Ghesce Ciampa Ghiatso: I 12 Anelli e le 4 Nobili Verità.

Ghesce Ciampa Ghiatso: Nella nostra vita, ogni giorno, cerchiamo di mantenere la mente in uno stato felice, cerchiamo di non pensare troppo al passato in quanto, in ogni caso, il passato è andato e non può riproporsi. Non fate neppure troppi progetti per il futuro perché fare troppe supposizioni sul futuro può preoccuparci e perché il futuro ora non c’è e quindi è incerto. Cerchiamo di mantenerci felici nel presente, essere contenti di quello che abbiamo considerandolo sufficiente.

Ghesce Ciampa Ghiatso: Nella nostra vita, ogni giorno, cerchiamo di mantenere la mente in uno stato felice, cerchiamo di non pensare troppo al passato in quanto, in ogni caso, il passato è andato e non può riproporsi. Non fate neppure troppi progetti per il futuro perché fare troppe supposizioni sul futuro può preoccuparci e perché il futuro ora non c’è e quindi è incerto. Cerchiamo di mantenerci felici nel presente, essere contenti di quello che abbiamo considerandolo sufficiente.

Quinta parte degli Insegnamenti conferiti dal venerabile Ghesce Ciampa Ghiatso presso il Centro Studi Cenresig di Bologna nell’ottobre 1996: Introduzione al Sutra del Cuore. Traduzione dall’inglese di Annamaria De Pretis. Trascrizione di Gianna Calabria. Revisione di Francesco La Rocca, Annalisa Lirussi, Joan Nicell.

Ghesce Ciampa Ghiatso: I DODICI ANELLI e LE QUATTRO NOBILI VERITA’

Il testo recita:

Non esiste ignoranza o estinzione dell’ignoranza, fino a non esistono vecchiaia e morte né estinzione della vecchiaia e della morte.”Riferendosi ai ‘dodici anelli’. Vediamo brevemente quali sono i dodici anelli del ciclo dell’esistenza. Essi possono essere considerati dal punto di vista dell’ordine progressivo del condizionamento del samsara oppure dal punto di vista del decondizionamento o della purificazione. 1) Il primo dei dodici anelli è l’ignoranza. Considerando anche gli altri undici, possiamo ugualmente affermare che non esistono ultimamente 2) le formazioni karmiche, 3) la coscienza, 4) del nome e forma, 5) le sei entrate, 6) il contatto, 7) le sensazioni, 8) bramosia (tib. sepa), 9) l’afferrarsi (tib. lenpa), 10) il divenire, 11) la nascita, 12) la vecchiaia e la morte.

1) Con ignoranza si intende la non conoscenza della reale natura dei fenomeni. Le ignoranze sono innumerevoli, ma si possono raggruppare in due: una è la non conoscenza della ‘talità’, la reale natura di ciò che esiste, l’altra è la non conoscenza delle cause e degli effetti, della legge del karma.

2) Il secondo anello è chiamato formazioni karmiche, e sono le azioni. Le azioni hanno il potere di proiettarci nelle rinascite successive e possono essere meritorie, non meritorie e inamovibili. Le azioni meritorie sono le dieci azioni positive di non uccidere, non rubare, non avere una sessualità scorretta, non mentire, non creare discordia, non ingiuriare, non parlare a vanvera, non avere bramosia, malvagità e non sostenere visioni errate. Le azioni non meritorie sono l’opposto di quelle elencate, quindi uccidere e così via. Quelle virtuose hanno il potere di spingerci in esistenze superiori come quella umana o divina.

Ovviamente la positività o negatività delle azioni ha varie sfumature. Il risultato dipende dal livello dell’intensità. Le azioni negative possono essere di vari gradi. Quelle che ci conducono a rinascite come animali sono di intensità minore, quelle di intensità intermedia come spiriti famelici e quelle maggiori come esseri infernali. Poi c’è una categoria di azioni dette inamovibili. Sono quei livelli di concentrazione che ci possono portare a stati superiori di esistenza, nei reami della forma e del senza forma. Si parla di diciassette livelli del reame della forma e di quattro assorbimenti meditativi del reame del senza forma.

3) Il terzo anello è quello della coscienza; si intende la coscienza mentale la quale contiene le impronte delle azioni che abbiamo compiuto.

4) Il quarto dei dodici anelli è quello del nome e forma. È riferito al concepimento nel grembo materno. L’ovulo fecondato è l’anello della forma che contiene la coscienza non ancora manifesta, indicata con ‘nome’ in quanto non sono ancora manifesti i vari fattori mentali quali le sensazioni, la discriminazione, i fattori di composizione. Fino al momento in cui l’embrione non sviluppa completamente le sue facoltà sensoriali viene indicato come ‘nome e forma’.

5) Il quinto dei dodici anelli è quello delle sei entrate o facoltà sensoriali e si riferisce all’embrione fino al momento in cui avrà il primo contatto.

6) Quando poi avviene il primo contatto tra oggetto, facoltà sensoriale e coscienza, sorge l’anello del contatto.

7) Dal contatto nasce l’esperienza, cioè la sensazione, si indica quindi l’anello delle sensazioni che è il settimo.

8) L’ottavo è l’anello della bramosia (tib. se pa). Si riferisce all’attaccamento per questo corpo. Durante il processo della morte, quando non possiamo più aggrapparci a questo corpo, la nostra tendenza è quella di ricercarne uno nuovo.

9) Il nono anello è l’afferrarsi. Attaccamento per il corpo che è l’intensificarsi della bramosia di averne un altro.

10) Queste due forme di attaccamento attivano le impronte delle azioni passate depositate nella nostra coscienza. Questo karma o azione attivante è l’anello del divenire.

11) L’anello della nascita è ciò che ci porta a rinascere, per cui entriamo nel ventre materno, veniamo concepiti e, secondo il buddhismo, il primo istante di concepimento è la nascita.

12) Poi c’è l’evoluzione dell’embrione e il corpo continua ad evolversi.

Questo è ciò che indica il termine invecchiamento mentre la morte può avvenire anche nel grembo della propria madre. Dunque il dodicesimo anello della morte può realizzarsi anche finché siamo ancora nel grembo materno.

Questa è una descrizione abbreviata dei dodici anelli.

Ponendo fine all’ignoranza avranno fine anche le formazioni karmiche o azioni contaminate, quindi avrà fine anche il terzo anello che si riferisce alle impronte karmiche nella coscienza, avendo fine la coscienza avranno fine anche nome e forma, allora porremo fine anche alla nascita e all’invecchiamento e alla morte. Questa è un’esposizione dell’ordine di decondizionamento, di abbattimento ei dodici anelli dell’esistenza ciclica. Come porre fine all’ignoranza? Realizzando la vacuità, il non-sé, la mancanza di un io a sé stante, per tale ragione nel testo del Sutra del Cuore è scritto: “Non c’è vecchiaia e morte né estinzione della vecchiaia e della morte.”

LE QUATTRO NOBILI VERITA’

Poi presenta le quattro nobili verità quando dice:

Similmente non esiste sofferenza, né origine della sofferenza, né cessazione della sofferenza, né sentiero.” Questo negare si riferisce all’equilibrio meditativo sulla vacuità quando, assorti nell’esperienza della vacuità, non appare nulla, neanche le quattro nobili verità di sofferenza, origine, cessazione e sentiero. Non riuscirò ad esporvi tutto quello che avrei voluto e vi parlerò solo brevemente delle quattro nobili verità. La verità della sofferenza.

Ha quattro attributi:

  1. è sofferenza

  2. è impermanente,

  3. è vuota,

  4. è priva di sé,

Anche l’origine della sofferenza ha quattro attributi:

  1. causa,

  2. origine,

  3. condizione

  4. intenso produttore di sofferenza.

La verità della cessazione della sofferenza ha anch’essa quattro attributi che sono:

  1. cessazione,

  2. pacificazione,

  3. emersione definitiva,

  4. auspicio.

La verità del sentiero ha quattro attributi:

  1. sentiero,

  2. idoneo,

  3. ottenimento o ciò che ottiene,

  4. ciò che elimina definitivamente, (ciò che distoglie definitivamente, o con certezza, o che rifiuta definitivamente).

Poi, procedendo nel testo, è detto:“non esiste saggezza”, la saggezza che realizza direttamente la vacuità cioè, a questa coscienza in assorbimento meditativo che realizza la vacuità, non appare nemmeno l’immagine di se stessa, neppure la saggezza stessa. Oppure, possiamo dire che non esiste saggezza, intendendo che neanche la saggezza suprema ha una esistenza intrinseca a sé stante, e non esistono intrinsecamente neppure ottenimento e assenza di ottenimento. Dunque, neppure questi risultati, gli ottenimenti, hanno un’esistenza intrinseca. Oppure possiamo dire che di fronte alla saggezza che realizza la vacuità non appaiono neanche le realizzazioni, gli ottenimenti. La buddhità, lo stato illuminato, esiste, ma non per natura propria, a sé stante, intrinsecamente, ma come risultato della pratica. Neanche l’oggetto del nostro conseguimento, della realizzazione, ha un’esistenza propria, una natura propria a sé stante.

Quindi, o Shariputra, poiché non c’è ottenimento, i bodhisattva si affidano e dimorano nella perfezione della saggezza, la loro mente è priva di ostruzioni e paura. Andando completamente al di là di ogni oscurazione essi ottengono il nirvana finale. Anche tutti i Buddha che risiedono perfettamente nei tre tempi, essendosi affidati alla perfezione della saggezza, diventano Buddha manifesti e completi nello stato dell’insuperabile, sublime e completa illuminazione.”

A questo punto si considera il momento finale della pratica meditativa prima dell’ottenimento della buddhità, l’ultimo sforzo meditativo del praticante, il sentiero ininterrotto che è l’antidoto alle ultime oscurazioni all’onniscienza dopo aver abbandonato le altre afflizioni. In quest’ultimo stato meditativo il bodhisattva entra in una concentrazione chiamata ‘stabilizzazione meditativa come un vajra’. Ci si riferisce ai bodhisattva che prima di ottenere lo stato di Buddha dimorano in questo stato concentrativo simile al vajra o al diamante. Quando si è assorbiti nell’equilibrio meditativo sulla vacuità, non appare neanche questo tipo di concentrazione chiamato ‘come il vajra’.

Quando il testo recita “la loro mente è priva di ostruzioni e paura”, si riferisce al conseguimento, cioè al sentiero del non più apprendimento. Poiché la loro mente è priva di ostacoli, sono senza paura. In questo modo essi trascendono ogni errore, ogni oscurazione e alla fine ottengono la meta, il nirvana finale, superano completamente il dolore, cioè trascendono completamente la sofferenza e l’origine della sofferenza. Tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro, si sono affidati, si affidano e si affideranno alla perfezione della saggezza e per questa ragione sono diventati, diventano e diventeranno insuperabilmente, perfettamente e completamente dei Buddha risvegliati. Quindi, tutti i Buddha dei tre tempi, passato, presente e futuro, meditano la perfezione della saggezza, la Prajnaparamita, meditano sulla vacuità e quindi realizzano lo stato di Buddha.

La via all’illuminazione passa obbligatoriamente attraverso la realizzazione della vacuità.

Per cui il mantra della perfezione della saggezza, il mantra della grande conoscenza, il mantra insuperabile, il mantra uguale all’ineguagliabile, il mantra che pacifica completamente ogni sofferenza, poiché non è falso, deve essere conosciuto come vero. Il mantra della perfezione della saggezza è proclamato:

TAYATA (“così è”)

GATE (“andato” e si riferisce al primo stadio della realizzazione: il sentiero della accumulazione)

GATE (“andato” e si riferisce allo stadio della realizzazione successivo: quello del sentiero della preparazione)

PARAGATE (“andato oltre”, e si riferisce al sentiero della visione, il terzo stadio)

PARAMSAGATE (“andato perfettamente al di là”, vuol dire nel sentiero della meditazione)

BODHI (“illuminazione”, quindi nel quinto stadio della realizzazione che è il sentiero del non più apprendimento)

SVAHA (“stabile” )

TAYATA GATE GATE PARAGATE PARAMSAGATE BODHI SVAHA.”

Penso che ogni tanto possa essere utile recitare questo mantra.

Shariputra, così un bodhisattva mahasattva deve addestrarsi nella profonda perfezione della saggezza. Quindi il Buddha riemergendo dalla concentrazione, si rivolse al nobile Avalokiteshvara, il bodhisattva mahasattva, con queste parole: Eccellente! Eccellente! O figlio del nobile lignaggio, è proprio così. E poiché è così, come tu hai rivelato, in quel modo si dovrebbe praticare la profonda perfezione della saggezza e anche i tathagata si rallegreranno di ciò. Quando il Bhagavan ebbe parlato, il venerabile Shariputra, il nobile Avalokiteshvara, il bodhisattva mahasattva, e tutta l’assemblea di discepoli, esseri mondani, dei, umani, semidei e gandharva furono deliziati e molto lodarono ciò che il Bhagavan aveva proclamato”.

Così si conclude l’esposizione del Sutra del cuore della perfezione della saggezza. Questa è stata solo una breve esposizione dell’essenza della perfezione della saggezza, non ho potuto esprimere molte cose correttamente per carenze linguistiche. Comunque cercate di comprendere a fondo questo argomento, ci sono dei commentari che potrete leggere. Anche la sola comprensione intellettuale della vacuità crea enormi meriti o energia positiva e scuote il nostro samsara, l’esistenza ciclica, scuote la radice dell’ignoranza. Quindi pensiamoci quotidianamente. Nella nostra vita, ogni giorno, cerchiamo di mantenere la mente in uno stato felice, cerchiamo di non pensare troppo al passato in quanto, in ogni caso, il passato è andato e non può riproporsi. Non fate neppure troppi progetti per il futuro perché fare troppe supposizioni sul futuro può preoccuparci e perché il futuro ora non c’è e quindi è incerto. Cerchiamo di mantenerci felici nel presente, essere contenti di quello che abbiamo considerandolo sufficiente. Pensiamo: “Ho tutto ciò che mi è necessario, quindi posso essere contento, soddisfatto”. Abbiamo tutto, cerchiamo di essere felici, di rendere felici noi stessi, non cerchiamo sempre problemi. Ora dedichiamo l’energia positiva creata in questa occasione, dallo studio di questo soggetto, affinché tutti gli esseri possano realizzarsi, possano trovare la pace, la felicità, ovunque nel mondo.

Ok grazie!