Patrul Rinpoche: Meditazione dell’autoliberazione [1]
Un metodo profondo per conseguire l’Illuminazione secondo la Grande perfezione assoluta.
Hai udito, hai udito
questo consiglio del cuore messo in versi da Abu il cencioso?
Emaho!
senza allontanarsi dallo stato del dharmakāya perfettamente puro,
recidi l’illusione alla radice e realizza esperienzialmente il risveglio primordiale:
Samantabhadra, ch’io possa velocemente ottenere la tua realizzazione,
nel tuo identico modo, senza errori.
Figli fortunati, se cercate di conseguire l’Illuminazione,
allora io, il vagabondo errante, Patrul il vecchio cane,
vi darò il mio infallibile consiglio del cuore spiegandolo in poche parole:
mettetelo in pratica, miei figli determinati, vi prego.
Ciò che chiamiamo “dharmakāya della vacuità” è la pratica del cuore di tutti i maestri e di tutti i siddha realizzati. È la mente di saggezza di tutti i buddha del passato, del presente e del futuro; la forza vitale di tutte le deità yidam, il sangue del cuore di tutte le ḍākinī, la dimora che accoglie tutti i protettori del dharma, l’essenza di tutti i sūtra e di tutti i tantra, e la più fine quintessenza di tutti i mantra segreti e dei mantra vidyā. È il Mahāmudrā, il Madhyamaka e lo Dzogchen combinati insieme in un unico insegnamento: mostrare l’indivisibilità del dharmakāya e della nostra mente. È conoscere quell’unica cosa che le libera tutte. È la soluzione sovrana, universale. È il Grande sigillo (Mahāmudrā) della realtà. Se realizzato al mattino, causa l’Illuminazione al mattino. Se realizzato la sera, causa l’Illuminazione la sera.
Tali definizioni sono magnifiche, e lo è anche il significato: consentire alla vostra mente, vuota e inalterata, di assestarsi in qualsiasi cosa accada in modo naturale.
I praticanti, uomini e donne, che desiderano realizzare la Visione autentica senza errori dovrebbero lasciar riposare la mente in uno stato vuoto, inalterato, vivido e chiaro. Se la mente è quieta, allora assestatevi [2] in quella quiete, senza cercare in alcun modo di alterarla. Se non sta pensando, assestatevi direttamente in quel non-pensare, senza cercare di alterarlo. In breve, non alterate la mente ma lasciate che si assesti direttamente in qualsiasi cosa accada.
Non provate ad adeguare, migliorare, bloccare o coltivare nulla. Lasciate che ciò che sorge sorga, ed in esso assestatevi direttamente.
Non ripiegate la mente su se stessa. E non cercate nessuno oggetto esterno su cui focalizzare la meditazione. Assestatevi direttamente, senza nulla alterare, proprio in quella mente che cerca o pensa.
Non ripiegate la mente su se stessa. E non cercate nessuno oggetto esterno su cui focalizzare la meditazione. Assestatevi soltanto, senza nulla alterare, proprio in quella mente che sembra attivamente meditare.
Non ripiegate la mente su se stessa. E non cercate nessuno oggetto esterno su cui focalizzare la meditazione[3]. Assestatevi soltanto, senza nulla alterare, proprio in quella mente che sembra attivamente meditare.
Cercando la mente, non la troverete. La mente è da sempre vuota. Non c’è bisogno di cercare. Essa è colui che cerca. Assestatevi soltanto, senza distrarvi, direttamente in colui che cerca.
“Ho compreso o no?” “C’è qualcosa da osservare o no?” “È questo o no?”… Qualsiasi cosa accada nella mente, assestatevi direttamente, senza alterare, proprio nella mente che pensa.
Indipendentemente dai pensieri che sorgono – belli o brutti, positivi o negativi, felici o tristi – non indulgete in essi né respingeteli, ma assestatevi, senza nulla alterare, proprio nella mente che pensa.
Che ciò che sorge sia desiderabile o meno, appena emerge assestatevi soltanto, senza alterarlo.
Nella Trasmissione orale (Nyengyü) è detto:
La base, inalterata, è il Mahāmudrā, il Grande sigillo.
La via, inalterata, è il Madhyamaka, la grande Via di mezzo.
Il frutto, inalterato, è lo Dzogpachenpo, la Grande perfezione.
Dissolvere ciò che ostacola lo stato naturale inalterato
Quando la mente è agitata, e pensa a tutto ciò a cui può pensare, lasciate corpo, parola e mente assestarsi in un totale rilassamento. Poi rimanete in quello stato, tenendo d’occhio l’irrequieta mente pensante senza scivolare nella distrazione.
Quando la mente ha solo pensieri sottili appena percettibili, concentrate appieno la consapevolezza e assestatevi nella vivida chiarezza. Dimorate in quella dinamica lucidità.
Quando la mente sprofonda, ottenebrata o sonnolenta, allora, senza attaccarvi ad esperienze di beatitudine o chiarezza, assestatevi in modo naturale, senza cercare di correggere o adeguare alcunché, e dimorate soltanto.
Quando la mente è felice o triste, assestatevi senza distrarvi direttamente in colui che sente la felicità o la tristezza, e dimorate.
Quando siete entusiasti, pieni di gioia e soddisfatti, oppure onorati e rispettati, evitate di cadere in preda al “demone dell’eccitazione” e farvi prendere da una delirante euforia. Abbassate il capo, placate i sentimenti, e dimorate con il corpo e la mente completamente sereni.
Quando siete malati o soffrite, o siete vittime di un furto o di una rapina, o oggetto di insulti, maldicenze o violenze fisiche, o quando esperite avversità o soffrite la fame, non abbattetevi e non vi demoralizzate, non impallidite e non piangete. Restate allegri, ispirati e di buon umore.
Svelare i difetti nascosti della mente
Certi “grandi meditanti”, uomini e donne, pensano di non riuscire a riconoscere la natura della mente. Possono persino deprimersi fino al pianto. Ma non c’è bisogno di tristezza: riconoscerla non è affatto impossibile. Assestatevi direttamente in colui che pensa che sia impossibile riconoscere la natura della mente… ed è fatta!
Certi “grandi meditanti” dicono che è difficile permanere nella natura della mente, ma non è affatto difficile. L’errore sta nel non saper meditare. Non c’è bisogno di andare in cerca della meditazione, non occorre procacciarsela, né produrla né andare a cercarla altrove. Né c’è da lavorare per ottenerla. Basta solo assestarsi nell’esperienza di ciò che sorge o emerge nella mente, qualsiasi cosa sia.
La mente è con voi da sempre, dalla notte dei tempi. Non è qualcosa che può essere perso e ritrovato, né una cosa che uno può avere e poi non avere più. La mente che avete da sempre è ciò che pensa quando state pensando, e dimora priva di pensieri quando non state pensando. Qualsiasi cosa la mente pensi, basta rilassarsi direttamente in ciò che sorge, qualsiasi cosa sia, senza cercare di alterare o adeguare alcunché, e poi prolungare quest’esperienza senza cadere nella distrazione.
Questo rende tutto molto semplice e facile. Se vi sembra che praticare il Dharma sia una cosa difficile, è segno che avete accumulato pesanti misfatti e oscuramenti.
Certi “grandi meditanti” non permettono alla mente di assestarsi in se stessa come dovrebbe. Invece la usano erroneamente per guardare verso l’esterno o per cercare dentro. Questo è un errore che viene dal non aver capito che guardare fuori o cercare dentro non potrà mai condurli a vedere o a trovare la mente. Non vi è alcun bisogno di guardare fuori da sé o di cercare dentro. Assestatevi invece direttamente nella mente che guarda fuori o cerca dentro… ed è fatta!
Certi “grandi meditanti” non permettono alla mente di assestarsi nel pensiero quando c’è pensiero, o nel non-pensiero quando non c’è pensiero. Credono che la meditazione debba provenire da qualche altra parte, per cui la cercano qui e là. Ciò significa che non riconoscono o non realizzano l’essenza della mente. Non vi è ragione di cercare qui e là. Lasciate soltanto la mente dimorare direttamente nel pensiero quando c’è pensiero, o nell’ assenza di pensiero quando non c’è pensiero… ed è fatta!
Certi “grandi meditanti” non hanno fiducia nella vacuità della mente. Si chiedono se sia vuota o meno, e restano nel dubbio. Questo errore viene dal non aver capito il vero significato. Non vi è ragione di dubitare: la mente è vuota da sempre, fin da principio, quindi dimorate soltanto in questo suo stato vuoto, ed è fatta. Se siete dubbiosi, allora assestatevi direttamente nella natura di colui che dubita… ed è fatta!
Certi “grandi meditanti” non osservano la mente che pensa, ma guardano costantemente gli oggetti dei loro pensieri: i loro beni, o la terra e le pietre, e così via. Questa non è la visione autentica: è un punto di vista dualistico. Occorre assestarsi proprio in colui che pensa, e osservare.
Certi “grandi meditanti” non si assestano nell’inseparabilità di percezioni e mente, ma rincorrono e inseguono ciò che percepiscono. Questa non è la visione autentica: è un punto di vista dualistico. Non rincorrete le percezioni esternamente. E non ricacciate nulla verso l’interno. Solo assestatevi nell’inseparabilità di percezioni e mente.
Certi “grandi meditanti” non permettono alla mente di assestarsi in modo naturale là dove si trova, ma anticipano ogni pensiero che sorge come un gatto in agguato del topo. Questa non è la visione autentica, è solo invitare i pensieri. Invece, assestatevi soltanto nei pensieri quando ne sorgono, e nel non-sorgere quando non ve ne sono.
Certi “grandi meditanti” non sanno come lasciare la mente assestarsi in se stessa. Continuano ad osservare e a seguire i pensieri passati. Questa non è la visione autentica, è solo correre appresso ai pensieri. Invece di inseguirli, dimorate direttamente in colui che li rincorre.
Certi “grandi meditanti” non lasciano che la mente dimori in ciò che sorge per tutto il tempo che potrebbe rimanere. Anelano alla “buona” meditazione, per cui, con sguardo fisso e intenso, pressano e forzano la mente. Questa non è la visione autentica, è alterare la mente. Senza alterarla o manipolarla in alcun modo, lasciatela tranquilla e assestatevi nell’esperienza di ciò che sorge, qualsiasi cosa sia.
Certi “grandi meditanti” non permettono ai pensieri di sorgere, ma cercano di spingerli da parte e controllare la propria mente. Questa non è la visione autentica, è reprimere gli stati mentali. Consentite invece alla mente di dimorare nella calma quando è calma, e nel movimento quando ne sorge uno.
Certi “grandi meditanti” svuotano le loro menti rendendole quasi inconsapevoli. Questa non è la visione autentica, è perdersi nel vuoto. Dimorate invece con vivida chiarezza in un’esperienza di vacuità.
Certi “grandi meditanti” pensano che la mente sia vuota e allora meditano su quello. Questa non è la visione autentica, è una meditazione costruita sulla vacuità. Assestatevi invece direttamente in colui che pensa: “Questa è la vacuità!”
Certi “grandi meditanti” osservano [la mente] quando si sentono sereni, aperti o ben focalizzati, ma non lo fanno se si sentono agitati, a disagio, assenti o svagati. Questa non è la visione autentica, è accettare e rifiutare. Invece di accettare o rifiutare alcunché, assestatevi direttamente in qualsiasi cosa sorga.
Certi “grandi meditanti” osservano [la mente] quando hanno pensieri positivi, ma non lo fanno quando hanno pensieri negativi o impuri. Questa non è la visione autentica, è preferire le cose buone e rifiutare quelle cattive. Invece di preferire le cose buone e rifiutare quelle cattive, assestatevi direttamente, senza distrarvi, in ciò che sorge, bello o brutto che sia.
Certi “grandi meditanti” sono contenti quando la mente è serena, ma frustrati quando sorgono pensieri agitati. Questa non è la visione autentica; l’errore sta nel non saper permanere nell’essenza di tutto ciò che sorge. Se sorgono pensieri agitati, rilassate la mente e assestatevi direttamente in colui che sente l’agitazione.
Certi “grandi meditanti” omettono di essere vigili o rilassati in base al fatto che questo sia necessario o meno. Questa non è la visione autentica, è essere un po’ troppo artificiosi. L’errore sta nel non sapere come la mente dimora. Siate vigili o rilassati ogni volta che è necessario, ma non lo fate se non ce n’è bisogno. Solo assestatevi nella naturalezza in modo vivido e chiaro.
Certi “grandi meditanti” non riescono a meditare quando sorge il pensiero di cibi e bevande deliziosi. Si alzano in cerca di qualcosa di buono da mangiare o da bere, poi passano del tempo a godersi quello che hanno trovato. Se continuano così, non arriveranno mai alla meditazione eccellente che assapora una concentrazione continuativamente alimentata. Un eccesso di appetito del genere vi trasforma soltanto in praticanti ostinati, dunque non sviluppate attaccamento per cibi e bevande dal gusto piacevole. Banchettate piuttosto alimentando la concentrazione.
Certi “grandi meditanti” non riescono a meditare quando sono circondati da attenzioni, benessere, potere e rispetto, perché troppo appagati o eccitati. E neppure riescono a meditare quando soffrono, quando devono affrontare una difficoltà, una malattia, una prevaricazione o un dissapore. Assumono un’aria tetra da nube tempestosa, proferiscono volgarità e versano persino un paio di lacrime. Agendo in tal modo non diventeranno mai eccellenti praticanti del Dharma, in grado do realizzare che gioia e afflizione hanno il medesimo sapore. Rimarranno individui ordinari, ostinatamente privi di Dharma, governati dalle passioni, dall’infelicità e dalle otto preoccupazioni mondane. Dovete dunque riconoscere il medesimo sapore di gioia e afflizione, conducendole entrambe sul sentiero.
Vita e liberazione della mente
Emaho!
La mente, in sé, è da sempre insostanziale.
Osservando non la si vede, giacché è vacuità.
Non è un nulla vuoto, però, giacché è cognitiva e chiara.
Quest’inseparabilità di consapevolezza e vacuità è pervasiva, come lo spazio.
La potete rendere stabile, ma si muove senza una meta e senza ostacolo alcuno.
Potete metterla in movimento, ma farà ritorno al suo stato naturale.
Anche senza gambe e braccia, corre ovunque.
In movimento, essa non scompare ma torna al suo posto.
Anche senza occhi, vede tutto.
Ma l’esperienza del vedere si trasforma in vacuità.
Non potete identificare alcuna essenza della mente,
eppure pensieri ed impressioni continuano a sorgere.
Giacché si trasforma in vacuità, non si può dire che esista.
Non è però neanche non-esistente giacché pensa, vede ed esperisce.
La radianza dell’unione di apparenze e vacuità risplende.
L’auto-radianza del dharmakāya, vuoto e tuttavia cognitivo, è chiara.
Dotata delle cinque saggezze s’irradia pienamente.
Lo stato naturale primordialmente puro è spontaneamente presente,
e da esso appaiono senza ostacolo alcuno i kāya e i campi puri.
Le due luminosità, madre e figlia, sono una.
Lo stato naturale della mente, che è proprio così,
lo avete realizzato, voi tutti, esseri realizzati?
Lo avete compreso, voi tutti, grandi meditanti?
Mettetelo in pratica, allora, voi tutti, yogi!
Istruzioni sull’autoliberazione dell’illusione, simili alla trasformazione del veleno in una medicina
Nella vacuità non c’è avarizia.
È grazie all’illusione che l’avarizia sorge.
Senza illusione, osservate colui che è avaro.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
l’avarizia si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa dell’avarizia.
Non vi è generosità più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è attaccamento.
È grazie all’illusione che l’attaccamento sorge.
Senza illusione, osservate colui che prova attaccamento.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
l’attaccamento si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa dell’attaccamento.
Non vi è disciplina più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è rabbia.
È grazie all’illusione che la rabbia sorge.
Senza illusione, osservate colui che è arrabbiato.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
la rabbia si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa della rabbia.
Non vi è pazienza più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è pigrizia.
È grazie all’illusione che la pigrizia sorge.
Senza illusione, osservate colui che è pigro.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
la pigrizia si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa della pigrizia.
Non vi è diligenza più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è distrazione.
È grazie all’illusione che la distrazione sorge.
Senza illusione, osservate colui che si distrae.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
l’attaccamento si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa della distrazione.
Non vi è concentrazione più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è confusione.
È grazie all’illusione che la confusione sorge.
Senza illusione, osservate colui che è confuso.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
la confusione si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa della confusione.
Non vi è saggezza più elevata di questa:
per lo yogi che la realizza, Emaho! Che meraviglia!
Nella vacuità non c’è arroganza. È grazie all’illusione che l’arroganza sorge.
Senza illusione, osservate colui che è arrogante.
Guardate e permanete in questo senza distrazione:
l’arroganza si dissolve e diventa vacuità.
Dimorate non distratti in quest’esperienza di vacuità.
Questa è la purificazione completa dell’arroganza.
Non vi è appagamento più elevato di questa:
per lo yogi che lo realizza, Emaho! Che meraviglia!
Istruzioni per l’autoliberazione delle emozioni distruttive: come trasformarle in saggezza
Nello stato non distratto non c’è sofferenza.
È grazie al potere dell’illusione che la sofferenza sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza della sofferenza.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
La sofferenza scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione della sofferenza.
Questo è detto “dharmakāya della grande beatitudine”.
Nello stato non distratto non vi sono emozioni distruttive.
È grazie al potere dell’illusione che le emozioni distruttive sorgono.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza delle emozioni distruttive.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
Le emozioni distruttive scompaiono: si trasformano in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione delle emozioni distruttive.
Questo è detto “dharmakāya non-nato”.
Nello stato non distratto non c’è rabbia.
È grazie al potere dell’illusione che la rabbia sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza della rabbia.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
La rabbia scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione della rabbia.
Questa è la cosiddetta “saggezza simile allo specchio”.
Nello stato non distratto non c’è orgoglio.
È grazie al potere dell’illusione che l’orgoglio sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza dell’orgoglio.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
L’orgoglio scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione dell’orgoglio.
Questa è la cosiddetta “saggezza dell’uguaglianza”.
Nello stato non distratto non c’è attaccamento.
È grazie al potere dell’illusione che l’attaccamento sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza dell’attaccamento.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
L’attaccamento scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione dell’attaccamento.
Questa è la cosiddetta “saggezza del discernimento”.
Nello stato non distratto non c’è invidia.
È grazie al potere dell’illusione che l’invidia sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza dell’invidia.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
L’invidia scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione dell’invidia.
Questa è la cosiddetta “saggezza che tutto compie”.
Nello stato non distratto non c’è confusione.
È grazie al potere dell’illusione che la confusione sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza della confusione.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
La confusione scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione della confusione.
Questa è la cosiddetta “saggezza del dharmadhatu”.
Nello stato non distratto non c’è torpore.
È grazie al potere dell’illusione che il torpore sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza della confusione.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
Il torpore scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione del torpore.
Questa è la cosiddetta “saggezza della chiarezza-vacuità”.
Nello stato non distratto non c’è agitazione.
È grazie al potere dell’illusione che l’agitazione sorge.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza dell’agitazione.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
L’agitazione scompare: si trasforma in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione dell’agitazione.
Questa è la cosiddetta “saggezza immutabile”.
Nello stato non distratto non vi sono i tre veleni.
È grazie al potere dell’illusione che i tre veleni sorgono.
Senza più distrarvi, guardate l’essenza dei tre veleni.
Guardate e mantenete questo, senza distrazioni.
I tre veleni scompaiono: si trasformano in vacuità.
Assestatevi in questo stato vuoto e chiaro, senza distrazione:
questa è la completa purificazione dei tre veleni.
Questa è la cosiddetta “saggezza dei tre kāya”.
Per sviluppare la certezza: una spiegazione su come si rivela la mente
A volte non vi sono pensieri nella mente di un grande meditante, solo uno stato piatto e vacuo. Quando ciò accade, non cercate di correggere o di adeguare nulla; soltanto assestatevi in questo, direttamente e vividamente.
A volte la mente è chiarissima e beatamente serena. Quando ciò accade, assestate solo la mente in quella vivida chiarezza.
A volte la mente sembra annebbiata e da un’altra parte, incapace di chiarezza. Quando ciò accade, fate emergere la chiarezza della vostra consapevolezza e assestatevi in uno stato vigile e spoglio.
A volte la mente è proprio depressa. Quando ciò accade, dimorate in uno stato ispirato, gioioso e sereno.
A volte la mente non riesce a stare a riposo più di un istante, tale è l’andare e venire delle sottili correnti dei pensieri soggiacenti. Quando ciò accade, ravvivate la concentrazione della superficie della mente, consentendole però di distendersi dal di dentro.
A volte pare che la mente non sia né consapevole né inconsapevole. Quando ciò accade, fate emergere la chiarezza penetrante della mente come quando si estrae un pelo da una fetta di burro, e assestatevi in uno stato vigile, non distratto.
A volte la mente è tutta presa dal pensare ad ogni cosa immaginabile, saltando da un pensiero all’altro, incapace di stare quieta anche solo un istante. Quando ciò accade, rilassate il corpo e la mente e, senza distrarvi, tenete la mente vigile, attenta a tutto ciò che accade, in ogni campo e in ogni direzione.
A volte non avete voglia di meditare. Siete scoraggiati e non vi riesce di continuare. Quando ciò accade, rivolgete una preghiera sincera al maestro e assestatevi nel sentire felicità e benessere in modo chiaro e vivido.
A volte la mente è così beata e chiara che vi viene da alzarvi e danzare di gioia. Quando ciò accade, non lasciate entrare l’attaccamento nella vostra mente, ma restate completamente rilassati.
La mente si rivela in queste modalità solo nei principianti, che non hanno ancora determinato qual è lo stato naturale della mente. Esse non si manifestano in coloro che invece lo hanno già accertato, per cui ora spiegherò brevemente come sono le cose per loro:
Quando lo stato naturale della mente è stato determinato in modo chiaro,
non c’è bisogno di guardare, perché la chiara luce sorge in modo naturale.
Non c’è bisogno di meditare, perché la natura della mente resta dov’è, in modo naturale.
Persino nella distrazione non c’è distrazione, perché la natura della mente è sufficientemente forte.
Persino nel cambiamento non c’è cambiamento, perché la consapevolezza è onnipervadente quanto lo spazio.
Non c’è bisogno di correggere o modificare alcunché, perché dimorate nello stato di chiara luce.
Il dharmakāya della vostra mente non distratta
e il dharmakāya della mente di saggezza de buddha
sono uniti inseparabilmente nell’esperienza della chiara luce.
E mentre mantenete questo stato non distratto,
dall’esperienza del dharmakāya-vacuità
emerge la chiara luce della presenza spontanea.
La vostra mente è allora inseparabile dal Buddha,
i kaya e le terre pure si manifestano inseparabilmente.
Non vi sono né aspettative né paure, né l’aggrapparsi ad un sé, né gioia né tristezza.
Non c’è né accettazione né rifiuto, né una minima forma di dubbio.
Così è, quando la natura della mente è stata determinata.
Come svolgere i quattro tipi di azioni
Un grande meditante, quando va in giro,
non corre né salta come un pazzo,
ma si muove a suo agio col corpo e la mente,
mentre tiene a bada la mente affinché non vagabondi.
Un grande meditante, quando si siede,
non mette in movimento alcuna catena di pensieri,
ma si siede diritto, applicando i punti chiave della postura,
e dimora con la mente nuda.
Un grande meditante, quando il sonno lo coglie,
non scivola nell’incoscienza come un cadavere,
ma adotta la postura de leone dormiente
e, senza distrarsi, si unisce alla luminosità.
Un grande meditante, quando mangia e beve,
benedice le sostanze trasformandole in nettare,
e visualizza il corpo come schiere di deità[4],
poi si pasce della natura non distratta della mente.
Che camminiate, siate seduti, dormiate o agiate in qualsiasi altro modo,
accertatevi di farlo da uno stato inseparabile dalla vacuità,
e la vostra mente sarà inseparabile dal Buddha.
Se volete non avere rimpianti nel momento della morte, è così che occorre praticare.
Occorre saper seguire un maestro qualificato,
e diventare un rinunciante, libero dalle attività del mondo.
Occorre avere la fortezza necessaria per stare da soli, in ritiro, in un luogo isolato;
occorre l’autodisciplina per eliminare ogni attaccamento per il cibo e gli abiti;
occorre la diligenza di evitare il minimo istante di distrazione.
occorre una visione libera da ogni minima traccia di percezione dualistica,
occorre una meditazione che sia ininterrotta e continua chiara luce.
Occorre adottare un modo di agire che sia senza sforzo, libero da accettazione e rifiuto.
Occorre conseguire il frutto dell’inseparabilità della vostra mente e della mente del Buddha,
occorre mantenere il vostro impegno di samaya libero da attaccamento e ipocrisia.
E occorre disfarsi dei vani desideri per qualsiasi cosa.
Praticate così, perché nulla è più necessario di questo, voi tutti, fortunati praticanti del Dharma!
Se desiderate un’eccellente armatura che vi sostenga nella meditazione, praticate così:
Evitate di comportarvi come un signore circondato da molti domestici ed una larga cerchia di seguaci.
Evitate di ammassare vaste ricchezze e beni.
Evitate di possedere molti cavalli e capi di bestiame.
Evitate di essere a capo di una famiglia numerosa.
Evitate di essere ostile nei confronti dei nemici, e provare attaccamento per gli amici.
Evitate il duro lavoro, l’agricoltura e l’artigianato.
Evitate la ricerca di oziosi piaceri, profitto o fama.
Ed evitate di complottare per diventare qualcuno di grande o famoso.
A meno di evitare tutte queste cose, la vostra mente si farà trascinare via dalle distrazioni.
Se però le eviterete, conquisterete la forza della natura della mente,
ed, una volta che l’avrete conquistata, diventerete un buddha davvero.
Ai giorni nostri, di questi tempi,
vi sono maestri abili nell’insegnare ad allievi dediti alla meditazione,
e molti hanno realizzato la natura della mente,
molti hanno realizzato il senso autentico.
La natura della mente, la cui essenza è vuota e chiara,
può sorgere in tutti, così come sorge in un solo individuo.
Chiedete a coloro che sanno, e questo vi diventerà chiaro.
Consultate i saggi, e ne seguirà la comprensione.
liberatevi da ogni dubbio, e praticate.
Resta un altro punto cruciale, un altro consiglio per i grandi meditanti che ora vi rivelerò:
Ai giorni nostri, di questi tempi,
Fra i maestri e gli studenti
vi sono maestri che insegnano in modo sbagliato e studenti che si fuorviano nella meditazione.
Molti sono coloro che meditano per settanta o ottant’anni,
senza mai veder manifestarsi una minima esperienza o una realizzazione.
Molti non hanno realizzato il senso autentico,
molti a cui ciò che non è così appare come se fosse così,
molti a cui manca la comprensione per cui praticano una stupida meditazione,
molti che corrono diligentemente appresso a ciò che è futile.
Maestri capaci di insegnare, studenti esperti in meditazione:
non prendetevi per grandi, chiedete piuttosto consiglio ai dotti.
Non improvvisate: acquisite la certezza in seno alla mente stessa.
Non ingannatevi da soli: eliminate i dubbi.
Ecco, ora è completo.
Però, di nuovo, è detto anche che:
Aho!
Dallo stato naturale della base della vostra mente (la visione),
appaiono i maṇḍala delle deità come incessante energia compassionevole (la meditazione),
trasformandosi nella gioiosa danza degli irati, maschi e femmine (l’azione):
possa questo far sorgere la gloria di guidare tutti gli esseri che riempiono l’intero spazio!
Traduzione dal tibetano all’inglese di Adam Pearcey, 2018. Pur tenendo conto di traduzioni inglesi precedenti di Erik Pema Kunsang, James Low e Khandro Rinpoche, questa traduzione si basa su una versione del testo tibetano lievemente diversa. Traduzione dall’inglese all’italiano di Daniela Muggia.
Bibliografia
Edizione tibetana utilizzata
O rgyan ‘jigs med chos kyi dbang po. “mthar thug rdzogs pa chen po sangs rgyas pa’i thabs zab mo bsgom pa rang grol/” in gSung ‘bum/_O rgyan ‘jigs med chos kyi dbang po. TBRC W1PD107142. 8 volumi. Khreng tu’u: Si khron mi rigs dpe skrun khang, 2009. Vol. 8: 319–338
Fonti secondarie
Low, James. “Self-Liberating Understanding” in Simply Being: Texts in the Dzogchen Tradition. London: Vajra Press, 1998. pp. 95–105.
Patrul Rinpoche. “Self-Liberated Mind” in Erik Pema Kunsang (trad.) The Flight of the Garuda. Kathmandu: Rangjung Yeshe Publications, 1986. pp. 146–163
Ricard, Matthieu. Enlightened Vagabond: The Life and Teachings of Patrul Rinpoche. Boulder: Shambhala, 2017.
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Alcune delle versioni tibetane di questo testo portano il titolo di Gongpa Rangdrol (dgongs pa rang grol), ossia La mente di saggezza autoliberata, ma l’edizione tibetana pubblicata da Zenkar Rinpoche si intitola Gompa Rangdrol (sgom pa rang grol), La meditazione dell’autoliberazione.↩
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N.d.T. italiana: insegnando su questo testo, il 19.9.21 Mingyur Rinpoche ha voluto precisare che il verbo to settle usato nella traduzione inglese, qui tradotto con “assestare”, può essere inteso a seconda delle inclinazioni personali anche come to watch, “osservare”, to be with, “stare con”, o anche to feel, “sentire”. ↩
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La ripetizione, qui, suggerisce un possibile errore nel tibetano. ↩
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Una nota esplicativa presente nel testo tibetano specifica che si tratta delle deità pacifiche e irate.