Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche, nell’ambito della pratica Mahamudra illustra il pensiero buddhista sulla fisica moderna, su vacuità e compassione e sull’importanza della sillaba HUNG nella meditazione.
Appunti e domande del Dr. Luciano Villa e dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: Alcuni scienziati occidentali ritengono che la mente sia composta solo di reazioni chimiche ed impulsi elettrici che risiedono nel cervello e che possa essere misurata con apparecchiature molto elaborate. Quella visione può conciliarsi con la visione buddista della mente?
Sua Santità Kyabgon Drikung Chetsang Rinpoche –
La visione buddista della mente ha tre caratteristiche:
(1) la sostanza essenziale della mente, che è vacuità;
(2) la natura della mente, che è chiarezza, e
(3) l’aspetto o la qualità della mente, che è libera da ostruzioni, nel senso che non sorge, né dimora, né cessa.
Di questi tratti distintivi della mente, il primo sembra andare d’accordo con quello che voi dite riguardo alla scienza occidentale.Il motivo è che quando parliamo di vacuità, non vogliamo dire che qualcosa non esiste per propria parte ma sorge solo in dipendenza di cause e condizioni. Questa sembra essere l’unica caratteristica delle tre che è in comune. Da quello che dite della visione occidentale, la mente sorge solo quando esistono tutte le cause e le condizioni della materia grigia e la chimica e le funzioni elettriche. Se uno di questi fosse assenti, non esisterebbe la mente.
Così tanto è in comune, che la mente, come tutti i fenomeni, non sorge per propria parte ma attraverso l’insorgenza di determinate cause e condizioni.
Domanda: Cosa pensano i buddisti delle teorie occidentali atomiche sulla materia ed energia?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche – Questo è un argomento interessante. Sarebbe necessario molto tempo per parlarne correttamente soprattutto perché nella filosofia occidentale vi sono una serie di punti di vista molto diversi sulla questione soggetto ed oggetto. Ora, nel buddismo, la filosofia è divisa in quattro diverse scuole di opinioni filosofiche e dottrine. Le prime due sono chiamate Vaibhashika e Sautràntika.
Entrambe accettano un mondo esterno composto da oggetti veramente esistenti, formati da sostanze come particelle atomiche. Accettano l’esistenza di particelle senza parti. La più piccola unità di materia costruisce un mondo esterno veramente esistente. Entrambe queste scuole sono associate più strettamente al Buddismo Hinayana.
Poi c’è una terza scuola, il Vijnanavada. Nel Vijnanavada non esiste un mondo esterno la cui entità sia diversa dalla mente stessa. (Qui, quando diciamo “esterno” ci riferiamo all’oggetto o al mondo oggettivo, “interno” indica la mente o il soggetto.) Non affermano che gli oggetti esterni non esistano, ma piuttosto che la sostanza essenziale del mondo esterno non è diversa da quella della mente stessa.
Nella quarta scuola, la Madhyamika, è confutata l’idea stessa di esistenza di soggetto ed oggetto, ossia dire che soggetto o oggetto esistano è un errore. Ma affermare che non esistano è ugualmente un errore. Questo è il motivo per cui è chiamata la Via di Mezzo o Madhyamika. Si confuta il fatto che entrambi gli estremismi – l’esistenza e la non-esistenza – siano in ultima analisi, diversi l’uno dall’altro. Naturalmente, convenzionalmente sono diversi tuttavia sebbene appaiano diversi, in ultima analisi non lo sono. Ecco perché si dice che essi hanno un unico gusto. Nella loro vera essenza, sono la stessa cosa.
Domanda: Come funziona la meditazione? Perché conduce alla Buddhità?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche – Ancora una volta, questa è una domanda profonda, ma cercheremo di affrontare la relativa risposta. La comprensione buddista della funzione della mente è molto complessa ed ha molti livelli. Tra questi, ci sono le cosiddette latenze, o propensioni, della mente che corrispondono grosso modo al concetto di subconscio. La mente ha la capacità di avere latenze, o propensioni, basate su esperienze precedenti, in particolare su quelle molto significative.
Queste sono trattenute nella mente come potenziale e sorgono in un momento successivo. Quindi, nel processo della meditazione affrontiamo il subconscio, consentendo a quelle propensioni di sorgere e scomparire. In altre parole, sorgono nella meditazione come Kalpana (pensieri) e, se siamo capaci di lasciarli andare essi scompaiono. Tramite la meditazione, tramite il processo di generare noi stessi come divinità e focalizzando la mente in modo univoco su un oggetto, stabiliamo le nostre propensioni future. E’ una sorta di ricostruzione del subconscio secondo un nuovo modello in modo che, in futuro, le latenze che stiamo piantando ora alla fine si manifestino nella forma di Buddhità. Diventeremo Buddha sulla base di quello che facciamo adesso nella nostra pratica di meditazione.
Domanda: Se non v’è esistenza intrinseca, a cosa serve la compassione?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche – Quando parliamo di mancanza di esistenza intrinseca, la dobbiamo intendere come una caratteristica universale di tutti i fenomeni. Se vi concentrate solo su quello e realizzate la non-esistenza intrinseca di tutti i fenomeni, ma non avete nessun altro aspetto per la vostra pratica, questo bloccherà i vostri progressi. Vi trovate di fronte ad un muro, e non potete andare avanti. Se davvero padroneggiate questo, se davvero vedete la natura ultima delle cose nella loro mancanza di esistenza inerente, non siete più vincolari al samsara, e raggiungete il nirvana. Ma quello diventa una sorta di punto di arresto, un muro bianco. Non potete andare oltre, non è possibile ottenere la felicità degli esseri viventi. Non potete raggiungere la vostra felicità ultima. Siete bloccati! Dovete tornare indietro e sviluppare la compassione per il raggiungimento la buddità perché la compassione elimina l’altra visione estrema, l’ aggrapparsi al concetto di non-esistenza intrinseca, o nichilismo. Saggezza e compassione vengono sviluppate separatamente e si uniscono nella pratica per ottenere la buddità che si realizza solo attraverso la loro unione. Perciò è importante non enfatizzare troppo l’assenza di esistenza intrinseca. Dovete sviluppare sempre compassione e unire le due cose. Allora non ci sarà nessun problema per ottenere la buddità.
Domanda: Perché la sillaba HUNG è stata scelta per l’esercizio di meditazione? In che modo è speciale o diversa da altre sillabe?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche – La sillaba HUNG è ricca di simbolismi e può essere interpretata in molti modi. Ad esempio, cinque distinti componenti compongono la sillaba a simboleggiare le cinque saggezze. Ma in molti altri modi potrebbe essere interpretata. Tuttavia, l’uso della sillaba HUNG nelle meditazioni di cui sopra non dipende da nessun significato simbolico. In generale, non diciamo che sia usata per un significato simbolico molto importante incluso nelle altre pratiche e, che quindi sia una buona cosa utilizzarla.
Ma non ha nessuna specifica importanza in questa meditazione. Non è necessario conoscere nessuno dei suoi significati per eseguire la meditazione. Il suo utilizzo in questa meditazione è più quello di mediare tra il soggetto e l’oggetto-voi dissolvete il mondo esterno nelle sillabe HUNG di varie dimensioni e quindi le portate dentro e dissolvete il mondo interno in esse. Lavorare con questo metodo è molto utile, ma si potrebbe usare anche qualche altra immagine.
Domanda: Dove si trova il karma nella mente?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche – In parole semplici ciò che custodisce le propensioni che causano il karma, ciò che detiene i klesha e tutte queste cose, è una coscienza sottile che va da un momento al prossimo. La potreste pensare come ad un continuum da un momento al prossimo, che va da una vita all’altra.
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