Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche, ai fini della pratica Mahamudra, continua ad illustrare la meditazione Vipashyana: la natura della mente.
Appunti e domande del Dr. Luciano Villa e dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: Santità, ci potrebbe parlare della distinzione tra realtà convenzionale e realtà ultima?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche
Quindi, il processo di meditazione ci consente di partire qui dalla comprensione superficiale intellettuale per interiorizzarla, facendo così in modo di realizzarla effettivamente. L’unico modo che può essere fatto è quello di farlo da noi stessi: intraprendendo personalmente tutti questi passi per la realizzazione della natura della mente e di tutti i fenomeni. Questo viene fatto attraverso un processo di analisi in cui mettiamo in discussione tutte le nostre ipotesi sui fenomeni convenzionali. Indaghiamo ed analizziamo i fenomeni convenzionali a partire dalla mente e continuare in questo modo fino a quando non distruggere tutti i nostri preconcetti e guardiamo direttamente questi oggetti stessi. Quando ci accorgiamo della loro vacuità, questa è la nostra realizzazione personale e, a quel punto, è di grande beneficio per noi.
Qui, il testo sull’addestramento all’intuizione perfetta presenta una dialettica di domande e risposte tra uno sfidante e un difensore. Lo sfidante mette continuamente a prova le affermazioni sulla natura della mente ponendo domande penetranti. Il difensore risponde che dobbiamo essere consapevoli di noi stessi. La nostra meditazione, quindi, è di utilizzare queste domande per concentrarci sulle nostre ipotesi profonde su ciò che è la mente, chi siamo e su ciò che è la realtà. In questo modo siamo in grado di penetrare questo tema ed emergere con la nostra realizzazione diretta delle risposte.
Questa analisi si concentra in due direzioni differenti: sul soggetto e l’oggetto. Soggetto, nella “focalizzazione del soggetto”, si riferisce a chi sta facendo l’analisi, a chi sta facendo la meditazione, a colui che sostiene l’ipotesi, a chi si sta adoperando per la realizzazione. Osservando e analizzando il soggetto, ci si rende conto di che viene chiamato: mancanza del sè della persona. Oggetto, rispetto alla “messa a fuoco dell’oggetto”, si riferisce a tutte le cose cui il soggetto tiene: il mondo esterno. Così si realizza la mancanza del sé dei fenomeni. Queste, dunque, sono le due forme di mancanza del sé. Esse sono chiamate anche la due forme di vacuità: della persona e dei fenomeni.
Detto in altro modo, lo scopo di questa analisi consiste nel determinare la natura della mente stessa e la natura dei contenuti della mente. Contenuti, si riferisce agli oggetti: quelle cose che sono percepite o detenute dalla mente attraverso i poteri sensoriali. Guardando a loro, siamo in grado di determinare la natura del contenuto della mente. Quindi, la mente e il suo contenuto sono al centro di questa meditazione.
Al fine di focalizzare l’attenzione sulla natura della mente, dobbiamo prima impostarci nello stato di quiete mentale. Solo dopo aver calmato e chiarito la mente ed averla resa concentrata in modo univoco, si può iniziare la pratica di vipashyana. Quindi, il primo passo è quello di entrare in uno stato di quiescenza, chiedendoci quindi: “Cosa è lo stato di quiescenza o riposo? In cosa dimora? È il corpo o la mente?” Il corpo è molto facile da osservare, quindi è chiaro che questo non è ciò che ci interessa in questa sede. Anzi, è piuttosto la mente stessa.
Se concludiamo:” Beh, è la mente che ora riposa, è quiescente, la mente che sta dimorando”, allora naturalmente sorgeranno queste successive domande. Se la mente è ferma, se è quiescente, quindi deve avere una qualche forma, una certa qual forma, un colore. Ci deve essere qualcosa lì che possiamo trovare o identificare. Se c’è qualcosa, allora deve avere una forma. E’ quadrata, è rotonda, è a forma di piramide? Qual è la sua dimensione: grande o piccola? Qual è il suo colore? Questi sono tutti gli attributi delle cose che esistono, quindi dobbiamo cercare qualcosa di somigliante. Perché qualcosa esista, deve avere un attributo che qualifica la sua esistenza, un qualcosa che ci permette di dire che esiste. Se c’è qualcosa, deve avere una dimensione, forma, colore, deve avere qualche attributo.
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