Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma.
Terzo verso
Nella dimora celestiale di grande beatitudine,
una sensazione piacevole, dimora il corpo di una divinità,
i puri aggregati e costituenti del proprio corpo
una divinità di meditazione inseparabile dai tre corpi di Budda è li.
Non apprenderla come ordinaria
ma addestrati nell’orgoglio [divino] e nella pura apparenza. Poni la tua mente senza permetterle di vagare
in uno stato di profondità e chiarezza.
Avendola resa consapevole, priva di dimenticanza,
mantienila in uno stato di profondità e chiarezza.
Le prime tre linee si riferiscono al vedere il proprio corpo come un palazzo celestiale di grande beatitudine. Come il corpo di una divinità in un palazzo celestiale. Immaginiamo che i nostri aggregati e costituenti come puri. Cioè immaginiamo che i cinque aggregati siano le cinque divinità. Anche i costituenti sono delle divinità. I cinque aggregati sono forma, sensazione, discriminazione, fattori di composizione, coscienza. Li immaginiamo purificati come fossero i cinque dhyani buddha. Il nostro aggregato della forma, una volta purificato diviene la divinità Buddha Vairociana. L’aggregato della sensazioni completamente purificato diviene Buddha Ratnasambahava. L’aggregato della discriminazione completamente purificato diviene Buddha Amithaba. L’aggregato dei fattori di composizione completamente purificato diviene Buddha Amogasiddhi. L’aggregato della coscienza completamente purificato diviene Buddha Aksciobya. Così immaginiamo i nostri aggregati completamente purificati.
I quattro costituenti possono essere visualizzati come le quattro consorti dei dhyani buddha. Non voglio entrare nei dettagli qui. Potete leggere questa trasformazione nei primi versi della Guru puja. Viene descritto come non solo aggregati e costituenti, ma anche le sorgenti sensoriali, i canali e così via sono trasformati in bodhisattva.
Dobbiamo immaginare che il nostro corpo diventa completamente puro, il palazzo celestiale della natura della saggezza incontaminata in unione con la grande beatitudine.
Cerchiamo così di realizzare che il nostro corpo dimora inseparabile dai tre corpi della divinità di meditazione, il nostro yidam. Qui si parla dei tre corpi di un Buddha: dharmakaya, sambogakaya, nirmanakaya.
Il dharmakaya è un corpo di saggezza, un corpo di conoscenza, il corpo di saggezza che ha tutte le conoscenze di un Buddha, conosce tutti i fenomeni simultaneamente senza ostacoli.
Quando in sanscrito viene detto kaya noi lo traduciamo come corpo. [….]
La saggezza dei buddha conosce la talità, il modo in cui esistono tutti i fenomeni. Noi abbiamo questa capacità di conoscere, che si trasformerà nella mente onnisciente di un Buddha. Il sambogakaya può essere visto direttamente solo dai bodhisattva altamente realizzati, ha 32 marchi maggiori e 80 marchi minori. Ora dobbiamo creare le cause per avere questo corpo. Il corpo di emanazione, nirmanakaya, può essere visto direttamente anche da esseri ordinari con un certo bagaglio di meriti.
Quando viene detto che il nostro corpo rimane nel palazzo celestiale inseparabile dai tre corpi dobbiamo pensare in questo modo.
Se parliamo dell’yidam. Prima abbiamo recitato il mantra della Venerabile Tara. Tara è un yidam. Tara è la manifestazione di tutte le azioni positive… […]. Tara è la divinità a noi più vicina. In passato abbiamo creato molte azioni positive. Possiamo parlare anche dell’yidam Cenresig che manifesta tanti aspetti come quello a quattro o mille braccia. La compassione trasformata in … si manifesta come Cenresig. Anche in queste tangka ci sono Buddha Cenresig a mille braccia e Buddha Tara alla sua sinistra. Quando invece parliamo della saggezza, nostra e di tutti i buddha dei tre tempi, si manifesta nell’aspetto di Manjusri. Se invece parliamo della manifestazione dell’energia positiva nostra e di tutti i Buddha dei tre tempi, si manifestai come Vajrapani che ha un aspetto un po’ irato. Queste quattro sono in relazione al tantra inferiore, il tantra dell’azione o krya.
Cerchiamo di meditare sulla base del nostro corpo in modo da poterlo vedere nella natura del nostro yidam. Così lo possiamo vedere nella natura dei cinque dhyani buddha che dimorano nel corpo. […]
Cerchiamo di non vedere il nostro corpo come ordinario, cerchiamo di generare orgoglio divino e chiara apparenza della divinità, per questo occorre addestramento. Un corpo ordinario è nella natura della sofferenza. Un corpo contaminato. Cerchiamo di non vederlo in questo modo.
Veniamo poi esortati a non lasciar vagare la nostra mente. Invece dobbiamo cercare di tenerla ferma su un punto, priva di dimenticanza. Qui si parla di due cose, profondità e chiarezza. Profondità si riferisce alla comprensione della natura di tutti i fenomeni. La chiara apparenza si riferisce all’aspetto chiaro della divinità. Quando meditiamo su Tara per esempio cerchiamo di averne una chiara apparenza come divinità.
Quando si parla della profondità. La profondità è tale perché non è facile da conoscere. All’inizio ci si deve addestrare nello studio. La vacuità di esistenza intrinseca dei fenomeni non è facilmente compresa…
Quando guardiamo i fenomeni, ci appaiono come esistere dal proprio lato. Tutti i fenomeni, compresi noi stessi, mancano di esistenza intrinseca.
Se ci chiediamo come i fenomeni esistono la risposta è che dipendono l’uno dall’altro e non hanno alcuna esistenza autonoma…Tutti i fenomeni dipendono dal [….] Tutti i fenomeni non esistono dal loro lato, esistono tutti come un’imputazione. Vediamo che nel nostro mondo tutto dipende da qualcos’altro.
Per esempio un presidente. Prima viene eletto dal popolo, tramite le elezioni. Una volta che il popolo gli dà il nome presidente anche lui comincerà a a pensare se stesso come tale. Allo stesso modo in una comunità ci potrebbe essere un direttore. Qualcuno gli dà il nome di direttore e da quel momento anche lui pensa se stesso in quel modo. Così direttore e presidente non esistono dal proprio lato. Le dita di una mano aperta non si chiamano pugno. Se invece sono chiuse si chiamano pugno. Il pugno dipende dalle cinque dita. Se chiudiamo un solo dito non possiamo chiamarlo pugno. Tutti i fenomeni non possono esistere dal proprio lato, esistono solo in una relazione interdipendente con gli altri fenomeni.
Quando realizziamo che i fenomeni esistono come relazione di interdipendenza con altri fenomeni, […]
Questa tazza è un’illustrazione. Non esiste intrinsecamente perché esiste in dipendenza da altri fenomeni. Cerchiamo di applicare questo ragionamento.
La nostra mente è disturbata ogni momento da emozioni afflittive, nervosismo, confusione. Ma anche questi stati mentali dipendono da altre relazioni. Nulla esiste intrinsecamente, tutto dipende da altro: parti, cause e condizioni. Di questo si parla, penso nel quarto verso.
Cerchiamo di vedere il nostro corpo nel palazzo celestiale della divinità, come corpo della divinità e non come corpo ordinario contaminato di carne. Questa meditazione, come si nota, è legata al tantra. Se non si sono ricevute iniziazioni non ci si dovrebbe visualizzare come nel palazzo celestiale della divinità. Cerchiamo invece di purificare il nostro corpo trasformando le nostre afflizioni, cerchiamo di eliminare le nostre afflizioni, ci purifichiamo e ci trasformiamo. Non appena sorge qualcosa di non virtuoso, immediatamente cerchiamo di purificarlo.
A questo proposito: la migliore meditazione è quella sulla vacuità. La realizzazione, la meditazione, della vacuità… Anche solo un dubbio sul fatto che i fenomeni esistano o no scuote le radici dell’esistenza ciclica.. Dopo deve venire un’indagine sempre più approfondita. Pian piano possiamo capire la vacuità e capire che i fenomeni non esistono in modo intrinseco. Se non iniziamo l’indagine non avremo il risultato.
In tutta la nostra vita quotidiana dobbiamo mantenere consapevolezza ed esaminare la nostra mente, osservare come pensiamo, come si creano azioni, di corpo, parola e mente.
Un lama della tradizione Gnimapa, scrisse alcuni consigli… Controlla la tua parola… perché c’è il rischio di parlare in modo imperfetto, criticare altri e rendere infelice la loro mente.
Dobbiamo cercare di non criticare, di non parlare imprudentemente, di non criticare gli altri. Se invece siamo soli per esempio a casa di un’altra persona dobbiamo prestare attenzione alle nostre mani che potrebbero avere la tentazione di rubare.
In ogni momento dobbiamo tenere sotto esame la nostra mente. Cerchiamo di esaminare la nostra mente e non quella degli altri. Se sorge una buona attitudine ce ne rallegriamo, viceversa se sorge un’attitudine negativa cerchiamo di bloccarla sul nascere applicando gli antidoti.
Cerchiamo di esaminare, di tenere chiuse, le tre porte. Se sono molto chiuse non entreranno i ladri, le emozioni afflittive.
Non posso dire molto di più in questo contesto. Cercate di riconoscere le vostre emozioni negative. Questo è il nostro principale lavoro, indipendentemente dal punto di vista che sia sutra o tantra. Nel contesto del tantra dobbiamo cercare di portare i tre corpi nel sentiero. Vuol dire che si porta il corpo di saggezza nel sentiero della morte, il sambogakaya nel sentiero del bardo e il nirmanakaya nel sentiero della rinascita. Se avete ricevuto iniziazioni nel mahanuttara yoga tantra potete praticare queste meditazioni.
Nella nostra vita quotidiana dobbiamo sempre avere presenti due fattori mentali: consapevolezza e introspezione.
Facciamo un po’ di meditazione. Poi parleremo del prossimo verso.
Immaginiamo che il nostro corpo sia inseparabile dalla divinità al centro della dimora celestiale. Il nostro corpo si trasforma nel palazzo celestiale e nella divinità. Si può anche parlare di mandala del corpo, in alcuni tantra. Al centro la divinità inseparabile dai tre corpi, di emanazione, di godimento e di saggezza. Provate.
Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma presso la Badia di Torrechiara in provincia di Parma. Traduzione della Ven. Losan Trime (Birgit Shweiberer) e trascrizione immediata di Ivan Zerlotti. Attenzione: questa è la trascrizione simultanea degli insegnamenti, non è stata né rivista né corretta, pertanto potrebbe contenere degli errori. Nel corso del testo della trascrizione le parti tra parentesi quadre indicano una mancata trascrizione eventualmente sostituita con una sintesi. Il trascrittore si scusa per ogni eventuale errore inserito nel testo e dedica ogni più piccolo merito accumulato nel trascrivere le sante parole di dharma del prezioso guru e padre Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce, alla sua lunga vita, affinché infiniti esseri possano sempre deliziarsi nell’ascolto dei suoi insegnamenti e, praticandoli, possano giungere al completamento delle proprie qualità e dell’altrui beneficio.