Thich Nhat Hanh: Ricominciare da capo

Thich Nhat Hanh: Non avrebbe nessun significato se ci prostrassimo ai nostri antenati senza però perdonare i nostri fratelli e sorelle. Nella Bibbia si ritrova lo stesso insegnamento.

Thich Nhat Hanh: Non avrebbe nessun significato se ci prostrassimo ai nostri antenati senza però perdonare i nostri fratelli e sorelle. Nella Bibbia si ritrova lo stesso insegnamento.

Thich Nhat Hanh: Ricominciare da capo. Discorso di Dharma di Thich Nhat Hanh tenuto a Plum Village il 27 dicembre 1998.

Ogni mattina quando ci svegliamo dovremmo essere consapevoli che ci viene offerto un nuovo giorno da vivere ci viene offerto un giorno di 24 ore nuove di zecca. Sarebbe un peccato se noi non fossimo capaci di ricevere il regalo della vita ogni mattina. Forse potete organizzarvi in maniera che ogni mattina appena vi svegliate possiate essere consapevoli che ha inizio un nuovo giorno e avete varie maniere per prepararvi ad accogliere quel giorno. Sappiamo che il Sole è molto fedele, la Terra è molto fedele, ogni volta che ci svegliamo la Terra è lì per noi, il Sole è lì per noi, non mancano mai all’appuntamento; sono sempre lì per voi. Guardate la Terra, il Sole, il cielo, toccateli profondamente e toccate voi stessi profondamente in modo da imparare a comportarvi come la Terra, come il Sole, come il Cielo. Se la mattina la Terra è a nostra disposizione, se il Sole è a nostra disposizione, se il cielo è a nostra disposizione, allora anche noi dovremmo essere a loro disposizione. Usate la vostra intelligenza, il vostro talento organizzativo in modo che ogni mattina quando vi svegliate possiate essere consapevoli che un nuovo giorno, un giorno di 24 ore nuove di zecca vi viene offerto e che siete pronti ad accoglierlo e promettete di viverlo intensamente, profondamente con pace, gioia e apprezzamento.Nel mio libro “Il miracolo della presenza mentale” suggerisco alcune idee: appendete qualcosa al soffitto come ad esempio una foglia, un rametto, in modo che quando aprite gli occhi lo vediate, e quando vedete quel segnale gli sorridete, sorridete a voi stessi, sorridete alla vita e sapete che vi è stato offerto un nuovo giorno e cominciate a inspirare ed espirare e iniziate la giornata in consapevolezza. Quante volte abbiamo sprecato le giornate, le abbiamo rovinate e non vogliamo farlo di nuovo, ripetere lo stesso errore, distruggere il nostro giorno, la nuova opportunità che vi viene offerta volta dopo volta. Per molti di noi ogni giorno che ci viene dato da vivere è molto prezioso, estremamente prezioso, niente può essere paragonato al giorno che vi viene dato da vivere, nessuna fede, nessun profitto, niente dovrebbe essere scambiato con esso, perché è la cosa più preziosa ed è a nostra disposizione.
Nel mio libro “Momento presente, momento meraviglioso” offro una poesia da recitare o leggere di mattina presto quando vi svegliate:


Svegliandomi al mattino, sorrido;
so che mi viene offerto un giorno di 24 ore nuove di zecca;
faccio voto di vivere questo giorno profondamente
e imparare a guardare la gente intorno a me con occhi di amore

Potete scrivere la vostra poesia, di quattro righe e ad ogni riga corrisponderà un’ispirazione o un’espirazione; quando leggete la prima riga inspirate, quando leggete la seconda espirate, inspirate sorridendo, espirate e sorridete e nutrite la consapevolezza che vi aiuterà ad accogliere il giorno e iniziare la vostra giornata nella migliore maniera possibile.
Ho imparato questo metodo di pratica quando ero un monaco novizio. All’inizio quando arrivai come novizio al monastero il mio insegnante mi insegnò solo ad usare poesie per praticare la respirazione consapevole e per dimorare profondamente nel momento presente. Dunque questa poesia potete scriverla e appenderla da qualche parte dove la potete vedere ogni volta che vi svegliate:

inspirando so di essere sveglio al mattino presto
espirando so che mi viene offerto un nuovo giorno
inspirando faccio voto di vivere la nuova giornata profondamente
espirando faccio voto di imparare a guardare con gli occhi di compassione chiunque mi circonda.

Certi giorni ci sembra di non essere fortunati, ci sembra di esserci sforzati ma la nostra giornata è andata male, sembra che tutto sia andato storto; ci sembra di non avere il controllo e abbiamo la tendenza a dire “oggi non è proprio giornata”. Più ci sforziamo e peggio è, E alla fine ci arrendiamo, non vogliamo più provare e ci lasciamo sopraffare dalla disperazione. Questo perché non abbiamo imparato e non ci siamo allenati ad accettare e a praticare il ricominciare da capo, perché la pratica del ricominciare da capo può essere fatta in ogni momento della vita quotidiana. Può essere fatta alle dieci di mattina, a mezzogiorno, anche alle undici di sera e cioè un’ora prima che abbia inizio il nuovo giorno.
Quando andate a letto, mentre vi state per addormentare, può capitare di pensare: “Questa non è stata una buona giornata per me, quindi lascio perdere, sperando che domani sia una giornata migliore.” Non è bene andare a letto in quello stato mentale. Anche se avete solo due o tre minuti, dovreste riuscire a praticare il ricominciare da capo, perché quei due o tre minuti sono molto importanti, possono aiutarvi a cominciare molto meglio il nuovo giorno. Lo stesso vale per la durata della nostra vita. Ci diciamo: “Non sono più giovane, mi sono rimasti solo pochi anni da vivere, è troppo tardi per cominciare da capo”. Vi sbagliate, possiamo sempre ricominciare da capo, perché secondo la comprensione profonda del Buddha le cose continuano sempre. Non credete nella non-continuazione. Il momento della morte è molto importante, e se riuscite a praticare il ricominciare da capo nel momento della morte, potete dare inizio a qualcosa di molto importante. Qualcosa che è vero e importante in tutte le scuole buddhiste, perché se sapete come affrontare l’ultimo momento della vostra vita, ciò che succede subito dopo è molto importante. Tutti sanno che il momento della morte è molto importante, perché possiamo aprire la porta per un successivo periodo di vita. Se nel momento finale della nostra vita siamo sopraffatti dalla disperazione e dall’odio, c’è la possibilità che andiamo in una direzione in cui c’è più oscurità, rabbia, disperazione. Ma se sapete come vivere gli ultimi attimi della vostra vita con gioia, speranza e compassione, questo aprirà la porta per una destinazione decisamente migliore. Si può quindi ricominciare da capo anche sul finire della nostra vita, figuriamoci sul finire della giornata. La pratica del ricominciare da capo è così cruciale, così importante. Nelle ventiquattro ore di una giornata abbiamo quindi moltissime opportunità per ricominciare da capo, possiamo farlo in qualunque momento del giorno: alle otto, alle dieci, alle undici alle due, alle quattro del pomeriggio, alla nove della sera, e così via.

Il nuovo anno è un’importante occasione per ricominciare da capo, perché molte persone guardano con speranza all’anno che sta arrivando, ripromettendosi “farò meglio il prossimo anno!” Visto che abbiamo ancora tre giorni prima dell’anno nuovo, possiamo praticare la meditazione seduta e camminata in modo da capire come ricominciare da capo, come prepararci affinché il nuovo anno sia un anno migliore di quello che sta finendo. Tre giorni sono molti, e prima che il nuovo anno inizi potremo avere già rinnovato ogni cosa.
Certo, abbiamo fatto degli sbagli. Non siamo stati molto bravi, e abbiamo fatto soffrire sia noi stessi che le persone che ci sono vicine. Ma questo non ci impedisce di cominciare da capo e fare le cose in modo migliore nel prossimo anno, o anche nel prossimo momento. Dobbiamo guardare la nostra sofferenza, in modo che diventi una cosa positiva. Sicuramente avete fatto degli errori, a volte non vi siete comportati bene. Questo succede a tutti, tutti noi facciamo degli errori e spesso ci comportiamo male. Ma questo non ci impedisce di migliorare, di cominciare da capo, di trasformarci. Il Buddha ha detto: “Se non avete sofferenza, non avete modo di imparare.” Se il Buddha ha raggiunto la piena illuminazione è perché ha sofferto molto. La sofferenza è stato il cammino che lo ha aiutato a raggiungere la piena illuminazione, la piena compassione e comprensione. E se volete andare verso il Buddha, avete bisogno della vostra sofferenza. Perché se non sapete cosa significhi soffrire, non avrete modo di raggiungere il Buddha. Dovete raggiungere il Buddha con tutta la vostra sofferenza, la sofferenza è il cammino, perché attraverso la sofferenza potete vedere il cammino dell’illuminazione, della compassione, dell’amore.
Secondo l’insegnamento del Buddha, è guardando profondamente nella natura del vostro dolore, della vostra pena, della vostra sofferenza che potete scoprire la via per uscirne. Se non avete sofferenza, non potete andare verso il Buddha, non avete la possibilità di toccare la pace, di toccare l’amore. È proprio perché avete in voi sofferenza che ora avete un’opportunità di riconoscere il cammino che conduce alla liberazione, all’amore, alla comprensione. Quindi non vi scoraggiate quando vedete che sul cammino soffrite e fate soffrire gli altri: se sappiamo come trattare la sofferenza riusciremo a trarne beneficio. È come un giardiniere che sa come trattare i rifiuti per farne del compost, che fa crescere la verdura e i fiori. È con il compost della sofferenza che possiamo nutrire in noi il fiore della comprensione, della pace e dell’amore. Per questo dobbiamo imparare come amministrare la nostra sofferenza, come prendercene cura, come proteggerla, come trasformare la nostra sofferenza.
Quando pratichiamo il respiro consapevole nutriamo la consapevolezza di essere vivi, nel qui e ora. Quando pratichiamo il camminare o il fare colazione in consapevolezza ci diamo un’occasione di toccare ciò che è qui nel momento presente, di toccare le meraviglie della vita che sono a nostra disposizione, dentro e intorno a noi. Ci procuriamo amorevolmente una zattera che ci permetta di non affondare nell’oceano della distrazione, della disperazione e della sofferenza. Se ci sentiamo un po’ pesanti per il peso della sofferenza che è in noi, lasciati soli possiamo facilmente affondare nel fiume della sofferenza. Se gettate una pietra nel fiume questa affonderà, ma se la mettete su una barca non affonderà. La sofferenza in noi è come una pietra, a volte è molto pesante e ci fa affondare nell’oceano, nel fiume della sofferenza. Secondo l’insegnamento e la pratica offerti dal Buddha, se avete in voi dei blocchi di sofferenza ma sapete come procurarvi una zattera, allora non affonderete, non affonderete nel fiume della sofferenza. E la gioia, la pace e la felicità sono ancora possibili, anche se avete dentro di voi quei blocchi di sofferenza. Questa è una cosa meravigliosa, e potete sperimentarla da soli, potete provarla, potete procurarvi da soli una zattera. Quando praticate il respiro consapevole, la presenza mentale è una specie di barca che vi impedisce di affondare nel passato, nelle preoccupazioni, nella disperazione. Perché respirare e camminare in consapevolezza vi aiuta ad essere nel qui ed ora, dove potete toccare le molte meraviglie della vita. Soprattutto quando lo fate nel corso di un ritiro, circondati da un buon Sangha, un Sangha che pratica. Con la pratica che vi è data, con il Sangha che vi circonda e vi sostiene, avete quella barca che vi impedisce di affondare nel fiume della sofferenza. Se avete provato sapete che ciò che il Buddha ha detto è vero: guardandovi intorno vedrete che questi fratelli e queste sorelle sono capaci di gioia, stabilità, pace. Riescono ad apprezzare il cielo azzurro, l’alba, la presenza delle persone attorno a loro. Possono sorridere, essere felici. E quando sentite che la pratica del Sangha vi circonda e vi sostiene ogni passo di un’altra persona, ogni sguardo e ogni sorriso offerto da un’altra persona ha l’effetto di sostenervi. Avete fiducia nel Sangha, nella pratica. E con la pratica e con il Sangha che vi circonda e vi sostiene avete la zattera che vi impedisce di affondare nel fiume della sofferenza. Apritevi al Sangha, alla pratica, e vedrete che smetterete di affondare e galleggerete; e anche se avrete ancora in voi dolore e dispiacere, vi sarà possibile sorridere, essere felici. Perché con il sostegno del Sangha e della pratica siete in grado di toccare le meraviglie della vita che sono a vostra disposizione. Ogni nuovo giorno che ci viene offerto è parte di quelle meraviglie. Il Buddha, il Sangha, i nostri genitori, i nostri antenati, i nostri bambini si aspettano da noi che viviamo la nostra giornata profondamente e felicemente. Perché questo non è solo per noi, ma anche per loro: se riesco a sorridere, ad apprezzare il cielo azzurro, questo non è solo per il mio bene ma anche per il bene dei miei antenati, dei miei insegnanti, del Buddha, dei miei studenti, dei bambini miei e anche quelli degli altri. È molto importante essere in pace, essere felici, non lo fate solo per voi stessi, ma per ognuno di noi. Ogni volta che riuscite a sorridere, ad apprezzare il cielo azzurro, accrescete la nostra fiducia, ci sostenete. Con il Sangha possiamo riuscirci. Dopo aver passato del tempo qui con il Sangha andiamo a casa, e costruiamo il nostro Sangha personale, perché sappiamo che prendere rifugio nel Sangha è una pratica molto profonda ed importante. Il Sangha è una barca, ci fornisce sostegno, e la pratica nel contesto del Sangha sarà molto più efficace. Ci meraviglieremo del fatto che anche se i blocchi di dolore, disperazione e sofferenza sono ancora lì, riusciamo lo stesso ad apprezzare il mattino, il pomeriggio e le meraviglie della vita che sono disponibili. Abbiamo la cattiva abitudine di permettere a noi stessi di soffrire, ma sappiamo che soffrire non basta. Soffrire aiuta, ma non è abbastanza. Dobbiamo imparare qualcos’altro, imparare come essere contenti, tranquilli, amorevoli, e la nostra sofferenza può aiutarci. Ci sono momenti in cui siamo arrabbiati con noi stessi, in cui siamo sopraffatti dalla disperazione: non volevamo dirlo, non volevamo farlo. Sapevamo benissimo che dicendolo o facendolo avremmo creato una rottura, causato molti danni, eppure lo abbiamo fatto, eppure lo abbiamo detto. E abbiamo danneggiato la nostra relazione, abbiamo fatto soffrire noi stessi e la persona che amiamo. E questo si è ripetuto più volte.
Le energie delle vecchie abitudini che abbiamo in noi giocano un ruolo molto subdolo. Siamo abbastanza intelligenti, ci siamo passati così tante volte da sapere che facendo o dicendo quella cosa avremmo causato molti danni. Eppure quelle vecchie energie ci spingono sempre a farlo, a dirlo, e lo abbiamo fatto, lo abbiamo detto e abbiamo causato un guaio. Ci battiamo il petto, ci strappiamo i capelli, ci arrabbiamo con noi stessi, ci ripromettiamo di non farlo più la prossima volta. Ma quando la prossima volta arriva lo facciamo ancora. Così funziona l’energia della vecchie abitudini. Quindi per praticare il ricominciare da capo dobbiamo imparare a trattare l’energia delle vecchie abitudini che sono in noi. A volte dite: “È più forte di me.” Sì, è forte, ma questo non significa che non potete farci nulla. Il modo buddhista di trattare l’energia di quella vecchia abitudine è di riconoscerne l’esistenza. Tutto qui, non dovete combattere.
Molti anni fa qui, ad Upper Hamlet, è venuto un giovane americano per seguire tutto il ritiro estivo. Durante le prime tre settimane era felicissimo. Non era mai stato felice in vita sua, così ci ha detto. Dopo tre settimane era veramente felice, perché era più stabile, più amorevole, più attento. Il Sangha di Upper Hamlet lo aveva sostenuto nella sua pratica: ognuno praticava con gioia, e lui aveva tratto beneficio dall’energia del Sangha. Camminando in consapevolezza, sedendo, cucinando in consapevolezza, facendo ogni cosa con consapevolezza. Egli era quindi piuttosto stabile e felice durante le prime tre settimane. Ma un giorno gli venne chiesto di andare a Ste Foy la Grande, un paese vicino, per fare delle spese. Era il giorno in cui a Plum Village Village si celebra il giorno del Ringraziamento alla maniera buddhista: ogni gruppo di praticanti si organizza in modo da offrire all’altare degli antenati del cibo delle varie nazionalità. In quel giorno, detto del Ringraziamento, vogliamo infatti esprimere la nostra gratitudine ai nostri antenati di sangue e spirituali, ai noi maestri e a noi amici, che ci sostengono nei momenti difficili della nostra vita. E vogliamo esprimere gratitudine anche a tutti gli esseri viventi, che ci mantengono e ci sostengono nella nostra vita quotidiana. La gratitudine che viene offerta nel giorno del Ringraziamento è molto concreta: antenati, maestri, amici ed esseri viventi. Allora i tedeschi si riuniscono e preparano un piatto tedesco da offrire. I francesi si riuniscono e preparano qualcosa di “molto francese”. E quindi i giovani vengono mandati al mercato per comprare alcune provviste, in modo ad esempio di fare un’offerta americana. Questo ragazzo stava dunque a S.te Foy la Grande, a fare la spesa da solo. Non è molto saggio andare da soli. E mentre faceva la spese, improvvisamente si rese conto che era agitato. Era inquieto, cercava di fare le cose in fretta, di corsa, senza fermarsi. L’energia del correre, dell’agitazione, era lì in lui, e non era felice. Mentre invece nelle tre settimane appena trascorse non aveva mai sentito in lui quel tipo di energia. Ma ci fu una differenza: quella volta, sentendosi agitato e irrequieto, sapeva che stava facendo le cose di corsa, e non in modo tranquillo. Avendo praticato la presenza mentale per riconoscere le sensazioni presenti, ciò che accadeva nel momento presente, era allora in grado di riconoscere il fatto di essere agitato e irrequieto. All’improvviso ebbe una visione: vide che quella energia gli era stata trasmessa da sua madre, che era proprio così, sempre di corsa, sempre agitata, l’aveva ricevuta da sua madre. Ritornò allora alla sua inspirazione, sorrise e disse: “Ciao mamma!” E immediatamente l’energia dell’agitazione e della fretta scomparve. Da quel momento in poi, ogni suo passo divenne consapevole, e si impegnò a mantenere la consapevolezza del respiro. Rimase ancora un’ora a Ste Foy la Grande con stabilità, e quell’energia di agitazione non riapparve più durante quel tempo.
Quando siete circondati da un Sangha in cui la pratica è solida, quel tipo di energia negativa può non avere alcuna opportunità per manifestarsi. Ma quando siete soli, può invece riuscirci. Ecco perché dovete profittare del tempo trascorso nel Sangha per approfondire la pratica, in modo che quando andate a casa avete già l’abitudine alla pratica. E potete quindi occuparvi in modo efficace dell’energia dell’abitudine che è in voi. E se volete fare ancora di più, dovete creare un gruppo di amici che praticano insieme con regolarità, questa è l’opera di costruzione del Sangha. È molto importante creare un gruppo di amici che praticano lì dove vivete, in modo da avere il sostegno, l’incoraggiamento, l’energia per la vostra pratica. Per affrontare le energie delle vecchie abitudini, la cosa migliore da fare, forse l’unica cosa da fare, è semplicemente riconoscerle per quello che sono. E ogni volta che le riconoscete perdono forza, non vi sommergono, non riescono più a spingervi a fare e dire cose che non volete dire e non volete fare.

“Ciao mamma!” Questa è la pratica. Riconoscete la fonte di quell’energia, l’abbracciate…non la contrastate, la abbracciate con l’energia della vostra consapevolezza. Tornate alla consapevolezza del respirare, del camminare, per generare l’energia della consapevolezza. E’ proprio con l’energia della consapevolezza che abbracciate quell’energia chiamata “forza dell’abitudine”. “Mia cara vecchia amica, ti conosco, mi prenderò cura di te”. E’ proprio questo che fate: la abbracciate teneramente, la riconoscete e le sorridete, e lei non sarà più in grado di spingervi a dire o fare cose che non volete più dire o fare. Ogni volta che la riconoscete e la abbracciate, lei perde un po’ di carica, e ritorna nel profondo della vostra coscienza sotto forma di seme, un po’ più debole di prima. E la prossima volta che si manifesta, voi lo rifate daccapo, le sorridete, la riconoscete, “cara vecchia amica, io ti conosco, mi prenderò cura di te” e la abbracciate; a volte tornerà giù sotto forma di seme, un po’ più debole di prima. E se continuate a praticare in questo modo, quell’energia dell’abitudine che è in voi si trasformerà a poco a poco, finché non potrà farvi più nulla e avrete le cose sotto controllo. Anche il Buddha praticava in questo modo. Avete sentito parlare di Mara. Mara appare come il nemico del Buddha. In realtà Mara è solo l’energia negativa che può manifestarsi. In ognuno di noi c’è il Buddha e c’è anche Mara, Buddha è l’energia positiva e Mara è l’energia negativa. Sia Buddha che Mara sono di natura organica. Questo significa che l’energia di Mara può essere usata per generare l’energia di Buddha, e se non si è capaci di prendersi cura dell’energia di Buddha, questa può trasformarsi in energia di Mara. Vi prego di ricordare l’immagine del fiore e dell’immondizia: se non sapete prendervi cura del fiore, il fiore diventerà immondizia, e se sapete prendervi cura dell’immondizia, questa si trasformerà di nuovo in fiore. Fiore e immondizia sono di natura organica; anche le energie che sono in noi sono di natura organica: la vostra sofferenza, le energie negative che sono in voi dovrebbero essere curate, e utilizzate per generare l’energia dell’accettazione, della comprensione e dell’amore. La sofferenza è molto importante.
Un giorno, dopo aver fatto visita alla sua famiglia a Kapilavastu, e dopo aver risolto alcuni problemi della famiglia reale, il Buddha partì per il regno del Kosala. Sapete, a quel tempo il padre del Buddha, il re Suddhodana era ancora vivo e naturalmente ogni re, ogni regno ha i suoi problemi. Il re aveva problemi con i ministri, problemi di successione, di corruzione, di instabilità politica. Andando a trovare la sua famiglia, il Buddha divenne consapevole di tutti questi problemi e fece del suo meglio per trovarvi delle soluzioni, stabilire la successione di suo padre, e dopo che Mahanama fu nominato successore del re, il Buddha ripartì. Un giorno, mentre era seduto in un boschetto insieme ad altri monaci, vide arrivare Mara. Mara indossava vesti bellissime, e disse: “Signore Buddha, tu sai che con tutta la tua intelligenza e la tua compassione potresti essere un uomo politico eccellente. Potresti aiutare tanta gente. Potresti far regnare la pace sul tuo regno, e sui regni confinanti. Perché non pensi a ritornare a casa e diventare il migliore politico di tutti i tempi?” Il Buddha lo guardò profondamente e disse “Mara, amico mio, ti conosco fin troppo bene”. E Mara semplicemente scomparve. Questo tipo di storia viene raccontata molte volte nei sutra. Mara andò a trovare il Buddha molte volte ed ogni volta il Buddha fu capace di riconoscere Mara e sorridergli, e Mara non poté fare nulla al Buddha. Chi siete voi? Se siete studenti del Buddha dovete praticare nello stesso modo. Forse ricevete la visita di Mara molte volte al giorno, siete tentati da lui a dire o fare cose che non volete dire o fare. Allora dovete praticare come il Buddha per avere la consapevolezza che vi serve per riconoscere l’energia dell’abitudine, per riconoscere Mara per quel che è. E voi potrete continuare ad essere voi stessi, avere il controllo di voi stessi. A Plum Village offriamo delle pratiche molto concrete, non ci limitiamo a parlare della consapevolezza e dei suoi principi. Dovete esercitarvi, per avere una zattera permanente che vi trasporti e non permetta che affondiate sempre più nel fiume della sofferenza e dell’oblio, Quando vi lasciate sopraffare dall’oblio, affondate. L’oblio è il contrario della consapevolezza. Le pratiche del camminare, respirare, sedere, preparare la colazione in consapevolezza, sono pratiche intese a proteggere la vostra zattera.
A Plum Village abbiamo molte pratiche diverse che potreste adottare, come per esempio salire le scale. Ogni giorno avete occasione di salire le scale molte volte, o di scenderle. Dovete firmare un trattato con la rampa di scale. Quando salite un gradino, inspirate. Salite un altro gradino, ed espirate. Questo è un modo lento di salire, ma se volete salire un po’ più veloci allora potete salire due gradini ed inspirare, altri due gradini ed espirare. Ma sempre salendo e scendendo in consapevolezza. E dovete fare una promessa alla rampa di scale: se a metà strada vi accorgete che non stavate salendo in consapevolezza, dovete tornare indietro e ricominciare. Ci sono solo 18 gradini, o 20, 22. Non sono molti. Nel mio eremo ho una rampa di scale con 18 gradini, e negli ultimi vent’anni non ho mai mancato di salirla e scenderla in consapevolezza. Sempre. Dovete essere fermi con voi stessi e con la vostra pratica. Se ce la fate con la rampa di scale, ce la potete fare ovunque. Quando ho scalato il monte dove viveva il Buddha, o quando ho scalato un altro monte in Cina, ho sempre camminato in consapevolezza, godendomi ogni passo. Quando mi trovo al mercato, o al supermercato, non ci vado spesso, ma quando mi ci trovo cammino sempre così. Fate ogni passo in consapevolezza. Alla stazione, all’aeroporto, io cammino sempre così, perché sono riuscito a farlo con la mia rampa di scale. Ogni volta che salgo su un aereo, anche se la scaletta è molto semplice, in alluminio, salgo sempre così, come sono salito sulla montagna sacra del Buddha e mi godo ogni passo. E se imparate a camminare, a salire consapevolmente, sarete capaci di riconoscere ogni sentimento, ogni energia dell’abitudine che si manifesta in voi. Se non avete una rampa di scale, potete usare un parte del percorso che vi porta alla fermata dell’autobus, magari venti metri, da quest’angolo di strada alla fermata dell’autobus, e promettete a voi stessi che ogni volta che percorrerete quel tratto dovrete essere consapevoli di ogni passo, e se a metà o a un terzo della strada vi rendete conto che non avete fatto neanche un passo consapevole, allora ritornate indietro e ripartite daccapo. Dovete essere fermi con voi stessi e molto presto vi accorgerete che siete capaci di essere consapevoli, ed eccovi lì nella vostra cucina che preparate la colazione in consapevolezza, vi fate il caffè o il tè in consapevolezza, eccovi in un supermercato che fate la spesa in consapevolezza, sorridete e riconoscete l’energia dell’abitudine ogni volta che si manifesta. Vi prego fatelo, vi prego provateci. Noi non ci limitiamo a parlarne, lo facciamo. Usate la vostra intelligenza, il vostro talento organizzativo per riuscire nella pratica.

C’era una coppia che stava per sposarsi a Plum Village. Volevano vedermi prima della cerimonia di matrimonio e io li ricevetti nella mia capanna. Mi dissero: “Thây, mancano solo 24 ore alla cerimonia, cosa pensi che dovremmo fare per prepararci, per fare in modo che il nostro matrimonio riesca?” Io risposi: “Ricominciare daccapo. La cosa più importante che potete fare è guardare profondamente in voi stessi, per vedere se c’è ancora qualcosa, ancora qualche ostacolo in voi. C’è qualcuno con cui ancora non vi siete riconciliati? C’è qualcosa in voi con cui ancora non vi siete riconciliati? Perché la riconciliazione non sempre è con qualcun altro, ma è anche riconciliazione con il vostro sé. Ci sono molte cose in conflitto dentro voi, e dovete sedervi e armonizzare le cose dentro voi stessi. Dovete praticare il camminare e il sedere in profondità, per capire, per vedere chiaramente la vostra situazione e vedere cosa va fatto.” E’ la stessa situazione che stiamo vivendo qui: mancano tre giorni alla fine dell’anno, e noi impieghiamo questo tempo nella pratica: meditazione camminata, seduta, del cucinare e del lavare i piatti, e tutte queste cose le facciamo per guardare in profondità, e capire cosa può essere fatto per ricominciare daccapo. Per quella coppia, vennero fuori talmente tante cose da fare prima del matrimonio, e avevano a disposizione solo 24 ore. Tra queste cose c’era un amico con il quale dovevano riconciliarsi molto in fretta, altrimenti la loro felicità non sarebbe stata perfetta, o quasi perfetta. E’ possibile riconciliarsi con qualcuno che è molto, molto lontano dal Plum Village? Siete studenti di Thây. Avete fiducia in lui. Volete riconciliarvi ora, in modo che al momento del matrimonio possiate veramente ricominciare daccapo, cominciare un nuova vita. Ma come si fa a mandare una lettera a quella persona in ventiquattro ore? Cercarono di praticare, e riuscirono nella loro pratica. Gli avevo detto che l’importante è che la riconciliazione avvenga nel nostro cuore, nella nostra mente. Se la riconciliazione avviene dentro di noi, questo basta, perché in seguito i suoi effetti si faranno sentire ovunque. Anche se la persona con cui volete riconciliarvi è molto lontana, anche se non accetta di rispondere al telefono, se si rifiuta di aprire una lettera che le avete mandato, anche se è già morta, la riconciliazione è ancora possibile. Quella persona può essere vostro padre, vostra madre, vostra sorella, vostra figlia, vostro figlio, può essere una persona ancora viva, oppure essere già morta. La riconciliazione è ancora possibile, perché è qualcosa che dovete elaborare dentro voi stessi, per poter ristabilire la pace e sapere che c’è la possibilità di ricominciare daccapo. Vostra madre può essere già morta, ma se guardate in profondità vedrete che è ancora viva in voi. Non potete vivere senza di lei. Per quanto la possiate odiare, o essere arrabbiati con lei, o magari non volete neanche pensarci, lei è ancora in voi. Anzi, lei è voi, e voi siete lei. Voi siete la figlia di vostra madre, siete il figlio di vostra madre, siete la continuazione di vostra madre, voi siete vostra madre, che vi piaccia o no. Quindi la riconciliazione va fatta dentro di voi. Riconciliatevi con voi stessi. Riconciliarvi con vostra madre, dentro voi stessi, significa riconciliarvi con voi stessi. Riconciliarvi con vostro padre significa riconciliarvi con voi stessi, Riconciliarvi con vostro figlio, con vostra figlia, è riconciliarvi con voi stessi. Riconciliarvi con il vostro partner è riconciliarvi con voi stessi. Vi prego, guardate in profondità e capitelo, questo non è difficile da capire, Riconciliarvi con voi stessi, voi stessi come vostra madre, come vostro padre, vostro figlio, vostra figlia, voi stessi come il vostro partner. Riconciliatevi per il bene del mondo intero, per amor mio, per amore del Buddha, per amore di tutti gli esseri viventi, perché la vostra pace, la vostra serenità sono di importanza cruciale per tutti noi.
C’era un veterano della guerra del Vietnam che aveva ucciso cinque bambini vietnamiti e che non poteva perdonarsi per aver fatto questo. Durante una battaglia, aveva visto molti dei suoi amici uccisi, era così sconvolto che voleva fare una rappresaglia. Così predispose una piccola imboscata, nel villaggio dove i suoi amici erano stati uccisi. L’imboscata era molto semplice: preparò dei panini, ma dentro il pane mise dell’esplosivo insieme alla carne e ad altre cose. E lasciò i panini vicino all’ingresso del villaggio e si nascose per guardare. E cinque bambini uscirono dal villaggio, e trovarono i sandwich, e cominciarono a mangiarli e lui vide, qualche minuto dopo, i bambini cominciare a piangere e a soffrire, e arrivarono i genitori, disperati, volevano chiamare un’ambulanza ma era un posto molto fuori mano, era impossibile chiamare un’ambulanza. Lui sapeva che se anche l’ambulanza fosse arrivata, sarebbe stato troppo tardi per salvare i bambini. Così vide i bambini morire tra le braccia dei loro genitori. Da quando era tornato in America, non era mai riuscito a dormire. L’immagine dei cinque bambini morenti non lo abbandonava mai, e non riusciva sopportare di rimanere in un stanza solo con un bambino, doveva scappare via il più velocemente possibile. Era traumatizzato. Non riusciva a parlarne con nessuno, eccetto sua madre. Lei gli disse. “Figlio mio, questa è la guerra, questi sono gli orrori che avvengono durante una guerra, non devi soffrirne così tanto”. Ma questo non lo aiutò. Continuava a soffrire molto, non riusciva a perdonarsi di aver ucciso cinque bambini. Fino al giorno in cui venne ad un ritiro che avevamo organizzato per i veterani americani della guerra nel Vietnam. Fu un ritiro molto difficile, molti veterani non accettavano di raccontare la loro storia. Molti erano venuti su consiglio del loro psicoterapeuta, ma sospettavano che il ritiro fosse una specie di imboscata per ucciderli, specialmente visto che il ritiro veniva condotto da un monaco buddhista vietnamita. “Questo tipo ha organizzato questo ritiro per ucciderci tutti, e vendicarsi”. Un giorno durante la meditazione camminata vidi un veterano che rimaneva indietro, seguendoci ad una distanza di una ventina di metri. Mi chiedevo perché non si univa al gruppo, e quando qualcuno glielo chiese lui lo spiegò la sua paura. Se fosse successo qualcosa, se ci fosse stata un’imboscata, lui avrebbe avuto modo di scappare. Un altro veterano non accettava di dormire in un dormitorio, mise una tenda nel bosco e dormì solo, mise delle trappole intorno alla tenda per proteggersi. Organizzammo le condivisioni di Dharma in gruppi di sei persone, e lasciammo ad ogni veterano il tempo di raccontare la sua storia, forse per la prima volta. E aspettavamo, li incoraggiavamo a parlare, ma molti veterani non riuscivano a dire nulla. Verso il terzo o il quarto giorno, alcuni erano riusciti a trovare abbastanza forza e coraggio per iniziare a parlare, ed uno di loro raccontò la storia dei cinque bambini uccisi nell’imboscata dei sandwich. Lo portai a fare la meditazione camminata e gli dissi, “Allora, amico mio, tu hai ucciso cinque bambini. Va bene. Ma sai che ci sono bambini che stanno morendo oggi, e sai che se vuoi li puoi salvare? Ci sono bambini che muoiono in ogni angolo del mondo, inclusi gli Stati Uniti d’America, magari nel tuo stesso quartiere. E se sai come farlo, tu puoi salvare un bambino o anche due bambini al giorno. Ci sono bambini che hanno bisogno solo di una dose di medicinale per essere salvati, e quei bambini muoiono solo perché non riescono ad avere quella dose di medicinale. Perché non usi la tua vita per salvare quei bambini, perché non ricominci daccapo, perché permetti a te stesso di rimanere prigioniero di questo senso di colpa che ti uccide? L’insegnamento del Buddha è chiaro: puoi sempre ricominciare daccapo, hai ucciso cinque bambini, ma hai l’opportunità di salvarne cinquanta, perché non lo fai? Perché non prendi i cinque Impegni di Consapevolezza, e fai voto di proteggere la vita, e salvare la vita di tutti gli esseri, e vai fuori nel mondo a praticare la compassione? Quella pratica ti libererà.
Quando fai il voto di prendere i cinque impegni, esprimi la determinazione a non uccidere, prendi la decisione di proteggere la vita, di salvare la vita, e ricevi molta energia dentro di te, e con quell’energia non affonderai nel fiume della sofferenza, quell’energia è la zattera perché praticare i precetti, essere determinati a vivere secondo i cinque Impegni di Consapevolezza ti offre una zattera e, finché segui la pratica, finché rimani su quella zattera, non affonderai nel fiume della sofferenza. Quel veterano fu ispirato dalle mie parole, non immaginava che le cose potessero essere così facili. Nel giro di una notte il veterano fu trasformato, diventò un’altra persona che conosceva la via d’uscita, che aveva fiducia, sapeva di potercela fare. La pratica del ricominciare daccapo è un miracolo. Può farci cambiare nel giro di una notte, può spalancare le porte di una nuova vita. Lo si può fare ora, non c’è bisogno di aspettare, soprattutto quando hai un Sangha, un maestro, il Dharma, dei mezzi concreti per praticare, il ricominciare daccapo è qualcosa che puoi fare proprio qui, proprio adesso. E lo fai non solo per te stesso, lo fai per i cinque bambini che hai ucciso, ed essi potranno sorridere, perché ti avranno aiutato ad aiutare gli altri bambini che stanno morendo nel momento presente. E un giorno vedrai i cinque bambini dentro te stesso, che ti sorridono, ti perdonano e ti incoraggiano a proseguire sul tuo sentiero. Quel veterano è tornato al Plum Village diverse volte, e fa parte del nostro Sangha di praticanti. Vi rammaricate per non aver detto a lei o a lui la cosa giusta prima che morisse? Vi rammaricate per non essere stati gentili con lei o con lui mentre era in vita? E pensate che ora sia troppo tardi. No, non c’è bisogno di rammaricarsi, perché quella persona è ancora dentro di voi, potete ricominciare daccapo, sorriderle e dire quelle cose che non avete avuto l’opportunità di dire; potete dirle ora, e lei, o lui, le sentiranno. A volte non dovete dire nulla, basta vivere secondo lo spirito che avete trovato con la pratica del ricominciare daccapo, e lei, o lui, lo sentirà, non c’è bisogno di dire “mi dispiace” ai cinque bambini che hai ucciso, ma se sai come vivere la tua vita, se sai come salvare i bambini del presente e del futuro, i cinque bambini ti capiranno, ti sorrideranno e ti sosterranno sul tuo sentiero di pratica. Non c’è ragione per restare prigionieri del complesso di colpa, perché tutto è possibile. Il passato non è andato via, è ancora qui sotto forma di presente. Se sappiamo toccare il presente in profondità, tocchiamo il passato, e possiamo cambiare anche il passato. Questo è l’insegnamento del Buddha. Se avete detto qualcosa di sgradevole a vostra nonna, potete ricominciare daccapo. Basta sedersi e praticare la respirazione consapevole – dentro, fuori – e chiedere a vostra nonna di essere lì dentro di voi, e potrete sorriderle e dirle: “Nonna, mi dispiace, non dirò più cose così spiacevoli” E potrete vedere vostra nonna sorridere. E questa pratica porterà pace a voi, vi farà essere una persona nuova, e porterà molta gioia e felicità alle persone intorno a voi e alle generazioni future.

Durante la seconda guerra mondiale, molte persone commisero crimini contro l’umanità, e alcune sono ancora vive. Di tanti in tanto sentiamo parlare di un processo, qualcuno si riunisce per stabilire se queste persone hanno commesso un crimine contro l’umanità, uccidendo gli ebrei nei luoghi in cui vivevano, mandando gli ebrei nei campi di concentramento, e impiegano un sacco di tempo a giudicare, a stabilire se queste persone vadano punite o no. Ma alla luce di questo insegnamento, i giudici, l’opinione pubblica, devono essere informati che c’è un modo molto migliore. Anche se la persona ha commesso un crimine contro l’umanità, è ancora in tempo per ricominciare daccapo. Perché non gli permettiamo di esprimere un voto, la determinazione di ricominciare daccapo. Se hanno ucciso persone nel passato, ora hanno l’opportunità di salvare delle persone nel presente. E questa è la mia proposta ai governi, ai giudici, e all’opinione pubblica. E questo non solo per coloro che hanno commesso crimini contro l’umanità, è anche per coloro che hanno ucciso, hanno rubato, per le centinaia di migliaia che si trovano in prigione. Perché non proviamo a portare l’insegnamento del ricominciare daccapo in queste prigioni? E diamo a chi ha sbagliato, a chi ha ucciso o rubato, o distrutto, la possibilità di ricominciare daccapo. Se sei uno scrittore, se sei un insegnante, se sei un psicoterapeuta, se sei un giornalista, prova a diffondere questo insegnamento, perché molte persone stanno morendo, languendo nelle prigioni. Hanno sbagliato, non sono state consapevoli, per rabbia, per ignoranza hanno ucciso, hanno provocato distruzioni. Ma hanno la possibilità di ricominciare daccapo? Io credo di si. Dovremmo offrire a tutti loro la possibilità di ricominciare daccapo, di ricominciare la loro vita. Dobbiamo appellarci ai governi, ai legislatori, ai giudici, perché queste persone, giovani o meno giovani, abbiano la possibilità di ricominciare daccapo. Camminiamo insieme, impariamo a guardare con gli occhi della compassione, non pensiamo che la punizione sia l’unica via, la compassione è una via molto migliore, la comprensione è una via molto migliore, e ricominciare daccapo è una grande pratica, è un grande insegnamento del Buddha.
Festeggeremo il nuovo anno nel New Hamlet, e a mezzanotte praticheremo il Toccare la Terra, per entrare in contatto con i nostri antenati. E’ molto importante entrare in contatto con i nostri antenati, perché attraverso di loro entriamo in contatto con noi stessi, e sappiamo di essere una sola cosa. Se sappiamo di avere le stesse radici, sappiamo di essere una cosa sola, e dopo esserci prostrati ai nostri antenati, ci voltiamo e ci inchiniamo gli uni agli altri, e ci abbracciamo e ci perdoniamo per gli errori che sono stati commessi nel passato. Anche questo è ricominciare daccapo. Non avrebbe nessun significato se ci prostrassimo ai nostri antenati senza però perdonare i nostri fratelli e sorelle. Nella Bibbia si ritrova lo stesso insegnamento. Prima di fare un’offerta sull’altare di Dio, assicurati di esserti riconciliato con tuo fratello. Se non ti sei riconciliato con tuo fratello, mettere un’offerta sull’altare di Dio non ha nessun significato. Quindi per festeggiare il nuovo anno, dobbiamo festeggiare con questo spirito. Entrando in contatto con i nostri antenati, spirituali e di sangue, abbiamo la possibilità di capire che siamo tutti fratelli e sorelle, e dopo esserci prostrati ai nostri antenati, ci voltiamo l’uno verso l’altro, e ci accettiamo l’uno con l’altro, ci perdoniamo l’uno con l’altro, dandoci l’un l’altro l’opportunità di ricominciare da capo per il nuovo anno.

Fonte, che si ringrazia per la grande gentilezza, http://www.esserepace.org/dharma.html