Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche s’addentra a spiegare i quattro livelli di pratica del sentiero yogico Mahamudra in base alle capacità del praticante.
Appunti a cura della Dott.ssa Nicoletta Nardinocchi e revisione del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: Santità, questi livelli sono conseguibili da tutti i praticanti indistintamente?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche
Questi tre livelli si distinguono secondo il tipo di praticante: i praticanti con la migliore pratica, le facoltà più acute e la maggiore diligenza; quelli con livello medio di facoltà e diligenza, e quelli di livello più basso. Questi tre tipi di praticanti guadagneranno questi tre tipi di risultati. Non è sufficiente avere una mera comprensione intellettuale, ma è essenziale l’esperienza personale di queste pratiche. Con il supporto di Shamatha ed altri mezzi di indagine, dobbiamo praticare la natura della mente. Come progrediamo, sorgono diverse esperienze. Questo sentiero yogico, esperienziale, ha quattro livelli di pratica:
(1) Il primo livello di pratica si chiama “yoga focalizzato” Attraverso lo yoga focalizzato perveniamo ad un certa visione nella natura della mente, si potrebbe dire la chiara luce della mente. Tuttavia, poiché l’attenzione è così limitata, sorge subito una domanda: cioè, se questa sia un’esperienza o una realizzazione concettuale. In altre parole, l’abbiamo vista davvero o abbiamo pensato di vederla?
Ci siamo convinti che era vera? Quindi dubitiamo se sia stata una realizzazione concettuale oppure una realizzazione direttamente percepita, questo è il dubbio.
(2) Il secondo livello di realizzazione è chiamato “yoga libero da proiezione“. Siamo arrivati allo stadio di percepire la nostra mente nei termini che non è prodotta, né dimora, né cessa. E ci siamo resi conto che la natura della mente è libera da questi tre estremi.
(3) Il terzo livello è chiamato “yoga di un solo gusto”. Siamo in grado di comprendiamo che tutti i fenomeni, interni ed esterni, soggetto e oggetto, hanno un unico sapore così come lo zucchero ha un unico sapore. Non importa quanti diversi tipi di oggetti formi lo zucchero, tutti hanno un sapore dolce. Hanno tutti lo stesso sapore che perché sono tutti della stessa natura essenziale. Allo stesso modo, soggetto e oggetto, interno ed esterno, tutti i fenomeni, che si tratti della mente o degli oggetti della mente, sono di un unico sapore.
(4) La fase finale della meditazione yogica è chiamata”ciò che è libero dalla meditazione e dalla non-meditazione”. A questo livello di meditazione, non è più possibile distinguere tra sessione meditativa ed il successivo stato di coscienza, non c’è differenza tra lo stato di realizzazione in meditazione, e lo stato di coscienza una volta lasciato lo stato di meditazione. A questo punto la pratica è completa. Non c’è più nulla da imparare. Questo è lo stato di perfetta illuminazione, o Buddha.
Per usare un esempio mondano, si potrebbe dire che questo percorso di meditazione è come imparare a guidare un’automobile. All’inizio occorre un grande sforzo, ci sono molti dubbi ed esitazioni. Dovete sempre pensare a tutte le cose diverse da fare, e cercare di farle tutte allo stesso tempo richiede un grande sforzo e concentrazione.
Ci sono vari pericoli e potete incorrere in molti errori. Ma, a poco a poco, vi abituate sempre più, e quindi è necessario meno sforzo ed è più naturale.
Infine, alla fine, guadagnate la completa padronanza sul processo di guida, salite in macchina e arrivate a destinazione, quasi senza pensare a guidare. La mente pensa ad altro perché la guida è diventata del tutto naturale. La meditazione è così. A questo livello finale di meditazione, è davvero come non meditare, perciò è chiamata non-meditazione. Anche se è un profondo stato di meditazione, non si entra né si esce dallo stato meditativo. La mente dimora costantemente nella perfetta e completa conoscenza.
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