Ven. Gheshe Sonam Chanciub: Dopo aver compreso la propria sofferenza, bisogna capire che la vita stessa è dolore e questo pensiero può essere utilizzato per abbandonare il desiderio di rinascere nel Samsara, perché fino a quando continueremo a ritornare nella vita, saremo sempre costretti anche a sperimentare dolore.
1 La Bodhicitta
Insegnamento del Ven. Gheshe Sonam Chanciub, Taranto 9 Ottobre 1997.
Traduzione dal tibetano in italiano a cura di Jigme Thupten. Trascrizione a cura di Silvano Scajola.
INTRODUZIONE
Il termine di Bodhicitta, nella lingua italiana, può essere tradotto come il puro desiderio di ottenere l’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Questo desiderio deve essere coltivato da ogni essere senziente attraverso una motivazione più che pura: per generarla è importante conoscere il pensiero del Mahayana libero dagli otto Dharma mondani. Partendo da questa motivazione i meriti che ne derivano sono infiniti. Quindi, prima di affrontare la lettura di questo testo, è molto importante generare questo tipo di motivazione.
I testi qui riportati, trascrizioni di registrazioni effettuate durante le conferenze pubbliche tenute nella citta’ di Taranto da Geshe Sonam Jangchub, non sono stati verificati dal Maestro, in quanto tradotti solo in lingua italiana. Ogni eventuale errore concettuale non è, quindi, da imputarsi al Lama, al quale vanno tutti i nostri ringraziamenti per i benefici eventualmente ottenuti. La traduzione dal tibetano è stata fatta da Jigme Thupten. Poiché questa traduzione non è stata fatta per scopi commerciali, può essere fotocopiata o trascritta da chiunque sia in possesso dei requisiti per la sua pratica.
ROMA, Aprile 1998
Taranto, Lezione del giorno 9 Ottobre 1997
Ven. Gheshe Sonam Chanciub
Prima di intraprendere uno studio, è necessario generare una buona motivazione. Che cosa significa questo concetto? Generare il pensiero di essere di beneficio a tutti gli esseri viventi, senza creare distinzioni fra amici o nemici. Lama Tzong Khapa afferma, infatti, che prima di agire è sempre necessario generare una buona motivazione, e che, una volta compiuta l’azione, bisogna dedicare i meriti che si sono accumulati. Si dovrebbe inoltre generare ogni volta una buona motivazione, sia che si studi soltanto pochi minuti, sia che il nostro studio prosegua per diverse ore: la motivazione serve infatti ad indirizzare l’attività da noi svolta per il beneficio di tutti gli esseri viventi. Similmente, alla fine del nostro impegno nello studio, l’energia positiva creata deve essere dedicata per il beneficio di tutti gli esseri. Se genereremo questi due tipi di pensieri, beneficeremo non solo tutti gli esseri, ma anche noi stessi, e riceveremo benefici non solo in questa vita, ma anche nelle vite future. Quindi se il nostro studio sarà preceduto da una buona motivazione, e sara’ concluso dalla dedica dell’energia positiva accumulata, vale a dire dei meriti, questi due pensieri saranno la radice da cui nascera’ la Bodhicitta, cioè la mente della Illuminazione. Perché la Bodhicitta è la radice dell’Illuminazione?
Perché il risultato della generazione della Bodhicitta è l’Illuminazione e una manifestazione della Bodhicitta sono i maestri Illuminati, i quali danno insegnamenti proprio per il beneficio di tutti gli altri esseri. Lo studio da noi compiuto produrrà come risultato un miglioramento in noi stessi, poiché, cosi facendo svilupperemo la Bodhicitta, che a propria volta sarà la causa dell’Illuminazione. E qual è il significato della Bodhicitta? Il pensiero di raggiungere l’Illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri.
Qual’è la sua causa? La Compassione. Che cosa significa Compassione? Desiderare di liberare dal dolore ogni essere che vediamo afflitto dalla sofferenza, ad esempio perchè è malato. Quando nella nostra mente è stata generata la Compassione, allora simultaneamente scomparirà il pensiero di voler danneggiare gli altri.
Esiste poi la Grande Compassione, che è il desiderio di non voler più danneggiare, ma anche di voler concretamente aiutare non soltanto un singolo essere, sia esso uomo o animale, ma tutti gli esseri viventi, senza alcuna distinzione. L’amore è il desiderio di procurare la felicità e le sue cause.
Il sentimento che si prova per i nostri amici, o per i figli, non è vero amore, perché è mescolato con l’attaccamento, ed è un errore molto diffuso confonderlo con quello vero. Prima di poter generare la Compassione, bisogna entrare in contatto con la propria sofferenza. Su questa base, si deve poi comprendere che cosi come ciascuno di noi non desidera soffrire, anche tutti gli altri non lo vogliono. Come momento successivo giunge la comprensione che il Samsara, il ciclo d’esistenze condizionate, è esso stesso della natura della sofferenza.
Quindi dopo aver compreso la propria sofferenza, bisogna capire che la vita stessa è dolore e questo pensiero può essere utilizzato per abbandonare il desiderio di rinascere nel Samsara, perché fino a quando continueremo a ritornare nella vita, saremo sempre costretti anche a sperimentare dolore.
D’altronde è indispensabile meditare sul fatto che, cosi come non voglio soffrire io, allo stesso modo tutti gli altri esseri non lo vogliono.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Se prendiamo come oggetto di meditazione un bel fiore o un brano musicale, quale sarà il risultato di questa meditazione”?
Risposta: “La pace interiore”.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Che tipo di pace è? Riesce ad eliminare la nostra sofferenza”?
Risposta: “È piuttosto una distrazione dalla sofferenza”.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Questo tipo di pace è momentanea o perenne? Rimarrà anche per le vite future? Quale meditazione è allora migliore per ottenere benefici futuri”?
Risposta: “La Compassione”.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Bisogna meditare solo sul nome, o cosa è necessario pensare”?
Risposta: “Pensare alla sofferenza propria ed altrui per generare un atteggiamento mentale che vuole estirpare la sofferenza degli altri”.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Quanto dite è giusto, ma per eliminare la sofferenza, si deve pensare anche alle cause che la provocano, perché soltanto eliminando queste ultime si eliminerà, di conseguenza, anche il dolore, è indispensabile, perciò, cercare le cause della sofferenza. Dove si trovano, dentro di noi, o negli altri”?
Risposta: “Dentro di noi”.
Ven. Gheshe Sonam Chanciub: “Si, è vero, La sofferenza deriva infatti dalla nostra ignoranza. Ma di quale tipo di non conoscenza si tratta? Dell’ignoranza, per esempio, del fatto che dalle azioni negative proviene la sofferenza (legge di causa-effetto). La conoscenza della legge di causa-effetto, al contrario, è una grande saggezza e produce molte qualità. Noi esseri umani siamo simili, perché nessuno di noi ama soffrire.
“Il dolore però deriva da una causa, eliminata la quale terminerà anch’esso. Perciò, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo non danneggiare nessuno e sviluppare una mente gentile, che sia d’aiuto a tutti gli esseri. Il nostro nemico peggiore infatti è la non conoscenza della legge di causa ed effetto, mentre il nostro amico migliore è la sua comprensione. Successivamente alla comprensione di cosa sia la propria e altrui sofferenza, in noi sorgerà la mente della Rinuncia. Perciò, in questo percorso graduale verso l’illuminazione, le tappe sono costituite dalle diverse realizzazioni o ottenimenti, ed anzitutto dalla Rinuncia, poi dalla Compassione, quindi dall’amore verso gli altri esseri ed infine dall’Illuminazione.
“La comprensione che il Samsara è sofferenza è una grande qualità; inoltre se non conosciamo la sofferenza, non possiamo ottenere la Liberazione. La causa della Liberazione è la Rinuncia, e per Rinuncia si intende rinunciare al desiderio di voler rinascere nel Samsara. Quindi, siccome la causa della Liberazione è costituito dal desiderio di non voler rimanere all’interno del Samsara, così fino a quando non avremo generato tale pensiero in noi, non potremo nemmeno ottenere la Liberazione.
Prima di iniziare lo studio su come ottenere la Liberazione, bisogna studiare il principio di funzionamento dei fenomeni, vale a dire la loro interdipendenza, partendo anzitutto dall’analisi della propria mente, anch’essa interdipendente da parti. Le parti della mente sono il prima, il dopo, il nostro momento passato e il nostro momento futuro, e la mente della nostra vita attuale dipende dalla mente della vita precedente. “Tutti questi fattori della mente sono, o non sono, dipendenti”?
Risposta: “Si”. Talvolta la nostra mente dipende dal proprio io, talvolta dal proprio cervello, qualche volta dal cuore, a volte dalle gambe, a volte dalla mano o dalla schiena. Il dolore che si prova quando si ha mal di schiena è una sensazione ed è anch’essa una coscienza. In genere, la nostra coscienza dipende da cause e condizioni, talvolta, però sembra che sia indipendente e autonoma: questo tipo di pensiero è errato. La mente, piuttosto, è un continuum, in quanto la mente attuale deriva da quella precedente ed è causa di quella futura, quindi, se noi adesso studiamo, conserveremo anche per il futuro lo studio compiuto qui ed ora.
“Se, ad esempio, ora coltiviamo atteggiamenti mentali gentili, che non siano dannosi agli esseri, avremo come risultato una gran felicità ed in futuro otterremo una buona reincarnazione; più semplicemente, se oggi curiamo una mente virtuosa, positiva, domani essa sarà tranquilla, in pace.
Se adesso sviluppiamo la mente di Compassione, essa continuerà a persistere nel nostro continuum e ci farà raggiungere l’Illuminazione. Se nella vita attuale ci ammaliamo, proviamo sofferenze, incontriamo difficoltà e problemi, non dobbiamo preoccuparcene, perché tali esperienze sono il frutto d’azioni e pensieri compiuti nelle vite passate, che hanno lasciato un seme, un’impronta nel nostro continuum e che soltanto ora sono giunti a maturazione.
“Se però noi utilizzeremo al meglio la nostra vita attuale, se dotata d’ogni opportunità e condizioni favorevoli, riusciremo ad eliminare ogni negatività e in questa maniera otterremo per il futuro una rinascita ancora migliore. La vita umana infatti è molto importante, perché ci offre l’opportunità di accumulare meriti giorno dopo giorno; vale a dire, la rinascita umana ci concede l’occasione di compiere quelle azioni positive che saranno di sicuro beneficio nel futuro, in quanto ci faranno ottenere un’altra buona rinascita e ci permetteranno di raggiungere l’Illuminazione”.
Ora Geshe Lah eseguirà la trasmissione orale del mantra “OM MANI PE ME HUNG”, affinché voi lo possiate recitare ogni giorno: la fine di quest’anno non sarà un periodo molto fortunato per l’Italia, in quanto il nostro paese sarà colpito da terremoti e numerose malattie; quindi la recitazione del mantra risulterà di beneficio per tutti gli esseri senzienti colpiti da disgrazie. Inoltre, attraverso la recitazione del mantra, sostenendo una giusta motivazione potranno essere eliminati tutti quei problemi particolari che generalmente infastidiscono ogni essere.
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Tratto dal sito http://www.centronirvana.it/home.htm che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.