Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce: Insegnamenti al Centro ScenPhen GiamTse Ling, Parma, 23/25 apr sul testo di Lama Tzong Khapa “I Tre Aspetti Principali del sentiero”, seconda parte. Leggi il testo radice https://www.sangye.it/altro/?p=489 .
Cosa significa esistenza ciclica? Ciclico si riferisce al ripetersi in un ciclo. L’esistenza ciclica può essere presa in considerazione sulla base dei dodici rami: ignoranza, formazioni carmiche, la coscienza, nome e forma, le sei entrate, contatto, sensazione, attaccamento, afferrarsi o attaccamento forte, esistenza o divenire, rinascita, invecchiamento e morte. Noi giriamo in questo modo. Questi dodici anelli possono essere suddivisi in due categorie, le cause e risultati. Le cause proiettanti (i primi tre anelli). Gli anelli dal quarto al settimo, sono risultati proiettati. Gli anelli dall’ottavo al decimo sono le cause attualizzanti. Gli ultimi due anelli sono i risultati attualizzati. I dodici anelli possono essere anche suddivisi in tre gruppi. Alcuni son inclusi nelle cause che sono afflizioni, altri che sono cause che sono carma. E altri che sono i risultati che sono sofferenza. Il primo, l’ottavo e il nono sono afflizioni. Sono completamente afflittivi. Il secondo e il decimo sono azione, il karma. Il quarto, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono, undicesimo e dodicesimo, e parte del terzo anello, la coscienza, sono tutti risultati di sofferenza.
Ora sperimentiamo il risultato dovuto al nostro karma, poi in una prossima esistenza sperimenteremo il karma delle azioni che compiamo nella vita di tutti i giorni e che ci spingono a prendere rinascita nell’esistenza ciclica.
Al mattino ci alziamo e poi andiamo a lavorare. Nel tardo pomeriggio torniamo a casa. Andiamo a dormire. Di nuovo al mattino ci alziamo e andiamo a lavorare. Allo stesso modo il giorno successivo. Anche questo è un ripetere determinate azioni in modo ciclico. Questo è simile in qualche modo al samsara.
Samsara è una parola sanscrita. Talvolta samara si riferisce alle azioni e alle afflizioni mentali che si congiungono alla rinascita successiva. In sanscrito è samsara, in tibetano korua. Anche questo corpo è samara, anche questa è esistenza ciclica, perché quando lo prendiamo soffriamo. Diciamo oggi ho mal di testa, di stomaco, ai reni, o altro. Infatti può sorgere sofferenza nel corpo. Se mangiamo cose non buone, sorge sofferenza. Anche se ci corichiamo possiamo sperimentare sofferenza. Questo mostra che il nostro corpo è della natura della sofferenza.
Se non abbandoniamo questo corpo di carne, ossa e sangue, continueremo a soffrire. Abbandonare questo corpo non significa morire. Perché quando si muore si abbandona questo corpo ma se ne prende un altro e ci si trova in una condizione simile. Questa è la natura della sofferenza, che dobbiamo abbandonare, la verità della sofferenza. Quello che dobbiamo abbandonare è la verità dell’origine che sono il karma e le afflizioni mentali. Abbandonando le cause della sofferenza si ottiene il nirvana. In sanscrito nirvana indica lo stato di cessazione della sofferenza. Con l’abbandono della verità dell’origine si ottiene un corpo di saggezza, un corpo mentale, che non è prodotto da azioni contaminate o da cose materiali. Il nostro corpo è qualcosa di materiale. Infarti il nostro copro è il risultato dell’unione del seme paterno e dell’ovulo materno. Queste due sostanze sono la sua causa. Quando otteniamo il sambogakaya, il corpo è un corpo mentale, veramente bello, adorno di marchi maggiori e minori, e non sperimenta alcun tipo di sofferenza. È adorno di 112 segni, maggiori e minori, che sono attributi, ma non è materiale poiché è un prodotto di saggezza incontaminata.
Lentamente possiamo abbandonare le afflizioni mentali. Così non avranno modo di sorgere le azioni afflitte, e non dovremo di nuovo prendere un corpo contaminato.
Si dice quindi nel verso che così si entra nel sentiero che compiace i Buddha.
Tutti i fenomeni, esistenza ciclica e nirvana, non esistono intrinsecamente e si producono sulla base di cause e condizioni. Questo è il modo di comprensione che va generato. Cercate di meditare un po’ sulla vacuità nella vita quotidiana. Bisogna distruggere completamente il modo di comprensione errato che si basa sul credere che i fenomeni esistano intrinsecamente.
Distruggere i fenomeni vuol dire eliminare l’afferrarsi ai fenomeni come se esistessero intrinsecamente. Vuol dire abbandonare il concetto che aderisce all’esistenza intrinseca. Questo modo di comprensione degli oggetti non esiste, distruggerlo vuol dire comprendere che è un modo di pensare erroneo.
Se per esempio andiamo in auto e ci guardiamo intorno, ci sembra che gli alberi e le case si muovano. I fenomeni ci appaiono così ma non è quella la loro realtà, siamo noi che ci muoviamo con il nostro veicolo.
Se mettiamo un dito nell’occhio e osserviamo la luna pigiando un po’ l’occhio possiamo vedere due lune, che però non esistono in realtà. Sulla base di cause e condizioni i fenomeni appaiono in un modo che non è il loro vero modo di esistere.
Se osserviamo questo edificio ci sembra lo stesso di quello di uno o due anni fa. Non sembra cambiato anche se in realtà non è così.
La lunghezza della nostra vita diminuisce ogni giorno, ogni ora, una parte di essa si estingue. Ogni ora è composta di sessanta minuti, e ogni minuto da sessanta secondi, ogni istante la nostra vita si accorcia. Questo ci dovrebbe portare a comprendere che i fenomeni composti cambiano di momento in momento. Se esistessero intrinsecamente non potrebbero cambiare istante per istante. Quando mangiamo possiamo dire che il nostro stomaco si è riempito. Se invece esistesse intrinsecamente non ci sarebbe bisogno di mangiare, sarebbe sempre pieno. Invece dopo che lo abbiamo riempito, si svuota di nuovo e sorge ancora la fame.
Ieri ho fatto l’esempio di una coppia. Se esistesse in modo intrinseco il loro legame di coppia non dovrebbe mai modificarsi. Questa però non è la realtà, le cose cambiano giorno dopo, momento dopo momento. Se osserviamo bene nulla esiste intrinsecamente. Quando generiamo questa comprensione allora entriamo nel sentiero che compiace i Buddha.
“Finché le due comprensioni, di apparenza d’infallibile relazione dipendente e la vacuità, come libertà di asserzioni, appaiono separate, non hai ancora realizzato il pensiero del Capace”.
Qui il verso sta a indicare che fino a che si considerano differenti apparenza e vacuità, allora non si è ancora compreso il reale pensiero di Buddha.
Quando c’è apparire la nostra mente non pensa alla vacuità, non ne siamo consapevoli. Se comprendiamo la vacuità di qualcosa non abbiamo l’apparire dei fenomeni. Questo si riferisce all’apparire come alla verità convenzionale, mentre la vacuità è la verità ultima. Alla nostra mente ordinaria queste due cose appaiono sempre come separate. Se teniamo nella nostra mente questo pensiero non abbiamo ancora realizzato il pensiero del Buddha.
Dobbiamo comprendere che questa tazza appare e per questo è vuota e inoltre dovremmo basare il fatto che sia vuota di esistenza intrinseca perché è sorgere dipendente. Poiché è vuota di esistenza intrinseca è sorgere dipendente. Dobbiamo comprendere la relazione tra questi due aspetti. Se non fosse vuota di esistenza intrinseca non potrebbe essere sorgere dipendente, perché sarebbe esistente indipendentemente e non dipendentemente. Questo è quanto dobbiamo comprendere, qualcosa che dobbiamo continuamente cercare di comprendere per ottenere delle buone realizzazioni.
Nel testo si parla di libertà dalle asserzioni. Si riferisce al fatto che qualcuno le accetta. Vacuità significa vuoto di esistenza intrinseca. Asserzioni è riferito al modo di considerare una realtà. Per esempio qualcuno può considerare il fiore come esistente intrinsecamente. Questa libertà si riferisce alla libertà da quel modo di asserzione. Quando abbiamo questa comprensione abbiamo una comprensione valida.
Rimangono tre stanze che vedremo domani. Ora lasciamo qualche spazio alle domande. Vi chiedo scusa se siete stanchi.
Il primo anello, l’ignoranza, è il primo perché è la radice di tutti i nostri problemi. Anche all’interno di una relazione di coppia se analizziamo bene in profondità c’è qualcosa che non viene compreso dall’altro partner e questa ignoranza produce dei conflitti, dei problemi. Pensando che lui o lei non si accordi ai propri desideri non si è felici. In questo caso si tratta dell’ignoranza dovuta al non saper leggere in profondità la mente altrui. Possiamo comprendere in dipendenza delle parole. Se abbiamo dei desideri li dobbiamo esporre in modo chiaro e aperto, in questo modo l’altro sarà in grado di comprendere. Se invece non vengono detti in modo non chiaro, l’altro può non capire cosa vogliamo. Questo è dovuto al fatto che siamo ignoranti. Vi sono infiniti tipi di ignoranza. La radice dell’esistenza ciclica è quell’ignoranza che è l’afferrarsi all’esistenza intrinseca dei fenomeni. Questa è l’ignoranza principale che dobbiamo distruggere. Se distruggiamo questa ignoranza tutti i fenomeni sono distrutti.
Cercate di comprendere lentamente. Abbiate pazienza. Cercate di comprendere anche gli altri. In una coppia cercate lentamente di agganciare l’altro. In modo gentile e compassionevole dire “cosa desideri”? per favore dimmelo chiaramente. Dal mio lato ho forse fatto degli errori quindi cercherò di non farne più. Cercate di essere molto gentili gli uni con gli altri, di parlare e di amarsi in modo sincero cercando di generare un puro amore. Di solito quando diciamo ti amo, il significato è sono attaccato a te. Non lo si dice ma è il suo significato implicito. Questo tipo di amore crea problemi. Poi a un certo punto quell’attaccamento finisce, finisce anche l’amore e quindi ci si separa. Questo vuol dire che non era vero amore ma solo attaccamento. E poi quando qualcosa non va più tanto bene si dice non ti amo più ma significa non sono più attaccato a te e poi si cerca un altro. Pochi desiderano stare soli. Magari si sta insieme un anno, poi non si va più d’accordo e si cerca un altro. Questo non è molto bello, ed è prodotto dal nostro attaccamento che ha la sua radice nell’ignoranza. Tutte le emozioni afflitte generano problemi. Questo è quindi il creatore di tutti i nostri problemi, la nostra ignoranza, mentre noi invece imputiamo gli altri come causa dei nostri problemi. Questo è importante da riconoscere. Una volta riconosciuto sarà più semplice cercare di abbandonarli. In questo modo risolveremo i nostri problemi.
È importante riconoscere lo scopo della nostra vita e sviluppare le qualità che abbiamo. Uno scopo della nostra vita è di lavorare per i componenti della nostra famiglia. Inoltre la nostra vita ha bisogno di condizioni esterne favorevoli, cibi, casa, ecc. quindi dobbiamo fare qualcosa per guadagnare dei soldi e sopravvivere. Questo è uno degli scopi della vita. Un altro scopo è sviluppare le nostre qualità interiori e accrescere la nostra saggezza. Questo è molto importante perché dobbiamo realizzare sia lo scopo temporale che quello ultimo. Lo scopo ultimo è in relazione alla realizzazione dell’illuminazione sviluppando le nostre qualità interiori. Così potrai diventare santa Laura, non scherzo, puoi provare. I santi che ora sono considerati tali, in passato erano normali esseri umani come noi. Hanno sviluppato le loro qualità interiori e sono divenuti dei santi.
Cerchiamo di sviluppare una buona motivazione che desidera ottenere l’illuminazione per potere essere di beneficio per tutti gli esseri senzienti.
Cercate di pensare che tutti gli esseri senzienti sono come le nostre madri. Tutte le madri esseri senzienti sono molto gentili nei nostri confronti e dobbiamo in qualche modo ripagare la loro gentilezza. Come? Cerchiamo di sviluppare un amore affettuoso e una grande compassione verso tutti gli esseri senzienti nostra madre. Cerchiamo di sviluppare la mente straordinaria che si vuole prendere in carico di tutti gli esseri senzienti. Poi cercate di sviluppare bodicitta, la mente che desidera ottenere l’illuminazione per poter essere di beneficio verso tutti gli esseri senzienti nostre madri.
Perché consideriamo tutti gli esseri senzienti come nostra madre? Abbiamo avuto infinite rinascite da tempo senza inizio all’interno dell’esistenza ciclica, e ogni volta che abbiamo preso rinascita abbiamo avuto una madre. Per cui, siccome abbiamo avuto infinite rinascite, abbiamo anche avuto infinite madri.
La madre è molto gentile. Nel testo di Nagargiuna “Lettera a un amico” questo è spiegato in grande dettaglio. Possiamo anche pensare che gli esseri senzienti sono stati come nostro padre, nostro fratello, nostra sorella e così via. Nei sutra di Buddha sakyamuni si parla di tutti questi aspetti. Però fra tutte le relazioni di parentela che si hanno quella con la madre è la più stretta. Abitiamo nove mesi nel ventre di nostra madre. Abbiamo avuto una relazione molto stretta con il suo corpo. Inoltre lei si è presa cura di noi in modo molto gentile fin dal primo momento in cui eravamo nel suo ventre. Inoltre quando siamo usciti dal suo utero abbiamo dovuto dipendere dalla sua gentilezza per poter sopravvivere. Per cui si deve generare il pensiero di voler rendere felici le madri, gli altri esseri. Ripagare la loro gentilezza vuole dire appunto renderle felici. Quindi occorre generare un amore affettuoso verso le madri. Tra tutte le madri la madre di questa vita è la più importante perché la possiamo riconoscere direttamente come madre. Quindi cerchiamo di rendere felici le madri e di liberarle dalla sofferenza. Per questo cerchiamo di prenderci cura della nostra madre di questa vita.
Qualcuno può non avere una buona relazione con la madre attuale e pensare che la madre non è molto gentile e ci tratta male. Forse può avere questo pensiero perché ci possono essere state relazioni difficili con la madre. Però non è un giudizio corretto. Dobbiamo riconoscere che siamo sopravvissuti proprio per la sua gentilezza, se non fosse stata gentile ci avrebbe buttato appena nati, forse accade anche questo ma è un eccezione. Forse a qualcuno è successo. In questi tempi le madri sono molto agitate, possono a volte avere dei comportamenti strani. La loro mente tormentata dalla sofferenza può avere difficoltà nel discriminare. In generale però la madre è molto gentile nei nostri confronti. Tutte le madri degli esseri senzienti sono molto gentili. Pensanando in questo modo cerchiamo di generare amorevole gentilezza, buon cuore e compassione verso tutte le madri esseri senzienti.
“Quando tramite il mero vedere l’infallibile relazione dipendente, quell’accertamento simultaneamente e senza alternanze distrugge tutti i modi di intendere gli oggetti, in quel momento l’analisi della visione è completa”
Dobbiamo comprendere che tutti i fenomeni sono in relazione dipendente e simultaneamente comprendiamo la loro mancanza di esistenza intrinseca. Questa è la visione corretta. Questa completa la comprensione del vero modo di essere dei fenomeni. Non è facile ma dobbiamo cercare di comprendere. Dobbiamo comprendere che per il fatto che esistono sulla base di una relazione dipendente i fenomeni sono vuoti di esistenza intrinseca.
Dobbiamo pensare che tutti i fenomeni svolgono una funzione. Svolgono una funzione perché sono vuoti di esistenza intrinseca. Se non fossero vuoti di esistenza intrinseca non potrebbero svolgere alcuna funzione, non potrebbero muoversi, trasformarsi. Se dal suo lato esistesse intrinsecamente un fenomeno non potrebbe fare nulla.
I fenomeni sono vuoti di esistenza intrinseca e per questo motivo li possiamo utilizzare e trasformare. Questo vale anche per noi stessi come persone. Il nostro corpo e noi, come esseri senzienti, se li osserviamo in modo analitico non li possiamo trovare. Se cerchiamo l’io all’interno del nostro corpo o dei nostri aggregati non lo troviamo.
Il nostro corpo è l’io? Perché non lo è? Perché se lo cerchiamo non lo troviamo all’interno del corpo. Se per esempio prendiamo in considerazione la testa, anche la testa è composta da parti. I due occhi sono l’io? Le orecchie? Il naso? La lingua? Le labbra? Nessuna di queste parti è l’io. Possiamo analizzare le braccia o i loro componenti e allo stesso modo non lo troviamo. Possiamo poi analizzare gli organi interni del nostro corpo come i polmoni, il cuore, il fegato, sono l’io? Se li si esamina nella loro individualità nessuno è identificabile come l’io. Quindi l’io non si trova all’interno del corpo. Poi potremmo prendere in considerazione l’aggregato delle sensazioni. L’io è le sensazioni? L’io è la sensazione piacevole? È la sensazione spiacevole? È la sensazione neutrale? Nessuna di queste è identificabile come l’io. Quindi si osserva l’aggregato della discriminazione. Discriminazione si riferisce a considerare le qualità dei fenomeni come il riconoscere le cose come grandi, piccole, bianche, rosse, ecc. oppure corretta, scorretta, ecc. Ma anche queste discriminazioni non sono l’io. Anche l’aggregato dei fattori di composizione non è l’io. Nessuno dei fattori di questo aggregato possono essere l’io.
Allo stesso modo l’aggregato della coscienza non è l’io. Si parla di coscienza del corpo, dell’occhio, dell’orecchio, ecc. nessuna è l’io. Se si cerca l’io non lo si trova nella coscienza dell’occhio, in quella dell’orecchio e così via. Si può prendere anche in considerazione la coscienza mentale. La possiamo suddividere in virtuosa, non virtuosa e non specificata. Nelle scuole inferiori buddiste si considera l’io come la raccolta dei cinque aggregati. Per altre scuole l’io è trovabile nella coscienza mentale. Per queste scuole se si cerca l’io lo si trova all’interno dei cinque aggregati. Per la scuola superiore questa presentazione non è basata completamente su una visione corretta. Il punto di vista prasanghika è che l’io non può essere trovato con un analisi all’interno dei cinque aggregati, né all’interno di un singolo aggregato né nella loro raccolta. Quindi questo io non esiste? La risposta è che non si può trovare in modo analitico ma esiste una persona. Come esiste? Per imputazione in dipendenza di uno qualunque dei cinque aggregati. Quella mera imputazione è l’io. In questo modo quell’io può svolgere una funzione. Quindi la persone esiste solo in modo dipendente escludendo un io che esiste in modo indipendente. La non esistenza intrinseca della persona è chiamata la mancanza di sé della persona. Considerando la non esistenza intrinseca dei fenomeni si stabilisce la mancanza di sé dei fenomeni. Si parla così di due tipi di mancanza di sé. Stabilendo la mancanza di sé dei fenomeni e della persona per i prasanghika si stabilisce l’esistenza dipendente dei fenomeni mentre per le scuole inferiori si stabilisce una totale mancanza. …
Per esempio, questo tovagliolo non può essere la base di imputazione di una banconota. Perché non è una base valida per tale attribuzione. La banconota ha bisogno di determinate caratteristiche per essere una base valida di attribuzione. Deve avere una certa carta, un certo formato, deve essere stata stampata in un modo particolare in quel modo diventa una base valida per essere una banconota.
Quando il governo stabilisce che quella è una banconota se ce la mettiamo in tasca pensiamo di avere in tasca dei soldi, non che abbiamo in tasca un mero pezzo di carta.
Questa tazza sul tavolo non la possiamo chiamare coniglio. Anche se la chiamassimo coniglio non sarebbe una base valida per funzionare in quel modo. Perché un fenomeno venga a stabilirsi come esistente è necessaria un’imputazione da parte della mente su una base valida. Quando esistono questi tre fattori viene ad esistere un fenomeno che può funzionare anche se è una mera imputazione. Quindi è necessario che un nome venga designato dal pensiero su una base valida che abbia degli specifici attributi. Analizzando in questo modo possiamo comprendere come funzionano i fenomeni.
Più di questo non so cosa dirvi.
“Inoltre l’apparenza elimina l’estremo dell’esistenza e la vacuità elimina l’estremo di non esistenza. Quando comprendi il modo in cui la vacuità appare come causa e risultato, non ti lascerai trascinare dalla visione che sostiene un estremo”
Usualmente comprendiamo la relazione del sorgere dipendente come eliminare l’estremo della non esistenza e la vacuità come eliminare l’estremo dell’esistenza. Qui viene presentata la comprensione eccellente per cui la comprensione della vacuità elimina l’estremo della non esistenza e la comprensione del loro sorgere dipendente elimina l’estremo dell’esistenza.
I due estremi. L’estremo dell’esistenza si riferisce al considerare i fenomeni come esistenti intrinsecamente. Questo è chiamato l’estremo dell’esistenza. L’estremo della non esistenza o nichilismo si riferisce al considerare che i fenomeni non esistono del tutto perché non esistono in modo intrinseco. Queste sono due visioni. Se non esistono intrinsecamente non esisterebbero del tutto secondo i nichilisti.
Cerchiamo di verificare come esistono i fenomeni. I fenomeni esistono come sorgere dipendente.
Comprendendo che i fenomeni esistono in questo modo si eliminano i due estremi di nichilismo e di eternalismo. In che modo? Il sorgere dipendente dei fenomeni. Il “dipendente” elimina l’estremo dell’eternalismo, o dell’esistenza. Mentre il sorgere elimina l’estremo del nichilismo. TenDrel in tibetano vuol dire relazione dipendente, mentre TenGiun è sorgere dipendente.
Cerchiamo di comprendere in questo modo. Cercate di studiare questi argomenti.
Questo testo è diviso in preparazione, testo effettivo e conclusione. La preparazione si suddivide prima nell’omaggio e poi nella promessa. Che sono la prima riga e la prima stanza. Poi la seconda stanza… per cui questo testo si può dividere nei preliminari, nella spiegazione effettiva e nella conclusione. Questa è la conclusione.
“Perciò, quando hai realizzato con precisione i punti essenziali dei tre aspetti principali del sentiero, affidati alla solitudine figlio mio e generando uno sforzo intenso compi velocemente il tuo scopo costante”
Il significato è quando hai compreso questi punti vai in un luogo solitario e cerca di praticare con sforzo. Vai in un eremitaggio isolato e molto bello e medita questi punti. Diciamo comunemente ‘entrare in ritiro’. In quel luogo medita questi tre aspetti principali del sentiero giorno e notte. Luogo isolato si riferisce a un luogo dove non vi sono molte persone, dove c’è silenzio, non si sentono chiacchiere. Un luogo che comporta poche distrazioni. Questo è importante. Deve anche essere un
luogo dove si trovano facilmente le cose necessarie per vivere. Il luogo deve anche essere gradevole. Non ci deve essere troppo vento, troppa umidità, deve essere un luogo salutare. Perciò cerchiamo un luogo adatto e ci impegniamo in ritiro su questi punti. Cerca di comprendere questi tre aspetti principali del sentiero.
Nel Supplemento alla via di mezzo, vengono presentate tre cause per essere un bodhisattva. In quel contesto la prima causa è la grande compassione, la seconda è la comprensione della visione corretta e la terza è la bodicitta. Nel mahayana la rinuncia viene prestata, trasformata, come grande compassione. Il significato è simile. L’arhat, il distruttore del nemico, è il risultato ricercato nel sentiero hinayana. I praticanti restano assorbiti in questo stato per eoni, in quel modo non possono essere di aiuto per gli altri esseri. È comunque stato ottenuto uno scopo finale. Su quella base poi l’arhat entra nel sentiero mahayana e ottiene la buddità. Ma questo è un sentiero molto lungo. Per questo dobbiamo cercare di entrare sin dall’inizio nel sentiero mahayana che è più veloce. Inoltre il veicolo del tantra è ancora più veloce.
In ogni caso abbiamo bisogno di questi tre rinuncia, bodicitta e visione corretto. Anche per praticare il tantra. Dobbiamo pensare che la ruota del samara è come se stessimo seduti su un letto di spilli. Non c’è pace neppure per un minuto, non c’è felicità, non c’è agio. La nostra esistenza ciclica è come questa condizione. Pensiamo che la felicità del samsara sia buona, ma non è un pensiero corretto perché si tratta di sofferenza. Ciò che è importante è saper trasformare i piaceri del samsara nel sentiero. Inoltre dobbiamo saper trasformare ogni condizione di sofferenza che sperimenta nel sentiero per poter generare qualità interiori. Perché le qualità interiori portano felicità. Cerchiamo di mantenere la nostra mente in una condizione di tranquillità e di pace. Anche se al di fuori ci sono rumori, fastidi, problemi e disagi, ma la nostra mente non ne verrà toccata, sarà sempre rilassata. Se non possiamo controllare la nostra mente i problemi esterni saranno sempre di più e anche noi saremo più disturbati. In ogni caso cerchiamo di mantenere la nostra mente più quieta e soddisfatta nella nostra vita quotidiana. Cerchiamo di avere meno desideri e di accontentarci. Qualcuno desidera invece più studio, più conoscenza, questo è positivo e va incrementato. Dobbiamo avere più desiderio verso queste cose e non essere mai contenti della conoscenza che abbiamo. Dobbiamo volere sempre una comprensione maggiore. Dobbiamo desiderare sempre più qualità interiori e realizzazioni.
All’inizio abbiamo recitato il mantra di Buddha Sakyamuni. Il significato è
Tayata: è così
Muni: Abile
Mahamuni: grandemente capace.
Il primo muni si riferisce all’eliminazione delle rinascite inferiori e all’ottenimento delle rinascite come esseri umani dotati delle diciotto qualità. Il secondo muni si riferisce all’essere capace di eliminare tutte le rinascite nel samsara e ottenere lo stato del nirvana. Mahamuni si riferisce all’essere capaci di abbandonare tutte le oscurazioni del samsara e del nirvana e di ottenere l’iluminazione, la buddhità.
Soha: è una stabilizzazione. Vuol dire così come ha fatto Buddha farò anch’io. Eliminare le rinascite inferiori, le rinascite nel samsara, e l’attitudine al proprio scopo. Per favore Buddha concedimi le tue benedizioni.
I tre muni sono in relazione ai tre sentieri, inferiore, intermedio e superiore. Se pensate questo mentre recitate il mantra otterrete maggiori meriti. Questi meriti ci servono perché ci beneficiano. Possiamo così eliminare l’energia negativa. Se cerchiamo di fare questa recitazione in modo completo, c’è beneficio. Questa recitazione può essere fatta in qualunque momento, non c’è bisogno di una specifica occasione. Anche mentre camminiamo. Se siamo con altri magari abbiamo bisogno di parlare, se siamo soli possiamo invece recitare il mantra.
Avete qualche domanda?
Qual è la tecnica per riconoscere l’oggetto della negazione?
Se qualcuno ci addita come ladro allora noi sperimentiamo l’io. Quello è il momento per riconoscere il modo in cui si manifesta quell’io molto potente. Quello è il momento per riconoscere l’oggetto della negazione perché in quel momento l’io appare in modo molto evidente, esistente in modo intrinseco, molto forte. Quella è un’ottima occasione per riconoscere qual è quell’io da negare. In una situazione normale l’io non appare in un modo così evidente. Cercate quindi di osservare come i fenomeni non sono trovati esistere così come appaiono perché non sostengono l’analisi. Il ragionamento analitico può arrivare a un punto ancora più profondo del punto finale che cercano gli scienziati. I ricercatori della scienza cercano di penetrare il punto profondo della realtà fenomenica, ma non possono ottenere un risultato definitivo. Tramite queste ricerche non si può arrivare a un punto di profondità assoluta perché ad ogni livello di sottigliezza arrivano trovano che c’è qualcosa di più profondo che non possono toccare, vedere. Il punto di vista madyamika è simile. Questa ricerca analitica non ci fa trovare una realtà. Questo non trovare è la vacuità. La verità ultima è questo non trovare.
In un sutra si dice “Il non vedere è il santo vedere”. Non vedere si riferisce al non vedere l’esistenza intrinseca. Il vedere che non c’è un’esistenza intrinseca è un vedere santo, è supremo, è la verità ultima.
Domanda: Però se uno ruba è comunque un ladro, non è che la vacuità annulla gli effetti dell’azione.
Domanda: Le cose non esistono intrinsecamente. C’è qualcosa, un’essenza trovabile nei fenomeni? Se cerchiamo in questo modo, non c’è un’essenza che si possa trovare. Se non la cerchiamo con l’analisi allora la troviamo. Se voglio comprare un orologio particolare lo trovo e lo compro. Da un punto di vista convenzionale i fenomeni esistono e svolgono una funzione, questo è un livello relativo di realtà fenomenica. Le cose, le case, gli esseri umani, e così via, esistono e funzionano in modo relativo. Questo oggetto per esempio è una base su cui noi poniamo l’etichetta tavolo e viene riconosciuta come tale in quanto è una base valida per essere etichettata in quel modo. Se imputassimo come tavolo questo foglio di carta non sarebbe una base valida per svolgere quella funzione, perché il tavolo ha anche la funzione di sostenere qualcosa, non potremmo utilizzare questo pezzo di carta per sostenere qualcosa. Se alla mente di una persona quel pezzo di carta appare come tavolo quella è considerata una mente erronea. Per cui questa base che è valida per essere etichettata come tavolo svolge questa funzione e tutti lo riconoscono come tale. Affinché una base venga etichettata con un nome, quella base deve svolgere quella funzione. Talvolta vediamo degli spettacoli in cui gli uomini si truccano da donna. Ma nessuno dirà che quello è una donna, anche truccato da donna, perché non ha un corpo di donna, è un uomo. Qualche volta capita di vedere uomini che si travestono da donna, qualcuno si mette delle maschere, la maschera di Berlusconi, di Bush, può assumere anche atteggiamenti simili. Questo può servire per fare sorridere qualcuno. Ma in realtà non è una vera imputazione di quella persona. L’imputazione effettiva a cui ci riferiamo in questo contesto è quella che avviene su una base valida.
Domanda: siccome l’io samsarico non esiste come funzionano le rinascite senza un’esistenza intrinseca?
L’io non è permanente ma possiamo parlare di un continuo eterno. L’io non è permanente, per questo prende una vita successiva. Per esempio il nostro corpo può essere considerato come un albergo. Noi andiamo a fare un giro turistico e in quel caso cambiamo numerosi alberghi. Possiamo vedere l’io come il turista che cerca un altro albergo quando cambiamo corpo di vita in vita. Questa è una spiegazione. Mi fermo qui e vi ringrazio.
ATTENZIONE Questa è la trascrizione simultanea degli insegnamenti, non è stata né rivista né corretta, pertanto potrebbe contenere degli errori. Il trascrittore in simultanea, Ivan Zerlotti, scusandosi per ogni errore e per le mancanze, dedica ogni merito alla lunga vita dell’incomparabilmente gentile Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce, affinché un inconcepibile numero di esseri possa beneficiare della sua presenza e dei suoi insegnamenti. Possa inoltre il centro ScenPhen GiamTse Ling prosperare per diffondere il santo dharma di Buddha Sakyamuni che Ghesce Giampa Ghiatso Rinpoce incarna in modo così autentico.