Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma.
Quarto verso
Il mandala degli oggetti di conoscenza, l’apparire e l’esistere,
è pervaso dallo spazio di chiara luce, realtà ultima:
l’effettivo inesprimibile modo di esistenza è lì.
Avendo abbandonato le fabbricazioni intellettuali
vedi la natura del completamente vuoto.
Poni la tua mente, senza permetterle di vagare, in uno stato di realtà.
Avendola resa consapevole, priva di dimenticanza,
mantienila in uno stato di realtà.
Qui si parla di tutti gli oggetti che possono essere oggetto di conoscenza e appaiono come mondani. Tutti gli oggetti di conoscenza, tutti i fenomeni, possono essere suddivisi nelle verità convenzionali e nelle verità ultime. Queste due verità esistono e appaiono. Un altro modo di dividere i fenomeni in categorie è quello dei fenomeni funzionanti e di quelli non funzionanti.
I fenomeni che funzionano sono transitori, mentre i fenomeni non funzionanti sono quelli permanenti. Le cose, i fenomeni funzionanti, possono essere divise in tre categorie:
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materiali,
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menti o chiari conoscitori, e
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fattori di composizione non associati.
Ognuna di queste tre categorie ha le sue proprie funzioni. Le cose materiali sono le forme visive, i suoni, gli odori, i gusti, gli oggetti del tatto. Questi fenomeni li conosciamo bene e tutti quanti esistono. Per esempio, le forme visive sono ancora suddivise in colori e sagome. Se prendiamo in esame tutti i fenomeni esistenti e ci chiediamo come esistono, allora vediamo che sono sorgere dipendente. Sorgono in dipendenza di cause e condizioni. In questo modo vengono stabiliti come fenomeni che esistono e appaiono.
Qui viene detto che tutto il mandala degli oggetti di conoscenza è pervaso dello spazio della chiara luce, la realtà ultima. Come lo spazio pervade tutti i fenomeni così la chiara luce pervade tutti i fenomeni. La chiara luce identifica due tipi, la chiara luce dell’oggetto che è la vacuità stessa, la chiara luce del soggetto è la saggezza che realizza la vacuità. La realtà ultima è la chiara luce dell’oggetto, la vacuità stessa che pervade tutti i fenomeni. La vacuità, la realtà ultima di tutti i fenomeni non può essere vista, odorata, udita, assaggiata, toccata. La vacuità ultima è come spazio vuoto. Lo spazio è uno spazio vuoto. Lo spazio pervade tutti i fenomeni. L’elemento spazio è presente anche all’interno delle cose materiali, anche se non lo riusciamo a vedere. Cerchiamo di comprendere di più la natura della verità ultima.
La natura della verità convenzionale della nostra mente è la chiara luce convenzionale, la natura ultima è la vacuità, la chiara luce ultima. La nostra mente è un conoscitore, chiaro, questa è la sua natura convenzionale.
La mente che è chiaro conoscitore non esiste intrinsecamente, questa vacuità di esistenza intrinseca è chiamata la natura ultima della mente, la realtà ultima.
Cercate di sviluppare una buona motivazione che desidera ottenere l’illuminazione per il beneficio degli esseri senzienti e per questo motivo ascoltate gli insegnamenti. Siamo nel contesto del mandala di chiarezza e apparenza. La chiara luce, la vacuità, la realtà ultima è pervadente come lo spazio che pervade ogni cosa.Similmente la natura ultima dei fenomeni pervade tutto.
“l’effettivo inesprimibile modo di esistenza è lì.”
Il modo inesprimibile di esistere è la vacuità perché è difficile esprimerla. Inesprimibile, si riferisce al non essere esprimibile tramite la parola.
Se dovessimo spiegare il gusto di melassa a qualcuno gli potremmo solo dire che è dolce. Per fargli comprendere il gusto, effettivamente dovremmo fargliela assaggiare. Questa è una semplice analogia di come è difficile esprimere con le parole la natura ultima dei fenomeni. Esprimere qualcosa con la parola dipende dalle concezioni. La verità ultima dei fenomeni non è esprimibile direttamente dobbiamo basarci su una generalità di significato e su questa base possiamo dire qualcosa.
Nei sutra della perfezione della saggezza la vacuità viene espressa anche se non direttamente e si parla di sedici vacuità, di diciotto e di venti vacuità. Le divisioni si riferiscono alla base a cui si riferisce la vacuità. Si parla di vacuità interna, esterna, entrambe, grande, e così via.
Nel sutra del cuore [della perfezione della saggezza] prima si menziona come base i cinque aggregati e di questi il primo menzionato è la forma. Anche se vengono elencati altri fenomeni ci possiamo comunque fermare alla forma. Quando si parla dell’aggregato della forma nel sutra del cuore si parla della vacuità della forma e quella vacuità non è diversa dalla forma.
D’altra parte, benché siano un’entità sono fenomeni diversi. La forma che è vuota e la sua vacuità sono fenomeni diversi, la seconda è verità ultima, la prima è verità convenzionale. Se esaminiamo il nostro aggregato della forma vediamo che non esiste dal suo lato, esiste in dipendenza delle sue parti e della cause e condizioni. E siccome è un sorgere interdipendente con altri fenomeni non esiste per proprio potere ma è vuoto di esistenza intrinseca. Se prendiamo in esame il nostro corpo possiamo vedere che è composto di tante cose, carne, ossa, organi, ecc. alcune sostanze che compongono il corpo derivano dal padre (tre) e alcune dalla madre(tre). In totale si considerano sei componenti costitutivi del corpo.
Essendo nati da un ventre materno siamo dotati di questi sei elementi.. un corpo così composto può ottenere l’illuminazione molto velocemente. Dal punto di vista tantrico anche in questa vita, anche in tre anni e tre mesi. Il tantra è molto più veloce del sutra. Però pensare di potersi affidare solo al tantra senza i sutra è sbagliato. Nel tantra non si parla molto di vacuità che invece è estesamente trattata nei sutra. Abbiamo bisogno di studiare i sutra per comprendere le due verità e in particolare dobbiamo comprendere la verità ultima.
“Avendo abbandonato le fabbricazioni intellettuali
vedi la natura del completamente vuoto.”
Con fabbricazioni intellettuali ci si riferisce a idee sulla vacuità intellettualmente formate che non possono essere corrette. Per esempio se una persona non riconosce completamente l’oggetto di negazione ma parla di vacuità, questo non è perfetto.
Nel Bodiciariavatara si dice “se uno non comprende perfettamente l’oggetto di negazione non può comprenderne la vacuità” per questo dobbiamo comprendere correttamente l’oggetto della negazione.
Per esempio un essere umano non ha corna sulla testa. Se uno non sa cosa sono le corna non può neppure sapere cos’è una testa senza corna. Per questo occorre identificare perfettamente mentalmente l’oggetto della negazione. Alcuni dicono che un coniglio abbia delle corna, perché identificano erroneamente le orecchie del coniglio con le corna. Ma questa è una cause di errore. È molto importante non fare fabbricazioni intellettuali sulla vacuità, è importante invece comprendere la natura della vacuità. È questo che dobbiamo fare.
“Poni la tua mente, senza permetterle di vagare, in uno stato di realtà.
Avendola resa consapevole, priva di dimenticanza,
mantienila in uno stato di realtà.”
Cerchiamo di comprendere questo. Talvolta la nostra mente vaga ovunque. Cerchiamo invece di mantenerla in uno stato naturale, la vacuità. Cerchiamo di non farla vagare e mantenerla nella vacuità. Dobbiamo sempre cercare di mantenere la consapevolezza. Ogni tanto sorge il suo contrario, la dimenticanza, ma dovremmo invece mantenere consapevolezza. Qualunque cosa facciamo dobbiamo sempre cercare di mantenere consapevolezza. In questo specifico contesto si parla della talità perciò dovremmo focalizzare la nostra mente sempre e soltanto sulla vacuità, mentendo la mente in uno stato di equilibrio meditativo sulla vacuità.
Quando parliamo dell’equilibrio meditativo sulla vacuità, parliamo di un arya in equilibrio meditativo sulla vacuità. Nello stato post meditativo tutto viene visto come un’illusione. Quando un essere aria dimora in equilibrio meditativo sulla vacuità non appare nessun altro fenomeno se non quell’equilibrio meditativo che per questo viene paragonato allo spazio. Perché lo spazio è privo di forma e così appare la vacuità all’essere arya in equilibrio meditativo. Dal momento che lo spazio è vuoto non si possono vedere altri fenomeni oltre allo stesso equilibrio.
Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma presso la Badia di Torrechiara in provincia di Parma. Traduzione della Ven. Losan Trime (Birgit Shweiberer) e trascrizione immediata di Ivan Zerlotti. Attenzione: questa è la trascrizione simultanea degli insegnamenti, non è stata né rivista né corretta, pertanto potrebbe contenere degli errori. Nel corso del testo della trascrizione le parti tra parentesi quadre indicano una mancata trascrizione eventualmente sostituita con una sintesi. Il trascrittore si scusa per ogni eventuale errore inserito nel testo e dedica ogni più piccolo merito accumulato nel trascrivere le sante parole di dharma del prezioso guru e padre Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce, alla sua lunga vita, affinché infiniti esseri possano sempre deliziarsi nell’ascolto dei suoi insegnamenti e, praticandoli, possano giungere al completamento delle proprie qualità e dell’altrui beneficio.