4 Nagarjuna: Lettera ad un amico

4 Lettera ad un amico (Suhrllekha) di Acarya Nagarjuna con Commentario “Il Significato Chiarito (Sphutartha)” del Ven. Lama Sakya Rendawa.

3. UTILIZZARE PIENAMENTE LA FORMA UMANACi sono tre punti in questo paragrafo. Il primo è la rimozione dell’attaccamento al corpo attraverso la contemplazione della sua impermanenza e mancanza di sostanza.

A) LA RIMOZIONE DELL’ATTACCAMENTO AL CORPO

(Verso 55)

Essendo la vita soggetta a numerosi pericoli, essa è più precaria

Di una bolla d’acqua o aria, che è sospinta dal vento furioso.

Assai miracolosa è l’opportunità di poter inspirare,

E risvegliarsi dal sonno dopo aver esalato un altro respiro.”

Come affermano le Scritture, i Tre Stati di esistenza sono impermanenti, come una nube autunnale. La nascita e la morte degli esseri senzienti è come assistere ad uno spettacolo teatrale.

La transitorietà della vita di un individuo è come il lampo nel cielo: passa velocemente, così come una cascata che cade giù da una ripida montagna. La vita di una persona è soggetta a molte condizioni nocive. Si può venire danneggiati dall’esterno, sia da altri esseri umani che da esseri non umani, e internamente da cose come uno squilibrio degli elementi del corpo, da interruzioni dell’energia vitale, ecc. In definitiva, la vita è persino più instabile di una bolla d’acqua trascinata dal vento.

La possibilità di espirare il proprio fiato dopo averlo inspirato e di risvegliarsi ancora una volta dal sonno – cioè, in effetti, di continuare a vivere – è davvero un grande miracolo e costituisce una vera e propria occasione fortunata.

Anche il prossimo verso viene espresso per mostrare che la vita è impermanente e che non ha senso restare attaccati al proprio corpo.

(Verso 56)

Il destino del corpo è di inaridirsi e infine diventare cenere,

Andare in putrefazione e alla fine divenire ripugnante.

Comprendi perciò come esso sia privo di essenza e soggetto,

Per natura, a distruzione, essiccazione, putrefazione o dissezione.”

Il Bhagavan dichiarò:

O monaci, il corpo di colui il cui tempo è trascorso ed è morto, viene bruciato, gettato in acqua o seppellito sottoterra dai congiunti. Il sole ed il vento possono inaridirlo o può essere mangiato dalle varie creature rinate nello stato animale”.

Il corpo può diventare cenere se viene bruciato o può infine essere seccato dal sole e dal vento. Gettato nell’acqua, alla fine va in putrefazione o, se mangiato da altre creature, può venir dissezionato e diventare ripugnante. Quindi questo corpo è privo di essenza e tu dovresti realizzare che esso possiede la natura impermanente di dover subire la distruzione a causa del fuoco, l’essiccazione a causa della sabbia e del vento, la putrefazione o la dissezione a causa dell’esser lacerato a pezzi da altre creature.

Il verso seguente viene esposto per illustrare che, se è certa la definitiva distruzione delle cose che hanno un’estrema stabilità, ovviamente lo stesso accadrà per il corpo umano.

(Verso 57)

Perfino elementi fisici come la Terra, il monte Meru e gli Oceani,

Verranno inesorabilmente consumati dagli ardenti sette Soli:

E di questi enormi corpi non resteranno neanche le ceneri.

Che dire, allora, di una cosa così fragile come il corpo umano?”

Quando il Mondo verrà distrutto dal fuoco, perfino i grandi corpi fisici così solidi e stabili come la Terra, il monte Meru – insieme con le sette montagne d’oro e tutti i mari interni ed esterni – saranno totalmente distrutti. Un testo afferma:

Questo stesso sole brucerà tutte le foreste e la vegetazione. I minori corsi d’acqua saranno prosciugati a causa del sorgere di un secondo sole, ed un terzo prosciugherà il Grande Lago Anavatapta con i suoi quattro grandi fiumi. Ogni goccia d’acqua degli oceani sarà prosciugata dal quarto e dal quinto sole. Con il sorgere del sesto sole non resterà in nessun luogo neppure una sola goccia d’acqua e la grande terra, insieme con il Monte Meru, inizieranno ad emettere fumo. Con il settimo sole, le fiamme di tutti i soli convergeranno in un singolo enorme fuoco, così che non rimarrà più neanche cenere!”

Se perfino grandi corpi fisici così solidi come questi, saranno completamente annientati dalla potenza di sette Soli ardenti in un’unica fiamma, che dire al riguardo del tanto-più-fragile corpo umano? A causa della sua impermanenza, non vi è un momento in cui non possa essere distrutto.

Il verso seguente viene espresso per spiegare che, poiché la vita è così impermanente e poiché il proprio corpo è privo di ogni sostanza, bisognerebbe abbandonare ogni interesse verso il Samsara.

(Verso 58)

Quindi ogni essere è impermanente e privo di natura autonoma.

E’ altresì privo di un Salvatore, un custode o un luogo di riposo.

Perciò, o magnifico Re, devi assolutamente sviluppare avversione

Per questo Samsara, che come la piantaggine non ha sostanza.”

Non soltanto tutte le cose fisiche, ma anche ognuno dei cinque aggregati “fortemente trattenuti” è impermanente e privo di qualsiasi natura intrinseca, come precedentemente spiegato. Essi sono privi di qualsiasi entità salvatrice che li possa proteggere dalla sofferenza, senza nessun tutore che li aiuti e perfino privi di qualsiasi possibilità di trovare un normale luogo di pace. Perciò, o magnifico re, sviluppa un’avversione – vale a dire “diventa disgustato” – nei riguardi del Samsara che, come un albero di piantaggine, non ha alcuna sostanza.

Quindi segue ora il consiglio di fare pieno uso di questa vita umana, dopo aver contemplato la difficoltà di ritrovarne un’altra colma di opportunità e fortuna.

B) CONTEMPLAZIONE DELLA DIFFICOLTA’ DI OTTENERE UNA VITA COLMA DI OPPORTUNITA’ E FORTUNA.

(Verso 59)

E’ più difficile che un animale acquisisca una vita umana,

Che non una tartaruga possa trovare un giogo nell’Oceano;

Quindi, tu che possiedi la preziosa facoltà di essere umano,

Rendi fruttuosa una simile vita con la pratica del Santo Dharma!”

Supponi che l’intero mondo sia un solo grande Oceano, nel quale vivesse una tartaruga cieca che salisse in superficie solo una volta ogni cento anni; e sulla superficie di questo Oceano vi fosse un giogo di legno, con una sola apertura, sospinto qua e là dal vento e dalle onde, in ogni direzione. Sarebbe davvero difficile che il collo della tartaruga riuscisse ad entrare nell’apertura del giogo e vi fosse racchiusa. Ancora più difficile di ciò, tuttavia, è per un animale acquisire la rinascita come essere umano, in quanto gli animali, a causa della loro stupidità, sono incapaci di generare un potente karma positivo. Questo viene stabilito in un Sutra, come segue:

O monaci, se ci fosse una tartaruga di lunga vita, cieca e dimorante in un oceano dalle dimensioni dell’intero mondo e che salisse in superficie una sola volta ogni cent’anni. E se su questo grande oceano ci fosse una tavola di legno, con una sola apertura come giogo che, sospinta dal vento orientale si spostasse continuamente. O monaci, potrebbe accadere mai che il collo della tartaruga, venendo in superficie, riesca ad entrare nell’apertura di quel giogo? Ebbene, o monaci, io dichiaro che ottenere la rinascita come essere umano è ancora più difficile!”

Per cui, viste le facoltà che possiede un essere umano, pratica con esse il Santo Dharma e rendi fruttuosa tale vita, facendo di questa ricerca l’essenza della tua stessa vita umana.

Il verso seguente viene esposto per spiegare che, poiché ottenere una vita umana è così difficile, sarebbe veramente stupido sprecarla.

(Verso 60)

Ancora più stupido di uno che riempia di escrementi

Un preziosissimo vaso d’oro adornato con gioielli,

E’ colui il quale, essendo nato come essere umano,

Spreca la sua vita eseguendo azioni nocive e dannose.”

Un individuo che riempie di sporcizie, quali urina ed escrementi, un vaso adorno di molte specie di gioielli preziosi, sarebbe certamente disprezzato dagli altri esseri del mondo, per averlo usato in maniera sconveniente. Tuttavia, coloro che, nati come umani, eseguono azioni malvagie, sono ancora più stupidi. Poiché la vita come umani è assai più difficile da procurarsi, che non un prezioso vaso d’oro, e poiché le azioni malvagie procurano orribili e tremende conseguenze, esse meritano molto più biasimo degli escrementi che deturpano il vaso d’oro.

Quindi, o Re, ti è particolarmente consigliato di sforzarti, dal momento che hai acquisito questa eccezionale forma umana.

C) CONSIGLIO AL RE IN PARTICOLARE.

(Verso 61)

Dimorando in una regione favorevole, avendo fede nel Dharma

E nei Santi uomini, essendo di natura generosa e devota, nonché

Infine avendo anche ottenuto i tuoi meriti precedentemente,

Tu, o saggio Re, possiedi le Quattro Grandi Ruote.”

Queste quattro condizioni:

  1. dimorare in una terra che favorisce il sorgere del Sentiero Arya,

  2. confidare in uomini santi che insegnano il Dharma e la cui compagnia riduce i propri difetti ed aumenta le qualità virtuose,

  3. essere di natura devota e generosa (che include il mettere praticamente in atto le proprie buone attitudini), e

  4. aver maturato questo buon carattere con l’aver eseguito in precedenza azioni meritorie: queste vengono chiamate Quattro Grandi Ruote, per il fatto che esse sono simili alle ruote di una carrozza.

Proprio come una carrozza che ha delle ruote adatte permette di viaggiare molto comodamente verso un determinato obiettivo, così l’essere dotati delle quattro qualità menzionate, rende capaci i seguaci del Sentiero di raggiungere la Liberazione con facilità. Dotato delle Quattro Grandi Ruote, tu o Re, possiedi tutte le condizioni necessarie per il perseguimento del Sentiero e sei perciò esortato a sforzarti in questo tentativo.

Il verso seguente viene esposto per illustrare che la fiducia nel Saggio è il fattore fondamentale per dare origine al Sentiero Arya.

( Verso 62)

Il Muni proclamò che la fiducia in un Insegnante spirituale

E’ il completo adempimento di una vita religiosa e sana.

Perciò, non rifiutare di affidarti ad un Saggio, così come

E’ stato fatto dai molti che ottennero la pace grazie al Jina!”

Nel percorrere il Sentiero, bisognerebbe prima affidarsi ad un Insegnante spirituale (kalyana mitra). Tale fiducia è detta, dal Muni, essere la causa del compimento di un modo di vita santa e religiosa. Come è affermato da un Sutra:

E’ cosi, Ananda, Insegnanti spirituali e compagni virtuosi costituiscono l’adempimento di un modo religioso di vivere. Se tu chiedessi la ragione di ciò, Ananda, essa è che tutte le buone qualità che sorgono, lo fanno sulla base di un maestro spirituale; ed è tramite il loro sorgere che si raggiunge la Liberazione”.

Perciò bisognerebbe confidare sempre su individui saggi, così come fecero le numerose persone che ottennero la pace avendo confidato nel Jina. In questo caso, un “modo religioso e santo di vivere” (brahmacarya) sta ad indicare il Sentiero verso la Liberazione, nel senso che l’essere guidati (carya) in questa direzione costituisce un tentativo di compiere lo sradicamento (bridha, riferito a Brahma) di tutti i difetti dell’esistenza, al fine cioè di ottenere il Nirvana.

Quali qualità definiscono una persona come saggia? Il testo Mahayanasutralamkara dice:

Affidati ad un maestro spirituale mite, tranquillo, quieto, colmo di virtù,

Sincero e ricco di istruzione dottrinale, che abbia compreso la Realtà (tattva),

Che sia abile nell’insegnarla, che abbia una natura compassionevole

E, infine, che non sia mai stanco di aiutare i discepoli” ( Cap. 17, v. 10)

Ciò stabilisce che un individuo “saggio” dovrebbe essere uno che si attiene ai Tre Preziosi Addestramenti e che abbia abbondante conoscenza delle scritture delle Tre Raccolte. Dovrebbe aver realizzato la vera Natura della Realtà ed essere abile a spiegarne il significato agli altri, così come da lui compresa. L’individuo saggio infine, dovrebbe essere uno che prova compassione per i suoi discepoli e che non si stanca mai di dar loro insegnamenti ed istruzioni.

I due versi che seguono, vengono esposti per spiegare che, poiché la propria vita è libera dalle condizioni nocive che ostacolano il perseguimento del Sentiero che conduce alla Liberazione, bisognerebbe esercitarsi con grande sforzo a questo scopo.

(Versi 63, 64)

Gli Otto difetti di chi non possiede opportunità e fortuna sono:

Nascere come animale, come spirito o come un essere infernale,

Oppure in una terra priva delle parole del Jina, o come barbaro

In una terra remota, e anche essere nati come stupidi o idioti,

O essere nati con una mente che aderisce alle false visioni;

Infine essere un dio di lunga vita, poiché non prova interesse.

Avendo avuto occasione di non essere fra queste categorie,

Sforzati, dunque, di sfuggire l’eventuale rinascita!”

Ci sono otto sfavorevoli forme di nascita. Tre di esse sono, essere nati in stati inferiori di esistenza come

  1. un animale,

  2. un “preta” o spirito e

  3. come un essere infernale. Poi quattro casi sono applicabili alla nascita come umani:

  4. essere nati in un luogo ove la Parola del Jina non è presente (cioè un mondo dove non è apparso un Buddha), oppure

  5. anche nel caso che sia apparso, rinascere come un barbaro in una remota area dove la sua parola non può essere ascoltata; o anche, se nati in una terra centrale,

  6. essere nati stupidi o idioti, oppure

  7. come uno che aderisce a visioni false che non credono nella Legge del karma e dei suoi risultati, nel Nirvana e nel Sentiero che conduce ad esso. L’ultimo aspetto sfavorevole è

  8. una nascita come un dio di lunga vita, come quelli chiamati “Esseri privi di concezione”(asamjnika) e quindi disinteressati al Dharma.

La rinascita in una di queste otto forme viene definita una condizione di inopportunità e sfortuna, in quanto in questo modo non si ha la possibilità di perseguire la Liberazione. Perciò, o Re, dato che hai trovato un’eccezionale forma umana, libera da questi otto difetti, sei in grado di ottenere la Liberazione; sforzati quindi di praticare il Sentiero, così che tu possa riuscire a capovolgere il ciclo continuo delle rinascite.

PARTE B – LO SVILUPPO DELL’AVVERSIONE PER IL SAMSARA

ATTRAVERSO LA CONTEMPLAZIONE DEI SUOI DIFETTI

Questa sezione viene presentata sia attraverso spiegazioni sommarie che più dettagliate, con un verso finale riassuntivo.

CAP. IV = PRESENTAZIONE CONCISA E DETTAGLIATA

(Verso 65)

O Nobile Signore! Sii dunque disgustato dal Samsara,

Che è fonte di così tanta sofferenza: privazioni materiali,

Rinascite, morte, malattia, vecchiaia e cose simili;

Ascolta pertanto l’enumerazione di alcuni dei suoi difetti.”

Il Re viene chiamato Nobile Signore e vengono enumerati alcuni dei difetti del Samsara. Poiché è la fonte di così tanta sofferenza – come la mancanza di beni materiali (cibo, indumenti, e così via), una morte definitiva con le successive ineluttabili rinascite, possibili occasioni di malattia, la vecchiaia con la scomparsa del vigore giovanile e tante altre forme di infelicità quali l’afflizione e la manifestazione di angoscia – bisogna sviluppare avversione verso di esso. Se non si respinge questo samsara, il desiderio per la Liberazione (1) non potrà sorgere. L’autore indica che menzionerà alcuni dei difetti del samsara – una spiegazione forzatamente parziale – al fine di stimolare il sorgere di tale atteggiamento rinunciatario. Perciò bisognerebbe prestare attento ascolto al suo consiglio. I difetti del samsara non potrebbero mai venire esposti completamente, tuttavia l’ascolto anche di una sola parte di essi è sufficiente a far sì che la mente vi rinunci. Di conseguenza viene di seguito presentata, in sette paragrafi, una parte dei difetti.

1) IL DIFETTO DELLA MANCANZA DI CERTEZZA.

(Verso 66)

Il proprio padre diventa un figlio, la propria madre una moglie.

I nemici diventano amici e i fratelli si uccideranno tra loro.

Tuttavia può succedere anche il contrario di questi fatti;

Perché, veramente nel Samsara non c’è nessuna certezza.”

Poiché si rinasce più volte ripetutamente, di volta in volta colui che fu tuo padre può diventare tuo figlio e una tua precedente madre potrà divenire tua moglie. Il nemico che avrai in una vita sarà il tuo amico nell’altra e chi, in questa vita ti appare come fratello potrà essere colui che ti uccide in un’altra. Può anche accadere il contrario, per cui il proprio figlio diventa il nostro padre, e così via. Perciò, poiché nel samsara non c’è alcuna certezza, per quanto riguarda chi sia il proprio amico o chi il nemico, si dovrebbe abbandonare la tendenza all’attaccamento verso gli amici e all’antipatia verso i nemici.

2) IL DIFETTO DI NON ARRIVARE MAI AD ESSERE SODDISFATTI.

(Verso 67)

Ciascuno di noi ha bevuto più latte di quanta acqua

Si trovi nei Quattro Oceani; purtuttavia nel successivo

E interminabile Samsara, ad ogni individuo ordinario,

Resta ancora da bere più latte di tutto quello bevuto.”

Ciascun essere vivente, nel passato, ha bevuto più latte di quanta acqua sia contenuta nei quattro oceani delle quattro direzioni; ragion per cui le nascite, in cui ognuno di noi ha bevuto il latte, sono senza inizio. Ciononostante, molto più latte di prima resta ancora da bere, nel samsara successivo dell’individuo comune (prithagjana), cioè fintanto che egli non entri nel Sentiero Arya.

Questo, perché non vi è mai termine al samsara per quegli esseri immaturi che non riescono a dare origine alla virtù, che coincide con la Liberazione.

3) IL DIFETTO DI DOVER RIPETUTAMENTE ABBANDONARE IL PROPRIO CORPO.

(Verso 68, prima parte)

La montagna di ossa ammucchiate, appartenenti ad ogni persona,

Eguaglierebbe, e perfino sorpasserebbe, quella del monte Meru.”

La dimensione del cumulo di ossa dei corpi di tutte le precedenti rinascite nel samsara di ogni essere vivente, eguaglierebbe o addirittura sorpasserebbe l’altezza del monte Meru. Inoltre, se non ci si esercita nel Sentiero, si dovranno abbandonare ancora più scheletri di quelli del passato.

4)   IL DIFETTO DI VENIRE RIPETUTAMENTE CONCEPITI.

(Verso 68, seconda parte)

Se si calcolasse quante madri abbiamo avuto, con palline di terra

Grandi come bacche di ginepro, la stessa terra non sarebbe sufficiente.”

Se uno provasse a contare il numero di volte che ogni essere vivente è stato sua madre, madre della propria madre e così via, facendo ogni volta una pallina di terra della grandezza di una bacca di ginepro, esaurirebbe l’intero suolo terrestre senza poter arrivare alla fine. Infatti non potrebbe calcolare nemmeno il numero di volte che ogni singolo essere è stato sua madre. Per di più, se non ci si impegna nel Sentiero, tale numero diventerà sempre più grande. Ciò viene espresso in un Sutra nel modo seguente:

“… O monaci, supponete che ogni persona vivente prendesse da questa grande Terra delle palline di terreno – ognuna della grandezza di una bacca di ginepro – e le gettasse ai propri lati, una ad una, dicendo – Questa è mia madre, questa è la madre di mia madre…- O monaci, la superficie di questa grande Terra sarebbe molto presto esaurita. Tuttavia, io dichiaro che essa non basterebbe nemmeno per la linea di discendenza delle madri di un singolo essere umano”.

5)   IL DIFETTO DI VACILLARE CONTINUAMENTE TRA CONDIZIONI FORTUNATE E CONDIZIONI UMILI.

(Verso 69)

Dopo essere stato Shakra, degno della venerazione del mondo,

Uno precipita di nuovo sulla terra, per la forza del karma;

Oppure, pur essendo stato il più grande monarca Chakravartin,

Di nuovo si deve rinascere in condizione di servo nel samsara.”

Dato che perfino gli dei adorano Shakra, non c’è bisogno di dire quanto sia egli venerato dagli altri. Ciononostante, persino dopo essere stato un simile personaggio, degno della venerazione del mondo, uno può ricadere ancora una volta sulla terra come persona comune – o persino negli stati inferiori – a causa della forza del precedente karma che deve essere sperimentato nelle vite successive. Uno potrebbe perfino essere stato un Monarca Universale, Colui che Regge la Ruota del Mondo (Chakravartin), dotato delle Sette più preziose Fortune e governatore dei quattro continenti; Tuttavia mediante il continuo mutamento delle condizioni samsariche, egli ritorna allo stato di un umile servitore, o persino negli stati inferiori, a causa della forza del karma.

Avendo stabilito la precarietà di tali grandi poteri, il proposito del verso seguente è quello di indicare l’instabilità dei piaceri sensoriali.

(Verso 70)

Avendo sperimentato a lungo il piacere di accarezzare

I seni ed i fianchi di meravigliose fanciulle celestiali,

Si subisce in seguito l’insopportabile contatto con i corpi

Schiacciati, lacerati e squarciati nei peggiori inferni.”

Essendo nati alcune volte come dei, si possono sperimentare per un lungo periodo di tempo i piaceri della carne, come carezzare i seni ed i fianchi delle fanciulle celesti. Poi, a causa della forza del karma negativo, si rinasce negli inferni dove si viene schiacciati dalle spaventose montagne di ferro dell’inferno Samghata, tagliati a fette dalle spade nell’inferno Kalasutra e squarciati con armi, rostri ed artigli delle terribili creature degli inferni Tapana e Mahatapana. Per di più si deve subire la dura sofferenza di questi processi di devastazione per un periodo ancora più lungo di quello dei precedenti piaceri.

Il verso seguente indica che i piaceri che si traggono dal proprio habitat momentaneo, sono certamente instabili:

(Verso 71)

Medita che dopo la piacevole esperienza di un morbido suolo

Che cede al tocco dei tuoi piedi, durante il tuo lungo dimorare

Sulla sommità di Meru, la terribile sofferenza dell’Abisso Infuocato

E della Palude Coperta di Melma, ti colpirà ancora una volta.”

Medita, dunque, e serba nella mente ciò che segue. Puoi anche risiedere per il periodo di mille anni celesti, sulla cima del Monte Meru – che è composto di quattro tipi di materiali preziosi e possiede la meravigliosa qualità di affondare sofficemente sotto la pressione del passo e di rialzarsi appena il piede si solleva -. Tuttavia, anche dopo questo diletto, uno deve di nuovo sperimentare le miserie dell’andare qua e là sulle proprie ginocchia, dalle braci ardenti dell’Abisso Infuocato (kukula) fino all’errare senza fine nella Palude di Lordura Melmosa (kunapa), che è un putrido pantano di escrementi. Lo scopo del verso successivo è quello di ispirare la rinuncia ai piaceri sperimentati nei boschetti di delizie.

(Verso 72)

Dopo essersi deliziati dimorando in amabili e graditi giardini,

Dilettandosi piacevolmente con fanciulle celesti, ancora una volta

Le braccia, le gambe, le orecchie ed il naso ci vengono mozzati,

Nell’orribile Foresta di Alberi muniti di foglie fatte a spada.”

Uno può risiedere in magnifici e amabili boschetti, dove viene deliziato da fanciulle celestiali, nonché servito e circondato da un grandissimo numero di tali meravigliose fanciulle. Tuttavia, dopo essersela spassata in ogni tipo di gioie sensoriali, precipita negli inferni della Foresta di Alberi con Foglie-come-spade (Asipattravana). Queste foglie, fatte allo stesso modo di spade e armi affilatissime, cadendo quando vengono scosse dal vento, recidono le braccia, le gambe, le orecchie ed il naso del proprio corpo. Si incorre così nella sofferenza di avere il corpo con tutti gli arti mozzati e trafitti. Nel verso seguente continua la descrizione del mutamento di condizioni dovuto all’ignoranza karmica.

(Verso 73)

Dopo aver vissuto a lungo presso il Ruscello Dolcemente Fluente,

Pieno di Loti dorati e celestiali fanciulle dal bellissimo volto,

Di nuovo si cade senza scampo, nell’orribile acqua bollente,

Insopportabilmente caustica, dell’infuocato Fiume senza Guado.”

Attorniato da amabili fanciulle celestiali, uno può bagnarsi nel torrente celestiale detto “Dolcemente Fluente” (Manda Kini), che è pieno di limpide acque dalle otto qualità e di loti dorati . Ma, dopo il lungo godimento di simili piaceri, ricadrà nelle acque bollenti dell’infernale Fiume Senza Guado (Nadi Vaitarani) – un fiume pieno di acque alcaline intollerabilmente corrosive. Una volta spiegato che i piaceri delle due classi inferiori degli dèi del Reame del Desiderio sono instabili, viene espresso il verso seguente, al fine di mostrare l’instabilità dei piaceri relativi sia agli altri dèi del Regno del Desiderio, come Yama, ecc., nonché a quelli dei due Reami superiori.

(Verso 74)

Dopo aver goduto dei grandissimi piaceri dei Reami celesti,

E perfino della beatitudine del non-attaccamento di Brahma,

Si è costretti a subire nuovamente la sofferenza incessante

di sentir bruciare il nostro corpo nelle fiamme di Avici.”

I piaceri sensoriali della classe di divinità come Yama e dei più alti esseri celesti, superano di gran lunga quelli degli dèi inferiori. Tra l’altro, nel Regno di Brahma vi è la beatitudine dell’aver trasceso l’attaccamento verso gli oggetti dei sensi. Tuttavia, persino dopo aver raggiunto simili stati, a causa della forza del karma non-virtuoso, quello che deve venir sperimentato in una ulteriore vita, si è di nuovo costretti ad ardere nelle fiamme dell’inferno Avici; il che significa che si viene incessantemente e senza tregua consumati da insopportabili e distruttive fiamme ardenti. E inoltre…

(Verso 75)

Anche allorché si arrivasse a raggiungere lo stato di luna e sole,

La luce del proprio corpo potrà illuminare il mondo intero;

Ma una volta ritornati di nuovo nella mente dell’oscurità,

Non potrà più esser visibile neppure la propria mano distesa.”

La proposizione che riguarda l’ottenere una nascita come esseri celestiali ed illuminare il mondo con il proprio corpo, deriva da un diffuso modo di dire che non fa distinzione tra ciò che è la sede (il sole e la luna in quanto corpi fisici) e chi vi risiede (il sole e la luna come esseri celesti). Più esattamente, si ritiene la luce che proviene dai palazzi celestiali del sole e della luna, la quale illumina il mondo, come l’essere celeste.

Rinascendo, in seguito, in qualche altra oscura regione situata tra i vari sistemi dell’universo, dove la luce del sole e della luna non arriva, non si riesce neppure a vedere la propria mano distesa di fronte a sé.

6)   IL DIFETTO DELL’ESSERE SENZA COMPAGNI.

(Verso 76)

Poiché tali sono i difetti del samsara, devi essere abile

Nell’usare la Lampada che rischiara i Tre tipi di Meriti.

Dato che ci si trova da soli, isolati nell’oscurità infinita

Che non è penetrata dalla luce né del sole né della luna.”

Realizzando che la vita è impermanente, che consiste di tale molteplicità di stati superiori ed inferiori, che è imperfetta in quanto la morte e le sue conseguenze sono inevitabili, bisogna afferrare la Lampada che disperde l’immensa oscurità degli stati negativi dell’Essere. Tale luce è quella del Triplice Merito, relativo sia alla generosità, moralità e meditazione, che al corpo, parola e mente.

Se si è privi della luce dei Meriti, si è privi di compagnia e bisogna entrare completamente soli nell’infinita oscurità degli stati negativi, che non sono penetrati – cioè non sono irradiati – dalla luce né del sole né della luna. In una tale oscurità, solo la propria virtù può servire da compagno, da salvatore e da lampada. Il testo Lalitavistara esprime ciò con le seguenti parole:

Ad eccezione del karma virtuoso compiuto e che si manifesterà in seguito, non vi è alcun compagno per i fenomeni composti. Essi non hanno un Salvatore, né una famiglia, né amici e neanche una scorta…”

(TRATTO DAL SITO: http://www.centronirvana.it/home.htm che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)