è sufficiente. La risposta è no, non è sufficiente avere questa attitudine di equanimità. Questo impegno di volere eliminare la sofferenza in tutti gli esseri, di voler creare le cause che portano alla felicità di tutti gli esseri è rivolto verso tutti. E’ un’attitudine mentale che deve essere generata verso tutti quanti gli esseri all’interno del proprio continuum mentale. Quando questo tipo di attitudine mentale sorge all’interno del proprio continuum mentale è quello che viene chiamato amore e compassione e che ha come riferimento tutti quanti gli esseri senzienti: è un tipo di qualità speciale. Per sviluppare amore e compassione è necessario fare un’ulteriore riflessione che è quella di osservare, vedere, la gentilezza degli altri esseri comprendere come e quanto gli altri esseri senzienti sono gentili con noi. La prima condizione è quella di vedere tutti quanti gli esseri senzienti come propria madre perché si dice che si esiste da un tempo senza inizio, perché l’esistenza dell’essere passa di vita in vita e per questo tutti quanti gli esseri sono stati nostra madre in una vita o nell’altra. Questo è il presupposto da comprendere: il tempo senza inizio. Non c’è un punto nello spazio o nel tempo dove si possa dire che sia iniziato tutto. Nella concezione che viene insegnata il tempo è senza inizio e quindi non c’è limite; non essendoci limite tutti quanti gli esseri possono benissimo essere stati nostra madre sulla base della comprensione del tempo senza inizio. Quindi guardando alla madre attuale c’è la gentilezza perché la madre è gentile con noi. Quando noi osserviamo la gentilezza di una madre ci viene spontaneo il desiderio di ripagare questa gentilezza: da qui l’importanza di osservare la gentilezza perché nasce spontaneo il desiderio di ripagarla. Quando uno sviluppa questo tipo di attitudine, quando si vede un essere, un’altra persona, proviamo gioia, c’è un senso di gioia che si genera semplicemente vedendo un’altra persona. La madre ha grande gioia verso il figlio, questo sentimento che una madre ha verso il proprio figlio, questo sentimento, questo amore questa, attenzione che la madre ha verso il proprio figlio, è quello che dobbiamo generare noi stessi verso tutti quanti gli esseri senzienti. Questo è quello che viene chiamato amore. La madre non sopporta neppure una piccola sofferenza per il proprio figlio; il desiderio che l’altro sia libero dalla sofferenza, che non sperimenti sofferenza è l’attitudine che viene chiamata la grande compassione. Questa attitudine è il desiderio che gli altri non soffrano e viene chiamata compassione. Quando noi desideriamo che gli altri siano liberi dalla sofferenza, anche dalla più banale, dalla più leggera, vuol dire che questa grande compassione è nata dentro di noi. La definizione di amore è quell’attitudine mentale che desidera che tutti quanti gli esseri senzienti, senza nessuna eccezione, ottengano la felicità. All’inizio si medita su amore e compassione verso le persone che ci sono amiche, alle quali vogliamo bene; poi si passa a quegli esseri che ci sono indifferenti; dopodiché si passa ai nemici: questo è il procedimento graduale. Quando viene fatto questo tipo di meditazione su amore e compassione, quando viene ponderata e ci sono profonde riflessioni su amore e compassione in modo vasto, allora si genera un altro pensiero che viene chiamato il pensiero straordinario: è il senso di responsabilità universale. Consiste nel dire: “Io farò qualcosa affinché gli altri ottengano la felicità” Questo senso di responsabilità universale si manifesta sulla base di una grande e lunga contemplazione di amore e compassione. Se una persona ha compassione all’interno del proprio continuum mentale è in grado di alleviare, rimuovere, la sofferenza degli altri. Se uno ha amore è in grado di essere di beneficio agli altri. Bisogna quindi meditare a lungo sull’amore che è il desiderio che gli altri ottengano la felicità; bisogna meditare a lungo sulla compassione che è il desiderio che gli altri siano liberi dalla sofferenza: queste meditazioni portano alla generazione della mente che viene chiamata “pensiero straordinario” o “responsabilità universale” che è l’impegno individuale di fare qualcosa di concreto per gli altri, è l’impegno attivo, non è più un desiderio. L’espressione successiva è :”Nel momento presente non sono in grado neanche di aiutare un solo individuo, una sola persona, per non parlare di tutti quanti gli esseri, quindi nel momento attuale non ho questa capacità di aiutare gli altri. Per poter far questo devo ottenere lo stato di buddha.” Quindi c’è questo ulteriore impulso, questo impegno a voler diventare buddha per il beneficio di tutti quanti gli esseri senzienti. Quella persona che dice di non essere felice ma che si impegna a lavorare per diventare un buddha per il beneficio di tutti quanti gli esseri senzienti ha generato bodhicitta, questa mente illuminata, all’interno del proprio continuum mentale. Quando viene generata bodhicitta all’interno del proprio continuum mentale si entra in quello che viene chiamato il sentiero mahayana o grande veicolo e praticamente si diventa figli dei vittoriosi, nel senso che si diventa dei bodhisattva. Quindi per diventare un bodhisattva, un essere illuminato, è necessario generare all’interno del proprio continuum mentale amore e compassione, non c’è altra soluzione. Noi possiamo osservare come nel cristianesimo viene posta enfasi sull’amore e sulla compassione e nello stesso modo nel buddhismo viene posta enfasi sull’amore e sulla compassione, l’importanza di queste qualità di amore e compassione. Brevemente sono state accennate le sei cause ed un effetto che sono: 1) riconoscere tutti quanti gli esseri come propria madre; 2) osservare la loro gentilezza; 3) generare il desiderio di ripagare la gentilezza; 4) amore; 5) compassione; 6) pensiero straordinario o responsabilità universale. 12 Queste sono le sei cause che danno un effetto che è bodhicitta. Quindi viene chiamato le sei cause ed un effetto per la generazione della mente illuminata. Questo tipo di addestramento mentale è estremamente importante all’interno del sentiero mahayana; all’interno dell’insegnamento di Buddha questo tipo di addestramento mentale è tenuto in grande considerazione. La persona che ha sviluppato rinuncia è in grado di sviluppare grande compassione. Se la rinuncia non è stata sviluppata bene non è possibile sviluppare compassione bene. Lo sviluppo della rinuncia è quando uno diventa consapevole della propria sofferenza all’interno dell’esistenza ciclica condizionata e quindi genera il desiderio di voler uscire dall’esistenza condizionata. Lo sviluppo della rinuncia sono queste qualità che devono essere generate bene perché se uno non ha generato personalmente il desiderio di uscire dall’esistenza ciclica condizionata, automaticamente non potrà neanche pensare di voler far uscire gli altri in quanto egli stesso non ha ancora compreso la sofferenza dell’esistenza ciclica condizionata e quindi non ha quella determinazione ad eliminare le cause che la producono. Per generare questa mente di rinuncia è necessario meditare sulle sofferenze dei reami inferiori: questa è una fase ancora precedente, è la fase dello scopo della motivazione minore. Quando una persona riflette a lungo sulla sofferenza dei reami inferiori allora diventa consapevole della sofferenza che può essere sperimentata in una condizione inferiore e farà qualcosa per non rinascere in quella condizione di disagio: questa è la fase iniziale. Quando si riflette in questo modo comprendendo che questa è una sofferenza pesante, non desiderabile né per se stessi né per nessun altro, allora comprendiamo che quello che deve essere fatto per evitare di rinascere in questa condizione miserevole è di abbandonare ciò che è malsano, praticare ciò che è sano e chiedere le energie ispiratrici ai lama del lignaggio, ai buddha e ai bodhisattva. Queste sono le cose che devono essere fatte per fermare questa condizione di sofferenza. Nella fase successiva quando si medita sulla sofferenza degli esseri umani, sulla sofferenza degli esseri celestiali, sulle sofferenze che appartengono all’esistenza degli esseri che vivono nei reami felici, a quel punto nasce il senso di rinuncia, di voler completamente abbandonare l’esistenza ciclica condizionata poiché comunque anche se sono condizioni buone c’è sempre della sofferenza di base. Per lo sviluppo spirituale è necessario conoscere la sofferenza. Quindi, come è già stato detto, ci sono la sofferenza della sofferenza, la sofferenza del cambiamento, la sofferenza che tutto pervade. Ad esempio la sofferenza della sofferenza, che è la sofferenza fisica, ce l’hanno sia le persone ricche che le persone povere, è una sofferenza cui tutti quanti sono sottoposti. E ancora alla sofferenza del cambiamento e alla sofferenza che tutto pervade sono sottoposte sia persone ricche che persone povere, tutti quanti sono sottoposti a questi tipi di sofferenza. Gli esseri celestiali non hanno la sofferenza che hanno gli esseri umani o quella che hanno gli animali, ma il loro stato di essere celestiale è uno stato impermanente, in un momento successivo la loro sarà una condizione di caduta, o come essere umano o come essere inferiore all’essere umano. Quindi anche l’essere celestiale è sottoposto a sofferenza. In breve è importante generare amore e compassione all’interno di se stessi: questo è il consiglio principale. Quando si è generata una buona attitudine di amore e compassione all’interno del proprio continuum mentale non si farà danno agli altri, non si creerà sofferenza in giro. Con questa attitudine di amore e compassione si potrà fare il bene degli altri, si potrà essere di aiuto agli altri. Il beneficio che può essere creato attraverso l’amore e la compassione che uno ha generato è vasto, non è limitato. L’aiuto che può dare chi ha questa attitudine mentale è immenso; il beneficio che fa questa persona è a lungo termine. Quando uno ha amore e compassione non ucciderà mai né esseri umani né animali. Se noi prendiamo un pesce, lo togliamo dall’acqua e lo mettiamo sulla sabbia questo comincerà a saltellare tutto, a muoversi tutto, perché dimostra una condizione di sofferenza, di disagio, di dolore. Allo stesso modo quando c’è un maiale e lo si uccide con un coltello il maiale grida perché sta soffrendo. Quando uno ha l’attitudine di amore e compassione non danneggerà mai nessuno ma sarà di beneficio, di sostegno, praticherà la generosità delle cose materiali, delle ricchezze, la generosità del proprio corpo. Un essere che ha grande amore e compassione è in grado di donare anche il proprio corpo agli altri, ha anche questa capacità, questa forza. Se uno ha amore e compassione necessariamente avrà anche pazienza. Come una mamma che è paziente verso il figlio ribelle. La qualità dell’amore e della compassione fa manifestare anche la qualità della pazienza. Quando una persona ha vero amore e compassione verso gli altri, allora è in grado di affrontare difficoltà per gli altri e riesce anche a dare agli altri, a spendere dei soldi per gli altri. Una persona che si comporta in questo modo, un essere che ha amore e compassione e quindi affronta difficoltà per il beneficio degli altri, spende dei soldi per gli altri, suscita l’ammirazione delle altre persone che hanno piacere a incontrare questa persona. Se al di fuori si riesce a fare qualcosa di concreto di aiuto verso gli altri il beneficio ritorna. Attualmente noi consideriamo importante quello che facciamo per noi stessi perché realizzare quello che noi vogliamo è qualcosa che ci aiuta, che ci beneficia. Se una cosa ci è di beneficio, allora cerchiamo di ottenerla, di realizzarla. Se si lavora per gli altri, se siamo di beneficio agli altri, questo modo di fare ci aiuta, ci beneficia. Se noi lavoriamo per aiutare e beneficiare gli altri esseri, che sono tanti, tutti gli esseri a loro volta aiuteranno noi. E’ chiaramente meglio l’aiuto di tante persone che non l’aiuto di una sola persona. Una persona che lavora per il beneficio di tante persone sarà aiutata dalle tante persone. Se si aiuta solo una singola persona saremo a nostra volta aiutati solo da questa singola persona; se si aiutano tante persone, verremo aiutati da tante persone quante ne abbiamo aiutate. Ad esempio Sua Santità il Dalai Lama viene aiutato, sostenuto, da molte persone; lui a sua volta aiuta infinite persone. Se una persona non aiuta neppure un’altra persona allora a sua volta non sarà aiutata. Se da parte nostra c’è la necessità di essere felici dobbiamo aiutare gli altri, dobbiamo fare qualcosa per gli altri, beneficiare gli altri, molti altri. Se noi beneficiamo tutti quanti gli esseri senzienti, allora saremo beneficiati da tutti gli esseri senzienti. Per aiutare effettivamente gli altri, per essere di benefico agli altri, è necessario avere amore e compassione all’interno di se stessi; lo sviluppo 14 di questo amore e compassione all’interno di se stessi è la chiave per aiutare gli altri. Questo è il punto fondamentale per poter essere effettivamente di aiuto agli altri. La qualità migliore è quella di amore e compassione che è in grado, quando la si possiede, di aiutare tutti quanti gli esseri e anche se stessi. Si può beneficiare gli altri attraverso l’attaccamento, attraverso la compassione e attraverso la fede. Si beneficiano gli altri attraverso l’attaccamento ad esempio marito e moglie, fidanzato e fidanzata, l’affetto per i figli, figli e genitori. Si beneficiano gli altri attraverso la fede nei tre gioielli. Il modo migliore in assoluto per beneficiare tutti gli esseri è attraverso lo sviluppo di amore e compassione. A noi necessita generare all’interno del nostro continuum mentale una solida base di amore e compassione, questo seme della compassione che abbiamo deve esser fatto crescere, sviluppato. Il modo migliore per aiutare gli altri è quello di portarli allo stato di buddha, però se una persona non diventa buddha lui stesso non può neanche pensare di portare gli altri allo stato di buddha. Se una persona non si è liberata dall’esistenza ciclica condizionata, non potrà portare gli altri a questa libertà perché lui stesso non si è liberato. Il modo in cui un buddha aiuta è quello di dare dei consigli, dare degli insegnamenti. Noi dobbiamo ascoltare i consigli e mettere in pratica quelli principali che sono appunto lo sviluppo di amore e compassione. All’interno di questo sono condensati anche il non danneggiare gli altri, fare azioni virtuose. Bisogna espellere da proprio continuum mentale i difetti mentali e tutte le attitudini malsane. Dobbiamo proteggere, incrementare e non far degenerare l’amore e la compassione che sono nati, fare nascere quelli che non sono nati: questo è il sistema. Da quando ci si sveglia la mattina fino alla sera che andiamo a letto non danneggiamo gli altri e cerchiamo di realizzare il beneficio degli altri: questo è il comportamento da tenere nella vita di tutti i giorni. La persona migliore è quella che non danneggia ma aiuta gli altri e lavora per il beneficio degli altri, è quella che ha questo tipo di attitudine mentale. La persona peggiore è quella che non solo non aiuta, ma crea danni su danni. La persona che non danneggia ma neppure beneficia è una persona intermedia. Noi abbiamo bisogno di essere degli ottimi uomini e necessitiamo di un ulteriore sviluppo di amore e compassione all’interno del nostro continuum mentale. Quello che viene chiamato Dharma, o sentiero spirituale, sono tutti quei sistemi che portano l’uomo alla completezza, al miglioramento, alla crescita interiore. Il centro, l’associazione, è un po’ come una fabbrica che produce uomini migliori, che lavora affinché l’uomo sia sempre migliore. Gli addestramenti che vengono fatti, che vengono praticati, servono per purificare le azioni negative; quando uno elimina le attitudini mentali negative allora lo sviluppo dell’uomo diventa più completo. La mente viene completamente purificata eliminando i difetti mentali, così rimane la purezza interiore. Quando questo contenitore è pulito dai difetti mentali allora mettiamo dentro il nettare dell’amore, il nettare della compassione e tutte le altre qualità. Quando diventeremo un ricettacolo di qualità interiori, di amore e compassione, di virtù, saremo in grado di aiutare gli altri e noi stessi. Va bene meditare un po’ di rinuncia, un po’ di amore e compassione, un po’ di rinuncia, un po’ di amore e compassione e così via: un po’ uno un po’ l’altro. Non si può aspettare di sviluppare la rinuncia prima di sviluppare amore e compassione. Quando si eliminano i difetti mentali cessa la sofferenza, si abbandona la sofferenza. Una volta che i difetti mentali sono completamente eliminati si è ottenuta quella che viene chiamata la liberazione. Le attitudini che commettiamo col corpo e con la parola (come uccidere, rubare , attività sessuale scorretta, mentire, calunniare) sono attitudini malsane, azioni negative, sbagliate, che producono sofferenza. Quando abbandoniamo queste attitudini verbali e fisiche negative vengono eliminate le cause di rinascere in una condizione inferiore di dolore e sofferenza. Quando queste dieci azioni negative (uccidere, rubare, attività sessuale scorretta, mentire, calunniare, parlare duramente o ferire, parlare senza senso, cattiveria, bramosia e visioni errate) vengono abbandonate, viene a cessare la causa che produce una rinascita sfortunata. Quindi queste azioni malsane vengono abbandonate per evitare di rinascere in una condizione sfortunata. Per uscire completamente dall’esistenza ciclica condizionata è necessario abbandonare tutti i difetti mentali: è un livello più sottile. Per aiutare tutti quanti gli esseri, il livello più alto, necessita lo sviluppo di amore e compassione; se uno vuole lavorare per gli altri deve assolutamente avere gli strumenti dell’amore e della compassione. Per realizzare il beneficio per gli altri, per tutti quanti gli esseri senzienti, è necessario ottenere lo stato di buddha, cioè diventare noi stessi un essere completamente illuminato, completamente risvegliato. Le azioni scorrette vanno abbandonate perché poi ci ritornano come sofferenza, ci producono della sofferenza. Se si prende la vita ad altri o si ruba ad altri, questo ci danneggia; se si fa attività sessuale scorretta anche questo alla fine ci danneggia. Deve essere abbandonato tutto quello che ci danneggia, che ci può danneggiare; queste attitudini ci danneggiano sia in questa vita che nelle vite successive. Da una parte subiamo le critiche degli altri: questa persona è un assassino, questa persona è un ladro, questa persona è un malfattore. Quando una persona si comporta secondo le attitudini di mentire, calunniare, creare divisioni, usare parole dure, parlare senza senso, alla fine diventa una persona non credibile. Buddha dice che non devi fare queste cose poiché ti danneggiano. Se uno non riesce ad abbandonare tutte queste azioni negative può cominciare da quelle in cui riesce. Non c’è la necessità di mentire, calunniare, prendere in giro altri per procurarsi cibo o vestiti, non sono mezzi per sostenersi. Se delle azioni se ne abbandona almeno una, questo è positivo, se non se ne fanno due è ancora positivo; la cosa migliore in assoluto è, ovviamente, non commettere nemmeno una di queste azioni negative. I propri difetti in qualunque momento, in qualunque situazione, devono essere abbandonati. E’ sempre il momento buono per abbandonare i difetti, le cose sbagliate che sono dentro di noi. Le qualità interiori devono essere sviluppate in modo continuo dentro di noi. Le qualità che devono essere sviluppate sono la fede, l’amore, la compassione, la saggezza. La citazione di Shantideva dice: “Noi stessi dobbiamo essere di beneficio a noi stessi per le vite future. Se noi non riusciamo neanche ad essere di beneficio a noi stessi, allora per le vite future diventa una cosa molto difficile”. Il modo di avere beneficio da questa vita è di chiedere le benedizioni agli esseri illuminati, le energie ispiratrici agli esseri illuminati (ai buddha, ai bodhisattva e così via), abbandonare ciò che è malsano, ciò che è negativo, e accumulare ciò che è positivo, ciò che è sano. Fondamentalmente sono questi tre aspetti: abbandonare ciò è malsano, praticare ciò che è sano e chiedere le benedizioni agli esseri illuminati. Si parla dei Tre Gioielli preziosi che sono : il raro e prezioso Buddha, il raro e prezioso Dharma, il raro e prezioso Sangha. Il Buddha è colui che ha mostrato il sentiero. Il rifugio vero, reale, diretto è il Dharma, quello che lui ha insegnato. La comunità spirituale, gli amici spirituali sono il Sangha. La persona ammalata per guarire deve necessariamente fare una cura, prendere una medicina, c’è la necessità di eliminare la malattia da parte del paziente. Ciò che elimina la malattia del paziente è prendere la medicina: quel paziente per guarire deve seguire la cura, la terapia medica e quindi la cura deve essere specifica, diretta, per il problema che ha, deve essere diretta alla malattia per contrapporsi ad essa ed eliminarla. Quindi non serve solo una medicina, ma diversi tipi di medicina in relazione a tutti i problemi che ha, diversi tipi di medicina per curare quella malattia, per eliminare quei sintomi. Per non sbagliare la cura, per prendere tutte le medicine che necessitano all’eliminazione della malattia, è necessario fare affidamento ad un dottore, ad una persona che è in grado di dare le istruzioni esatte. Noi come pazienti non siamo in grado di capire che cosa ci fa bene, però un bravo dottore sa fare esattamente la diagnosi, prescrivere le medicine giuste e stabilirne il dosaggio esatto. Nello stesso modo noi abbiamo la necessità di eliminare la sofferenza. Attraverso la pratica del Dharma, attraverso la pratica del sentiero spirituale è possibile eliminare ogni forma di sofferenza. Questo Dharma deve essere privo di errori e completo e solo un buddha, un essere illuminato, è in grado di fare questo, cioè di dare quello che è necessario esattamente e senza errore. Colui che mostra il sentiero per eliminare la sofferenza è il Buddha; il sentiero stesso, cioè tutti gli addestramenti, l’insegnamento, è l’antidoto alla sofferenza, è come la medicina. Noi seguiamo il sentiero spirituale, pratichiamo il Dharma, con lo scopo di eliminare la sofferenza. C’è anche la necessità che questo Dharma, questo addestramento, sia privo di errori. La pratica deve essere completa. Sotto la guida del Buddha seguiamo le sue istruzioni, le comprendiamo esattamente e le integriamo nella vita di tutti i giorni. Le istruzioni di Buddha sono di abbandonare anche la più piccola azione negativa: è importante essere attenti e abbandonare ogni azione negativa, anche la più piccola, e praticare tutte le azioni virtuose, positive, anche le più piccole. All’inizio c’è la necessità di conoscere esattamente ciò che è malsano e di abbandonarlo, di conoscere ciò che è sano, virtuoso, costruttivo, e praticarlo. In questa vita noi sperimentiamo felicità e sofferenza; la sofferenza che noi sperimentiamo ha delle cause che sono state create e che giungono a maturazione e lo stesso avviene per la felicità. Quindi dobbiamo creare continuamente le cause di felicità e abbandonare le cause che producono sofferenza. Il modo migliore per essere felici in questa stessa vita è quello di richiedere l’energia ispiratrice agli esseri illuminati da una parte e dall’altra, di entrare in contatto con l’energia illuminata e con gli esseri illuminati; abbandonare gli aspetti negativi, malsani, da una parte e dall’altra praticare tutti gli aspetti positivi, sani. Questo è il modo migliore per ottenere grande gioia in questa stessa vita presente, per essere felici. Comportandosi in questo modo ci sarà felicità non solo in questa vita ma anche in quelle future; nella vita prossima ci sarà una condizione di felicità maggiore. Non è sufficiente fermare la porta dei reami inferiori dopo questa vita ma è necessario liberarsi completamente dall’esistenza ciclica condizionata. Per poter uscire completamente dall’esistenza ciclica condizionata è necessario praticare i Tre alti addestramenti che sono: 1. L’addestramento alla moralità, alla disciplina, all’etica; 2. L’addestramento alla concentrazione 3. L’addestramento alla saggezza. Questi tre devono essere sviluppati, accresciuti, all’interno di noi stessi per poter eliminare le esistenze cicliche condizionate, cioè il ciclo di rinascite continue. Non è sufficiente pensare unicamente alla propria liberazione personale, bisogna attivarsi per liberare tutti gli esseri senzienti dall’esistenza ciclica condizionata: questo è il livello più alto di pensiero che l’essere umano può generare. Attualmente noi lavoriamo solamente per noi stessi, affinché noi siamo felici, affinché noi siamo liberi dalla sofferenza. Questo modo di pensare non è buono, non va bene. Il modo giusto è pensare al beneficio di tutti quanti gli esseri senzienti, questa è la motivazione che uno deve generare. Quando una persona genera all’interno del proprio continuum mentale come motivazione il desiderio che tutti quanti gli esseri senzienti siano liberi dalla sofferenza, il desiderio che tutti quanti gli esseri senzienti ottengano la felicità, questo tipo di pensiero, che pensa al beneficio di tutti quanti gli esseri senzienti, ha un beneficio universale, completo. Quindi: “Devo liberare tutti quanti gli esseri dalla sofferenza, devo portare tutti quanti gli esseri senzienti alla felicità”. Tutti quanti gli esseri sono privi di felicità, hanno questa caratteristica comune, tutti quanti gli esseri devono sperimentare il dolore e quindi è necessario riflettere in questo modo e generare un senso di grande compassione. La considerazione che deve essere fatta è quella di vedere tutti quanti gli esseri come propria madre e fare qualcosa per tutti quanti gli esseri che sono privi di felicità e sperimentano la sofferenza. Come una madre vede un figlio ammalato e se ne dispiace e si attiverà per eliminare la sua sofferenza, così devono esser visti tutti quanti gli esseri e dobbiamo attivarci perché tutti quanti gli esseri rimangano privi della sofferenza e gli si dia la felicità. Se un figlio vede la propria madre completamente pazza che si sta avvicinando verso un burrone e che sta per cadere non permetterà che precipiti ma farà qualcosa pensando che si tratta della propria madre; così tutti quanti gli esseri che hanno questi difetti mentali all’interno del proprio continuum mentale sono come dei pazzi e non conoscono il significato del Dharma, del sentiero spirituale. Sono come degli uomini ciechi e accumulano sempre azioni negative che producono continua sofferenza e dolore a se stessi e agli altri. E’ quindi necessario generare compassione. La considerazione è questa: una madre cieca in preda alla follia che si dirige verso un precipizio, può essere aiutata solo dal figlio. Tutti quanti gli esseri senzienti sono nostra madre, sono in questa condizione di difetti mentali, non sanno distinguere che cosa è buono, che cosa è sano, che cosa è malsano, a volte sono resi ciechi dalla confusione, in preda ai difetti mentali, e quindi questa è una condizione così miserevole da portare necessariamente ad una generazione di compassione, di desiderio che questi esseri siano liberi dalla sofferenza. La compassione sgorga da queste considerazioni, è questo quello che si vuole dire quando si dice di generare compassione, avere il punto di riferimento in tutti quanti gli esseri e vedere tutti quanti gli esseri con un’attitudine di grande compassione. Dalla generazione di questa compassione c’è l’impegno di lavorare per portare gli esseri alla felicità, per portarli al di là del dolore; dal sorgere di questa compassione ci si attiverà con impegno per aiutare tutti quanti gli esseri. Non c’è nessun essere che desidera neppure la più piccola delle sofferenze: questa è una cosa comune a tutti quanti gli esseri. Tutti quanti gli esseri desiderano ottenere la felicità, non si è mai contenti, si vuole essere sempre più felici. L’attitudine da generare è quella di attivarsi per far sì che gli altri non abbiano neanche la più piccola sofferenza e che abbiano sempre più felicità. Dobbiamo portare a compimento questo: eliminare la sofferenza e portare felicità. Una persona che pensa solo a se stessa ha un modo di pensare che non va bene perché è un modo di pensare egoistico. Questa persona che dice “Bene io, bene tutti” e si attiva, ruba, uccide, diffama per il proprio tornaconto, sta accumulando tanta di quella energia negativa che sperimenterà successivamente grande dolore e grande sofferenza. Questo tipo di egoismo è qualcosa che deve essere abbandonato in quanto crea tanta sofferenza. Una brutta malattia fisica ci darà grossi problemi, grosse sofferenze, l’attitudine malsana egoistica è come un tumore maligno, ci porterà sempre problemi, sempre sofferenza. Questo è quello che viene chiamato “Prendersi cura esclusivamente di se stessi” ed è un’attitudine che deve essere rimossa, deve essere abbandonata. Lama Ciopa dice che tutte le virtù, le qualità, le cose desiderabili per se stessi e per gli altri, tutto ciò che è benefico, tutto ciò che è salutare vengono dall’attitudine di prendersi cura degli altri. Quando uno ha l’attitudine di prendersi cura degli altri ne consegue grande benessere e felicità; la persona che ha generato quel tipo di attitudine ottiene tutte le fortune, tutte le felicità, tutto ciò che è desiderabile, tutto ciò che è sano. Se anche tutti gli esseri del mondo dovessero rivoltarsi contro di noi l’attitudine che uno deve avere è comunque quella di beneficio verso gli altri; anche se tutti fossero contro di noi, se tutte le persone venissero contro di noi l’attitudine che deve essere comunque generata è un’attitudine di beneficio, di aiuto, anche se tutti quanti diventano nemici in un colpo solo l’attitudine deve essere comunque di aiutare, di beneficiare.
Quella che viene chiamata l’attitudine egoistica, distruttiva, è quell’attitudine che usa gli altri per se stessi: ruba, uccide, con l’interesse esclusivo e unico di se stessi, mentre l’attitudine di prendersi cura degli altri è quell’attitudine che lavora per la felicità degli altri, affinché gli altri siano felici, affinché gli altri siano liberi dalla sofferenza, quindi sono mentalità opposte. Se si danneggia, se si creano danni agli altri, se si fanno soffrire altre persone, questo modo di comportarsi crea della energia negativa che a sua volta ritorna su se stessi in forma di sofferenza, di difficoltà, di problemi. L’attitudine che si prende cura degli altri non solo non li danneggia ma fa qualcosa di benefico per gli altri, qualcosa di utile agli altri. Se uno fa del bene agli altri, crea benessere agli altri, accumula dell’energia positiva, del karma positivo che darà come risultato a se stessi felicità. Quando una persona si prende cura degli altri, effettivamente entra nel flusso di prendersi cura degli altri più che di se stesso, allora genera la mente di bodhicitta, la mente illuminata e quindi ha la possibilità di diventare un Buddha.
Anche se una persona non riesce ad avere questa mente altruistica, però ha la considerazione, sente che la cosa è giusta, questo già purifica tantissima energia positiva. Il solo pensare che l’altruismo è una cosa positiva, anche se non lo si è realizzato, è di grande beneficio. Quando si parla di mahayana, del grande veicolo, fondamentalmente si intende questo altruismo, questa mente altruistica, il grande amore, la grande compassione. I Buddha sono diventati tali proprio perché si sono occupati più degli altri che di se stessi, hanno sviluppato questa mente altruistica. Noi siamo come siamo nel presente perché pensiamo comunque unicamente a noi stessi, la nostra condizione presente è dovuta a questa attitudine egoistica. La condizione di buddha è dovuta allo sviluppo della mente altruistica. Buddha ha generato la perfezione della generosità: dare qualunque possedimento materiale, dare il proprio, parte del corpo, la propria vita, comunque una generosità perfetta a tutti i livelli dal punto di vista del dare cose materiali, dare protezione, dare amore, dare insegnamento. Quando una persona pensa con altruismo “Possa quell’altra persona essere felice, essere libera dalla sofferenza”, se l’altro se la prende con noi, ci aggredisce, in noi non sorge della rabbia perché abbiamo coltivato questo pensiero. Dobbiamo comprendere che l’attitudine egocentrica è la causa di tutti i problemi, di tutte le sofferenza, dalle più piccole alle più grandi; quindi questa attitudine egocentrica deve essere abbandonata. Il prendersi cura degli altri è causa di tutte le qualità desiderabili per se stessi e per gli altri, ed è causa di felicità straordinaria, di grande felicità. Generare la motivazione altruistica di pensare di prendersi cura degli altri, pensare di generare la mente illuminata è di beneficio a se stessi. E’ importante meditare su questi aspetti. Le quattro meditazioni illimitate sono: possano tutti quanti gli esseri essere liberi dalla sofferenza e dalle cause della sofferenza; possano tutti quanti ottenere la felicità e le cause della felicità; possano tutti quanti gli esseri rimanere in uno stato di equanimità; possano tutti quanti avere gioia. Queste quattro meditazioni illimitate devono essere praticate, si deve fare meditazione su queste. 20 Meditazione letteralmente vuol dire familiarità. Ci si deve familiarizzare con queste quattro meditazioni illimitate. Attraverso l’attenzione e la memoria bisogna essere vigili all’attitudine egocentrica, vedere quando questa attitudine egocentrica sorge, vederla da vicino, non farsi sommergere. E’ possibile eliminare questa attitudine egocentrica che è sbagliata. La mente altruistica che non è sorta può sorgere dentro di noi e quella che è sorta può incrementarsi sempre di più, può crescere ancora.
Quando si parla si se stessi e gli altri in poche parole vuole dire che l’attitudine deve essere quella di perdere noi stessi e far guadagnare agli altri. Quello che deve essere meditato è di prendere le sofferenze, i problemi, le negatività degli altri, prenderli su se stessi. Quindi dobbiamo prendere i problemi, le difficoltà, le sofferenze degli altri su di noi. Le proprie qualità, i propri possedimenti, le proprie ricchezze, le proprie virtù, il proprio corpo, i propri meriti, vanno donati agli altri in forma di felicità. La preghiera di Lama Ciopa chiede alle energie ispiratrici e agli esseri illuminati: “Possa, in qualunque momento storico prendere su di me tutti i problemi e le sofferenze di tutti quanti gli esseri e possa dare la mia felicità, il mio benessere, il beneficio di felicità, a tutti quanti gli esseri”. Questa pratica è quella che viene chiamata il prendere e dare, in tibetano si dice Ton len. Tutta questa pratica è legata al respiro, è unificata con la meditazione sul respiro. Quando uno inspira pensa di prendere le sofferenze di tutti quanti gli esseri su di sé in forma di luce nera, quando espira pensa di mandare la felicità a tutti quanti gli esseri in forma di luce bianca. E’ quindi un addestramento legato al respiro: prendere le sofferenze e dare le felicità. Non si riesce a farlo subito all’inizio, però meditando e familiarizzandosi su questo uno riuscirà sempre meglio a fare questo. Le preghiere del bodhisattva sono: “Possa io andare al posto di quegli esseri che sono costretti, a causa dei difetti mentali, a trovarsi in condizioni di sofferenza, di estrema sofferenza, negli inferni, fra gli animali, in spiriti; possa io sperimentare questa sofferenza al posto loro”. Questo è il pensiero del bodhisattva, dell’essere illuminato, di colui che ha generato bodhicitta. Da un trattato si dice: “Con il significato di aiutare l’altro, di proteggere l’altro, di sostenere gli altri, possa io rinascere in condizioni difficili, avverse, di grandi sofferenze, per aiutare gli altri”. Questa è una preghiera che viene fatta. Anche nel comportamento umano possiamo vedere la madre che per il proprio figlio è capace di ammalarsi, è capace di sacrificare completamente se stessa. Quindi questa è una cosa che è possibile. Una madre accetta tutti i sacrifici per il beneficio del figlio: andare in giro con dei vestiti consumati, molto poveri, mangiare poco cibo; praticamente è capace di togliersi il cibo dalla bocca per il beneficio del figlio, la madre è capace di fare tante cose per l’amore che verso il proprio figlio. Questo tipo di madre farà qualunque cosa per portare felicità al proprio figlio, per tenerlo lontano dalla sofferenza, si prodigherà in mille e mille modi diversi per questo. Nello stesso modo il bodhisattva, l’essere illuminato, farà qualunque cosa per essere di sostegno, di aiuto per gli altri. Questo è l’ideale, il modo di vita, del bodhisattva. Dobbiamo tenere in considerazione che il bodhisattva non aveva già amore e compassione ma era una persona ordinaria, normale, che attraverso lo sforzo, l’impegno, la perseveranza entusiastica, ha sviluppato e generato questo grande amore e questa grande compassione. Se noi vogliamo generare bodhicitta all’interno del nostro continuum mentale possiamo farlo, abbiamo questa potenzialità di generare la qualità innata all’interno di noi stessi. L’attitudine che abbiamo di pensare solo a se stessi e non preoccuparci minimamente degli altri può essere rimossa, distrutta. Quando l’attitudine altruistica del prendersi cura degli altri aumenta sempre di più, non c’è spazio per l’attitudine egocentrica che quindi diminuisce. L’attitudine altruistica che può crescere sempre di più è in conflitto con l’attitudine egocentrica. L’attitudine altruistica e quella egocentrica combattono, sono in continuo conflitto, dipende da noi quale si vuol far prevalere di queste due. Attualmente l’attitudine egocentrica è più forte, è maggiore, dell’attitudine altruistica. E’ positivo quando riusciamo a cambiare questa posizione, quando riusciamo ad aumentare la nostra attitudine altruistica e a diminuire la nostra attitudine egocentrica. C’è la necessità di eliminare l’attitudine egocentrica perché questa fondamentalmente danneggia noi e gli altri e le cose che ci danneggiano devono essere eliminate. Invece l’attitudine altruistica aiuta sia noi stessi che gli altri e quindi questa attitudine deve essere coltivata, protetta come un germoglio, e fatta crescere. L’attitudine altruistica lavora bene mentre l’attitudine egocentrica fa male il lavoro, si attiva in modo sbagliato. L’attitudine egocentrica, egoistica, uccide, ruba, commette attività sessuale scorretta, mente, calunnia, dice parole dure, parla senza senso, crea disarmonia e quindi c’è cattiveria, c’è bramosia, c’è confusione, ci sono visioni errate. Le attitudini egocentriche fanno fare tutte queste cose. Invece l’attitudine di prendersi cura degli altri non danneggia nessuno, pratica la generosità, fa meditazione, medita sull’amore, medita sulla compassione, realizza il beneficio degli altri e realizza lo stato di buddha. Possiamo vedere che l’attitudine altruistica è di beneficio. L’attitudine altruistica e quella egocentrica devono essere cambiate: la forza deve essere ridotta da una parte e aumentata dall’altra. L’amore e la compassione sono parte dell’altruismo e aiutano sia gli altri che noi stessi e sulla base di amore e compassione è possibile generare la mente illuminata ed è possibile ottenere lo stato di buddha. L’amore e la compassione sono un bell’oggetto. Dobbiamo meditare per lungo tempo su amore e compassione con l’unico scopo di beneficiare gli altri. Il modo di beneficiare gli altri è quello di diventare un buddha. Quando l’amore e la compassione crescono bene dentro di noi allora il pensiero di aiutare, di beneficiare, diventa saldo dentro di noi. Con la motivazione di amore e compassione c’è la necessità di diventare un buddha. Quando si è ottenuto lo stato di Buddha è possibile fare il bene di tutti gli esseri senzienti. E’ importante chiedere le energie ispiratrici agli esseri illuminati, ai Buddha, per ricevere le benedizioni che ci permettono di crescere; da parte dei buddha c’è amore e compassione, aiuto spontaneo, da parte nostra noi dobbiamo chiedere l’aiuto, fare delle preghiere, chiedere le energie ispiratrici. La compassione infinita degli esseri illuminati e dei buddha viene rappresentata come un gancio, la fede del praticante verso gli esseri illuminati viene considerato come un anello. Quindi questo gancio della compassione per poter far crescere la persona, il praticante necessita dell’anello della fede in modo da agganciarlo e tirarlo su. Se non c’è questo anello della fede non c’è modo di afferrare con il gancio della compassione. Quindi è importante la fede in questo senso, cioè nel senso che diventa strumento di ispirazione in quanto attraverso la fede è possibile ricevere le benedizioni delle energie ispiratrici per crescere. Il modo in cui ci aiutano è attraverso il loro insegnamento, le loro parole, i loro scritti. Se uno dice di non aver fiducia nelle scritture allora non c’è modo per i Buddha di aiutarlo. Continuamente i buddha ci hanno dato, ci danno e ci daranno consigli per la nostra crescita individuale, per lo sviluppo interiore, quindi questo è un flusso continuo ininterrotto e senza tempo. Quando una persona ha l’attitudine, con ammirazione e rispetto, di ascoltare il Buddha e di mettere in pratica quello che gli viene detto va bene, questo è il giusto modo in cui ci si deve mettere in relazione. Lo stadio intermedio del praticante è eliminare i difetti mentali dal proprio continuum mentale. Lo scopo superiore, il più alto, è quello di eliminare l’attitudine egocentrica. Sulla base di questo attraverso la perseveranza entusiastica, attraverso la concentrazione e attraverso la saggezza si medita sulla vacuità. Quando uno parla di vacuità e dice: “I fenomeni non sono esistenti”, non è meditare sulla vacuità. Una persona che afferma un’attitudine nichilista dicendo che i fenomeni non esistono ha una visione errata. Dire che i fenomeni non esistono, che le cose non esistono, è una visione errata, sbagliata. E’ ancora sbagliato affermare la visione che dice che i fenomeni sono realmente esistenti, indipendentemente esistenti. Quando uno dice che i fenomeni esistono in dipendenza dalle parti e sono vuoti di una esistenza inerente ha un modo di pensare giusto. C’è una citazione da Nagarjuna che dice: “Non esiste fenomeno senza il sorgere dipendente, senza dipendere. Tutti i fenomeni esistenti esistono in dipendenza da qualche altra cosa, sorgono dipendentemente”. Non c’è nessun fenomeno esistente che non sia vuoto in questo senso, quindi la caratteristica di un fenomeno è che sia vuoto e che sia dipendente, interdipendente. Quando si parla di vuoto si parla di vuoto di una esistenza indipendente, inerente. Cioè non esiste un fenomeno che sorge dalla sua parte, senza dipendere da cause e condizioni. I fenomeni sono vuoti di un’esistenza inerente e quindi sorgono dipendentemente. Ad esempio il registratore esiste, perché lo vediamo, però esiste in dipendenza da tutte le parti che lo compongono. Un registratore senza le sue parti non esiste, quindi è vuoto in quanto dipende dalle parti. Lo stesso per l’io della persona: l’io esiste in dipendenza dal corpo e dalla mente. Questo io che esiste in dipendenza di corpo e mente è vuoto di un’esistenza inerente in quanto esiste in dipendenza di corpo e mente: questo è quello che viene chiamato la mancanza del sé sottile. L’io che esiste in dipendenza di corpo e mente, in dipendenza dalle parti, è quello che viene chiamato la mancanza del sé sottile. Quando si dice “La persona che mi è avversa è di qua, la persona verso la quale ho attaccamento è da quest’altra parte, io sono qua, lui è là” sono modi di pensare che si afferrano ad un sé intrinseco. La cosa che esiste come la si vede, in un modo concreto, solido, indipendente, senza dipendere dalle parti, concreta, che non si riesce a cambiare, è quello che viene chiamato l’afferrarsi al sé, che può essere il sé della persona o il sé dei fenomeni. Quindi quando si comprende che qualunque fenomeno esistente, sia interno che esterno, dipende dalle parti allora si comprende il modo corretto di esistenza dei fenomeni che è opposto all’afferrarsi al sé. L’afferrarsi al sé in modo indipendente, concreto, e il modo di esistenza reale dei fenomeni, che cioè sono vuoti di una esistenza indipendente e quindi sorgono dipendentemente, sono in lotta tra di loro. Nel momento in cui l’attitudine sbagliata di afferrarsi al sé della persona e delle cose diminuisce, automaticamente aumenta la comprensione del modo di esistenza reale dei fenomeni. Quando uno medita ripetutamente sulla vacuità e sul modo di esistenza dei fenomeni, il modo reale, il modo in cui le cose realmente esistono, allora a quel punto viene completamente dissipata tutta l’ignoranza, tutta l’oscurazione. Nel momento in cui si realizza il modo di esistenza dei fenomeni tutta l’ignoranza scompare. Dobbiamo generare noi stessi l’antidoto, dobbiamo generare dentro noi stessi la saggezza che realizza il modo di esistenza dei fenomeni in modo da eliminare l’ignoranza. Questa saggezza è qualcosa che deve essere generata dentro di noi per eliminare tutti gli aspetti negativi e principalmente quello che viene chiamato l’ignoranza che si afferra al sé. Quando questa ignoranza viene abbandonata quando i difetti mentali vengono abbandonati, allora si ottiene lo stato di buddha. Quando uno ha generato bodhicitta allora entra nel sentiero dell’accumulazione che è uno dei cinque sentieri mahayana. Il sentiero dell’accumulazione è diviso in tre: piccolo, medio e superiore. Nel sentiero dell’accumulazione mediano necessita la concentrazione. Dopo l’accumulazione c’è il sentiero della preparazione poi c’è il sentiero della visione, poi quello della meditazione e poi si diventa Buddha. E’ importante lo studio del Dharma al fine di diventare Buddha, questa è una cosa che richiede tempo.
Fonte https://www.facebook.com/ciampa.yesce?fref=ts che ringraziamo con tutto il cuore.