Lama Yesce: morte, bardo, rinascita.
Il sentiero rapido del Tantra offre un approccio più radicale ai problemi della vita. Problemi che nascono dall’approccio incontrollato alla morte e da ciò che ne consegue.
Morendo senza consapevolezza siamo spinti ad entrare senza controllo in uno stato intermedio (bardo), da dove sperimenteremo una rinascita incontrollata che ci porterà ad un’ altra vita e un’ altra morte condizionatamente.
La ruota dell’ esistenza ciclica continua a girare, trascinandoci da una esistenza insoddisfacente all’altra.
La morte non e’ affatto un problema, e’ una preziosa opportunità!
Il processo della morte offre la straordinaria occasione di sperimentare la sottile penetrante mente di chiara luce, colma di suprema beatitudine.
Tuttavia la maggior parte di noi non e’ in grado di trarne alcun vantaggio non avendone un consapevole controllo per cui da un’ opportunità di liberazione si torna ad un’ altra esistenza di confusione.
Da sempre l’ esperienze di morte, bardo e rinascita non vengono sfruttate per questa ricorrente e incontrollabile ansia /confusione.
Dato che la cura e’ simile alla malattia, a differenza della saggezza della vacuita’ che si oppone all’ ignoranza dell’ attaccameto all’ io, le forze che normalmente portano alla sofferenza e confusione possono essere usate invece per generare chiarezza e per realizzare la propria natura tramite la via del Tantra.
Cambiare l’esperienza della morte, del bardo e della rinascita nel sentiero dell’illumanazione è una realtà.
Il nostro attuale corpo fisico e’ in gran parte un ostacolo essendo degenerante di momento in momento, soggetto a malattie e catalizzatore di sofferenze.
Con gli insegnamenti del tantra, invece, il corpo umano diventa un prezioso strumento per il raggiungimento dell’ elevazione spirituale.
I quattro elementi costituenti il corpo fisico sono: terra, acqua, fuoco, aria piu’ le energie (prana) associate tra loro.
Contiene le gocce rosse e bianche provenienti rispettivamente dalla madre e dal padre – necessarie per far sorgere l’energia piena di beatitudine della kundalini.
Bisogna approfittare di questa preziosa rinascita umana e non sprecarla in attivita’ samsariche prive di senso come l’ accumulo di proprieta’ materiali e la “pratica” di attaccamenti mentali egocentrici.
Realizzando totalmente la propria natura illuminata, si ottengono simultaneamente il dharmakaya, il sambhogakaya e il nirmanakaya.
Questi tre kaya o corpi si sviluppano sempre durante il graduale processo della morte, stato intermedio e rinascita.
Per iniziare cominciamo con l’ identificare la morte con il processo di separazione della mente dal corpo.
Se la separazione e’ prodotta da cause naturali puo’ avvenire nel corso di alcune ore o giorni, piu’ rapidamente come nel caso di un incidente.
Il corpo non perde conoscenza improvvisamente, ma per gradi, quando i quattro elementi uno per volta perdono la capacita’ di sostenere il corpo fisico.
All’inizio si assorbe l’ elemento terra nell’elemento acqua e cosi’ via fino all’assorbimento nella stessa coscienza.
Quando si afferma che l’ elemento terra si assorbe nell’ elemento acqua significa che i costituenti solidi del corpo gradualmente perdono la loro capacita’ di funzionare e non sono piu’ collegati alla mente del morente gli elementi liquidi appaiono piu’ forti ed evidenti. Si presentano alcune tipiche visioni.
Quando le persone ordinarie muoiono sono prive di controllo e dato che durante la loro vita non si sono esercitate per affrontare questo momento, rimangono sopraffatte dall’ esperienza della morte, sconcertate dal fatto che gli elementi del corpo perdono il loro equilibrio e cassano di operare in modo armonico. Per esse diventa molto difficile se non impossibile rimanere calme e consapevoli di quello che sta’ accadendo, perche’ sembra loro di trovarsi come nel mezzo di un violento terremoto. La morte viene vissuta come una serie di terribili allucinazioni, un disastro colmo di incubi. Invece per chi e’ pronto le stesse visioni che causano panico agli altri possono portare una pace straordinaria aumentando la chiarezza e la percezione interiore!
Secondo la psicologia buddhista se un oggetto causa soddisfazione oppure no dipende da una precedente decisione, presa dalla vostra mente.
Ancora prima di vedere un particolare oggetto la vostra mente ha gia’ deciso: “Questo mi fara’ felice” e entrandone in contatto visivo, pensate: “Oh, e’ veramente bello.”
Lo stesso vale per una reazione negativa. La nostra mente ha gia’ deciso che una tale persona vi e sgradita e quando la incontrerete ne sarete spiacevolmente scontenti.
Tutte le cose positive apparentemente reali, che ci piacciono; e quelle negative, che ci disgustano sono, in realta’, creazioni della nostra mente. (…)
Il buddhismo insegna che per vivere felici e per morire felici dobbiamo riconoscere in modo esatto cio’ che avviene, senza essere sviati e ottusi dalle apparenze.
Nella nostra vita prendiamo la cattiva abitudine di rapportarci alle cose o con avidita’ o con paura e non sara’ una sorpresa se, al momento della morte, quando tutto sembra cadere in pezzi, saremo preda di una grande confusione.
La soluzione consiste nell’imparare a considerare tutti i fenomeni come semplici apparenze che si presentano nella mente, prive anche di un solo atomo di esistenza a se’ stante. In questo contesto tutte le cose sono come illusioni. La stessa comprensione dovrebbe essere applicata alle visioni che appaiono, una dopo l’altra, alla nostra coscienza durante il processo della morte. Dovremmo familiarizzarci con quello che ci aspetta al momento della nostra morte, per poter gestire queste illusioni, invece di esserne travolti e piombare nella confusione. Cosi’ potremo essere liberi.
Fasi e relative visioni del processo della morte
Proviamo a pensare cosa potrebbe succedere se, non avendo praticato e senza alcuna preparazione, dovessimo morire in uno stato di grande angoscia e turbamento.
Disperati, in cerca di sicurezza ci aggrappiamo strettamente a un presupposto concreto senso di “IO”, piombando nel panico quando il fondamento dell’ identita’ dell’ ego – il nostro stesso corpo – inizia a disintegrarsi.
Mentre l’elemento terra del nostro corpo si deteriora e l’ elemento acqua sembra acquistare preponderanza, la nostra mente cade preda dell’ allucinazione di un miraggio tremolante, di colore azzurro-argenteo.
Ci sentiamo soffocare e in trappola, come se il nostro corpo venisse seppellito sotto terra o travolto da una valanga.
Poi l’ elemento acqua si assorbe nell’ elemento fuoco, e appare la visione di volute fumo.
Mentre cio’ avviene, possiamo sentirci come se stessimo annegando o come se venissimo trascinati via da violente correnti d’ acqua.
In seguito, l’ elemento fuoco si dissolve e gradualmente il nostro corpo si raffredda.
Percepiamo una visione come di scintille che di notte danzano sopra un fuoco; alcune persone qui gridano, pensando che il proprio corpo venga consumato dalle fiamme.
Alla fine si dissolve l’ elemento aria, o vento, il nostro respiro si riduce di molto, ci sentiamo come una foglia sballottata nel vento e facciamo l’esperienza della visione di una fiamma nel buio, in procinto di spegnersi.
Come nel caso di una candela quando sta’ per finire, la fiamma improvvisamente si ravviva come per esplodere in un gettito finale di energia.
Il nostro respiro che e’ diventato sempre piu’ affannoso, ora cessa completamente.
Al mondo esterno noi ora sembriamo morti (e questo spesso e’ il segnale che fa scoppiare in lacrime coloro che ci circondano).
Ma non siamo ancora morti.
I quattro elementi grossolani e le menti concettuali hanno cessato di funzionare, ma i sottili livelli di coscienza devono ancora assorbirsi. (…)
Questo eterno cambiare e trasformarsi delle cose, che comporta inevitabilmente un continuo alternarsi di esperienze felici e dolorose del corpo e della mente non è però un meccanismo ineluttabile senza via di scampo. Se ne può uscire, si può fare cessare, interrompere, risalendo a ciò che era in origine, un’origine senza tempo, passando dalla mente comune, alla natura ultima della mente, alla sua essenziale natura o modo di essere che è rappresentato dal visvavajra o doppio scettro.
La cosmologia buddhista tibetana ci insegna che all’inizio di ogni nuova manifestazione ciclica dell’universo, quando non esiste nulla, poiché l’universo precedente è stato riassorbito nel vuoto, la prima manifestazione in assoluto è il visvavajra. Dal nulla si automanifesta questo puro stato di coscienza che è eterno, perfetto, chiaro, luminoso, assolutamente indistruttibile e inalterabile. Pace perfetta, autocosciente e autorisplendente che è anche la natura ultima della mente, della nostra stessa mente: questo è lo stato che raggiunse il Buddha, questa è la nostra vera natura e la vera natura di ogni essere senziente.
TRATTO DA: ”La Via del Tantra – Una visione di totalità” di Lama Yesce, Chiara Luce Edizioni http://www.chiaraluce.it/ di cui si consiglia la lettura.