Seconda parte degli Insegnamenti conferiti dal venerabile Ghesce Ciampa Ghiatso presso il Centro Studi Cenresig di Bologna nell’ottobre 1996: Introduzione al Sutra del Cuore. Traduzione dall’inglese di Annamaria De Pretis. Trascrizione di Gianna Calabria. Revisione di Francesco La Rocca, Annalisa Lirussi, Joan Nicell.
Ghesce Ciampa Ghiatso
Vi sono poi i vari fattori mentali, o menti secondarie. Generalmente si parla di cinquantuno fattori mentali: • cinque fattori mentali onnipresenti: 1) sensazione, 2) discriminazione, 3) intenzione, 4) impegno mentale, 5) contatto;
• cinque fattori mentali determinanti (l’oggetto): 1) aspirazione, 2) credenza o apprezzamento, 3) memoria o consapevolezza, 4) stabilizzazione meditativa, 5) saggezza;
• undici fattori mentali virtuosi: 1) fede, 2) vergogna o considerazione per sé stessi, 3) imbarazzo o considerazione per gli altri, 4) non attaccamento, 5) non odio, 6) non ignoranza, 7) sforzo, 8) flessibilità, 9) coscienziosità, 10) equanimità, 11) non essere nocivi;
• sei afflizioni mentali disturbanti principali: 1) attaccamento, 2) odio, 3) orgoglio, 4) ignoranza, 5) dubbio, 6) visioni afflittive;
• venti afflizioni mentali secondarie: 1) bellicosità, 2) risentimento, 3) occultamento, 4) rancore o dispetto, 5) gelosia o invidia, 6) avarizia, 7) inganno, 8) dissimulazione, 9) alterigia, 10) nocività, 11) mancanza di vergogna, 12) mancanza di imbarazzo, 13) letargia, 14) eccitamento, 15) non fede, 16) pigrizia, 17) non coscienziosità, 18) dimenticanza, 19) non introspezione, 20) distrazione;
• quattro fattori mentali variabili: 1) sonno, 2) pentimento, 3) investigazione, 4) analisi.
Perché questi ‘51 fattori mentali’ sono stati raggruppati in tre gruppi?
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aggregato della sensazione: il primo fattore mentale degli onnipresenti, sensazione è il fattore che sperimenta un oggetto come piacevole, doloroso o neutrale.
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della discriminazione (Secondo fattore degli onnipresenti, discriminazione che percepisce i caratteri peculiari dell’oggetto. ) e
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dei fattori di composizione? E perché quest’ultimo contiene quarantanove dei cinquantuno fattori mentali?
Perché non sono stati messi in un unico aggregato o elencati uno per uno?
Buddha li ha presentati in tre gruppi differenziando l’aggregato delle sensazioni da quello della discriminazione e da quello dei fattori di composizione perché le sensazioni sono la causa principale che ci tiene legati al samsara e sono anche la causa dei conflitti. Di solito le nostre sensazioni di piacere, di dolore e d’indifferenza sono causa del sorgere di veleni psichici quale attaccamento al piacere, avversione al dolore e ignoranza o indifferenza nel caso di sensazioni neutre. Sulla base di questi veleni psichici siamo poi portati a compiere delle azioni contaminate, creiamo del karma che ci porta a vagare nell’esistenza ciclica. Possiamo notare la diversa reazione nell’incontrare qualcuno che abbiamo piacere di vedere dall’incontrare persone con le quali invece ci sentiamo a disagio. Vi è anche una categoria di individui verso i quali non proviamo né piacerené disagio ma un senso di indifferenza. Proviamo attrazione e attaccamento per quelli che sentiamo amici e avversione, invece, verso coloro che percepiamo ostili, distanti. È sulla base di queste considerazioni che nascono le dispute. Con le persone che non ci piacciono agiamo in maniera negativa. Anche se ci donano qualcosa di carino non lo gradiamo così come i loro complimenti e parole gentili. Ci fa invece piacere riceverli dalle persone che ci piacciono e anche se queste ultime dovessero rivolgersi a noi in modo sgradevole, lo accetteremmo ugualmente come gradevole. Perché? Questo succede a causa dell’attaccamento. Dal momento che vogliamo godere della presenza delle persone per cui proviamo attaccamento, qualunque cosa esse dicano la accettiamo. Mi pare che sia così. Per quanto riguarda poi il terzo aggregato, quello delle discriminazioni, le idee, i punti di vista, possiamo osservare che non abbiamo tutti la medesima prospettiva, la stessa idea delle cose, ma facciamo diverse discriminazioni, alcune perfette e altre non valide. Le idee sbagliate, le visioni imperfette, ci portano ad agire in modo distruttivo, negativo. Quindi a volte le discriminazioni ci portano un sacco di problemi. Questo per quanto riguarda le nostre ‘idee’. Non voglio dilungarmi su questo. La ragione per cui la sensazione e la discriminazione sono stati indicati come aggregati distinti dai cinquantuno fattori mentali è perché sono la causa di ogni condizionamento dell’esistenza ciclica, in altre parole sono responsabili del nostro vagare nel samsara. Se vogliamo approfondire questo argomento dovremmo studiare il commentario al primo capitolo del testo di metafisica buddhista, l’Abhidharmakosha. Sulla base di un desiderio autentico di liberazione dal condizionamento del samsara si intraprendono i sentieri spirituali che prevedono delle tappe caratterizzate da diverse realizzazioni. Questo sincero desiderio è chiamato ‘rinuncia’ autentica, cioè un desiderio effettivo di libertà dal ciclo dell’esistenza. Parliamo dei primi tre dei cinque sentieri:
a) accumulazione,
b) preparazione,
c) visione.
Per sentiero dell’accumulazione si intende l’accumulazione dovuta all’ascolto di insegnamenti. Questo sentiero è definito come ‘la chiara realizzazione del Dharma’. In questo caso con il termine Dharma ci si riferisce agli insegna-menti del Buddha e non ai fenomeni. È necessario un ampio ascolto degli insegnamenti accompagnato da una profonda riflessione e meditazione. Lo stadio successivo è chiamato sentiero della preparazione definito ‘la chiara realizzazione del significato’. Qui si ha la realizzazione intellettuale della vacuità sulla base di un’immagine mentale. Ancora non si ha un’esperienza diretta del significato della vacuità, ma se ne comprende il suo significato concettualmente.
Possiamo distinguere tre tipi di saggezza provenienti rispettivamente:
• dallo studio e dall’ascolto degli insegnamenti,
• dalla riflessione e
• dalla meditazione.
La saggezza dovuta alla realizzazione del sentiero dell’accumulazione deriva dall’ascolto e dalla riflessione, mentre quella dello stadio della preparazione deriva dalla meditazione. Questa è una presentazione estremamente semplificata degli stadi del sentiero. Ve ne parlo perché vorrei darvi almeno un’idea di essi per farvi capire che è possibile per ognuno di noi ottenere delle realizzazioni sulla base di un intenso impegno, durante il giorno e la notte. Iniziamo cercando di evitare le dieci azioni negative come togliere la vita, rubare, adottare una sessualità scorretta, mentire, diffamare, avere conversazioni inutili e banali, generare bramosia, sostenere delle idee sbagliate per esempio sulla non validità della legge del karma. Per fare questo occorre cercare di contenere i nostri sensi. Inoltre dobbiamo fare in modo di mantenere gli impegni e i voti in maniera pura. Queste pratiche fanno parte del sentiero dell’accumulazione. Solo così facendo lo stiamo praticando. Dobbiamo chiudere le porte dei sensi e questo vuol dire non coinvolgersi a guardare tutto, ad ascoltare tutto, a parlare di tutto. Se guardiamo troppo in giro, troppi oggetti, quando incontriamo qualcosa di bello, di attraente, in noi sorge l’attaccamento. Se vediamo invece qualcosa di brutto, di sgradevole, nella nostra mente sorge del malessere che ci porta a provare avversione, ostilità. Con ‘non ascoltare troppo’ si intende non ascoltare né troppe parole di elogio, perché questo provoca in noi il sorgere di attaccamento, orgoglio, diventia-mo presuntuosi, né parole di offesa, perché la nostra mente si turba se per esempio veniamo criticati. Quindi non curiamoci troppo delle parole. Poi, non si deve parlare troppo perché si rischia di ferire qualcuno. Altre volte diciamo cose che potrebbero crearci dei problemi per il futuro, qualcuno le ascoltate poi le usa contro di noi. Il consiglio che danno i nomadi tibetani è proprio di non parlare troppo perché potrebbe essere pericoloso. Un detto tibetano dice di non parlare troppo perché in tutti gli angoli delle case ci sono delle orecchie. Dicono più o meno così: “All’angolo di tutte le case ci sono delle orecchie, soprattutto di notte”, mentre di giorno il consiglio è di non fare troppe cose perché ci sono occhi dappertutto. Questo è un detto del Tibet del nord, della zona dove sono nato.
Torniamo al testo. Spiega che i cinque aggregati sono vuoti di esistenza propria o a sé stante. Poi continua entrando nei dettagli. Insegna come praticare e come coltivare questa consapevolezza della vacuità. “La forma è vuota, la vacuità è forma, la vacuità non è altro che forma, la orma non è altro che vacuità, allo stesso modo la sensazione, la discriminazione, i fattori di composizione e la coscienza sono anch’essi vuoti”. Recitando la forma è vuota si intende dire che è vuota di esistenza a sé stante. Poi si afferma che la vacuità è forma e questo significa che la vacuità è essa stessa vuota di esistenza. Quindi i due livelli di realtà, convenzionale e ultima, sono della medesima natura, non hanno un’entità diversa. Dicendo che la vacuità è forma e la forma è vacuità si intende dire che la vacuità ha anch’essa la natura di vacuità così come la forma. Tutti i fenomeni sono vuoti di esistenza e la natura ultima della vacuità è vuota di esistenza propria. Vengono presi in considerazione i cinque aggregati psicofisici, poi le dodici entrate e i diciotto costituenti. I cinque aggregati non sono esaustivi in quanto non includono tutto ciò che esiste, tutti i fenomeni. Infatti fanno parte dei cinque aggregati solo i fenomeni impermanenti, cioè prodotti, i fenomeni che svolgono una funzione. I fenomeniche sono permanenti e immutabili non sono inclusi nei cinque aggregati psicofisici. Per esempio lo spazio vuoto è un fenomeno permanente, immutabile. Mentre i fenomeni che fanno parte delle dodici entrate includono tutto ciò che esiste.
Ci sono delle domande ?
Domanda: Perché lo spazio è permanente?
Venerabile Ghesce Ciampa Ghiatso: Perché lo spazio, così come il vuoto, non è creato da cause e condizioni. Per questa ragione si dice che sia permanente.Tuttavia anch’esso non ha una esistenza intrinseca, a se stante, è anch’esso una imputazione mentale. Anche allo spazio viene attribuito un nome, quindi dipende dal nome. Alcune scuole di pensiero buddhiste, come la Vaibashika, sostengono che lo spazio è un fenomeno funzionale, e distinguono i fenomeni con una funzione in due categorie: impermanenti e permanenti, cioè mutevoli e immutabili. Per loro lo spazio non è permanente o immutabile perché ha una funzione. Grazie allo spazio possiamo costruire delle cose o possiamo spostarci, muoverci. Quindi lo spazio ha la funzione di permettere il movimento. Poi si parla anche dello spazio in quanto cielo. Durante il giorno il cielo è illuminato, mentre di notte il cielo è buio. C’è differenza tra cielo e spazio. Il cielo è colore, non è che una tinta. Di giorno è chiaro e di notte è scuro. In generale lo spazio può essere anche considerato in relazione alle varie parti, alle varie direzioni. Lo spazio è assenza di ostruzioni, di ostacoli, tuttavia è dipendente. Dipende dal pensiero che lo designa, dal nome, dalle direzioni, si parla, infatti, dello spazio a occidente, a oriente, nord sud, spazio interno, spazio esterno. Mentalmente possiamo dividerlo e quindi dipende dalle parti, dal pensiero, dal nome.
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