Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Le Due Ali del Risveglio

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Le nostre menti sono tutte uguali: sono chiare e conoscono ed in questo senso sono tutte uguali. Tutte le macchie sono avventizie e sopraggiungono per il potere dell’abitudine e non fanno parte della natura della mente.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel: Le Due Ali del Risveglio

Istituto Lama Tzong Khapa, Pomaia, PI, 11-18/08/24

Volare verso lo stato della completa illuminazione poggiando sul sostegno della mente della grande compassione (bodhicitta) congiunta alla saggezza che realizza la vacuità.

Dal punto di vista Mahayana, lo stato che ci permette di emergere definitivamente dall’esistenza condizionata e di acquisire ogni mezzo abile per guidare anche gli altri verso la liberazione è lo stato del risveglio di un buddha, che viene ottenuto attraverso la propria pratica.

Per raggiungere tale supremo obiettivo è necessario l’impegno nella generazione di quella particolare mente detta ‘pensiero altruistico dell’illuminazione’ o della ‘responsabilità universale’, in congiunzione con la saggezza che comprende e realizza il modo ultimo di esistenza dei fenomeni e delle persone, e la loro interdipendenza, ed è così in grado di tagliare la radice del samsara, ossia l’ignoranza che apprende falsamente e si afferra a una loro intrinseca esistenza.

La saggezza che realizza la vacuità apre la via al potenziamento dell’amore e della compassione, perché riconosce che gli innumerevoli esseri sono vuoti di un tipo di esistenza avente una propria natura, autonoma e indipendente, e che proprio per questo hanno la possibilità di liberarsi da ogni forma di sofferenza. Essi inoltre sono simili a noi nel non volerla sperimentare e nel desiderare invece la felicità, e la riflessione su come nel corso di innumerevoli vite tutti gli esseri sono stati gentili con noi ci rafforza nella decisione di aiutarli, e ci rende solleciti nel farlo.

È possibile realizzare la vacuità senza aver generato la mente altruistica di bodhicitta, ma così essa può portare solo alla liberazione dal samsara, non all’ottenimento della buddhità. Allo stesso modo, non porta all’ottenimento dello stato di un buddha il solo pensiero altruistico privo della realizzazione della vacuità. In pratica, con una sola ‘ala’ non c’è modo di volare verso quella meta!

I due fattori della bodhicitta e della saggezza che ha la visione della vacuità possono entrambi essere visti come strumenti che ci liberano e ci fanno evitare i due estremi: con la visione della vacuità ci si libera dal samsara, e con la bodhicitta ci si libera dalla pace della sola liberazione personale.

Queste due menti si sostengono e rafforzano reciprocamente, e vanno perciò coltivate insieme.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel venerdì 09/08/24

Prendiamoci cura della nostra mente, facendo il più possibile attenzione, generando una mente gentile, verificando se siamo in grado o meno di riuscirci: anche una volta che saremo a casa, nei nostri momenti quotidiani.

Moltissime spiegazioni sulla pratica buddhista si riferiscono a qualcosa che viene fatto con la mente: a stabilire la pace nella mente, a migliorare il nostro modo di pensare. Perciò è necessario comprendere cos’è la mente, come funziona, cos’è la coscienza, la mente e i fattori mentali: in tibetano Lorig.

Non esiste alcun essere che non desideri avere pace e la serenità. In particolare noi esseri umani desideriamo tantissimo essere felici in modo sorprendente e non vogliamo nemmeno la più sottile sofferenza. Vogliamo al contrario la perfetta felicità.

Ma, solamente desiderare la felicità, basta per ottenerla? No, non è sufficiente.

Quidni dobbiamo creare le condizioni per conseguire la felicità.

Dove dobbiamo guardare per crearla? Dobbiamo far riferimento al ns corpo ed alla ns mente. Non ci sono altre possibilità, non esistono altri contesti in cui possiamo crearla. E dove la creiamo? Nel corpo? O nella mente?

Il corpo non è un veicolo attraverso il quale possiamo raggiungere la felicità, perché è della natura della sofferenza, è incline ad ammalarsi, soffre il caldo ed il freddo. Anche elementi belli da osservare come i fiori possono rivelarsi apportatori di sofferenza, come le allergie. In definitiva, se non ci faciamo attenzione, il nostro corpo è sempre pronto ad ammalarsi ed a star male. Dove quindi possiamo porre le ns speranze? Solo nella ns mente. Solo la nostra mente ci può dare la pace e la felicità tanto desiderata. E lo potremo fare utilizzando la ns intelligenza. Dovremo studiare, acquisire delle conoscenze che dovremo necessariamente mettere in pratica. Solo così potremo realizzare la pace nella ns mente.

Tuttavia la maggior parte delle persone, tra il corpo e la mente: di quale dei due si prende più cura? Del corpo: pensiamo a tutti gli esercizi fisici che facciamo, a quello che mangiamo. Tanti di noi hanno un’attenzione davvero molto elevata per la salute del corpo e s’impegnano molto per questa. Invece non pongono grande attenzione nel prendersi cura della propria mente. Nel senso che qualsiasi cosa che la mente pensa lasciano che pensi, lasciano che la mente coninui a pensare quel che vuol pensare e continuano in questo modo.

Con questo, cosa intendo dire?

Non voglio dire che non ci si debba prendere cura del proprio corpo, ma riflettiamo per un attimo: se noi ci prendessimo cura della ns mente anche solo il 10% del tempo che dedichiamo alla cura del ns corpo davvero avremmo già un certa pace nella ns mente.

Perché invece non abbiamo pace nella ns mente? Perché non ce ne prendiamo sufficientemente cura. Non tutti sono così, ma la maggior parte lo sono. Ci sono persone che si prendono cura della loro mente ma, in generale, la maggior parte di noi non lo fa. Sarebbe già un qualcosa se fossimo effettivamente in grado di prenderci cura del ns corpo , ma, se lo fosse, perché allora si finisce per mangiare in modo scorretto?

Il che dimostra che, pur desiderando di essere felici e di star bene, privilegiando la salute dl ns corpo, va però a finire che non riusciamo a prendercene effettivamente cura, pur impegnandoci tanto a prenderci cura del nostro corpo, spendendo molti soldi per la sua cura, e la ragione di ciò va comunque a parare sulla nostra mente. Ad esempio, abbiamo magari un forte desiderio riguardo al cibo, abbiamo un forte desiderio di mangiare cose buone, mangiamo il cibo che piace a noi, che non è necessariamente salutare ed andiamo incontro ad obesità, diabete, ipertensione e via dicendo. Ma da cosa dipende questo disordine alimentare, questo non prenderci cura del nostro corpo? Sempre dalla nostra mente. Quindi, è a causa del non prenderci cura della ns mente che non ci prendiamo effettivamente cura del nostro corpo, finendo per andare incontro a malattie. Dalla mente derivano quindi questi problemi al nostro corpo e dal non prenderci cura della nostra mente derivano questi problemi al nostro corpo ed alla nostra mente.

Domanda. Come facciamo a realizzare la pace nella nostra mente?

GTT Come facciamo a realizzare la pace della mente: con qualcosa che viene dall’esterno? La risposta è no. È vero che può venire dall’esterno un po’ di felicità ma non ci basta per ottenere una soddisfazione. Fino ad ora, nella nostra vita, tra tutte le esperienze che abbiamo avuto possiamo dire che tra tutte le esperienze che abbiamo avuto ce n’è stata una che sia rimasta? Queste esperienze durano quel che durano ma non possiamo dire che siano un qualcosa di stabile e di duraturo? Ma ad un certo punto svaniscono. Ma non possiamo dire, alla fine che queste esperienze ci diano quella soddisfazione che noi cerchiamo. Pensando quindi alla felicità che può sopraggiungere da condizioni esterne può essere un qualcosa d’occasionale ma su cui non possiamo fare affidamento, non ci dà una vera e propria soddisfazione. È vero che ci può essere una felicità che viene dall’esterno, non sto dicendo che non si deve mangiare, non bisogna uscire con gli amici o che non bisogna divertirsi, questi sono i modi per cui tutti noi siamo felici, ci divertiamo, ma il punto non è essere felici in dipendenza da un qaulcosa d’esteriore ma il problema è che alla fine queste cose non ci possono dare una vera soddisfazione.

Quando parliamo di felicità, se questa dovesse dipendere da condizioni esterne, allora sarebbe davvero difficile ottenerla. Certo, quando qualcuno ci dice qualcosa di bello, quando qualcuno ci dice qualcosa di piacevole, qaundo qualcuno ci fa un regalo, quando andiamo a spasso con gli amici, quando andiamo al ristorante: in queste occasioni siamo felici, siamo contenti. Tuttavia, se ci basiamo su tutto ciò, nel momento in cui non le abbiamo, allora la nostra mente non è pacifica. Inoltre, anche se viviamo tutte queste situazioni, non è certo che siamo felici. Ad esempio, se non abbiamo amici siamo tristi, perché siamo soli. Ma, anche se abbiamo degli amici, è sicuro che siamo felici? No. Magari siamo felici per un po’, ma poi succede qualcosa, quindi non è stabile questa felicità. Oppure, non siamo felici con gli amici che abbiamo. Qualcosa non ci va bene. Insomma, non possiamo essere certi che in dipendenza di queste cose possimao essere felici. Quindi se dovessimo basarci sulle condizioni esterne per realizzare la felicità, sarebbe davvero difficile riuscirci. Vediamo che queste cose non bastano di per sé per renderci felici. Occasionalmente possono riuscire nell’intento, ma, se dovessimo basarci unicamente sulle cose esterne per essere felici, anche se ci fossero delle persone esterne cui piacciamo, non è certo che nella nostra mente sorga la felicità. Quindi non essendoci certezza, dov’è che invece dovremmo lavorare per realizzare questa felicità? Se non è all’esterno di noi, è dentro di noi, quindi è a livello della nostra mente. E su questa possiamo fare affidamento.

Fino ad ora abbiamo fatto molte esperienze in cui abbiamo sperimentato felicità sulla base di condizioni esterne, anche per aver ascoltato qualcosa di bello, siamo andati in giro coi nostri amici, siamo andati a mangiare con loro e ci siamo divertiti ed abbiamo fatto delle belle esperienze. Comunque ci possiamo render conto che non siamo ancora soddisfatti, perché ne vogliamo ancora e ci rendiamo conto che non c’è questa perfezione, questa purezza, una soddisfazzione che possiamo dire perfetta. Abbiamo fatto tante belle esperienze piacevoli, ma parlando di stare bene, di essere felici, non possiamo dire d’aver conseguito una soddisfazzione perfetta.

Abbiamo continuato per tanto tempo, fino ad ora a cercare queste esperienze, queste condizioni esterne piacevoli, che ci sono capitate tante volte di ricevere apprezzamenti, regali, di fare belle esperienze e siamo stati felici in quelle occasioni. Ma, se ci chiediamo: ne sono soddisfetto? Il mio desiderio è stato colmato? La risposta è no.

È come se sentissimo che c’è sempre un qualcosa che ci manca. Quindi, ancora non possiamo dire d’essere completamente felici. Cosa ci dice tutto ciò? Ci fa comprendere che non siamo in grado di realizzare la pace della mente.

Se veniamo lodati ne siamo contenti. Tuttavia questa persona non ci farà i complimenti per sempre. Il che diventa un problema. Perché dentro di noi siamo desiderosi d’altri complimenti. Quindi, questa felicità che si basa su condizioni esterne, alla fine non la possiamo ritenere affidabile. Di conseguenza, pensare di realizzare la pace della mente sulla base di condizioni esterne, in quanto instabili, è illusorio. Comunque non intendo affatto affermare che non dobbiamo sentirci felici per le situazioni esterne, né che non dobbiamo avere amici, né tantomeno che non dobbiamo uscire con loro a divertirci.

Tuttavia, la cosa principale è prenderci cura della nostra mente. Questo è importantissimo.

Se pensiamo a tutto ciò sulla base della nostra esperienza e di poter ottenere la felicità sulla base delle condizioni esterne, ci rendiamo conto che è un qualcosa su cui non possiamo proprio sperare. E di questo, se ci riflettiamo, ce ne possiamo rendere conto sulla base della nostra esperienza. Quindi, se per conseguire la felicità dovessimo fare affidamento unicamente sulle condizioni esterne ci rendiamo conto che saremmo infelici.

Quindi dovremmo realizzare di non essere scontenti se non ci fanno i complimenti o non ci fanno i regali e così via, in qaunto ci rendiamo conto che non sono situazioni su cui possiamo fare affidamento.

Se cerchiamo la pace e la felicità, dobbiamo cercarle in relazione alla nostra stessa vita. Chiedendoci, come nella nostra vita sopraggiunge la felicità e la sofferenza. Da qui parte il percorso per realizzare questa pace. Altrimenti possiamo pensare che da un lato c’è la vita, il modo di fluire della vita e dall’atro c’è la pace. Se cosi pensassimo cadremmo in un errore, in un modo di pensare scorretto.

Dobbiamo invece pensare alla nostra vita così com’è e daquesto punto di vista migliorare il nostro modo di pensare, non distinguendo la parte ineriore di noi dalla nostra vita.

Ad esempio, dato che tutti noi sperimentiamo dei problemi o sul lavoro o in famiglia, possiamo arrivare a pensare: questa città o luogo in cui vivo non è un posto felice, questo lavoro non mi piace. Il che significa non aver capito come funziona la vita. Perché magari, andando in un posto nuovo troviamo tutto bello, ma ad un certo punto torna tutto come prima. Quindi, cosa facciamo? Ci trasferiamo ancora in un altro lluogo? Cerchiamo nuovi amici, un nuovo lavoro e così via? Certo, se siamo in pericolo di vita è bene andar via. Ma se non siamo minacciati da alcunchè e sono le condizioni esterne il motiva per cui non staimo bene, allora continueremo a migrare di luogo in luogo.

Il punto è che proprio partendo dalla nostra vita dobbiamo affrontare i problemi, non pensando che da un lato c’è la viat che va e dall’altro c’è la pace interiore. Tanti allora pensano: non sono felice e voglio esserlo, allora medito. Non pensate così, perché pensando in questo modo c’è il rischio di fare tanti errori.

A volte siamo contenti, a volte scontenti, a volte felici, a volte tristi. Il che dipende dal fatto che non siamo capaci di prenderci cura della nostra mente. Può succedere quindi che vediamo ogni situazione in un certo modo e succede poi che ogni situazione diventa un problema e non ci va più bene niente.

Quindi tutto ciò è successo perché non ci siamo presi cura della nostra mente.

Ci sono molti che, proprio perché nella loro vita si sentono insoddisfatti e scontenti, iniziano a meditare e vi pongono molta enfasi per realizzare la felicità. E nella mditazione sono tranquilli e rilassati. Questo fa forse in modo che i problemi esterni svaniscano? Scompariranno così tutti i problemi? Assolutamente no. Quindi non si è realizzato alcun cambiamento. Forse si è meditato per 10 minuti e per quel tempo tutto è bello e piacevole. Ma poi ci si alza, si riprende il cammino della vita e si ripresentano i problemi.

Coon la meditadione viene forse meno la possibilità d’imbatterci in situazioni negative? No, non è così. Si continuerà ad incontrare problemi, quindi ad essere infelici. Quindi, il fatto di meditare, non aiuterà in alcun modo. Cosa invece possiamo fare? Possiamo, anzi dobbiamo lavorare sulla nostra mente. A questo punto le situazioni ed i problemi esterni si presenteranno come prima, ma la nostra mente non diventerà infelice e saremo in grado di fermare il sorgere dell’infelicità nella nostra mente.

Non possiamo eliminare le condizioni esterne ma possiamo eliminare l’infelicità nella nostra mente.

Altrimenti, pensando di risolvere i nostri problemi con la meditazione, se non ne siamo addestrati, se non abbiamo una guida, non sappiamo nemmeno su cosa meditare.

Abbiamo visto che la cosa principale è realizzere la pace della mente. Non possiamo sperare di realizzarla a livello del nostro corpo. Come quindi possiamo realizzare la pace della mente?

Addestrandoci. E lo facciamo basandoci su ragioni valide. In questo modo il nostro modo di pensare potrà migliorare sempre più. Pur incontrando come prima delle situazioni sfavorevoli, il nostro modo di pensare è cambiato, così come è cambiato il nostro modo di vedere le cose. Quindi, anche se incontriamo problemi questi non divengono tali da causare infelicità alla nostra mente.

Se incontriamo una persona sgraziata non diremo più che è sgradevole perché è quel nostro modo di pensare che ci rende infelici.

Se ci addestriamo il nostro modo di pensare sarà cambiato e questo modo di pensare non riuscirà più a renderci infelici. Così realizziamo la pace mentle. Non ci sono altri modi oltre a questo.

Pensiamo a coloro che hanno realizzato la grande compassione.

Questa compassione è per tutti gli esseri senzienti e quando costoro li osservano nelle loro differenziazioni – di colore della pelle, d’aspetto, d’etnia e così via – vedono queste differenze ma il loro modo di vedere gli esseri senzienti con una mente amorevole è uguale per tutti, è equanime. Sono diventati così addestrando la loro mente.

Se noi diventiamo infelici in base al tipo di persona che incontrano, loro non lo sono. Il che è di grande vantaggio.

Sabato 10/08/24

Ven. Ghesce Tenzin Temphel domenica 11/08/24 ILTK mattino

Meditiamo sulla generazione di amore e compassione.

Meditiamo con mente vigile e chiara, evitando il torpore o la sonnolenza e la noia. Assumiamo la postura eretta e gli occhi semichiusi, il che ci può tuttavia far scatenare in noi dei pensieri. Per evitarli non dobbiamo porre l’attenzione, attaccarci agli oggetti esterni. La nostra meditadione deve caratterizzarsi come la migliore possibile, altrimenti possiamo abituarci a modalità superficiali, svogliate, degenerate, quindi sbagliate.

Ma questa buona qualità deve caratterizzare qualsiasi momento della nostra vita. Altrimenti, anche sul lavoro prendiamo quest’abitudine, che non è di beneficio: l’atteggiamento di fare le cose superficialmente, tanto per farle, senz’impegno o convinzione. Il che porta deterimento anche alla nostra interiorità, perché ci abitua alla superficialità, alla trascuratezza, al non impegnarci.

Pensare al beneficio altrui, realizzare questo tipo di mente può portarci a realizzarla ed incrementarla sempre più.

Sulla base dela religione si possono formare antipatie e simpatie, il che crea solo divisioni e, di conseguenza, negatività.

È naturale che ci siano religioni diverse.

Perché, quindi, non cercare di realizzare una vita felice?

Le antipatie e simpatie che nutriamo per gli altri, invece di danneggiarli, creano infelicità alla nostra vita.

Nel buddhismo si pratica la condotta della non violenza: di non danneggiare gli altri.

La visione è il sorgere dipendente.

Dobbiamo quindi evitare di avere una visione infelice degli altri, perché ciò, a sua volta, crea in noi infelicità.

Tutti desideriamo la felicità e non soffrire. Percio è importante non danneggiare gli altri, essere arroganti, ingannare gli altri, il che finisce per danneggiare noi stessi. Nella nostra vita incontriamo persone che ci criticano, ci disprezzano, non ci ascoltano, ci guardano dall’alto in basso. Quando qualcuno mi fa del male non sono contento, perciò, proprio perché non accada me ne devo astenere.

Tutto accade per il karma che abbiamo accumulato.

Se sperimentiamo disprezzo ed arroganza da parte degli altri, ciò dipende dal karma che abbiamo accumulato.

Se cerchiamo di soggiogare i nemici esterni, questi non faranno che aumentare, mentre, se lo facciamo verso quelli interni, avremo ottime possibilità di successo.

Generiamo quindi una motivazione volta al beneficio altrui ed ascoltiamo con attenzione, così si accumulano tante virtù per quindi dedicarle affinche queste virtù diventino cause d’illuminazione, pensando alla risoluzione di tutti i problemi del mondo, affinche tutti gli esseri possano raggiungere l’illuminazione.

Se, con una mente pura, si dedicano le virtù al conseguimento dell’illuminazione, queste virtu non si esauriranno mai. È come l’acqua che si butta in mare, che ci dimorerà per sempre, finché ci sarà il mare.

È fondamentale ascoltare con attenzione.

Gli ascoltatori degli insegnamenti devono essere (1) intelligenti, (2) imparziali, (3) aspirare vivamente ad acquisire l’argomento.

Il fattore più importante è il (2) l’imparzialità che evita il punto di vista di non gradire o non apprezzare un qualcosa, l’imparzialità è la motivazione pura.

Non è possibile che ciò che viene detto sia sempre in accordo con ciò che ci piace, ciò che ascolteremo non sempre si accorderà coi nostri desideri e, se giudichiamo l’argomento che ascoltiamo in base a ciò che ci piace e non ci piace, questa non è la motivazione d’ascolto corretta.

Così, quando facciamo meditazione analitica, quando analizziamo testi o trattati è importantissimo avere questa mente imparziale, altrimenti non impareremo nulla di nuovo. Così, nelle discussioni il parere dll’altro non deve necessariamente accordarsi ai nostri desideri, può esserre corretto anche se non ne siamo d’accordo. L’apertura mentale ci dispone ad acquisire tantissime cose e moltissime qualità.

La mente imparziale è quindi fondamentale.

Sempre, quando analizziamo i testi o ascoltiamo gli insegnameti, è importante avere una motivazione imparziale, il che vale per ogni istante della nostra vita, il che ci aiuta ad essere delle buone ed oneste persone.

Non è forse di questo che abbiamo bisogno?

Non è forse nostra aspirazione stare accanto a persone buone e gentili?

Migliorando questi aspetti positivi possiamo progredire costantemente, migliorando la gentilezza e la bontà in noi, di conseguenza diventando sempre piu felici.

Altrimenti non conseguiremo alcuna felicità.

Tutti siamo uguali nel desiderare solo la felicità ed evitare la sofferenza, e, per conseguirla, dobbiamo porre le cause della felicità: le virtù; eliminando quindi le cause della sofferenza: le non virtù.

Per praticare la virtù, il fattore principale è la motivazione.

Più è positiva, più la virtù sarà più potente e forte.

È importantissimo perciò generare una motivazione positiva.

Motivazione è addestrare la nostra mente, rendendola sempre più gentile e naturalmente diminuirà il nostro impegnarci nelle non virtù. Altrimenti, spinti dalle afflizioni mentali, compiremo solo azioni negative e precipiteremo sempre più nell’infelicità.

Dobbiamo far attenzione sopratutto quando s’incontrano problemi. E non tutti sono tali o effettive cause dell’infelicità mentale. Tuttavia la ns mente diventa infelice.

In ogni caso sia che siano problemi seri o meno dobbiamo cercare di non cadere nell’infelicità mentale e la nostra mente sara sempre più gentile.

Sviluppare un pensiero negativo è estremamente facile, è facile precipitare da un modo di pensare positivo ad uno negativo perché abbiamo una forte abitudine alle afflizioni mentalei che ci mantengono nell’infelicità.

Meditiamo cercando di capire com’è il nostro modo di vedere gli altri: quanto è positivo o negativo.

Abbiamo così meditato, se ci rendiamo conto che tendiamo spesso a vedere gli altri in modo negativo, non va bene.

Perché è causa di sofferenza. Pur non essendoci nessuno che voglia essere infelice, ma così facendo lo diventiamo. È quindi importante vaglaire il nostro modo di vedere gli altri e di migliorarlo.

Se qualcuno ci dice delle parole negative anche di poco conto, noi ci irritiamo molto, viceversa se siamo noi a farci del male, non ci arrabbiamo con noi stessi in quanto ci facciamo del male..

Domanda. Come fare coi sensi di colpa per esserci comportati male?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Quando ci rendiamo conto dei nostri difetti è bene farlo con attenzione e delicatezza, perché qualcuno potrebbe diventare molto triste e depresso, quindi in certi casi sarebbe meglio astenercene.

Ma, se siamo in grado di riconoscere il nostro difetto, dovremmo rallegrarcene, ma non dobbiamo andare nella direzione di pensare negativamente, a precipitare nella depressione e a commiserarci, ma ad esaminare il nostro comportamento, perché se non vediamo i nostri errori come possiamo eliminarli?

Domanda. Come verificare di comprendere effetivamente una situazione senza che sia distorta dalla nostra mente?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Analizzando noi stessi, non è possibile che ci accorgiamo di tutti i nostri errori, ma è imortantissimo avere una mente imparziale ed onesta. Non è possibile vederli tutti. Gradualmente riconosceremo sempre più i nostri errori, anche se non è possibile eliminarli del tutto. Se non possiamo vedere tutti i nostri errori ma di alcuni ce ne renderemo conto ed è importante agire eliminando questi errori. Ci sono persone che sbagliano pensando che tutto sia corretto ed è difficile che possano cambiare.

Domanda. Quando vedo l’enormità delle cose da fare mi viene un atteggiamento vittimistico e di pensare: perché devo fare tutte queste cose? C’è un antidoto?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non è necessario farle tutte, è importantie farlo con intento positivo, con gioia.

Domanda. Come non farsi male da sé stessi?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Abituiamoci ad una mente rilassata, tranquilla, a voler bene a noi stessi. Abituiamoci a chiederci se avrò una mente rilassata, in modo positivo, è di beneficio a noi e non danneggiamo gli altri.

Domanda. cos’è la mente nel buddhismo.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Che si tratti di mente o fattori mentali: è ciò che è chiaro e conosce.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel 11/08/24 pomeriggio

La pace, serenità le possiamo realizzare a livello della nostra mente e non del nostro corpo. Facciamo esercizi, curiamo l’alimentazione ma è sempre con la nostra mente che curiamo il nostra corpo ed è comunque difficile ottenere un benessere duraturo in questo modo.

Quando abbiamo occasioni favorevoli siamo felici, ma non è sempre così.

Quindi, in dipendenza dalle condizioni esterne, la serenità e la pace si verificano occasionalmente.

Il punto principale è il modo di pensare.

Dobbiamo fare attenzione a come pensiamo: ad evitare che sopraggiunga l’infelicità mentale. Se ci basiamo solo su metodi d’eliminare le cose esterne, non è proficuo, non è la strada per la felicità.

Quando la mente diventa immediatamente triste appena sopraggiunge un minimo problema, la rendiamo soggetta a continui momenti d’infelicità e saremo infelici per tutta la vita.

Ma dobbiamo pensare che sono eventi possibili, che possono senz’altro accadere. Se non accettiamo questa successuone di problemi saremo perennemente infelici.

Se riusciamo a far attenzione, a fare in modo che la nostra mente non precipiti nell’ifelicità mentale, significa che siamo in grado di cambiare il nostro modo di pensare.

Altrimenti finiremo per essere continuamente scontenti e perennemente finiremo per arrabbiarci per un nonnulla.

Ma è possibile conseguire la felicità e pace interiore se ci rattristiamo continuamente ad ogni minima situazione esterna sfavorevole? Hanno il potere di renderci infelici? No, ma se siamo infelici ad ogni minimo problema, significa che il problema è la nostra emnte, il nostro modo di pensare. Se meditiamo, a questo punto la nostra meditazione diventa efficace. Fondamentale per la riuscita dell’impegno meditativo è riuscire a trsformare la nostra mente. Altrimenti possiamo benissimo fare a meno di meditare.

Quando meditiamo lo facciamo per essere felici. Ma tanti non sanno come farlo. Quindi non vanno nella direzione di realizzare la pace.

Va bene riposrsi, ma, se lo si fa in modo sistematico, non è il modo di procedere, la sonnolenza, il torpore non porta alla felicità.

Non bisogna comunque attendersi una felicità che viene dall’esterno. La felicità è un qualcosa che si crea nella nostra mente.

È importante fermare l’infelicità mentale che insorge non appena abbiamo dei problemi. Basandoci solo su fattori esterni non è possibile conseguire una qualche felicità, tantomeno definitiva.

Se poniamo le nostre attese su una felicità dall’esterno, allora non può arrivare, anche se dovesse arrivare, non è stabile, svanisce in un lampo.

Tutti abbiamo avuto esperienze negative o positive. Ma se ci basiamo su una felicità che dipende da questo quando ci sarà questo problema saremo infelici. Viceversa se abbiamo conseguito conaspevolezza della ns situazione non saremo infelici al minimo problema. Trasformiamo il nostro modo di pensare riuscendo ad essere felici e sereni anche quando ci sono problemi.

Se incontriamo condizioni negative o positive siamo infelici o felici. Cosi la felicità non può arrivare in nessun modo.

Siamo in grado di rilassare la nostra mente. Questo è il Lojong, l’addestramento mentale, che deve diventare un’abitudine.

Quando ci saremo addestrati e vedendo le persone col ns stesso atteggiamento che precedentemente avevamo, spontaneamente sorgerà in noi la compassione.

Se veniamo lodati non si gioisca perché ci sono coloro che ci criticano, viceversa se veniamo criticati non dispiciamoci perché c’è qualcuno che ci loda. Questo dal bosissatv è la rappresentazione della mente stabile.

Gioire per una lode: perché? Se effettivamente non abbiamo quella qualità, perché rallegrarci, se l’abbiamo ugualmente non ha senso perché quella persona è stata onesta, ha detto solo la verità. Il che non ci deve né rattristare né rallegrarci perché si tratta di un che di vero. Se veniamo criticati per un difetto, perché abbatterci? Dobbiamo ivece fare attenzione e modificare, migliorare il ns atteggiamento.

Se poi veniamo accusati per niente dovremmo generare compassione verso quella persona.

Se basiamo la ns felicità sugli eventi esterni sulle persone che ci lodano o ci criticano saremo infelici per tutta una serie di volte, ma con questo atteggiamento è proprio quello che accadrà.

Calmo dimorare e visione speciale sono indispensabili se vogliamo la liberazione, cui aggiungiamo la mente d’emersione definitiva, la grande compassione, la vacuità. Se desideriamo l’onniscienza praticheremo la via dell’individuo di scopo superiore e, se pensiamo solo a questa vita, qualunque sia la felicità che desideriamo e diventiamo scontenti alla minima difficoltà, allora anche in questa stessa vita saremo sempre infelici. È molto più importante per raggiungere la liberazione e l’onniscienza, come altrimenti possiamo ottenere il calmo dimorare, la visione speciale?

Perché stiamo parlando di tipi di mente. Se è disturbata non è assolutamente possibile ottenere il calmo dimorare e la visione speciale.

Sono tutti tipi diversi di menti ed è la base su cui ci addestriamo. Il corpo è un qualcosa che abbiamo ma è destinato a cessare, mentre la nostra mente è un qualcosa che ci portiamo con noi vita dopo vita.

Ci sono miliardi di persone e, per la maggior parte delle persone, la sofferenza maggiore è quella mentale.

Pensiamo anche a quanti sono davvero intelligenti, sanno tante cose, sono abili nel creare nuove tecnologie, ma appena incontrano un problema si deprimono e si rattristao. Costoro focalizzano la loro intelligenza sul mondo esterno, non sanno gestire la loro mente.

Domanda. Quando insorge prepotente il dolore per grandi emozioni, per gravi malattie, lutti: guerre come comportarsi per non incorrere nella sofferenza?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Se la nostra mente non è addestrata, allora è difficile affrontare grandi problemi, ma ci dobbiamo arrivare poco per volta, lo dobbiamo fare gradualmente, a cominciare dai piccoli problemi, fin da ora e costantemente, evitando di stare in uno stato d’infelicità che è di nessun vantaggio, comprendendo proprio che stare in uno stato d’infelicità non è di nessun aiuto, non ci giova.

Addestrare la nostra mente: lo possiamo fare fin da ora. Se riusciamo a farlo, se abbiamo una mente rilassata e tranquilla, poi possiamo cercare d’aiutare le altre persone. E saremo di beneficio agli altri. Altrimenti non aiuteremo gli altri e pure noi diremo: per colpa mia mio fratello è triste. Con mente pura e sincera aiutiamo e cerchiamo d’essere di beneficio, senza alcun rimorso.

Parlando della guerra, da un lato è molto legata a motivazioni economiche, al commercio il che rende più difficile la risolozione della guerra e molto dipende dai capi di stato e non si può fare molto e perciò non è di alcun beneficio essere tristi e scontenti.

Lunedì 12/08/24

Abbiamo cercato di generare la motivazione volta al bene altrui e, se lo facciamo, accumuliamo molte virtù ed è importante fare la dedica, per la felicità di tutti gli esseri ed affincheè tutti i problemi di questo mondo possano essere pacificati, così come i miei problemi personali ed il tutto sia finalizzato al conseguimento della felicità da parte di tutti gli esseri degli infiniti mondi.

Sia che meditiamo, studiamo, recitiamo preghiere, è fondamentale generare una motivazione positiva, dedicando per la felicità di tutti gli esseri senzienti e ce ne rallegriamo.

Al mattino maturiamo questa motivazione positiva, un pensiero rivolto agli altri, un beneficio per gli altri. Quando giunge la sera dedichiamo queste virtù accumulate e rallegiamocene. Inoltre valutiamo i comportamenti della nostra giornata e, se ci dovessimo render conto d’aver sbagliato, ci ripromettiamo di fare l’indomani quello che non sono riuscito a fare oggi. Manteniamo costantemente la motivazione positiva d’essere di beneficio agli altri.

Qualunque cosa facciamo dobbiamo fare attenzione perché il ns comportamento ha delle conseguenze. E se ci addestriamo con un’attitudine positiva realizzeremo comportamenti positivi. Se camminiamo, davvero motivati a beneficiare gli altri, faremo attenzione a non calpestare degli insetti. Comunque ci troviamo ad uccidere molti esseri e lo dobbiamo confessare. Qualsiasi nostra azione comporta sempre l’uccisione di molte forme di vita. Bisogna lavorare la terra e muoiono degli animali. Non è possibile escludere l’eliminazione di forme di vita da qualsiasi attività. Di tutto questo la sera dobbiamo confessarne le negatività. È importante non ignorarlo. Perché ciò fa sì che sorga una sottile mente dell’uccidere.

Possiamo trovarci in disaccordo anche con le persone che ci sono vicine, famigliari e amici. Il che è causa di molta infelicità, d’antipatia reciproca. Se rimaniamo in uno stato d’infelicità, non ne traiamo alcun beneficio. Se addestriamo la ns mente eviteremo il sopraggiungere quasta felicità.

Quindoi con mente felice e serena ci chiediamo: cosa posso fare per uscire da questa situazione infelice. Evitiamo il senso di colpa, senza scoraggiarci dobbiamo convincerci di non fare piu quell’errore. Evitiamo di compiere ultriori errori. Altrimenti piombiamo nella tristezza e se siamo tristi corriamo il rischio di ricadere continuamente nell’errore. E la ns infelicità mentale diventa intensa e poiché con l’età s’indebolisce, anche il ns corpo ne risente. In ogni momento costantemente, utilizzando correttamente il ragionamento, dobbiamo impegnarci affinche non insorga l’infelicità mentale. L’infelicità mentale non solo nuoce alla mente ma nuoce anche al corpo. Non serve prendere iniziazioni di lunga vita, fare la sadana per allungare la nostra vita, se siamo sempre irritati, arrabbiati ed infelici, tutto ciò non sarà d’alcun giovamento. La vera iniziazione e sadana di lunga vita è la generazione d’una mente felice.

16 strofa ruota armi taglienti – Si parla qui delle parole che dividono, di creare discordia dove c’è accordo o creare ancor più disaccordo. Poi questo stesso comportamento ricadrà su di noi, dovremo sperimentare il risultato del carma che abbiamo compiuto. Quindi non dobbiamo usare parole che dividono, che creano inimicizia. Anche in famiglia, tra coniugi. parlare male di qualcuno, creare antipatia tra le persone. Nel primo caso diciamo effettivamente cose vere, mentre nel secondo diciamo cose non vere calunnia, anche nel primo caso si crea divisione tra le persone. È appropriato quel che sto per dire? Anche perché quella persona di cui sto sparlando viene poi malvista dagli altri.

Se racconto fatti di qualcuno in modo veritiero, non sto mentendo, ma ugualmento si crea inimicizia, divisione. La separazione tra persone comporta molta negatività, molti problemi. Quindi, se davvero siamo mossi da motivazioni positive, sarebbe meglio andare a parlare direttamente con quella persona. Talvolta, per proteggere una vita altrui o per evitare di danneggiare altri, è possibile non essere veritieri.

Meditiamo pensando ad una persona che non ci piace. Come sono giunto a provare antipatia verso questa persona? Ciò mi crea infelicità? Nuoce a quella persona? Sono in grado di porre fine a questa antipatia?

Provare amore ed affetto per qualcuno non è necessariamente attaccamento, perché altrimenti i bodhisattva che provano amore verso tutti gli esseri, con l’amore dovrebbero provare attaccamento verso gli esseri.

Se c’è qualcuno che ci è antipatico, lo disprezziamo, non ci piace. È difficile se non impossibile che nel continuo di questa persona che prova questa emozione sorga la grande compassione a beneficio di tutti gli esseri. Ma, se non cambiamo il modo di vedere gli altri, da una diventeranno tante le persone che non ci piacciono, per incrementarsi sempre più, il che, in definitiva, non farà che nuocere a noi stessi. Dov’è il problema? Non è che chi non ci piace è necessariamente una persona corretta o scorretta, ma il problema in definitiva è in noi stessi. È al 100% negativa come la vedo io? È invece possibile che ci siano altre persone cui quella persona piace. Se abbiamo questo modo negativo di vedere la persona o le persone, indubbiamente il difetto sta dentro di noi. E sta a noi trasformarlo.

Per trasformare il nostro modo di pensare, chiediamoci: questo è solo il mio modo di vedere? Ha quella persona effettivamente tutti questi difetti? Ed i pregi? Le qualità? Si va così incontro ad un cambiamento e lo si vedrà in modo positivo.

Domanda. La mente è una coscienza, ma una coscienza è sempre una mente?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Ad esempio, l’aspirazione, la consapevolezza e memoria sono fattori mentali ma non sono menti. Esiste la Mente o mente principale, coscienza, chi volesse approfondire è bene che consulti il Lorig “Menti e conoscitori” in particolare il capitolo “Menti e fattori mentali”.

Domanda.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Abbiamo nel nostro continuo le afflizioni, che sono il nostro vero nemico. Si tratta d’eliminare le afflizioni mentali. Come? Con la nostra intelligenza. Se siamo dei principianti non ne abbiamo la capacità. Cerchiamo però di rilassare la nostra mente e trasformare il nostro metodo di pensare, così riduciamo le afflizioni manifeste, acquisite, innate per poi abbandonarle.

Pensiamo che per fare la guerra ci vuole una preparazione militare, ma si tratta di un che di materiale, che ha comunque un termine.

Mentre, dato che la mente è immateriale, per quanto tempo dovremmo prepararci per combattere le afflizioni in noi?

Pomeriggio 11/08/24

Meditiamo osservando gli altri esseri, generando amore e compassione: “Possano tutti gli esseri senzienti essere liberi dalla sofferenza”. Più è elevato il numero di esseri più è forte la nostra compassione. Generiamola pensando anche ai vari tipi di sofferenza di cui gli esseri sono afflitti.

Reallizzare la compassione in noi è importantissimo, ed è ancora più importante realizzare la grande compassione.

Se abbiamo compassione solo verso chi vediamo in preda al dolore, ma non verso chi è arrabbiato, arrogante, supponente, opulento e così via: questa non è vera compassione. Infatti costoro sono effettivamente oggetti di compassione, altrimenti la nostra non è una vera compassione. Non lo è nemmeno se, pur provando un senso di compassione, ci dovessimo sentire loro superiori, perché ci riteniamo più ricchi, più educati, più intelligenti, più capaci e così via. Questa non è vera compassione.

Ma la vera compassione è la mente amorevole che desidera che l’altro, chiunque indistintamente, sia libero dalla sofferenza. E lo si motiva sulla base di molte ragioni diverse. Altrimenti non sarà una compassione pura e perfetta.

Per arrivare la vera compassione occorre conoscere le 4nv e per poterle conoscere dobbiamo comprendere le 2nv. Perché una volta compresa la neessità di conseguire la liberazione dalla sofferenza per sé stessi, sulla base di questo si arriva a comprendee la necessità della liberazione di tutti es. ma sono tantissimi quelli che praticano per la liberazione di sé stessi mentre sono mloto pochi quelli che praticano per la liberazione di tutti gli es. il che dipende dalla forza della mente. Cercare la liberazione solo per sé stessi pensando di non essere di danno agli altri è molto piu semplice che generare la grande compassione per il beneficio di tutti gli esseri, il che dipende dalla forza di volontà della mente.

Osservando tutti gli esseri, ad esempio gli animali, abbiamo la possibilità di parlare loro? Già è difficile parlare con gli umani, figuriamoci con tutti gli es. lo trovo troppo difficile ma non ce la farò mai. Quindi, a questo livello, il beneficio principale che si cerca è solo per sé stessi.

È difficile che gli esseri umani abbiano interesse al Dharma, la maggior parte è interessata a prendere iniziazioni. Ci sono più praticanti del tantra, meno del Mahayana comune, meno ancora praticanti dell’individuo dello scopo intermedio.

Nel 2012 Sua Santità il Dalai Lama diede un’iniziazione speciale del Kalachakra in modo completo e c’erano tantissime persone, più di 400.000 e prima Sua Santità diede insegnamenti preliminari sul Lam Rim, mentre quando Sua Santità diede l’iniziazione speciale giunse un numedo enorme di persone.

Tanti dicono di essere praticanti Mayana e sono meno i Theravada. Non è questo il punto. Anche nei Theravada vengono presentati i 3 individui dai 3 scopi (inferiore, intermedio e superiore) ed abbiamo qui la visioni della scuola Vaibashika e Sautantrika. Nei monasteri Theravada non vediamo molte statue, se non quelle del Buddha o Shariputra ma non quelle che vediamo nelle tradizioni tibetane. La differenza principale è nella visione filosofica.

Lachi gompa è dove si riuniscono tutti i monaci di Sera Me e SeraJe ed altri ancora. Qui Sua Santità ha dato insegnamenti. Fate attenzione ai falsi insegnanti ed ai falsi monaci.

Perché la pratica del tantra è tanto difficile? In questo caso utilizziamo la mente fondamentale, acuta, chiara, ma se non abbiamo la visione della vacuità e generato la mente dell’illuminazione tale visione è possibile. Per entrare effettivamente nel sentiero del tantra dobbiamo aver avuto, se non la realizzazione, almeno l’esperienza della vacuità e della bodhicitta. Senza di ciò non è possibile ottenere l’illuminazione in questa stessa vita. Lama Tzong Khapa parla di 3 anni e 3 mesi di pratica velocissima per ottenere lo stato di Buddha. Ma occorre comunque la realizzazione della vacuità e della mente d’illuminazione. Ma mentre nel primo caso non ci vuole molto tempo, nel secondo occorre molto più tempo. La mente d’illuminazione è una mente spontanea, non fabbricata. E sono pochi davvero ad averla generata. Molti di più pensano – possa io essere libero dalla sofferenza. Chi ha realizzato la mente d’illuminazione non pensa a sé stesso ma agli altri. E gli altri come sono? Siamo in grado di beneficiare ogni singolo essere senziente?

domanda. Se un discepolo s’accorge di avere in modo cronico i Tre Difetti del vaso sporco, rotto o capovolto, cosa è megli che faccia?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Alcuni hanno problemi mentali, particolari disabilità mentali, che non permettono loro di ragionare bene, tuttavia costoro hanno una mente piu gentile di quelli che ragionano apparentemente correttamente, perché questi ultimi hanno una capacità maggiore di nuocere agli altri, grazie alla loro intelligenza.

Una madre mi diceva che il suo bambino, abituato ad avere tutto ed a desiderare sempre più giochi e sempre più regali, è migliorato giocando con bambini con limiti mentali, abituandosi a poco a poco all’altro bambino che aveva delle limitazioni, e che pure aveva meno giochi. E, quando si rese conto che l’altro bimbo aveva pochi giochi, gliene donò spontaneamente parecchi dei suoi. Il cambiamento del mio bambino “sano” è perché aveva appreso la gentilezza da quello con dei limiti.

Martedì 13/08/24 mattino

Meditiamo generando una motivazione positiva, il meglio sarebbe la mente d’illuminazione, altrimenti, se non ci doveste riuscire, generate la grande compassione, in ogni caso un pensiero rivolto agli altri, al bene altrui, il che è comunque un’ottima cosa da fare.

Perché? Desiderando la felicità e rifuggendo dalla sofferenza: la prima dipende dalle nostre virtù e la seconda dalle non virtù. A causa delle nostre negatività incontriamo moltissimi problemi. Se creiamo in noi quasto pensiero positivo, allora crescerà l’amore e diminuiranno in noi le non virtù compiute in dipendenza degli altri, il che dipenderà da quanto è positiva o gentile la nostra mente.

Desideriamo essere felici e per esserlo dobbiamo coltivare una mente buona e positiva. Non solo è importante coltivare una mente positiva. Se non riusciamo a coltivare una mente volta al beneficio altrui, ciò dipende da noi stessi, perché abbiamo instaurato in noi un’abitudine. E quest’abitudine, se reiterata, è un ostacolo, un ostacolo che nel tempo si solidifica come un macigno.

La scontentezza che sorge sulla base di situazioni diverse è un ostacolo al nostro miglioramento, perché, se non abbiamo realizzato un modo di pensare positivo nei nostri confronti, non riusciremo a migliorare la nostra mente ed a volere il bene degli altri, impegnamoci invece per evitare che la nostra mente diventi infelice al minimo ostacolo.

Come vediamo le persone diverse da noi?

Come ci rapportiamo con qualcuno che ha più meriti di noi, più qualità, è più ricco, più intelligente? Lo invediamo?

E con qualcuno che riteniamo nostro pari: lo sfidiamo? Ci confrontiamo?

E qualcuno che per diversi motivi è più povero, ecc lo disprezziamo?

Se vogliamo realizzare la mente della grande compassione dobbiamo eliminare in noi questo modo di pensare.

Oltre a lavorare sul modo in cui guardiamo gli altri, dobbiamo guardare al modo in cui affrontiamo i problemi. Se non trasformiamo tutti questi modi di pensare, non certo positivi, non solo andremo verso l’infelicità, ma andremo verso una mente rigida e chiusa che ci farà compiere tante negatività nei conronti degli altri.

Non vogliamo la sofferenza e per evitarla dobbiamo trasformare il nostro modo di pensare.

Se desideriamo generare la mente d’illuminazione dobbiamo avere un modo di pensare positivo rispetto a noi stessi e agli altri.

Anche se non abbiamo il desiderio di realizzare la mente d’illuminazione, ma solo quello di star bene e felici, solo pensando positivamente e praticando la gentilezza potrete essere a vostro agio con voi stessi e con gli altri.

Non dobbiamo focalizzarci sulle differenze, di etnie diverse, religioni diverse, ma non è la cosa principale. Il punto principale è che siamo tutti esseri umani. E siamo tutti nella stessa condizione. Anche solo se desideriamo essere felici è importantissimo che trsformiamo il nostro modo di vedere gli altri.

In famiglia riusciamo a stare sereni e felici?

Se non ci riusciamo segnifica che il nostro modo di pensare non è positivo, ugualmente se siamo in due e siamo infelici e così se sono da solo. Tutto ciò rivela che il mio modo di pensare è sbagliato. È importante riconoscerlo, altrimenti si presenta continuamente e saremo continuamente infelici e continueremo a rimuginarlo unicamente con conseguenze negative.

Per eliminare la sofferenza non è necessario realizzare la vacuità, basta verificare come pensa la nostra mente, riconoscerne gli errori e porvi rimendio.

Come? Modificando il nostro modo di pensare.

Nel Lam Rim si dice “Il non vedere il difetto in noi non deriva dall’assenza del difetto, ma dal non vederlo”. Rendersene conto è importantissimo ed avendo riconosciuto che le cose stanno così, e non vanno bene, dobbiamo cercare di trasformare positivamente la situazione, se non facciamo niente si ripresentera ancora e ne deriverà chiusura e peggiorerà il nostro modo di pensare e compiremo molti errori e saremo sempre più infelici. Altrimenti terremo il broncio, risponderemo male ed i rapporti peggioreranno e lasceremo magari la famiglia, ma la situazione in noi non migliorerà, anzi si ripresenterà. E per questioni davvero insignificanti tutto ciò ci crea infelicità.

Tutti noi vogliamo essere felici oggi, domani, sempre. Ma, non facendo attenzione favoriamo per la nostra infelicità. E dobbiamo rendercene conto. Altrimenti da sole non si manifesteranno.

Siccome abbiamo un’esperienza di essere infelici, di contrariarci al minimo problema, ma ora che l’abbiamo superato ed abbiamo compreso le negatività del nostro atteggiamento, sorge in noi la compassione.

Nel Lamrim si dice: “Avrebbero tutte le chiavi per essere felici ma non prestano attenzione, non s’impegnano e non ottengono risultati e sono nello stesso stato in cui eravamo noi prima”.

Se facciamo attenzione ci rendiamo conto di tantissime cose.

Pur non desiderando la sofferenza ci s’impegna nel suo conseguimento.

Nel 2007 Sua Santità il Dalai Lama era a Roma ed incontrando brevemente i tibetani disse loro: “Dovete stare in armonia tra voi, stare bene l’uno con l’altro. Sicuramente ci saranno disaccordi, ma se serbiremo rancore la situazione non farà che peggiorare, succede di litigare, è normale se non ci si presta attenzione. Ma è quindi è importatne migliorare.

Meditiamo: “Riesco a stare con una mente felice in questa situazione o no?”.

Sono in grado d’essere sereno felice da solo, con gli amici o mi arrabbio facilmente? Se non ci rendiamo conto di come stanno le cose riguardo a noi stessi e che il ns meodo di pensare non è positivo allora rimarrò sempre infelice e mi renderò conto che tanti conflitti ed arrabbiature sono inutili. Quindi impegnamoci per evitare di arrabbiarci, in un cammino positivo ed andremo incontro alla pace, alla diminuzione della sofferenza e dei problemi.

È importantissima la meditazione riguardo a tutto ciò.

Se lo facciamo, molte situazioni si chiariscono, e se faccio attenzione e m’impegno, avendone la capacità, lo posso fare. Quindi m’impegno e faccio tutto al meglio.

Domanda. È fondamentale mantenere una mente imparziale. Come porsi di fronte a coloro che apertamente non lo sono?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Bisogna meditare la compassione. È importante evitare pensieri negativi ed invece d’arrabbiarci, ma pensare che l’altro è sotto il controllo delle afflizioni, distinguendo queste ultime dalla persona verso cui coltiviamo compassione. Ma le afflizioni non si combattono arrabbiandoci. Evitiamo anche di dar corda a questa persona, evitando scontri. È inoltre importante

se ci siamo impegnati in una visione negativa, se facciamo attenzione a come pensa la ns mente se rincontriamo una persona che ritenevamo negativa, e se nel frattempo saremo riusciti a trasformare il nostro modo di pensare, vederemo questa persona sotto una luce diversa e non ci sembrerà più negativa. Perché tutto dipende dal nostro metodo di vedere gli altri. Consideriamo qualcuno che ci sta simpatico come una buona persona, anche se non lo è, e viceversa se ci appare antipatico. Il che è deviante.

Domanda. Mi sento meglio a praticare la compassione.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Aiutando gli altri ci far star bene, il che dipende dalla mente gentile.

Domanda. Abbandonando le afflizioni ho meno problemi, quindi ho purificato il karma negativo?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Si, ma anche prima di abbandonare la afflizioni, anche quando ne genero l’aspirazione a liberarmene, ho purificato del karma negativo.

13/08/24 pomeriggio

Meditiamo osservando noi stessi e chiediamoci: quanto è stabile la nostra mente? Sono incline a sentimenti d’antipatia o simpatia immediati, ad’essere felice o scontento, triste o allegro per un nonnulla? Sono incline a litigare?

Sono tutte caratteristiche d’una mente instabile.

Quindi si tratta di riconoscere le caratteristiche della nostra mente, e spetta solo a noi migliorarla. Se è in preda ad attaccamento od avversione non riusciamo a generare la concentrazione univoca ma cade nel torpore o nell’eccitazione, inoltre non riusciamo a pensare ad una mente corretta, ad esempio quella dell’emersione definitiva. È fondamentare indagare la nostra mente e migliorarla. Si evita così di commettere errori. Vi prego quindi di pensare al vostro modo di pensare. Cosi la mente non cadrà sotto il controllo delle afflizioni, così non sarà disturbata dalle afflizioni e troverà la pace. Ci sono cento e più trattati del buddha e centinaia di commentari, per quale scopo sono stati composti? Perché la nostra mente sia libera dalle afflizioni, possa dimorare nella pace ed essere felice.

La visione è il sorgere dipendente e la condotta è la non violenza. Tutto l’insegnamento del Buddha lo si può sintetizzare in questi due punti: la visione del sorgere dipendente e la condatta: la non violenza.

Il sorgere dipendente è distinguibile: 1 da cause e condizioni, 2 dal sorgere dalle proprie parti 3 da un nome e da una terminologia. Il 1 è molto vasto di casua effetto, karma azioni e loro risultati, quali sono le azioni negative e le 10 non virtu ma non solo, quali ne sono i risultati la loro lievità o pesantezza, risultao di maturazione, ambientale, concorde con la causa, è il sorgere dipende nte di causa effetto accettato da tutte le scuole bh e riguarda tutti i fenomeni composti o funzionanti o le cose, impermanenti, che si distinguino in:

1- Forma o materia,

2- coscienza,

3- fattori di composizione non associati.

Tra i fenomeni composti abbiamo virtù e non virtù e fenomeni non indicati. Non conosciamo tutti i fenomeni composti ma conoscendo gli ultimi 3 è come se li conoscessimo tutti.

Trattando il primo, la forma o materia, si comincia dai colori.

Il sorgere dipendente dall’essere stabilito dalle proprie parti e quello dal sorgere dal nome o terminologie riguardano tutti i fenomeni. Ma il sorgere dal nome o terminologie è accettato solo dalla scuola madyamika prasangica in quanto i fenomeni non sono stabilito dalla propria parte, ma non è accettato dalle altre scuole.

Il punto è la vacuità di tutti i fenomenti, per cui sono vuoti di propria natura.

Tutte le scuole sono d’accordo con l’impermanenza sottile, l’assenza d’un sé permanente, autonomo, autosufficiente, sostanzialemente esistente. Solo le scuole

Ma la vacuità dell’essere stabilito per propria natura è accettato solo dai prasangika.

Per la Prsangika è negato l’oggetto di negazione sottile ma prima sono negati gli oggetti di negazione grossolani. Altrimenti si può cadere nel nichilismo o non esistenza o interruzione o nell’eternalismo.

Analizziamo la persona, è meramente desiganta dalla mente concettuale tramite nomi, non esite per propria natura e per propria parte. Indichiamo coi nostri occhi il corpo della persona, se lo fosse non ci sarebbere vite passate o future. Il corpo e la persona sono 2 cose diverse.

La coscenza è la persona? Visto che di coscienze ce ne sono tante, coscienze mentali: menti o fattori mentali, menti valide o meno, coscienza sensoriali, quale coscienza sarebeb lea persona?

se pensiamo che la persona non c’è= nichilismo

se la persona è della stessa natura della mia mente = permanente

per non cadere è necessario definire gli oggetti di negazione

tutti i fenomeni composti sono impermanenti perché cambiano istante per istante, così lo è la persona. Ma nella nostra mente, nel nostro continuo mentale c’è la concezione di permanenza.

Se dopo anni rivediamo un qualcuno che non vedevamo da anni ci viene da dire: “Non è invecchiato, è rimasto sempre uguale”. Il cambiamento momento per momento = impermanenti sottile ma è un oggetto di negazione grossolano.

La persona è nel corpo? Negli aggregati? Nella mente? Quando la cerco non la trovo. Come ci appare? Come un qualcosa che è stabilito dalla propria parte. Ma non è così. Ma non basta è necessario rifletterci sempre più. Ma è altresì importante purificare le negatività, accumulare meriti. Ragionare solo su questo concetto non basta, non è di beneficio.

Domanda. Porre sempre attenzione a ciò che facciamo è possibile che ci stanchi? Come possiamo evitarlo?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. È un’ottima domanda. Far attenzione non significa sforzarci tantissimo, ma con la misura appropriata, ed è diverso per ognuno di noi. È un percorso simile a quello di meditadione. Non iniziate a meditare subito a lungo, ma al meglio che potete, pian piano fatelo. All’inizio faremo fatica. Non poniamo troppa enfasi. Facciamolo un poco per volta senza essere troppo rigidi, ma gradualmente. Far attenzione alla nostra mente è rivolta a tutto ciò che facciamo, anche a dove camminiamo per strada, il che diventa fare attenzione alla nostra mente, da molti punti di vista, allora facciamo diligentemente i nostri compiti, il nostro lavoro e tutto ciò diventerà automatico.

mercoledì 14/08/24 mattino

Meditiamo generando la grande compassione a beneficio di tutti gli esseri senzienti. E, se non ci riusciamo, facciamo in modo di maturare un pensiero positivo.

Abbiamo ora cercato di generare una motivazione positiva e lo dovremmo fare sempre e per tutta la giornata dovremmo continuare a portare avanti questa motivazione in ogni istante per tutta la giornata. Bisogna quindi creare un’abitudine. Così facendo creiamo la mente dell’illuminazione, non fabbricata, spontanea, senza sforzo. È una coscienza spontanea, vi rimando alle spiegazioni vaste che trovate nei testi della Prajnaparamita. Un semplice pensiero: possa io ottenere la mente d’illuminazione, non lo è in effetti. Se, come nelle iniziazioni si esprime il desiderio d’ottenere la mente d’illuminazione, non significa che l’abbiamo realizzata, altrimenti ci sarebbero tantissimi bodhisattva. Il che comunque non sarebbe male.

È questa la porta d’ingresso al Mahayana. Se se c’è solo il pensiero non significa averla realizzata.

Non è una mente che non pensa al proprio beneficio. Ad esempio attaccamento ed avversone sorgono spontaneamente, cosi sorge la mente d’illuminazione: spontaneamente. La possiamo ottenere solo addestrando la nostra mente. Realizzare la mente d’illuminazione è molto più difficile che realizzare la vacuità.

Come possiamo addestrarci nella mente d’illuminazione?

Pensiamo all’infinito numero d’esseri afflitti dalla sofferenza, e da qui sorge la repulsione, il rifiuto della sofferenza, il desisdero che non soffrano più e genero compassione, la grande infinita compassione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti che desiderano eesere liberi dalla sofferenza, questa è la mente d’illuminazione. Se desideriamo generarla dobbiamo riflettere sulle infinite sofferenze e generiamo una mente amorevole che desideri la lororo liberazione dalla sofferenza.

Dobbiamo per farlo conoscere le 4nv 1 la sofferenza va conosciuta. Altrimenti non è possibile ottenere né la ns liberazione né quella di tutti gli esseri senzienti. È importantissimo riflettere sulla sofferenza. Il messaggio fondamentale delle Quattro Nobili Verità è che è possibile liberarsi dalla sofferenza. Così si può generare la mente che vuole liberarsene e così lo si comprende per gli altri e si pratica per liberare gli altri dalla sofferenza. Siccome è possibile, sorge una mente che desidera la liberazione e si inverte questo modo di pensare.

Sia che desideriamo generare la mente di liberazione dalla sofferenza per noi stessi e per gli altri esseri senzienti dobbiamo comprendere le Quattro Nobile Verità e per farlo dobbiamo comprendere Due Verità. E, per farlo, dobbiamo comprendere le Quattro scuole filosofiche. Con ciò ci si addestra dapprima nel sentiero dell’individuo dello scopo inferiore, quindi in quello intermedio cercando la liberazione per sé stessi, se siamo particolarmente coraggiosi affronteremo il sentiero dell’individuo dello scopo superiore che mira alla liberazione di tutti gli esseri.

Ma non dobbiamo procedere per salti, altrimenti potremmo trovarci scompensati, la nostra formazione non sarà lineare.

Nel Paramitamitayana si dice che l’illuminazione è raggiungibili in tre incalcolabili eoni, nel tantra in una sola vita o al massimo in 16 vite.

Si desidera la buddhità per liberare gli esseri dalla sofferenza. Se non abbiamo la grande compassione non può sorgere la mente che cerca l’illuminazione, è il risultato della grande compassione, generando una mente che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza, e sarò io a farlo. Ma ho il potere di farlo? No. Solo un buddha ha il potere di liberare gli esseri dalla sofferenza e di conseguenza sorge la mente di voler diventare un bh per liberare dalla sofferenza gli esseri senzienti. Se cerchiamo la liberazione anche solo per noi stessi è fondamentale riflettere sulla sofferenza.

Grande compassione è riferita a tutti gli esseri senzienti e che desidera che tutti siano liberi dalla sofferenza, non includiamo tra questi i distruttori del nemico gli arat che sono già liberi dalla sofferenza.

Ma dobbiamo verificare il nostro intento, verificando se classifichiamo gli altri come simpatici o antipatici. Se rispondiamo male a qualcuno che ci sembra irritante non stiamo certo praticando la grande compassione.

Se pensiamo che tra gli esseri escludiamo qualcuno dall’essere liberi dalla sofferenza pensando – se soffrisserro sarebbe meglio – allora non stiamo praticando la grande compassione.

Se non fosse possibile liberarsi dalla sofferenza che senso avrebbe addestrarsi? Non ne avrebbe alcuno.

Ci addestriamo nei Tre tripi d’individui di Tre livelli: inferiore, intermedio, superiore. E lo dobbiamo fare con la pazienza, una mente che sopporta.

Nel Bodhisattavcharyavatara, VI capitolo, tra gli svantaggi della rabbia, si dice che la sua causa è l’infelicià mentale: più è forte l’infelicità mentale, maggiore è il disagio della mente, e questa è la causa della rabbia.

In questo caso si diventa chiusi, rigidi, in dipendenza della scontentezza, e si precipita sempre più nella rabbia.

Dobbiamo praticare con attenzione per evitare di precipitare nell’infelicità mentale. Moltissime situazioni non sono cause d’infelicià mentale, altrimenti, continuando, si va incontro sempre più alla rabbia. Se non facciamo attenzione, continueremo ad arrabbiarci. Se vi faccio invece attenzione ho la possibilità di non arrabbiarmi. Altrimenti mi arrabbierò sempre più ed incorrerò in un grande rischio di commetere grandi errori.

Il fatto che le condizioni esterne diventino davvero cause che ci fanno arrabbiare dipendono dalle condizioni esterne? No, dipende da noi. Tutto dipende dal fatto se ci facciamo o meno attenzione.

La pratica della pazienza è importantissima. Se la nostra mente non ha la capacità di sopportare significa che non siamo pazienti, così non riusciamo a praticare e non potrà sorgere la felicità.

A maggior raggiorne, se vogliamo ottenere delle realizzazioni, è estremamente importante essere pazienti.

Meditiamo sulla nostra capacità di meditare, chiediamoci: sono paziente? Sono abbastanza paziente? Sono mplto paziente?

Domanda. come difenderci da attacchi fisici o verbali di persone senza danneggiarli ma impedendo loro di danneggiarci?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. È meglio scappare. Dobbiamo stare sempre attenti se siamo tra la gente, facendo attenzione a chi sembra che potrebbero ceraer dei problemi è meglio allontanarci. Non è facile, dobbiamo stare sempre attenti.

Domanda. Il motto Zen “Smile at your anger” o “sorridi alla tua rabbia” è conciliabile con quanto esposto?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Ci sono tanti modi di persare diversi, non c’è un unico antidoto contro la rabbia e l’attacacmento. Avendo una diversa forza mentale, ognuno utilizza antidoti diversi per la rabbia e l’attaccamento. Alcuni quando si rendono conto che in loro sorge la rabbia se ne rendono conto ed applicano l’antidoto, altri non si arrabbiano proprio qualunque situazione incontrano, altri non si rendono nemmeno conto di arrabbiarsi se ne stanno da sole con la mente infelice e pensano che essendosi arrabbiato la prossima volta non mi arrabbierò più. Ci sono tantissime persone e situazioni diverse.

Il Mahatma Gandhi a qualcuno che lo schiaffeggaiva da un lato porgeva anche l’altro ma questo non può funzionare per tutti.

Domanda. Come possiamo aiutarci a trascendere la dipendenza del caldo?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Oltre ad utilizzare tutti i mezzi tradizionali per stare al fresco, dal ventilatore all’aria condizionata, idratando adeguatamente il nostro organismo, bisogna pensare in modo aperto e vasto, altrimenti se ci chiudiamo, il caldo interno in noi si somma a quello esterno e staremo peggio.

Se non possiamo raffredare l’aria è bene essere pazienti con mente aperta e tranquilla. Cerchiamo di non farci molti problemi, non creiamoci delle infelicità inutili. Non è possibile che i desideri siano tutti uguali, coincidano tutti, sopratutto se ci sono molte persone e dobbiamo evitare di farci sfuggire queste occasioni per praticare.

Se c’impegnoiamo in questo senso, è possibile che progressivamente il nostro modo di pensare migliori.

Siamo in grado di rimanere rilassati? Di sviluppare un modo di pensare positivo?

Dei monaci che erano stati imprigionati per anni nelle terribili prigioni cinesi avevano dichiarato che non avevano trovato altra migliore occasione per praticare se non in prigione, dimostrando una forza mentale eccezionale, confermata anche dagli esiti di esami EEG elettromiografici condotti successivamente alla loro liberazione, che evidenziavano onde emanate da una mente tranquilla.

Inoltre se penso male, mi sentirò sempre più male.

Dobbiamo essere sempre più attenti, perché l’attenzione è la prerogativa che manca alla maggior parte di noi.

Pomeriggio

Meditiamo pensando a tutti gli esseri di questo mondo, alle sofferenze del mondo, a coloro che soffrono per le guerre, carestie, alle persone che in generale soffrono. Cosa possiamo fare? Non c’è gran che che possiamo fare, se non generare amore e compassione nei loro confronti, recitiamo quindi il mantra di Cenresi, il mantra di Tara.

Tutto ciò è importantissimo, sia che vogliamo recitare preghiere o mantra, prima generiamo la motivazione positiva volta al beneficio altrui. Quando pensiamo agli esseri senzienti non è indispensabile averli di fronte, basta anche visualizzaarli. Pensiamo a quanti sono gli esseri che soffono e pensiamo quanto sarebbe bello se fossero tutti liberi dalla sofferenza. Così accumuliamo vaste virtù e qualunque persona incontriamo pensiamo come vorremmo che costei sia libera dalla sofferenza.

Quanti altri esseri ci sono che soffrono! Vediamo pure degli esseri manifestatamente in preda al dolore, me ce ne sono altri che sembrano star bene ed altri ancora che invece stanno accumulando le cause della sofferenza. Abituiamo la nostra mente a pensare: “come sarebbe bello se questi esseri fossero liberi dalla sofferenza e dalle sue cause”. E così per tutti gli esseri.

Pensiamo alla sofferenza di coloro che ci sono vicini: genitori, figli, fratelli, sorelle, amici, conoscenti. Se pensiamo alla loro sofferenza sorge in noi un’intensa sensazione. Preghiamo affiinchè siano liberi dalla sofferenza ed abbiamo la possibilità di pregare per loro. Ma qaunti es sopportano sensazioni simili anche peggiori di quelle di miei familiare. Il che, estendendolo, fa sì che le nostre preghiere abbiano una forza molto maggiore, permettendoci così d’accumulare grandissimi meriti. E non serve tanto tempo, anche se lo fate per 5 – 10 minuti è davvero tanto importante.

La visione è il sorgere dipendente, che si distingue in tre categorie: 1 da causa effetto 2 in dipendenza dalle proprie particolare

1 è il cambiare disintegrarsi di momento in momento per le proprie cause, impermanenza è sottile o grossolana come la morte. Nel nostro continuo mentale c’è una forte sensazione di permanenza. Nei testi si dice che la morte è certa, ma non il quando, non c’è certezza di quando moriremo in base all’età, si può morire anche da giovani, nemmeno se si è in salute siamo immuni alla morte, né se si ha o meno ricchezza o potere. In noi c’è infatti una forte concezione di permenenza.

Sappiamo di dover morire ma pensiamo che c’è ancora tempo, non sarà adesso, ma tra un po’. Non vogliamo morire e non voglaimo pensare alla morte. Questa è la verità. Dobbiamo addestraci molto nella pratica del Dharma altrimenti non sarà efficace. Il desiderio di non voler morire è una delle cause di sofferenza. Il che ci fa erroneamente rifuggire dal pensiero della morte.

Gradualmente addestriamoci pian piano, se sappiamo praticare con la ns mente davvero abbiamo la capacità di praticare 24 ore su 24. così non ha più senso pensare – non ho tempo – perché lo facciamo in qualsiasi situazione, proprio perché la pratica non è solo recitare preghiere in posizione di preghiera o meditazione, così qualsiasi cosa facciamo l’utilizziamo come un’occasione per praticare.

La consapevolezza e la vigilanza o introspezione sono indispensabili per praticare. All’inizio potrebbe esserci della diffficoltà ed ad un certo punto diventa utomatico. E se ci dicono affermazioni engative la ns mente addestrata rimane senza problemi, non reagisce male, anzi, ne cerca la soluzione. Ci dobbiamo addesrtare continuamente e la mente si addestrerà in modo graduale. A volte andrà bene o meno. Ci rendiamo conto d’aver sbagliato e cerchiamo di non rifarlo in futuro. Così impariamo dai nostri errori e ci familiarizzeremo con quest’addestramento. Finché non avremo instaurato una stabile abitudine dovremo fare attenzione. Dopodichè ci diventerà spontaneo. Tutte queste diventano tutte occasioni per la pratica e non necessariamente dobbiamo incontrare dei problemi esterni per la pratica. Sono davvero delle occasioni incredibili per praticare. Non è necessario, per praticare, incontrare delle persone che ci dicono cose negative. Ma con chi ci arrabbiamo? Se ci facciamo attenzione abbiamo tantissime possibilità per miglirare. La maggior parte del tempo non sappiamo che sono tutte occasioni per la pratica e se ce ne rendiamo conto, allora tutto ciò diventa un che di positivo.

Se riusciamo a realizzare una mente indisturbata, diminuiscono le occasioni per la pratica. Infatti ai bodhisattva che hanno addestrato la loro mente, le abituali condizioni avverse non causano loro infelicità, quindi per addestrarsi ulteriormanete devono andare a cercarle. Ci sono tante condizioni esterne che turbano la ns mente, ma il difetto che causa l’infelicità della ns mente npn è fuori ma dentro di noi. Se non ci fosse un problema in noi, il fatto che la ns mente è turbata da sensazioni eserne dipende da ciò che è all’esterno di noi. La nostra mente, se addestrati non diventerà infelice, anche se le condizioni esterne ci saranno ancora. Il che è un significativo passo in avanti. Il problema è nella nostra mente ed il punto principale non è rappresentato dalla condizione esterna stessa. Non riusciamo a stare tranquilli senza arrabbiarci.

Il difetto sta sempre nella nostra mente perché non riusciamo ad evitare che divenga turbata.

Mi soffermo sull’arrabbiarsi su piccole cose, pensate ad un bodisattva, a chi ha la mente d’illuminazione: ha una mente tranquilla estremamente stabile. Ma, se queste arrabbiature si presentano sempre di pù. Piccole cose si sommano ad altre piccole cose e, se non si fa attenzione, anche alle piccole cose, meditando la grande compassione e la vacuità, anche qui dobbiamo fare sempre attenzione. Se ci arrabbiamo anche poco dobbiamo ugualmente fare attenzione, in quanto genera infelicità che col tempo se si ripresenta la rabbia aumenta e diventa sempre più forte. Fate attenzione sempre a non arrabbiarvi, fateci sempre attenzione.

C’è in me la tendenza di una rabbia che è lì lì per sorgere, grande o piccola? Se non ci prestiamo attenzione la maggior parte di noi ha questa tendenza. Se ci facciamo attenzione e lo scopriamo, non è il caso di allarmarci, ma è il momento in cui possiamo migliorare.

Giovedì 15/08

Solo addestrando la mente s’ottiene la mente d’illuminazione, spontaneamente, non fabbricata. Per generarla ci dobbiamo attivamente impegare ma quando è addestrata non dobbiamo più impegnarci, lo faremo spontaneamente. La mente d’illuminazione cianciub ricerca lo stato di buddha Sangye.

San gye in tibetano “cian ciub”: il prefisso “cian” significa purificazione, eliminazione dei difetti e delle oscurazioni, mentre il suffisso “ciub” ha il senso di incrementare e portare al culmine tutte le qualità.

Cosa s’intende per eliminazione dei difetti e delle oscurazioni: innanzitutto (1) delle oscurazioni afflittive, tra cui: la rabbia, l’attaccamento, l’orgoglio, le 5 afflizioni delle visioni, le 5 che non lo sono. Abbandoniamo per prime le afflizioni manifeste, le sopprimiamo ma non le abbandoniamo, e quando le abbandoniamo realizziamo la vacuità, abbandonando prima le afflizioni acquisite poi le oscurazioni innate (2) oscurazioni alla conoscenza, all’onniscienza il che equivale a purificare tutte le oscurazioni, a purificare le negatività e ad accumulare virtu, ovvero conseguire le Le Sei Perfezioni: generosità, pazienza per cui si ottiene lo stato di Buddha. A chi desideri approfondire consiglio di studiare “Terreni e sentieri” sia quello piccolo che grande.

Come si abbandona l’oggetto di abbandono (oscurazioni afflittive e alla conoscenza) in ambito Madyamika? Mentre per le altre scuole il significato è diverso, in ambito Prajinaparamita o perfezione saggezza, le oscurazioni alla conoscenza sono le impronte lasciate dalle oscurazioni.

Prima s’eliminano le oscurazioni afflittive, poi quelle alla conoscenza, perché è più facile abbandonare le oscurazioni afflittive ed è più facile abbandona quelle manifeste (rabbia, orgoglio, attaccamento ecc) e ci si addestra nella saggezza, sopprimendole ma non eliminandole, si realizza la concentrazione alla saggezza, la vacuità, che abbandona le afflizioni acquisite poi quelle innate, nel sentiero della visione si abbandonano le acquisite poi quelle innate.

Dal primo al settimo terreno s’abbandonano le afflittive e dall’ottavo terreno s’abbandonano le oscurazioni alla conoscenza.

Il sentiero ininterrotto e liberato sono un’unica sessione d’equiilibrio meditativo, poi c’è l’ottenimento susseguente, che è un percorso molto più lungo.

Il che include migliorare la concentrazione, perché gli oggetti d’abbandono diventano molto più sottili, è il periodo più lungo.

Il sentiero ininterrotto coincide con l’abbandono delle afflizioni, è breve e può durare alcuni minuti, perché, una volta eliminate le afflizioni, non ha più senso e si procede oltre.

Generare la mente illuminazione, cos’è? Come il buddha è diventato tale? Anche se desideriamo la sola liberazione individuale dobbiamo perlomeno conoscere la oscurazioni afflittive.

Molti vogliono raggiungere l’illuminazione, e la vogliono subito in questa vita con questo corpo, ma non sanno cos’è l’illuminazione.

Meditiamo sulla illuminazione che è l’eliminazione delle afflizioni afflittive: ad es. la rabbia. È una mete corretta o no? Esiste come la rabbia l’apprende? Questa persona con cui siamo arrabbiati è effettivamente tale? Le oscurazioni afflittive non sono menti corrette.

Nel sesto Capitolo del Bodhisattvacharyavatara sulla pazienza sono esposti gli svantaggi della rabbia ed i benfici della pazienza, la rabbia distrugge eoni di virtù.

Mi arrabbio? Come mi arrabbio? Perché mi arrabbio? Quali sono gli svantaggi?

Domanda. L’infelicità fa ammalare? Quali malattie provoca?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Ci sono tantissime malattie, come: disturbi digestivi, cardiaci, diabete, obesità, visivi. E, quando la mente è infelice, sempre c’è un grande pericolo che il nostro corpo si ammali. Se riusciamo ad avere una mente rilassata e tranquilla è di gran beneficio per la nostra salute.

Domanda. Perché una mente diventa infelice?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. È il non prestare attenzione. Affinché la mente diventi felice, se non capiamo da dove viene l’infelicità, dobbiamo evitare di rimanere a lungo infelici, ad es. cantare una canzone, passeggiare, vedere un film, insomma distogliere la mente.

Se si sceglie d’essere infelici, lo si è, allora non è vero che tutti gli esseri desiderano essere felici.

A causa del non prendersi cura della mente, a causa di difficoltà e problemi la mente ha iniziato a farsi del male e ad uccidere. E ci è arrivata così a poco a poco, per il potere dell’ignoranza e dell’oscurazione.

Torniamo al sorgere dipendente.

Il primo tipo è dato da cause e condizioni, da cui scaturisce l’effetto. Anche se apparentemente potrebbe sembrare un concetto facile, è da considerarsi un concetto difficile, se estremamente sottile. Solo il buddha le può conoscere, è presente in tutti i fenomeni composti.

Il secondo tipo di sorgere dipendente è quello stabilito dalle proprie parti. Anch’esso è in tutti i fenomeni composti ma anche in quelli non composti, riguarda tutti i fenomeni, se qualcosa esiste è necessariamente in dipendenza dalle proprie parti. Tuttavia non dobbiamo cadere in errore: se perdiamo una scarpa, non abbiamo più il paio, ma ciò è grossoalano, perché dobbiamo pensare a tutti i fenomeni ed alle parti che li compongono.

Il terzo tipo di sorgere dipendente è quello nominale: tramite nome o terminologia. È solo dei Prasangika. Si riferisce a tutti fenomeni composti e non composti, è la visione definitiva. È il re dei ragionamenti perché ha il potere d’eliminare i due estremi: nichilismo ed eternalismo.

Per Prasangika qualsiasi fenomeno od oggetto di conoscenza è vuoto d’esistere o d’essere stabilito per propria natura o non esiste di per sé, in quanto tale.

Se un qualcosa è stabilito per propria natura è perché non dipende da alcunchè, da nient’altro, ma, nonostante che cerchiamo, non troviamo nulla in tal senso.

Se qualcosa esiste lo è per propria natura: è l’estremo della permanenza.

Se non esiste per propria natura allora non esiste: è il nichilismo.

Esiste un fenomeno che esiste per propria natura, di per sè? No.

Forma o materia, coscienza, fattori di composizione non associati hanno tutti in comune la vacuità.

Tuttavia il fenomeno esiste in modo convenzionale, ma non esiste di per sé.

Il Buddhismo si caratterizza per la condotta: la non violenza.

Il fenomeno non è stabilito di per sé, ma è un unicum con la coscienza? No.

Ad es. il mio corpo, le mie mani, occhi: sono l’io? Ma, c’è differenza tra io ed io mio corpo? Si perché vediamo il nostro corpo come un qualcosa di diverso da noi, quindi il corpo non è la persona. Quindi, la persona dov’è?

Perché questo che vediamo coi nostri occhi non è la persona ma il corpo.

Quindi andiamo alla coscienza. E non può essere una delle coscienze sensoriali, allora è la coscienza mentale? Qui abbiamo cognizioni valide o non valide? Sono un cognitore diretto? È la mente concettuale o non?

Se l’io non è il corpo né la coscienza, allora esiste in modo convenzionale, è designato sulla base degli aggregati.

Se pensiamo ad una persona, lo facciamo in dipendenza al suo corpo, poniamo la persona in dipendenza del corpo, che non è la persona, l’io è quindi meramente designato in dipendenza del corpo o degli aggregati e non esiste di per sé, non è stabilito dalla propria parte.

Il sorgere elimina l’estremo dell’eternalismo o permanenza, ed il dipendente elimina l’estremo del nichilismo.

Domanda. cosa fare quando subentra ansia e paura? La paura mi blocca, è impossibile uscirne. La troppa compassione mi distrugge.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Sei abituato nell’addestramento della tua mente? Se proviamo paura, ansia dobbiamo abituarci a creare amore e compassione. L’ansia non può tuttavia sparire immediatamente. Se siamo in preda all’ansia e alla paura non possiamo, se non gradualmente, generare amore e compassione. Alcuni si preoccupano, sono in preda all’ansia senza alcun fondamento, sta attraversando tantissimi problemi? Ma approfondendo non è così, è creato da noi stessi. Se si è in preda ad ansia o paura, evitate di pensare tanto, altrimenti avrete paura di qualsiasi cosa, e ci stiamo inutilmente creando sofferenza ed infelicità. Fateci attenzione, altrimenti saremo infelici a causa di noi stessi.

Se creiamo un’abitudine, ci addestriamo, possiamo creare una modalità diversa. Se diciamo: ”Oh adesso potrebbe succedere qualcosa! Perché ho paura?” È importante riconoscerlo. Se con assiduità cercheremo di non incorrere in questi pensieri, pian piano queste paure svaniranno. Noi tutti alzandoci dal letto e subito siamo preoccupati, e viviamo nell’ansia.

Venerdì 16/08/24

Tutti gli esseri soffrono, molti sperimentano le cause, il carma posto in precedenza e molti ancora pongono ora le cause d’un carma sfavorevole, senza rendersene conto. Generiamo quindi compassione per tutti gli esseri.

Ci sono tantissime persone che palesamente soffrono e le troviamo in particolare negli ospedali.

Ma lo sono anche tanti altri che troviamo fuori e che apparentemente dicono di star bene.

Se, tuttavia, siamo sempre abbronciati e scontenti e non ce ne rendiamo conto, non facciamo che peggiorare.

La maggior parte non sa come pensare correttamente. Procedere senza fare attenzione ed in modo incostante è il modo migliore per incorrere nelle afflizioni.

In noi c’è sempre un’infelicità sempre pronta a presentarsi, è latente. Se questa tendenza perdura, l’infelicità s’incrementa sempre più ed il nostro modo di pensare si fa rigido e chiuso e noi diventiamo irascibili. Se si manifesta tale tristezza, cerchiamo d’ingannare la mente, orientandola da un’altra parte, cercando di distoglierla. Se riconosciamo quando si presenta, mitighiamo e correggiamo questo stato d’infelicità.

Se indaghiamo la nostra interiorità, ci rendiamo conto della presenza d’infelicità latente. Alcuni divenano infelici se stanno soli, se le cose non vanno come volevano, altri s’arrabbiano se li si contraddicono. Si litiga e si diventa scontenti ed infelici in famiglia. Se non vi facciamo attenzione, la felicità latente si manifesta.

Ieri abbiamo accennato al termine tibetano “cian ciub”.

Cian è purificare, eliminare tutte le oscurazioni afflittive, le Sei Afflizioni Radice della forma e non forma, alla conoscenza “ciub” o all’illuminazione, in tal senso consiglio di studiare il testo “Terreni e Sentieri”, le oscurazioni all’onniscienza o alla conoscenza dall’Ottavo Terreno.

Se siamo nel mahayana si diventa distruttari del nemico.

Le oscurazioni alla talità od al modo di pensare che genera l’impegno mentale scorretto e le afflizioni ignoranza attaccamento rabbia. E tutto insorge velocemente.

Oscurazioni alla talità, per i Prasangica sono la radice di tutte le afflizioni: (1) la concezione del sé della persona e (2) dei fenomeni. Dalla concezione del sé dei fenomeni molto velocemente sorge la concezione del sé della persona, l’impegno mentale scorretto e l’attaccamento e la rabbia.

C’è chi è in grado di leggere molto, molto velocemente.

È la concezione degli aggregati come esistenti per proprie caratteristiche e così per la persona. Di una persona prima ci appare il corpo di una persona così per la percezione del sé che è gia sorta quando il corpo ci appare poi la persona, così in dipendenza dal sorgere della concezione del sè appare la persona, che la riconosciamo in dipendenza degli aggregati.

Si realizza prima l’assenza del sé della persona e poi dei fenomeni.

Oggetto di negazione è essere stabilito per propria natura è identica come sottigliezza sia per la persona che per i fenomeni, la differenza è solo nell’ordine in cui sono realizzati.

Concezione del sé dei fenomeni e della persona e non c’è differenza come grossolanità, prima realizza l’assenza del sé della persona che dei fenomeni, perché è più facile perché il corpo della persona ci appare in dipendenza degli aggregati. Il corpo dipende da altro ed è pià facile capire che il corpo appare in dipendenza di qualcosa d’altro che non i fenomeni, rispetto ai quali ci dobbiamo impegnare un poco mentalmente per giungere alla mancanza del sé dei fenomeni.

Se abbandoniamo la radice delle afflizioni, la concezione del sé, è possibile abbandonare le afflizioni. In noi rabbia ed attaccamento sono coscienze non supportate da un qualcosa di valido, ma essendocene molto abituati, diventano stabili, hanno un gran potere, ma non hanno una base in quanto non corrispondono alla realtà. Concezione del sé dei fenomeni come stabiliti aggregati e corpo come esistenti per prorpia natura = coscienza scorretta non valida.

Ciò che non c’è come esistente, perciò è scorretta. Se stabilito per propria natura= non dipenderebbe da altro: né da cause e condizioni né da altro. Se ci fosse più lo cerchiamo più lo troviamo viceversa se non ci fosse più lo troviamo meno lo troviamo. Ma piu lo cerchiamo non troviamo nulla di esistente di per sé. Analizziamo il corpo e nontroviamo nulla di esiste nte per propria natura s’affievolisce per poi scomparire la concezione del sé del corpo e dei fenomeni.

Domanda. Come aiutare dei famigliari irascibili con grande disagio interiore?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non saprei come aiutare in famiglia perché non le conosco, sapendo come pensa la persona, sapendo quanto è aperto o chiusa la loro mente non saprei come stare. Addestiamoci a generare la giusta motivazione e, pur cercando d’aiutarla, non possiamo essere certi che la persona riceva un aiuto, dipende da lei. Non sappiamo se ricevono o meno un beneficio, per quanto aiutiamo le persone. È comunque importante avere una motivazione positiva. Alcuni se le aiuttissimo altri i anche poco ci ringraziano tantissimo altri invece si arrabbiano se le aiutiamo.

Domanda. Ci hai insegnato la ruota delle armi taglienti che …. ma non rischiamo di diventare complici di chi danneggia gli altri?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Se qualcuno danneggia un altro, va beneissimo aiutare chi è maltrattato.

Domanda. Mi può spiegare meglio i Tre Tipi d’afflizioni, in particolare le afflizioni acquisite ed innate?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Le afflizioni manifeste (innate e/o acquisite) sono forti e sono quelle degli esseri ordinari, se non ci impegniamo ad eliminarle non realizziamo la vacuità: dipendono dall’ignoranza, attaccamento, rabbia. Le afflizioni acquisite sono derivate dai sistemi filosofici che danno concezioni errate. La afflizioni innate le hanno umani ed animali. È bene studiare la presentazione di “Terreni e sentieri” breve o ampia, in cui si parla d’oggetto d’abbandono, in relazione alla Svatantrika, ma lo è anche rispetto alla Prasangica.

Domanda. Cos’è la felicità, perché abbiamo l’impressione che dipenda dall’esterno?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Se abbiamo tanti soldi siamo felici perché possiamo comprare tante cose. Ma non basta. E sempre più sono le persone che se ne rendono conto.

Pomeriggio

Il sorgere dipendente riguarda in particolare la scuola Prasangika, ma è di tutte le scuole buddhiste e la condotta è di non essere di danno. Pensando ai Tre individui, inferiore, intermedio e superiore: sono sintetizzati in questo tipo di condotta. Se non possiamo essere di beneficio per gli altri, è bene non far loro del male. Pensiamo all’infinito numero di animali, compresi gli insetti, che stanno anche sottoterra. Nessun essere dovrebbe essere oggetto di violenza. Se pensiamo in modo diretto: perché dovrei aiutare una persona molto ricca? Perché dovrebbe essere oggetto di compassione. La ricchezza può farlo diventare arrogante, causargli preoccupazioni e pensieri o paure di perdere le ricchezze. Apparentemente dall’esterno sembra molto felice, ma non è così. Ma non hanno amici, perché gli altri non si fidano. Ma tante cose dall’esterno non le vediamo.pensiamo alle vite passate e future. Anche se siamo ricchi in questa vita non sappiamo come saremo la prossima. In realtà abbiamo preso infinite rinascite. Se pensiamo alla sofferenza mentale in questa vita, magari si è felicima non c’è certezza per la vita successiva. Nessuno è non idoneo alla nostra compassione. Sia il più ricco che il più povero hanno una sensazione in comune: quella di non avere abbastanza beni. Ma non è che avere tanti soldi è negativo, il difetto è nella mente, che produce dubbi e preoccupazioni.

Domanda. Se il fenomeno buddha esiste in dipendenza d’altro, da cosa dipende?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Ci sono tanti bh, ci sono gli arya bh, compassione, amore, la verità della cessazione. L’illuminazione si ha per le Due Accumulazioni: di meriti e saggezza. Dipende dagli es in dipend degli es si genera amore e compassione, dipende dalla gentilezza degli es, leggete in proposito 8° cap della prajnaparamita: tutta la felicità che otteniamo da ora al raggiungimento della buddità è in relazione agli altri esseri senzienti.

Il fatto che abbiamo cibo da sfamarci, un luogo gradevole ecc, dipende dalla gentilezza degli esseri. Pensiamo a tutti coloro che ci lavorano. Tutto dipende dagli altri. Pensiamo anche a ciò che sappiamo fare, qualità, che abbiamo appreso daglialtri. Qualsiasi cosa che utilizziamo sopraggiunge in dipendenza degli altri. Nulla di ciò che abbiamo non dipende dagli altri.

Domanda. Sembra che ci siano delle persone che provano piacere ad arrabbiarsi, com’è possibile?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. si pensa che se qualcuno è aggressivo, arrogante, avido è di beneficio. Se invece non ci si arrabbia, si è gentili: si è stupidi.

In realtà, più persone gentili ci sono al mondo meglio è, altrimenti il mondo diventerebbe incredibilmente pauroso. E svanirebbero le speranze di pace.

Ed abbiamo, per lo sviluppo etnologico, la capacità di vedere tante situazioni lontane, documentando coloro che aiutano e sono di beneficio agli altri. Quindi non sono tutti maleducati e fanno del male agli altri. Come fare per migliorare il mondo? Iniziamo col migliorre noi stessi. Tutti quanti dovremmo fare in modo di migliorare noi stessi. È facile diventare persone negative e difficile migliorare. Abbiamo sempre più bisogni e se non li esaudiamo e, per farlo, si agisce negativamente: ingannando, truffando: i grandi desideri aumentano e sfociano, se disattesi, in conflitti.

Sabato 17/08/24

Meditiamo su tutte le situazioni problematiche che possiamo incontrare e ne proviamo disprezzo, divento infelice, mi arrabbio, non provo piacere. Mi viene da chiedermi: “È questa una situazione che dovrebbe effettivamente farmi arrabbiare?” Ma disturba la mia mente e mi rende impossibile generare un pensiero rivolto agli altri che desidera il beneficio altrui.

È importantissima la meditazione analitica, se di fronte alle situazioni avverse siamo sembre infelici, arrabbiati e così via, non solo non avremo la possibilità di reare la pace nella ns mente, anzi, la perderemo del tutto e precipiteremo sempre più nella sofferenza. Quindi, qualunque cosa succeda farò attenzione. E lo farò continuamente. Ora per tutto il giorno farò attenzione. E la mente diventerà sempre piu famigliare ed il ns modo di pensare migliorerà sensibilmente. Dal momento in cui inizia l’infelicità, dobbiamo renderci conto che qualcosa non va.

Quando incontriamo problemi stiamo sempre lì lì per diventare infelici, anzi ci arrabbiamo, il che è molto negativo. Se ci pensiamo ce ne possiamo rendere conto. Come posso esere felice se al minimo problema mi arrabbio? no.

Se non vi facciamo attenzione è proprio quello che succede. Quando incontro questa condizione non serve proprio arrabbiarci. Queste condizioni esterne non sono condizioni dell’infelicità mentale. Sono diventato infelice, arrabbiato, scontento. Perché? Perché non ho fatto attenzione, perché queste situazioni non sono tali da causare, da parte loro e di per sé, l’infelicità mentale. Dobbiamo sforzarci per fare attenzione? No, basta pensarci ed è tutto chiaro. Serviva forse che diventassi infelice? È importante essere continuamenti vigili ed attenti, così la propria infelicità mentae viene a cessare, altrimenti la tendenza a divenire infelici peggiorerà sempre più. Cercate di pensare sempre in questo modo, così la vs meditazione analitica si rafforzerà sempre più.

Cos’è l’illuminazione? Come funzionano le Quattro Nobili Verità? Come funzionano le Due Verità? E i Quattro Sistemi Filosofici. Comprendendo tutto ciò, è possibile ottenere la liberazione e l’onniscienza, l’illuminazione. Altrimenti non aspiriamo alla liberazione, all’illuminazione, perché non ne conosciamo il sentiero. Se desideriamo ottenere l’illuminazione e l’onniscienza dobbiamo aver compreso le Quattro Nobili Verità e le Due Verità, il Lamrim, il Bodisattvacharyavatara ecc.

Studiamo quindi questi testi e capiamo che è possibile separarci dalla soferenza ed abbiamo capito che la causa sono le afflizioni, quindi come praticare? Abbandonare le 10 non virtù, è la pratica dell’etica, è la via dell’individuo di scopo inferiore in cui si pensa solo alle sofferenze dei reami inferiori inferni, spiriti famelici, animali, nel senso di non ricadervi alla prossima rinascita.

L’individuo di scopo intermedio osserva tutte le sofferenze, non solo quelle delle rinascite inferiori. È importante la pratica della generosità, e grazie ad essa otterremo benessere materiale la prossima rinascita e, con la pazienza, avremo un corpo aggrazziato la prossima vita. E la dedica non solo è per una rinascita positiva, ma per poter incontrare nella prossima vita il dharma mahayana.

Così dedicando pratichiamo al meglio il sentiero dell’individuo di scopo inferiore. Abbiamo visto che la pratica di generosità ci porta a rinascere in una situazione materialmente favorevole. Se sì è un praticante puro abbandono il desiderio di beni materiali. Siamo tutti dei bravi praticanti? Riusciamo da subito ad abbandonare il desiderio di buon cibo e vestiti? No, perché siamo dei principianti. Ma se non mangiamo, se non ci proteggiamo adeguatamente, come faccio a praticare? Pian piano riuscirò ad abbandonare questi desideri.

Non abbiamo ancora la capacità di praticare il dharma in modo puro e perfetto.

Andiamo a mangiare e pensiamo al cibo che ci viene offerto. A qualcuno non piace quel cibo o ha disgusto per un certo piatto. Ma, qualunque cibo che ci sia deve andar bene, è importante, per lasciar andare cibo, vestiti e discorsi piacevoli, avere pochi desideri e non è necessario essere dei mendicanti per essere parchi di desideri. Tutto dipende dal modo di pensare. Accontentarsi di cosa si ha, qualsiasi cosa sia, senza vedere il cibo in termini di “mi piace” o “non mi piace”, altrimenti è attaccamento. Ci sono dei poverissimi senza casa né cibo. E non si diventa praticanti mollando tutto. Pensiamo a quanto sono contenti i poveri quando si dà loro una casa. È possibile avere pochi desideri anche da parte di chi è ricco.

L’infelicità mentale porta malessere al corpo, fino ad arrecare un forte disagio. Possono generare disturbi dei venti, del corpo e della mente che non è più sana e si sviluppano problemi mentali.

d. quando tutti avranno raggiunto l’illuminazione il samsara resterà vuoto?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Si, ma penso che sia impossibile. Ma non ci si riferisce solo a questo mondo, ma all’infinito n di mondi ed universo. Quanti Buddha sono arrivati, quanti grandi maestri sono arrivati, ma il samsara rimane.

d. la persona cui si fa riferimento ci si riferisce a sé stessi o ad altri?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. a tutti, me e te compresi. I fenomeni sono persone o che non lo sono , l’assenza del se della persona o dei fenomeni.

d. qual’è l’impegno o attenzione mentale scorretta?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. se un modo di pensare è concorde con le cose come stanno, con la realtà, allora è corretto e viceversa. In dipendenza dall’ignoranza sorge l’attenzione mentale scorretta ( considerare la persona come piacevole – attaccamento o spiacevole e sorge avversione e disprezzo. su cui sorge attaccamento ed avversione.

D. Quando ho problemi trovo utile ringraziare, nel buddhismo chi devo ringraziare?

GTT Possiamo ringraziare il problema o la fonte dei problemi. Sto male perché ho accumulato delle negatività e sto male perché

d. come posso realizzare l’assenza del sé con una mente oscurata?

GTT La mente che abbandona le oscurazioni non è un’oscurazione. Le nostre menti sono tutte uguali: sono chiare e conoscono ed in questo senso sono tutte uguali. Tutte le macchie sono avventizie e sopraggiungono per il potere dell’abitudine e non fanno parte della natura della mente. Studiare non comporta nulla di negativo.