Ven. Ghesce Yesce Tobden: Abbandonare le dieci azioni negative
2. Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden al Centro Ewam, Firenze.
Ecco perché nell’autodisciplina morale, che è uguale per tutti quanti, almeno nel sentiero interiore, è indicato di abbandonare le dieci azioni negative, tra le quali abbiamo: abbandonare l’uccidere, abbandonare il rubare, abbandonare l’avere rapporti sessuali scorretti, tipo adulterio, abbandonare il mentire e via dicendo. Dobbiamo abbandonare queste cose perché queste sono le azioni che portano danneggiamenti, che danneggiano, che feriscono, che disturbano gli altri e quindi diventa importante evitarle.
Diventa importante per esempio, abbandonare la prima, l’uccidere. E’ importante perché come noi riteniamo la nostra vita estremamente preziosa, sacra, estremamente importante, è allo stesso modo uguale anche per tutti gli altri. Tutti gli altri considerano la propria vita preziosa come noi consideriamo preziosa la nostra. Perciò diventa importante evitare di uccidere.
Allo stesso modo dobbiamo abbandonare il rubare. Se avessimo accumulato dei beni materiali con il nostro sudore personale, con la fatica, e qualcuno ci prendesse i nostri beni materiali, i possedimenti, ci danneggerebbe. Allo stesso modo se vengono rubati i possedimenti degli altri, che sono stati accumulati da loro con sudore, essi vengono danneggiati. Dobbiamo abbandonare il raccontare la menzogna perché interferisce e ostacola il compimento dell’obiettivo, o scopo, personale, e inoltre impedisce e ostacola il compimento degli obiettivi degli altri. E via via allo stesso modo.
Abbiamo, quindi, questo tipo di spiegazione per tutte le altre rimanenti azioni, quindi abbiamo dieci azioni negative da abbandonare. L’importanza di abbandonare le dieci azioni negative è molto semplice: devono essere abbandonate perché altrimenti danneggiano gli altri.
Abbandonare queste dieci azione negative aiuta gli altri; quando noi abbandoniamo queste dieci azioni negative noi aiutiamo gli altri, quando noi aiutiamo gli altri diventa una azione positiva, quando l’azione diventa positiva, allora l’effetto sarà positivo. Siccome l’azione è positiva, quindi diventa importante abbandonare le azioni negative. Al contrario, praticare le dieci azioni negative significa danneggiare gli altri, quindi diventa un’azione negativa e l’effetto sarà negativo. Ecco perché compiere delle azioni negative è una cosa sconveniente, una cosa che noi chiamiamo errore e non è di nessuna utilità né per se stessi né per gli altri. Per questo motivo è meglio abbandonare le dieci azioni negative.
Invece, le dieci azioni positive, cioè l’opposto delle dieci azioni negative, sono delle qualità, cioè vuol dire che sono qualità che dovremmo realizzare dentro di noi, dobbiamo far nascere queste qualità dentro di noi.
San-ghie in tibetano vuol dire “essere illuminato” La prima san significa “essere completamente liberi da qualsiasi qualità negativa” ghie vuol dire “aver sviluppato al massimo tutte le qualità positive”. Quindi san-ghie è “colui che ha perfezionato l’abbandono di tutto ciò che è negativo, quindi le qualità negative, e che ha perfezionato lo sviluppo delle qualità positive”.
Di fronte a questo alcuni possono lamentarsi dicendo che nel buddhismo la cosa non cambia più che tanto rispetto alle altre religioni, anche nel buddhismo si dice che non devi fare questo, non devi fare quello, non devi fare quell’altro e invece devi fare questo, quello, quell’altro.
Bisogna capire perché noi diciamo di abbandonare certe cose, bisogna capire le spiegazioni che stanno dietro.
Perché noi sosteniamo l’importanza di abbandonare certe cose, cioè diciamo non fare quello? Dire di non fare quello significa evidentemente che facendo quella cosa si danneggia soprattutto noi stessi e poi certamente anche gli altri. Per questo motivo noi diciamo di non fare quello.
Qualcuno, poi, potrà pensare che il buddhismo ci dice che dobbiamo comportarci in questo modo, essere positivi, bisogna comportarsi positivamente e non negativamente, tutto sommato come nell’insegnamento di altri sentieri spirituali, quindi si può dire che lo sappiamo già, che siamo già educati anche nel cristianesimo.
Tutto questo non ci riguarda molto, non è problema che ci preoccupa particolarmente, ciò che dovremmo invece pensare è quello che noi realmente desideriamo, cosa noi vogliamo, cosa stiamo cercando. Noi vogliamo essere felici, questo è un punto fondamentale, noi non vogliamo essere infelici, questo è un altro punto fondamentale. Ciò che ci interessa sono questi due punti fondamentali. Allora, visto che questi due punti sono due punti fondamentali che ci interessano, allora, visto che vogliamo essere felici, bisogna fare in modo di realizzare il nostro desiderio di essere felici e, allo stesso tempo, bisogna fare in modo di essere liberi dalla infelicità. Per questo motivo diciamo che per essere felici occorre accumulare, mettere insieme le cause e condizioni che fanno maturare la felicità e per essere liberi dalla infelicità dovremo abbondare quelle cause e condizioni che rendono infelici. Nel Canto del venerabile Milarepa, un altro personaggio famosissimo, troviamo un verso che ci dice: “Se noi non conosciamo ciò che è positivo e ciò che è negativo, quindi ciò che è utile per noi e ciò che è inutile per noi, e quindi se noi non conosciamo il rapporto tra causa ed effetto, il loro funzionamento, non sapendo queste cose agiremo erroneamente, con difetti, con sbagli. Quindi, verranno accumulate le azioni negative, sbagliate, verrà accumulato karma negativo e l’effetto sarà negativo. Per esempio una rinascita infelice, cioè la rinascita in una esistenza inferiore. Per questo motivo, per evitare tutta una serie di conseguenze negative di vita sempre peggiore, dovremo applicare la massima coscienziosità, la massima attenzione, la prudenza, iniziando col conoscere ciò che è positivo e ciò che è negativo: è la partenza elementare. Poi dovremo continuare a progredire sempre di più applicando il più possibile la coscienziosità.”
Se una persona è vissuta positivamente, quindi ha accumulato sufficientemente delle azioni positive ed ha abbandonato abbondantemente le azioni negative, quando arriverà il giorno della sua morte sarà molto felice di morire, si sentirà sicura; innanzitutto sarà molto contenta di come ha vissuto e poi sarà fiduciosa di come sarà il suo futuro.
A Dharamsala, a nord dell’India dove vive il Dalai Lama e dove si trova la sede del governo tibetano, c’è un monaco giovane il cui padre era macellaio. Il giorno della morte il padre affrontò la sua morte molto tragicamente, è stata una esperienza particolarmente brutta e drammatica, assistito da suo figlio. Il figlio, vista la morte drammatica del padre, ha cambiato mestiere, ha abbandonato la professione di macellaio ed è diventato monaco.