Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma..
Primo verso
Sul cuscino immutabile, unificazione di metodo e saggezza,
siede il gentile lama, la natura di tutti rifugi
un Buddha che ha completato gli abbandoni e le realizzazioni è lì.
Avendo abbandonato il concepire difetti in lui,
fagli richieste con una pura apparenza.
Poni la tua mente senza permetterle di vagare
in uno stato di apprezzamento e rispetto per lui.
Avendola resa consapevole, priva di dimenticanza,
mantienila in uno stato di apprezzamento e rispetto.
Nel primo verso viene offerta una descrizione dell’unificazione di metodo e saggezza indicati in metafora come un cuscino. Dobbiamo generare metodo e saggezza nel nostro cuore. In sanscrito si dice guru, in tibetano lama, e si indica il maestro che ha la natura dei tre rifugi. Dobbiamo sviluppare il rifugio nella nostra mente e non cercarlo al di fuori. Con la lama del coltello (lama in italiano indica la lama del coltello) si deve tagliare la radice dell’esistenza ciclica. Non la verdura! Guru in sanscrito è composto di gun, qualità, e rup, pesantezza. Si riferisce quindi a chi è pesante, dotato, di buone qualità. Perciò un guru deve avere sviluppato molte buone qualità. Chi parla soltanto non è veramente un buon guru. Nel Sutralamkara, e così via, si dice che dal punto di vista dei sutra, ma anche dal punto di vista del tantra, un guru deve avere dieci qualità.
È difficile in questi tempi degenerati trovare qualcuno che sia effettivamente dotato di tutte queste qualità. Però anche se ne ha sviluppate solo la metà, cinque, in questi tempi è già un buon guru. Un guru deve soprattutto avere sviluppato la pazienza. Il guru deve anche possedere l’instancabilità. Inoltre deve avere un buon cuore che si vuole prendere cura dei discepoli. Il guru deve anche essere addestrato nei tre addestramenti superiori di etica, concentrazione e saggezza per soggiogare la propria mente.
Se vogliamo un futuro positivo questo dipende dalla nostra mente, così come da essa dipende il nostro futuro negativo. Perciò solo la nostra mente può essere il nostro guru. Non ci si riferisce a un’altra persona che ci dà ordini da seguire. Ci si riferisce al proprio sviluppo mentale.
Si dice che un Buddha è dotato completamente di tutti gli abbandoni e di tutte le realizzazioni. Anche noi possiamo ottenere la buddhità se ci dotiamo di tutti gli abbandoni e di tutte le realizzazioni. Parlando di abbandoni dobbiamo riferirci agli oggetti che vanno abbandonati.
Ci sono molte oscurazioni, ognuna delle quali deve essere abbandonata. Oscurazioni delle afflizioni negative. Oscurazioni alla conoscenza. Oscurazioni di maturazione.
Le afflizioni sono sei radice e venti secondarie. Quindi vi sono ventisei afflizioni mentali.
Le sei radice sono attaccamento, odio, ignoranza, orgoglio, dubbio, visioni afflitte.
Le prime tre sono chiamate i tre veleni, perché come un veleno mette a rischio la nostra vita, così le afflizioni mettono a rischio la vita del nirvana o dell’illuminazione.
Tra questi tre l’attaccamento è il più pervadente perché si manifesta continuamente. Mentre l’odio si manifesta solo in certe occasioni. Ma quando si manifesta è molto pericoloso. Un solo istante di odio brucia cento eoni di merito accumulato. La radice queste due è l’ignoranza.
Nella ruota del samsara al centro ci sono tre animali. Uno è il gallo, uno il serpente e uno è il maiale.
Il gallo si riferisce all’attaccamento, il serpente si riferisce all’odio e l’ignoranza è simboleggiata dal maiale che guarda sempre in basso. Perciò per eliminare il samsara dobbiamo abbandonare questi tre che ne sono la radice. Rispetto all’oscurazione di maturazione.
Avere rinascita come animali ci porta ad avere un’esistenza oscurata in cui non possiamo avere realizzazioni che ci permettono di sviluppare buone qualità. Questo è dovuto alla maturazione della rinascita come animale. Per questo dobbiamo cercare di non prendere mai una rinascita inferiore e invece cercare di ottenere una rinascita nei reami superiori. Per questo dobbiamo abbandonare le non virtù. Quando si sono abbandonati tutti gli oggetti di abbandono e si sono ottenute tutte le realizzazioni allora si ottiene la buddità.
Le concettualizzazioni erronee si riferiscono al discriminare le qualità negative degli altri. Dobbiamo abbandonare questo atteggiamento di cercare errori negli altri e invece dovremmo cercare di vedere le persone come delle divinità pure. Almeno cerchiamo di sviluppare questo atteggiamento. Cerchiamo di sviluppare la capacità di non lasciar vagare la nostra mente e invece cerchiamo di sviluppare una completa non dimenticanza.
Cerchiamo di sviluppare una mente che non vaga. Cerchiamo di sviluppare la nostra meditazione, la nostra mente. […] e cerchiamo di sviluppare la nostra mente che comprende la natura di tutti fenomeni come vuota di esistenza intrinseca.
Se sviluppiamo le due bodicitta, ultima e convenzionale, la nostra mente diverrà il guru definitivo, la mente illuminata. Cercate di meditare sul desiderio di ottenere la buddità per potervi prendere cura di tutti gli esseri senzienti. Cercate di sviluppare questo atteggiamento nel vostro continuo mentale.
Cercate di sviluppare una buona motivazione che desidera beneficiare gli esseri senzienti ottenendo la completa illuminazione e per questo scopo ascoltiamo gli insegnamenti.
Per sviluppare una buona motivazione dobbiamo abbandonare la mente che si cura di se stessi e sviluppare invece quella che desidera prendersi cura degli altri.
Pensiamo che la mente auto gratificante è la radice di tutta la nostra sofferenza, la sorgente di tutte le infelicità che sperimentiamo. Dobbiamo perciò vederla come causa delle nostre sofferenze.
Mentre la mente che si prende cura degli altri è la sorgente di tutte le qualità. In passato anche Buddha Sakyamuni vagava nel samsara come noi, ma a un certo punto lui ha sviluppato la mente che si prende cura degli altri e ha così ottenuto la completa illuminazione.
Cerchiamo di analizzare gli svantaggi della mente auto gratificante. Visti i suoi svantaggi cerchiamo di abbandonarla e di sviluppare invece la mente che si prende cura degli altri.
Lo facciamo abbinando al respiro il prendere su di noi tutte le sofferenze degli esseri senzienti e di dare loro tutte le felicità. Conoscete bene la meditazione del prendere e dare perciò dovreste applicarla alla vita quotidiana.
Ieri abbiamo parlato un po’ del guru. Con guru si intende la realizzazione delle buone qualità della nostra mente. Mentre il guru interpretativo è quello da cui ascoltiamo insegnamenti.
Buddha Sakyamuni disse: “le sofferenze degli esseri senzienti non si possono portare via con le mani, come si eliminano le spine dalla pelle. Non possono neppure essere lavate”. Non si possono eliminare le sofferenze e le emozioni afflittive con un’abluzione. “Non è neppure possibile per i Buddha trasferire le proprie realizzazioni negli esseri”. Allora cosa può fare? “dare insegnamenti della vacuità, talità, di tutti i fenomeni. In questo modo se i discepoli usano lo sforzo gioioso e praticano e meditano possono eliminare le emozioni afflittive e liberarsi di tutte le sofferenze”.
Vi sono tradizioni in India e Birmania in cui le persone pensano di purificarsi di tutte le negatività semplicemente facendo un’abluzione nel fiume, per esempio il Gange. Questo è basato sul fatto che essi pensano al Gange come una divinità anche se si manifesta come un fiume. Il suo manifestarsi in questo modo permette agli esseri di purificarsi. Sarebbe troppo facile se fosse così. Sarebbe bello, potremmo anche fare il bagno al mare ed essere purificati. Cercate in ogni momento di abbandonare il pensare agli errori altrui. Queste sono concezioni erronee. Cercate invece di sviluppare in ogni momento una mente consapevole, abbandonando la mente che vaga e focalizzando la mente sull’oggetto della meditazione.
Insegnamenti del Ven. Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce sul testo “Il cantico delle quattro consapevolezze”, vedi https://www.sangye.it/altro/?p=2445, di Lama Tzong Khapa dal 16 al 18 giugno 2006 al Centro ScenPhen GiamTse Ling di Parma presso la Badia di Torrechiara in provincia di Parma. Traduzione della Ven. Losan Trime (Birgit Shweiberer) e trascrizione immediata di Ivan Zerlotti. Attenzione: questa è la trascrizione simultanea degli insegnamenti, non è stata né rivista né corretta, pertanto potrebbe contenere degli errori. Nel corso del testo della trascrizione le parti tra parentesi quadre indicano una mancata trascrizione eventualmente sostituita con una sintesi. Il trascrittore si scusa per ogni eventuale errore inserito nel testo e dedica ogni più piccolo merito accumulato nel trascrivere le sante parole di dharma del prezioso guru e padre Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce, alla sua lunga vita, affinché infiniti esseri possano sempre deliziarsi nell’ascolto dei suoi insegnamenti e, praticandoli, possano giungere al completamento delle proprie qualità e dell’altrui beneficio.