La mente sottile della morte è sempre una mente non specificata o una mente neutrale. In altre parole, non può essere né una mente virtuosa né una mente non virtuosa. Perché è così? E’ perché le menti virtuose e non virtuose sono menti grossolane e così non possono agire come la mente sottile della morte. Se, al tempo della morte, qualcuno ci richiama (riconduce) alla nostra principale divinità di meditazione, per esempio, la mente grossolana della morte sarà virtuosa. Per questo èsicuro al cento per cento che prenderemo una buona rinascita. C’è una storia su di un bramino che, mentre moriva, gli capitò di vedere un elefante baby molto simpatico e, morì. Per avere pensato che era molto carino, rinacque come un piccolo elefante da dei genitori elefante, nonostante avesse creato il karma per rinascere come un essere umano! Dobbiamo sforzarci per ottenere una buona rinascita. Per esempio, al momento della morte possiamo immaginare dei o piacevoli esseri umani e pensare che sarebbe bello rinascere come uno di loro, così prenderemo una buona rinascita. E’ come quando vediamo qualcosa di terribile durante i giorno e poi, abbiamo un incubo nella notte. O come quando vediamo qualcosa di buono durante il giorno e alla notte abbiamo un bel sogno. Questo è tutto a causa della familiarità.
Se pensate. “Visto che il corpo di qualcun altro non è il mio corpo, come potrebbe essere opportuno generare il medesimo atteggiamento verso quello [come se fosse] mio?” Questo corpo, inoltre, è stato generato dalle sostanze dei genitori, e pur essendo prodotto da parti di altri corpi lo consideriamo come ‘io’, a causa delle precedenti abitudini – allo stesso modo, si può sviluppare l’apprezzamento per i corpi degli altri familiarizzandosi con tale idea. Lo stesso testo afferma: Avendo fatto diventare [con l’abitudine] una goccia di sperma e sangue di qualcun altro un concetto di ‘io’, familiarizzati allo stesso modo riguardo ai corpi degli altri.
Mediante un’ampia riflessione sui vantaggi e gli svantaggi delineati da questi versi, si sviluppa una profonda aspirazione per questa meditazione, e avendo compreso che tale atteggiamento può essere generato, se acquisite dimestichezza con esso lo svilupperete nella vostra meditazione.
In altre parole, la nostra mente è entrata nel miscuglio di sangue e sperma, che gradualmente è diventato il nostro corpo. Poi, per la familiarità, siamo arrivati a pensare “il mio corpo”, “la mia carne”, “le mie ossa”e così via ed averlo a cuore, prendendoci cura di esso. Comunque, in realtà, la nostra carne e così via viene dal sangue di nostra madre e le nostre ossa e così via vengono dal liquido seminale di nostro padre. La mente entra nel miscuglio di sangue e carne, in seguito siamo arrivati a identificare il corpo risultante come “io” e “mio”. Se questo può succedere, possiamo anche arrivare a pensare al corpo degli altri come “il mio corpo.”
In altre parole, proprio come noi al momento soffriamo quando il nostro corpo è danneggiato e siamo contenti quando il nostro corpo sperimenta comodità, così possiamo anche riuscire a soffrire quanto e il corpo degli altri è danneggiato ed essere contenti quando sperimentano benessere. A quel punto vedremo il nostro corpo e quello altrui come simili e proprio come ora curiamo il nostro corpo, riusciremo a prenderci cura del corpo degli altri. Questo è il significato di prendersi cura degli altri, compreso il loro corpo. Questo avvienesolo attraverso la familiarità.
3 Tutte le menti sottili al momento della morte sono neutrali. Nel momento in cui la mente si dirige verso le sue parti sottili, gli stati mentali virtuosi e non virtuosi si rovesciano e si trasformano in stati neutri.La mente sottile della morte è sempre una mente non specificata o una mente neutrale. In altre parole, non può essere né una mente virtuosa né una mente non virtuosa. Perché è così? E’ perché le menti virtuose e non virtuose sono menti grossolane e così non possono agire come la mente sottile della morte. Se, al tempo della morte, qualcuno ci richiama (riconduce) alla nostra principale divinità di meditazione, per esempio, la mente grossolana della morte sarà virtuosa. Per questo è sicuro al cento per cento che prenderemo una buona rinascita. C’è una storia su di un bramino che, mentre moriva, gli capitò di vedere un elefantino molto simpatico e, morì. Per avere pensato che era molto carino, rinacque come un piccolo elefante da dei genitori elefante, nonostante avesse creato il karma per rinascere come un essere umano! Dobbiamo sforzarci per ottenere una buona rinascita. Per esempio, al momento della morte possiamo immaginare dei o piacevoli esseri umani e pensare che sarebbe bello rinascere come uno di loro, così prenderemo una buona rinascita. E’ come quando vediamo qualcosa di terribile durante i giorno e poi, abbiamo un incubo nella notte. O come quando vediamo qualcosa di buono durante il giorno e alla notte abbiamo un bel sogno. Questo è tutto a causa della familiarità. Lam-Rim Medio (Testo Tibetano pag. 143) dice: In tutti i tre stati della mente durante la morte è la brama che connette [alla rinascita]. Per tutti, al momento della morte, finché non è stato raggiunto [lo stato della] discriminazione non chiara, sorge l’attaccamento al ‘sé’ con cui si è stati a lungo familiari {144}. In seguito, sotto l’influenza dell’attaccamento al ‘sé’ e del pensiero “Io diventerò non esistente” sorge il diletto (o il piacere) in (o forse meglio dire per) un corpo. Ciò è causa dello stabilirsi (nello) stato intermedio. Nonostante l’attaccamento al ‘sé’ sorga anche negli ‘entrati nella corrente’ e in ‘coloro che tornano una sola volta’, essi lo esaminano con saggezza (o discernimento) e rinunciano ad esso piuttosto che aderirvi – come, per esempio, qualcuno che è forte che colpisca/percuota qualcuno che è debole. In ‘coloro che non ritornano’ non sorge l’attaccamento al ‘sé’. Al momento della morte, finché la discriminazione non è chiara, sorge l’attaccamento al sé per via di aver familiarizzato con esso per molto tempo. Poi, per il potere dell’attaccamento al sé, pensando “Sto morendo” sorge il piacere per il corpo che diventa la causa per ottenere lo stato intermedio. Al momento della morte, generiamo attaccamento al sé e anche al nostro corpo, ai parenti e amici, e agli averi. Sorge il pensiero: “Quando muoio, abbandonerò questo corpo, i miei parenti, i miei possedimenti, tutto”, per cui sorgono vari gradi di attaccamento nelle differenti persone. Questo attaccamento diventa la causa per prendere il corpo dello stato intermedio. Anche gli esseri arya che sono ‘entrati nella corrente’ e ‘coloro che tornano una volta’ hanno questo attaccamento al sé, ma non è forte, perché essi hanno la saggezza che realizza la mancanza del sé e così via, che, per esempio, è come un uomo forte che picchia un uomo debole che non è capace di rivalersi ‘Coloro che non ritornano’ sono coloro che non ritornano nel reame del desiderio, ossia, non prenderanno un’altra rinascita nel reame del desiderio. Essi non hanno questo attaccamento al sé. Infatti, essi non sono attaccati agli oggetti desiderabili del reame del desiderio. Poiché ‘coloro che non ritornano’ hanno abbandonato completamente le afflizioni del reame del desiderio, essi non vi ritornano. D’altro canto, gli ‘entrati nella corrente’ e ‘coloro che tornano una volta’ rinasceranno di nuovo nel reame del desiderio.
Vi sono ‘entrati nella corrente’, per esempio, che rinascono sette volte come esseri umani o sette volte come deva del reame del desiderio. ‘Coloro che tornano una volta’ sono coloro che rinasceranno ancora una volta nel reame del desiderio.
Lam-Rim Medio dice: Da dove si ritrae il calore Terzo: In coloro che hanno creato non virtù, il calore si ritira iniziando dalla parte superiore del corpo morente e lo lascia dalla zona del cuore (oppure si raduna dall’alto, discende ed esce dal cuore). In coloro che hanno creato virtù, il calore inizia a ritirarsi dalle estremità inferiori del corpo e lo lascia dalla zona del cuore. [in entrambi i casi] La coscienza trasmigra (cioè, si trasferisce uscendo) dal cuore. La coscienza che prima era entrata nel mezzo del seme (spermatozoo) e del sangue (ovulo, mescolati, cioè nell’ovulo fecondato) si trasforma nel cuore e il punto da dove si trasferisce alla fine è lo stesso da dove (la coscienza) era entrata.
Al momento della morte, per coloro che hanno creato principalmente azioni non
virtuose il calore si ritira dalla parte superiore del cadavere in giù verso il cuore, mentre per coloro che hanno creato principalmente azioni virtuose il calore si dirige dalla parte inferiore del cadavere in su verso il cuore. Poi, in entrambi i casi, la coscienza lascia il corpo dal cuore. Tuttavia, in altri testi si dice che la coscienza al momento della morte può uscire attraverso la parte inferiore del corpo, la parte superiore del corpo, o dal cuore.
Lama Tzong Khapa dice che in entrambi i casi la coscienza si trasferisce dal cuore perché al momento del concepimento i fluidi bianco e rosso del padre e della madre si mescolano e poi si trovano nel canale centrale, al ciakra del cuore, per questa ragione la coscienza alla fine esce da questo stesso punto.
Il calore del corpo, d’altro canto, viene detto che si disperde sia dalla parte superiore che dalla parte inferiore del corpo. Se esce dalla parte inferiore, si rinascerà nelle cattive migrazioni, mentre se esce dalla parte superiore si rinascerà nelle migrazioni superiori.
Nel caso della pratica del trasferimento della coscienza, ci si dovrebbe prima addestrare nel far uscire la coscienza dall’apertura superiore del canale centrare sulla cima del capo.
L’essere di stato intermedio ha poteri sensoriali completi, cioè, i poteri sensoriali dell’occhio, orecchio, naso, lingua e corpo. La configurazione del suo corpo è simile a quella dell’essere migratore in cui rinascerà. Per esempio, se rinascerà come un essere umano, il corpo dello stato intermedio avrà la configurazione simile a quella di un essere umano, mentre se rinascerà come un cavallo, sarà simile come configurazione al cavallo.
E’ paragonabile all’ombra del nostro corpo, che ha una configurazione simile a quella del nostro corpo. Finché non prende rinascita, l’essere dello stato intermedio ha la chiaroveggenza dell’occhio divino. Inoltre il suo corpo non è ostruito ma può passare attraverso i muri, le montagne ecc., sebbene sia ostruito dal karma per entrare nell’utero di una madre. Il suo corpo è simile al corpo mentale in quanto esso può arrivare velocemente ovunque vuole ed ha poteri miracolosi.
Gli esseri di stato intermedio vengono visti dagli altri esseri di stato intermedio di tipo simile e da quegli esseri umani che hanno ottenuto la chiaroveggenza dell’occhio
divino sorto dalla meditazione. D’altro canto, gli esseri umani che mancano della chiaroveggenza dell’occhio divino non possono vedere gli esseri di stato intermedio.
Nella Tesoreria del Dharma Manifesto (Abhidharmakosha) si dice che dopo aver preso lo stato intermedio di un essere umano, per esempio, la rinascita non può essere cambiata. D’altro canto, il Compendium del Dharma Manifesto (Abhidharmasamucchaya) dice che dopo aver ottenuto il corpo di stato intermedio di un essere umano, mentre non c’è rinascita come animale, dopo aver preso lo stato intermedio di un asino, per esempio, si può poi rinascere come un altro tipo di animale.Per esempio, dopo aver preso lo stato intermedio di un orso, si può rinascere come un cane. Dovrebbe anche essere ricordato che è possibile diventare un distruttore
del nemico nello stato intermedio e non rinascere del tutto, ma questo è un caso diverso. Lam-Rim Medio dice: Come nascono le altre afflizioni mentali radici secondo entrambi quei sistemi Inoltre, essendovi la visione della raccolta transitoria [degli aggregati perituri che] apprende un sé, viene compiuta una separazione (o distinzione) arbitraria sé e gli altri, e una volta che ciò sia fatto, emerge l’attaccamento verso la propria parte e l’odio verso l’altra parte. E attraverso l’osservazione
di questo sé sorge il concetto che proprio questo sé sia eterno o [anche] che stia per annullarsi e la visione del sé e così via. Sorge la considerazione che le
miserevoli attività (i comportamenti negativi) in relazione ad esso (tale sé) siano le migliori. Così, si generano delle visioni errate che (pensano che) non esistono: (l’autenticità o il senso di realtà) del non sé insegnato dal maestro, (la legge) delle azioni e dei risultati insegnati, le quattro (nobili) verità, i tre gioielli e così via oppure si mettono in dubbio, pensando ‘esistono o no?’ ‘sono (tali) o no?’. Nel Commentario [sulla Cognizione valida] si dice:
Se c’è (il concetto de) il sé, c’è l’idea (cognizione) dell’altro.
Dalla (cognizione) di parti proprie e altrui (sorgono)
l’afferrarsi e l’avversione.
Tutti i difetti emergeranno
Strettamente in relazione a quei [due].
Risorse nella malattia
Affrontare con saggezza la malattia.
Dobbiamo avere il coraggio di guardare le nostre ferite e vedere se queste esperienze dolorose hanno portato con sé un dono, dobbiamo scoprire questo dono.
Il guaritore ha ferite che lo pongono in un rapporto più profondo con l’altro a patto che abbia saputo riconoscerle, altrimenti può diventare un guaritore che ferisce a causa delle proprie frustrazioni.
La mancanza di significato
Dobbiamo riuscire a dare un senso alla sofferenza.
La sofferenza priva di senso è insopportabile e in questo il buddhismo ci offre molteplici opportunità.
C.G. Jung scrive: La mancanza di significato impedisce la pienezza della vita, ed è pertanto equivalente alla malattia.
Il significato rende molte cose sopportabili, forse tutte.
Saggezza e compassione
Dare un senso–
La sofferenza come frutto del karma che si esaurisce,
come momento di crescita interiore,
come sfida e verifica del nostro livello raggiunto,
la malattia come un opportunità di pratica,
come trasformare la malattia in felicità,
come imparare a non disprezzare i problemi,
come accettare i problemi.
I benefici della malattia: utilizzare la malattia per addestrarsi nella
meditazione, utilizzare la malattia per eliminare l’orgoglio, per purificare il karma
negativo, utilizzare la malattia come ispirazione per la pratica della virtù, utilizzare la
malattia per meditare sulla vacuità, utilizzare la malattia per sviluppare un Amore colmo di gentilezza, utilizzare la malattia per sviluppare compassione, vedere la non esistenza della malattia, pratica del Tong len, individuare l’io che è arrabbiato o che soffre.
Senza dubbio, le occasioni di più profonda crescita personale si presentano
spesso quando il nostro senso di sicurezza e benessere viene scosso da qualcuno che ci fa del male. Quando superiamo queste situazioni difficili, ne usciamo fuori più forti e più saggi. Anche se possono essere spiacevoli, tali circostanze e le persone che le creano ci permettono di scoprire dentro di noi risorse, come la saggezza e la compassione, che non sapevamo di avere. Da questo punto di vista, chi ci fa del male è più gentile con noi di un amico, che non ci pone di fronte a simili sfide.
SOLITAMENTE CONSIDERIAMO POSITIVE LE EMOZIONI E LE ESPERIENZE DI ATTACCAMENTO, MENTRE NEL DHARMA È POSITIVO CIO CHE CI FA USCIRE DAL SAMSARA
Guarigione definitiva di Lama T. Zopa Rinpoce, Chiara Luce
Utilizziamo i nostri problemi per sviluppare la nostra mente e per donare felicità agli altri. Se riusciamo a trasformare i nostri problemi in felicità, in particolare nel sentiero dell’illuminazione, la stessa esperienza della malattia potrà diventare una medicina. Questa è la vera medicina, perché non solo elimina la nostra sofferenza, ma rimuove le cause della malattia e di tutte le altre sofferenze – karma negativo, i difetti mentali e le impronte negative della nostra mente. Quando abbiamo un problema, come una particolare malattia, dovremmo sperimentarla al posto degli altri esseri viventi che hanno lo stesso problema e al posto di coloro che hanno problemi anche maggiori e molto più gravi.
Il punto non è tanto quello di smettere di sperimentare i problemi, ma piuttosto di far sì che le condizioni che noi definiamo “problemi” cessino di disturbare la nostra mente, utilizzandoli invece per rafforzare il sentiero spirituale che stiamo praticando.
ELIMINARE IL PENSIERO CHE INTERPRETA LA MALATTIA COME UN PROBLEMA E NE PROVA AVVERSIONE.
SVILUPPARE IL PENSIERO CHE CONSIDERA IL PROBLEMA COME QUALCOSA DI POSITIVO E PIACEVOLE
COME?
FACCIAMO QUESTO ANCHE PER ABITUDINE: se seguiamo e ci attacchiamo a questo pensiero, la nostra mente si abituerà a considerare le situazioni come un problema, sino a quando considereremo un problema quasi ogni cosa che ci capita. Un piccolo insetto insignificante diventerà un enorme problema per la nostra mente.
TUTTI I PROBLEMI DELLA NOSTRA VITA DERIVANO DALLA NOSTRA STESSA MENTE.
Cosa rende spiacevole l’esperienza? Noi interpretiamo la situazione come brutta, proiettiamo l’etichetta ‘brutta’, e poi pensiamo di provare avversione nei suoi confronti.
IL PUNTO DI VISTA DEI BODHISATTVA: il nemico, (o la sofferenza) un grande tesoro (al pari del veleno che diventa medicina) e la malattia come grande opportunità di pratica.
LA NOSTRA MENTE È COME UN BIMBO E NOI SIAMO COME I GENITORI CHE LO PROTEGGONO.
Uno dei principali problemi degli schizofrenici e che non si assumono la responsabilità della propria mente; non osservano la propria mente e non ne analizzano i pensieri, ma le credono ciecamente, facendo qualsiasi cosa essa suggerisca.
COME ACCETTARE I PROBLEMI? NON VI È ALCUN VANTAGGIO NEL VEDERLO COME UN PROBLEMA.
Bodhisattachariavatara: se vi è un rimedio perché preoccuparsi, ma se non vi è rimedio ancora una volta a che serve preoccuparsi?
Accettare: mi merito questo, ne ho creato le cause; (non senso di colpa ma consapevolezza di aver posto delle cause e riconoscere la propria imperfezione nell’agire)
PER APPREZZARE I PROBLEMI DOBBIAMO CAPIRNE I BENEFICI:
Utilizzare la malattia per addestrarsi nella meditazione: di fatto ci costringe a meditare;
Utilizzare la malattia per eliminare l’orgoglio: essere piegati dalla sofferenza elimina l’arroganza e fa sorgere la compassione per gli esseri del samsara;
Utilizzare la malattia per purificare il karma negativo;
Utilizzare la malattia come ispirazione per la pratica della virtù: siamo ispirati a compiere azioni meritorie;
Utilizzare la malattia per meditare sulla vacuità
Utilizzare la malattia per sviluppare un Amore colmo di gentilezza: proprio come me innumerevoli esseri sono privi di felicità
Utilizzare la malattia per sviluppare la compassione: così come me altri esseri soffrono
Sorge la rinuncia o desiderio di abbandonare la sofferenza e le cause della sofferenza.
NON ESISTENZA DELL’IO CHE SOFFRE E DELLA MALATTIA
Tutto ciò che esiste, tutti i fenomeni, sono privi, vuoti di esistenza intrinseca o a se stante. Sono molti le analogie per illustrare che le cose non esistono così come
appaiano. Nel terzo capitolo del commentario Abhisamayalankara, “Il chiaro significato” si descrivono sette analogie o esempi:
quando ci guardiamo allo specchio il riflesso sembra essere il nostro viso, in realtà sappiamo che non è il nostro viso ma solo l’immagine riflessa del viso, non
è un viso reale. Questa è una analogia che fa comprendere che i fenomeni ci appaiano come intrinsecamente esistenti, a se stanti, ma in realtà non lo sono;
il miraggio dell’acqua: quello che ci appare in un miraggio non è acqua vera, ma ha l’apparenza di acqua malgrado lì non ci sia acqua. Così i fenomeni ci appaiano come veramente esistenti per propria natura, intrinsecamente esistenti, eppure non esistono in tal modo;
il sogno: quando sogniamo ciò che vediamo ci sembra reale, però i sogni non sono reali, similmente i fenomeni ci sembrano reali quando in realtà non sono tali, cioè non esistono così come ci appaiano;
l’illusione creata da un mago: sulla base di un bastone, per esempio, e utilizzando alcuni poteri dovuti al mantra e a sostanze particolari, influenza la vista degli spettatori e da quel bastone appare un cavallo, un ragazzo, una ragazza. Agli spettatori sembrano reali, un vero cavallo, un bel ragazzo, una bella ragazza e qualcuno potrebbe addirittura innamorarsi di quella ragazza e volerla sposare, mentre sono solo emanazioni magiche del mago. Anche in Italia ci sono maghi che fanno giochi di prestigio e quello che a noi appare sembra realtà, quando invece non lo è;
l’eco. Quando sentiamo un’eco, percepiamo qualcuno che grida la nostra voce quando in realtà le cose non stanno così.
Quindi i fenomeni ci appaiano come intrinsecamente esistenti mentre in realtà non lo sono.
FRANK OSTASESKI
Diventare compagni compassionevoli
Fu chiesto al nuovo abate dello Zen Hospice da parte di uno studente:
“Che cosa mi può insegnare la pratica spirituale nel servizio agli altri?”
L’abate rispose: “Quali altri? Servi te stesso!”
Lo studente allora insistette:
“Come faccio a sapere come servire me stesso?”
Risposta: “Prendendoti cura degli altri”.
VINCERE LA PAURA
RICONCIGLIARSI
VINCERE LA SOFFERENZA
SAPERE GUARDARE E RESTARE IN CONTATTO CON LE NOSTRE FERITE
RIFLETTERE SULLA MORTE
IL MIGLIOR MODO
PER ENTRARE PIENANAMENTE NELLA VITA
RIUSCIRE AD APPREZZARE CHE OGNI COSA CAMBI: OGNI PENSIERO,
OGNI RELAZIONE, OGNI ATTO D’AMORE VIENE E VA.
CINQUE PRECETTI NELL’ASSISTENZA:
1. accogli tutto, senza respingere nulla;
2. porta tutto te stesso in questa esperienza;
3. non aspettare;
4. trova un luogo dove riposare in mezzo alle cose;
5. coltiva ‘la mente che non sa’ (nel non sapere c’è la maggior intimità, troviamo la
strada attraverso l’esperienza).
I nostri cuori devono essere morbidi.
DIRETTIVE ANTICIPATE COME RIFLESSIONE DELLE PROPRIE VOLONTA’
È stato preparato da Cristine Longaker (nel1991) per il suo lavoro per gli hospice e Renate Link Schreiber l’ha tradotto.
È stato rivisto da Francesco La Rocca e in parte modificato per il gruppo “Cure al termine della vita” dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, Pisa del 2003
I MIEI DESIDERI PER IL MIO MORIRE E LA MIA MORTE SONO:
Nel caso necessiti di cure mediche voglio che queste mi siano praticate:
a casa: sì / no
in ospedale: sì / no
altro luogo: ………..(hospice buddhista?)
Al domicilio voglio che le persone che principalmente si prendano cura di me siano:
Al hospice voglio che le persone che principalmente si prendano cura di me siano:
Desidero essere seguito dal seguente medico:
I miei desideri riguardo alle tecniche per allungare la vita o per rianimarmi in caso di diagnosi certa con una prognosi non superiore a (giorni – mesi….) sono:
respirazione artificiale con intubazione: sì no
nutrizione artificiale tramite sonda nasale sì no
nutrizione artificiale tramite sonda gastrica sì no
nutrizione artificiale tramite catetere venoso centrale sì no
terapia tramite fleboclisi sì no
rianimazione nel caso di arresto cardiaco: un tentativo /nessun tentativo
uso di analgesici maggiori quali la morfina: sì no
Il mio famigliare più prossimo è: (nome indirizzo e telefono/ la persona è in possesso di copia del presente documento)
In caso di incidente voglio che vengano informate le seguenti persone:
Nel mio portafoglio si trova un mio documento personale riguardante la donazione di organi e l’indirizzo della persona che in caso io sia diventato incapace, (secondo le norme vigenti sulle direttive di delega) possa indicare corrette soluzioni.
I MIEI DESIDERI PER IL MOMENTO DELLA MORTE SONO:
Vicino alla morte vorrei avere vicino le persone seguenti: (nome, indirizzo e telefono)
Vorrei invece essere lasciato più solo possibile e privato del pianto dei famigliari: Sì NO
La mia posizione sulla donazione degli organi è la seguente:
Sono di religione buddhista e chiedo che vengano osservate le procedure attenzione alla salma che queste prevedono e indicate dalla seguente persona: (nome, cognome e telefono).
Offro il mio corpo per eventule ricerca scientifica Sì no
Desidero essere bruciato Sì no
Desidero essere seppelito
Desidero il seguente rito funebre:
Prego di fare donazioni alle seguenti istituzioni
Il mio testamento è depositato presso……..
Nomino la persona seguente come tutore legale per i miei figli minorenni:
Elenco degli oggetti importanti che lascio in regalo alle seguenti persone:
Vorrei congedarmi con queste parole dagli amici e famigliari: