Ven. Lama Thubten Zopa Rinpoce: Il sentiero graduale verso l’illuminazione
Generalmente, quando uno si accosta alla pratica della meditazione, del Dharma, lo fa per ottenere lui stesso pace mentale, tranquillità mentale, per poter risolvere i suoi problemi attuali. Questo, diciamo, è la motivazione più o meno generale, la motivazione iniziale di tutti gli esseri.
Però, se noi osserviamo questo tipo di motivazione, questo tipo di idea, in se stessa è molto limitata, molto ristretta. Praticare la meditazione solo per ottenere il nostro proprio benessere, la nostra propria felicità è un desiderio, un tipo di sforzo, un tipo di volontà molto limitato.
Se noi prendiamo invece in considerazione anche il benessere degli altri esseri, di tutti gli altri esseri, allora dobbiamo esaminare qual è il beneficio maggiore, qual è la cosa migliore che possiamo dare a loro, la cosa più significativa, il beneficio più grande, perché è questo che noi dovremmo cercare di ottenere per gli altri, di poter dare agli altri.
Nota del traduttore
All’inizio diremo una breve preghiera che contiene il metodo per rendere la nostra pratica efficace e di successo, in modo che si ottengano tutti i risultati che ci prefiggiamo.
Per questa ragione all’inizio dell’insegnamento noi diciamo questa breve preghiera.
Io leggerò la traduzione di un breve testo che si chiama Gli Otto Versi Dell’Addestramento Mentale, oppure L’Addestramento Mentale in Otto Versi. Questo insegnamento appartiene alle cosiddette pratiche dell’Addestramento Mentale del Buddismo Mahayana.
Siccome il corso di quest’anno sarà incentrato su questo tipo di insegnamento, l’Addestramento mentale, ora leggeremo questo breve testo e noi tutti, mentre ascoltiamo queste parole, ci dobbiamo concentrare sul loro significato in modo che questo corso che inizia oggi sia di successo e possiamo realmente, durante questo insegnamento, poterci avvicinare al vero significato di questo insegnamento.
Con l’intenzione di ottenere il beneficio più grande per tutti gli esseri senzienti che superano in preziosità anche il Gioiello che realizza tutti i desideri, possa io considerarli come l’oggetto più caro in ogni istante.
Quando o dove io sia in compagnia di altri, possa io considerare me stesso il più basso di tutti, il più umile di tutti e dalla profondità del mio cuore possa sempre considerare gli altri i più cari e supremi.
Con una mente attenta e vigilante, nel momento in cui una afflizione, una attitudine mentale negativa appare, poiché danneggia me stesso e gli altri, possa io affrontarla ed eliminarla immediatamente.
Ogni qualvolta io veda esseri senzienti che hanno una mente confusa e che vengono completamente sopraffatti da negatività e da sofferenze estreme, possa io considerare questi esseri estremamente rari, cari e preziosi come se avessi trovato un tesoro.
Quando, a causa dell’invidia, altri mi disprezzano, mi insultano e in ogni caso mi trattano male possa io accettare questa sconfitta e offrire agli altri la piena vittoria.
Quando qualcuno che io ho beneficiato e nel quale ho riposto grandi speranze mi infligge un danno terribile, possa io considerarlo come il mio santo maestro.
In breve, direttamente e indirettamente, possa io offrire ogni beneficio e felicità a tutte le mie madri esseri senzienti e possa io segretamente prendere su me stesso tutte le loro azioni dannose e tutte le loro sofferenze.
Puro e non contaminato dalle macchie delle concezioni errate degli otto dharma mondani, percependo tutti i dharma come un’illusione, tutti i fenomeni come illusione, possa io essere liberato dalla prigionia dell’attaccamento.
L’insegnamento di Lama Zopa
Penso che quest’oggi siano qua presenti un certo numero di persone che hanno frequentato corsi in precedenza e altri che non abbiamo mai incontrato in questa vita. Sono molto contento per quelli che sono venuti qua per la prima volta. Loro hanno avuto la possibilità di incontrare questo insegnamento. Sono anche molto contento che abbiamo la possibilità di incontrarci in questa vita per la prima volta. Ed è una cosi grande opportunità, una condizione favorevole il fatto di incontrarci così, in questa vita, con questo prezioso corpo umano.
Questa non è di sicuro la prima volta che ci incontriamo proprio perché, in un passato, ci siamo incontrati e abbiamo creato un certo legame tra di noi, e adesso ci possiamo di nuovo incontrare. Sono estremamente felice di incontrarsi con voi che siete venuti qua per la prima volta e avete, in questi giorni, incontrato per la prima volta l’insegnamento del Dharma proprio perché vi siete resi conto, in qualche modo, che la vita ordinaria, la vita comune non è una soluzione finale che può risolvere il problema di raggiungere una pace mentale, una tranquillità mentale vera. Per questa ragione, proprio perché vi siete accorti di questo, siete venuti qua e questa è un’ottima motivazione, un’ottima base, e per questa ragione sono estremamente felice.
Questa, naturalmente, è un ottima cosa da parte vostra, ma per quanto riguarda la parte mia
Io non penso che la mia parola vi possa beneficiare. Questo perché io non ho nessuna comprensione del Dharma e non ho mai studiato il Dharma. Però, quello che ho fatto, è che mi sono riempito la stanza di libri.
Come un bambino che quando va a letto si porta dietro il cane di pezza e tutti i suoi giocattoli, cosi anche lui quando va a letto si porta dietro tutti i suoi libri di Dharma, però non li ha mai aperti. A lui piacciono molto i libri. Gli piace avere la stanza piena di libri. Ma non ha mai provato a realizzare quello che i libri dicono, né ha provato a comprendere realmente quello che dicono. Cosi, è come il bambino che ha la stanza piena di giocattoli, ma che non prova mai a comprendere la vera natura di questi giocattoli.
Le poche parole che potrò dire adesso sono gli insegnamenti che ho ascoltato dai miei Santi maestri. Gli insegnamenti che ho ascoltato dai miei Guru sono insegnamenti corretti e così loro stessi, i miei preziosi maestri, la cui conoscenza è infinita come lo spazio. Quei pochi insegnamenti che io sono riuscito ad ascoltare dai miei maestri sono insegnamenti corretti poiché provengono dalla loro infinita conoscenza, quindi in questi insegnamenti non c’è nessun errore. Qua vi sono Lama Thubten Yesce e Gheshe Yesce Tobten; loro hanno completato gli studi e la loro conoscenza del Dharma è perfetta, per cui noi tutti non ci dobbiamo preoccupare perché qualsiasi cosa non chiara, qualsiasi dubbio e cosi via può essere risolto tramite la conoscenza perfetta di questi maestri.
Generalmente lo scopo finale, lo scopo ultimo di chi pratica la meditazione è il raggiungimento dell’illuminazione, che vuol dire il raggiungimento dello stato perfetto, lo stato che possiede l’accumulazione completa di saggezza (conoscenza), compassione e potere. Lo stato che possiede la perfezione di queste tre qualità è lo stato dell’illuminazione e da questo stato si ha la possibilità di liberare tutti gli altri esseri dalla sofferenza dell’esistenza condizionata e di condurli allo stesso stato.
Poiché questo è il fine ultimo: – la liberazione di tutti gli esseri.
Per poterlo attuare è necessario possedere questo stato perfetto dell’illuminazione con queste caratteristiche. Quindi, il raggiungimento dell’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri diventa essenzialmente lo scopo ultimo della pratica del Dharma.
Generalmente, quando uno si accosta alla pratica della meditazione, del Dharma, lo fa per ottenere lui stesso pace mentale, tranquillità mentale, per poter risolvere i suoi problemi attuali. Questo, diciamo, è la motivazione più o meno generale, la motivazione iniziale di tutti gli esseri.
Però, se noi osserviamo questo tipo di motivazione, questo tipo di idea, in se stessa è molto limitata, molto ristretta. Praticare la meditazione solo per ottenere il nostro proprio benessere, la nostra propria felicità è un desiderio, un tipo di sforzo, un tipo di volontà molto limitato.
Se noi prendiamo invece in considerazione anche il benessere degli altri esseri, di tutti gli altri esseri, allora dobbiamo esaminare qual è il beneficio maggiore, qual è la cosa migliore che possiamo dare a loro, la cosa più significativa, il beneficio più grande, perché è questo che noi dovremmo cercare di ottenere per gli altri, di poter dare agli altri.
Qual è il beneficio più grande?
Questo è liberare tutti gli esseri da ogni tipo di sofferenza, apprensione, problema e condurli allo stato supremo, allo stato di perfezione completa che è l’illuminazione. Per dare questo grande beneficio a tutti gli esseri senzienti, per liberarli da tutte le loro sofferenze, innanzitutto dobbiamo liberare noi stessi da queste sofferenze e dalla loro causa – cioè la mente incontrollata – e ottenere noi stessi l’illuminazione che è lo stato supremo che possiede le tre perfezioni, o meglio, possiede l’accumulazione perfetta di compassione verso gli esseri, di perfetto potere e di conoscenza. Per poter sviluppare questo sentiero che conduce alla perfezione dello stato di Buddha, il quale è il mezzo supremo per poter ottenere lo scopo prefissato – la liberazione di tutti gli esseri – dobbiamo praticarlo, dobbiamo praticare i vari livelli di meditazione.
Per poter praticare la meditazione dobbiamo prima aver ascoltato il maggior numero di insegnamenti possibile; naturalmente insegnamenti enunciati in modo corretto e puro, in modo da comprendere come praticare, come meditare.
La possibilità di ricevere questi insegnamenti estesi in modo corretto dipende dall’aver trovato un maestro con le perfette qualità di maestro.
Ci sono diversi livelli di qualificazioni che devono essere possedute dal maestro secondo il livello del sentiero che sta insegnando. Se insegna il sentiero ad un livello iniziale allora deve avere determinate qualità, mentre se lo insegna ad un livello superiore deve avere altre qualità e cosi via.
L’intero sentiero per l’illuminazione si divide in tre veicoli o tre yana: vi è il sentiero Theravada o Hinayana, vi è il sentiero del Paramitayana e infine il sentiero Vajrayana, quello del mantra segreto.
L’insegnante che mostra questi diversi livelli del sentiero deve avere diversi livelli di qualità positive che corrispondono a ciascun sentiero che deve insegnare. La persona che mostra il sentiero dello yana inferiore deve avere almeno le seguenti tre qualità, ovvero deve avere realizzazioni nei seguenti tipi di addestramento mentale: l’addestramento nella condotta morale, l’addestramento nella concentrazione, l’addestramento nella visione profonda. Per quanto riguarda l’addestramento nella concentrazione deve aver raggiunto la realizzazione di un livello di meditazione che si chiama letteralmente “calmo dimorare”in cui non vi è più distrazione mentale e l’oggetto della concentrazione è completamente stabile senza sforzo. Per quanto riguarda l’addestramento nella visione profonda della natura delle cose, anche di questo deve avere realizzazioni. Un’altra qualità è che il maestro deve avere più conoscenza del discepolo: se l’insegnante non ha una conoscenza maggiore del discepolo, questo non può sviluppare la propria mente, cioè aumentare la propria conoscenza, aumentare la propria saggezza basandosi su quel maestro. Un’altra qualità è detta “perseveranza entusiastica”, ovvero la costanza perseverante nella pratica. La sua mente deve essere ricca, cioè deve possedere una comprensione profonda dell’insegnamento e delle parole del Buddha. Un’altra qualità è possedere una estrema abilità nell’esposizione dell’insegnamento. Inoltre, la sua mente deve essere della natura della compassione.
Se manca della perseveranza entusiastica il maestro non ha la forza per continuare ad insegnare, la pigrizia può insinuarsi nella sua mente e lui può smettere di insegnare ad un discepolo perché non ha più voglia. Se manca di compassione, anche se ha una grande conoscenza, può non avere nessun motivo, nessun desiderio di insegnare agli altri. Infine, se non possiede la conoscenza di shunyata, ovvero della profonda vacuità, non potrà mai aiutare il discepolo a tagliare la radice del samsara, ovvero l’ignoranza.
Se l’insegnante non ha una chiara visione di shunyata non potrà insegnare ai discepoli come realizzare la natura assoluta dei fenomeni e il discepolo, in questo modo, non potendo percepire la natura assoluta dei fenomeni, non potrà mai distruggere l’ignoranza che si afferra a un sé, che è la radice delle sofferenze, la radice dell’esistenza condizionata. L’ignoranza che si afferra a un sé è proprio il nome di una di una speciale attitudine negativa. Se il maestro non è in grado di far sorgere nel discepolo quella conoscenza, quella capacita di riconoscere la non esistenza di questo sé, la mente del discepolo rimarrà una camera oscura. Se vogliamo tagliare la radice della sofferenza, è estremamente importante questa realizzazione di shunyata, per cui è estremamente importante fare affidamento su di un maestro che la possegga e che possa indicare a noi la via per ottenerla. Un’altra qualità del maestro è quella di non essere agitato, di non provare depressione, scoraggiamento, paranoia e ira nell’insegnare ai propri discepoli, malgrado le difficoltà che possono sorgere.
Qualsiasi difficoltà il discepolo mostri nell’apprendere, il maestro non deve mai, assolutamente mai perdere la pazienza, né arrabbiarsi, né deprimersi, né mostrare alcun segno di attitudini di questo tipo. Questo è un tipo di qualità che il maestro deve assolutamente possedere. Vi sono allora queste dieci qualità che il Maestro deve possedere. Queste sono tutte elencate e spiegate in dettaglio in un testo composto da Buddha Maitreya, cioè il Buddha storico che apparirà in questa era e in questo mondo, prossimamente, come quinto Buddha.
Vi è anche spiegato che il maestro che insegna il Sentiero Paramitayana dovrà possedere, oltre a queste dieci qualità, altre dieci supplementari. E il maestro che espone il Sentiero del Tantra – sinonimo di Mantra Segreto, nonché sinonimo di Vajrayana – dovrà avere altre dieci qualità sulla base di queste venti precedenti.
Come voi vedete non è facile avere le qualità per poter insegnare il Dharma. Ma siccome – lui dice – io sono matto, lo insegno lo stesso, perché quando una persona è matta fa qualsiasi cosa.
Quelle tre qualità principali che sono state spiegate all’inizio – moralità, concentrazione e visione profonda – almeno queste devono essere possedute. Per esempio, addestrarsi nella condotta morale significa avere la propria mente controllata, perché se le nostre attitudini mentali, quando sorgono, ci controllano completamente come possiamo noi cercare di aiutare i nostri discepoli a controllare la loro mente? È dunque essenziale possedere una mente controllata.
Come il discepolo diventerà, dipenderà completamente dalle qualità del maestro, perché quel discepolo prenderà il proprio maestro come esempio e lo seguirà in tutto per poter diventare come lui.
Quindi, quello che è il maestro lo diventerà il discepolo. Si tratta di un processo molto semplice. Ad esempio, se noi dobbiamo fare una foto di un quadro, se il quadro, il dipinto è bello, anche la foto sarà bella; ma se il quadro è molto brutto, la sua pittura è grossolana, allora anche la fotografia sarà brutta. Il fatto che la foto sia bella o brutta dipende dal quadro, così come lo sviluppo di un individuo dipende dalle qualità del proprio maestro. Se il maestro è una persona a cui piace molto bere, anche il discepolo diventerà una persona a cui piace molto bere, cosi, se il maestro beve cento bottiglie al giorno, allora il discepolo berrà magari anche di più del maestro. Se il maestro è una persona coinvolta negli affari e compra e vende e cosi via, oppure ha un altro tipo di attività materiale, allora automaticamente il discepolo, svilupperà questo tipo di attitudine. In questo modo, quando il Maestro è una persona che segue una perfetta condotta morale, essendo la sua mente non dominata dalle attitudini mentali negative che si sviluppano incontrollatamente in lui, automaticamente il discepolo sarà indirizzato verso quella strada ed eventualmente svilupperà quelle caratteristiche positive.
Vi sono, come abbiamo visto, molte e molte qualità che il maestro deve possedere, ma, per riassumere l’argomento, quale criterio dobbiamo adottare noi, quando incontriamo un maestro, per poter decidere se quel maestro ha effettivamente le qualità necessarie per poter fare affidamento su di lui?
Questi criteri sono i seguenti.
-
Prima di tutto dobbiamo osservare se questa persona è più preoccupata per le esistenze future e per ottenere felicità nelle esistenze future, piuttosto che per ottenere una felicità mondana, una felicità temporale, una felicità rivolta a questa breve vita. Per prima cosa, quindi, guarderemo se la persona è più preoccupata per la felicità delle vite future piuttosto che per la felicità di questa vita.
-
Poi, dobbiamo osservare se questa persona comprende che anche la felicità delle vite future è sempre limitata e non è una soluzione finale, e comprende invece che la soluzione finale è la liberazione completa e definitiva da ogni sofferenza, ovvero se in base a queste ragioni questa persona è più interessata all’ottenimento della liberazione definitiva piuttosto che all’ottenimento della felicita nelle vite future.
-
Infine, guarderemo se questa persona non si preoccupa principalmente di sé stessa, della propria felicità, ma si preoccupa più della felicità degli altri che della propria.
In definitiva, se una persona possiede queste tre attitudini, possiamo validamente concludere che ha le qualità per essere un maestro.
Questo è il modo più semplice, più condensato per poter giudicare se fare affidamento su di un maestro e se può aiutarci nella realizzazione di quello che desideriamo oppure no. Se il maestro non pratica e non mostra l’attitudine di rinunciare completamente al proprio bene, invece che essere completamente dedicato al bene degli altri, se il maestro non vive lui stesso e non insegna questa attitudine che è basata sullo sviluppo di infinito amore e infinita compassione verso tutti gli esseri senzienti senza discriminazione, allora è impossibile che il discepolo di quel maestro possa impegnarsi a lavorare per il bene di quegli esseri, cercando di ottenere, per il loro beneficio, lo stato dell’illuminazione. E questo è, come abbiamo visto in principio, lo scopo ultimo e finale del Dharma.
L’essenza, il perno principale della pratica per ottenere l’illuminazione è l’attitudine compassionevole e amorevole verso tutti gli esseri.
Attitudine che in sanscrito è detta Bodhicitta. Se il maestro non vive, non spiega, non parla di questa attitudine sarà impossibile per il discepolo svilupparla.
E poiché, come visto, questo è il seme, l’essenza per il raggiungimento dell’illuminazione, se il discepolo non lo sviluppa non potrà raggiungere questo scopo finale.
Se il maestro non pratica lui stesso e quindi non spiega il modo per ottenere la liberazione totale da tutte le sofferenze e dalla loro causa – che sono le diverse attitudini mentali incontrollate – come può il discepolo ottenere il risultato della liberazione totale da ogni sofferenza e dalle cause della sofferenza?
Se il maestro non spiega che occorre preoccuparsi delle vite future, che occorre fare preparazioni per ottenere un’esistenza favorevole nelle vite future, ma spiega che bisogna preoccuparsi unicamente di ottenere la felicità in questa vita, di conseguenza il discepolo si comporterà in quest’ultimo modo e non si preoccuperà né cercherà di sviluppare alcuna pratica verso le vite future.
Preoccupandosi unicamente della felicità in questa vita, a questa persona succederà che non potrà mai essere libera dall’attaccamento. L’attitudine mentale negativa dell’attaccamento è una delle cause dell’esistenza condizionata, del samsara e ha la caratteristica di essere diretto verso le cose di questa vita. Per cui, se una persona è controllata dall’attaccamento non potrà mai tagliare la radice del samsara e non potrà mai praticare il Dharma puramente. La persona che dirige le sue energie verso questa vita, verso qualcosa di immediato, sarà sempre controllata dall’attaccamento e, quindi, non potrà mai praticare il Dharma e non riuscirà nemmeno a raggiungere la felicità in questa vita. Vivrà allora sempre in una terribile contraddizione: da un lato cercando solo di ottenere una felicità immediata e, proprio per questo, rimanendo dominato dall’attaccamento; quindi, per questo motivo, non potrà mai avere pace in quanto l’attaccamento stesso è il contrario della pace. In questo modo l’insegnante sta guidando il discepolo sulla strada assolutamente sbagliata.
Prima di seguire un maestro è estremamente importante, sulla base dei criteri che sono stati spiegati, controllare se ha la possibilità di condurci sulla strada giusta, altrimenti il danno è gravissimo. Seguire il maestro sbagliato comporta il rischio reale che la nostra vita, invece di liberarsi gradualmente dalle superstizioni, dalle false allucinazioni, dai problemi e cosi via, diventi sempre più prigioniera delle superstizioni e dei problemi, e la nostra sofferenza aumenti sempre più.
Per le persone che vengono in questo centro ora c’è il maestro residente, Gheshe Yesce Tobten, con cui Lama Zopa ha vissuto molti anni nello stesso monastero e del quale non c’è alcun dubbio che possegga le qualità fondamentali per l’insegnamento dei vari livelli del Dharma. Non c’è alcun dubbio: Ghesce Yesce Tobten possiede tutte le qualità per essere un maestro perfetto! Se, al centro, noi abbiamo l’energia e l’entusiasmo per praticare, dal lato di questo maestro c’è tutta la conoscenza necessaria, quindi dipende da noi.
Delle varie divisioni del Sentiero Graduale verso l’Illuminazione, questo maestro non possiede solo la conoscenza di alcune di esse ma possiede la conoscenza dell’intero sentiero, non c’è qualcosa che lui non sappia.
Anche se noi vogliamo conoscere gli insegnamenti del Mantra Segreto, lui possiede completamente la conoscenza del Sentiero Vajrayana e di sicuro possiamo fare affidamento su di lui. Qualsiasi tipo di sentiero uno voglia realizzare lui possiede la conoscenza degli insegnamenti necessari.
Ghesce Yeshe Tobten ha passato tutta la sua vita studiando gli insegnamenti più estesi, più approfonditi che spiegano l’intero sentiero nei più minimi dettagli. Il modo e la quantità di studio che lui ha fatto e fa in un giorno – Rimpoche dice – io non l’ho fatto in tutta la mia vita!
In un paese come il nostro, avere ora un tale maestro residente capace di insegnare l’intero sentiero senza mancare nulla e nel modo migliore è un’occasione estremamente fortunata.
In India egli ha sempre vissuto una vita ascetica di meditazione e di contemplazione ed è considerato uno dei grandi meditatori viventi. E soltanto leggendo e imparando dai libri, senza fare affidamento su di un maestro per poter sviluppare dentro di noi il sentiero per il raggiungimento del Nirvana, la cessazione della sofferenza e per il raggiungimento del fine ultimo, lo stato di Buddha, finora non c’è mai stato nessuno che vi sia riuscito. Finora nessun individuo ha fatto questo.
Il sentiero graduale verso l’illuminazione
Per raggiungere l’illuminazione perfetta è necessario percorrere completamente l’intero sentiero nella sua duplice divisione dei Sutra e dei Tantra: non è possibile raggiungere l’illuminazione senza passare attraverso l’intero sentiero, per cui è necessario fare affidamento su di un maestro che possegga la conoscenza completa del sentiero. Così come un turista che visita un paese straniero fa affidamento su di una guida turistica che conosce i vari posti, che sa spiegare il significato e che conosce l’intero percorso, in modo simile devono essere il discepolo e il maestro sul quale si fa affidamento. Di sicuro, visitando un paese straniero o percorrendo sentieri di montagna senza guida, noi e i nostri amici sbaglieremo e non raggiungeremo mai la meta prefissata; ugualmente non riusciremo mai ad arrivare alla meta del sentiero spirituale senza essere guidati da una guida che conosce molto bene il percorso.
Tutti gli esseri desiderano essere felici e cercano di evitare la sofferenza. Anche chi è presente in questa stanza, come tutti gli altri esseri, dirige ogni sua azione di questa vita e di ogni vita futura verso il superamento di un certo problema e, quindi, verso il raggiungimento di una certa felicità e l’abbandono di una certa sofferenza.
Tutti gli esseri, ad esempio gli uccelli che cantano fuori, i vermi che strisciano, gli insetti che volano sull’acqua, i pesci che nuotano nell’acqua, la gente che sta andando a lavorare nei campi, gli astronauti che vanno nello spazio, quello che stanno facendo lo fanno unicamente per trovare una situazione migliore per loro stessi e superare la sofferenza.
Questi sono scopi universali. Questo è quello che costantemente stanno cercando di fare gli esseri.
Però, il fatto che riescano realmente ad ottenere il loro scopo, il fatto che i vari metodi che loro applicano siano realmente efficaci è una cosa veramente molto difficile.
Quello che noi stiamo cercando di fare ora, cioè ascoltare gli insegnamenti per poi metterli in pratica e trovare realmente una soluzione finale al problema della sofferenza, è un metodo efficace. Mentre la maggioranza dei metodi usati da tutti gli altri esseri che cercano di trovare una soluzione esteriore non sono di aiuto a trovare una soluzione alla sofferenza e, anzi, creano più sofferenza. il fatto che noi finora non siamo riusciti a liberarci dai problemi e dalla sofferenza è perché non abbiamo mai provato e non siamo mai entrati nel sentiero che porta a questo risultato.
Vedete, il livello di felicità non può essere ottenuto aumentando sempre di più il proprio benessere materiale, non può essere ottenuto con un qualsiasi metodo che si rivolga all’esterno di noi e sia diretto verso le cose esteriori. Può essere invece ottenuto tramite lo sviluppo interiore attraverso una pratica diretta e attuata nella nostra mente.
Se noi cerchiamo la pace della nostra mente soltanto sviluppando le cose che sono attorno a noi, al di fuori di noi, attuiamo un metodo a cui manca qualcosa, manca appunto lo sviluppo interiore che è la parte principale. Se vogliamo ottenere la pace mentale è ovviamente necessario svolgere un lavoro all’interno di noi stessi.
Preoccuparsi dello sviluppo interiore è tanto importante quanto preoccuparsi del progresso esteriore. All’inizio lo sviluppo interiore è importante tanto quanto lo sviluppo esteriore. In seguito, lo sviluppo interno diventa milioni di volte più importante e più efficace dello sviluppo esterno. Questo proprio perché la felicità può essere solo aumentata attraverso uno sviluppo interiore. Quando si parla di sviluppo interiore ci si riferisce alla mente. Qui vorrei precisare che quando parliamo di mente o di coscienza, secondo questo sistema, intendiamo quella parte dell’uomo che non è il corpo. Quando diciamo mente intendiamo questo termine generale. Sviluppo interiore significa sviluppo della mente. Ma anche qui occorre distinguere: non si vuol dire lo sviluppo di tutte le menti. Dicendo “le menti” intendiamo dire svariati tipi di fattori mentali.
Esistono in generale due tipi di fattori mentali, di menti: quelli positivi e quelli negativi, sinonimo di puro e impuro, controllati e incontrollati. Ciò che noi vogliamo sviluppare sono i fattori positivi, i fattori puri. Quello che invece abbiamo sempre sviluppato – si può dire da un tempo senza inizio fino ad ora – sono stati i fattori impuri, che sono la causa di ogni nostro problema. I fattori impuri sono quelli che noi dobbiamo eliminare, mentre i fattori puri sono quelli che dobbiamo sviluppare in quanto sono la causa della felicità. Quando si dice sviluppo interiore si intende in generale lo sviluppo dei fattori mentali positivi e l’eliminazione dei fattori mentali negativi. La ragione per cui finora non siamo riusciti ad eliminare completamente i problemi e le sofferenze in noi è perché, invece di sviluppare i fattori mentali puri, abbiamo sempre sviluppato e coltivato quelli negativi. Questa è l’unica ragione.
[Oggi ci fermiamo a questo punto.]
In questa circostanza abbiamo ottenuto un prezioso corpo umano che è qualificato dalle otto libertà e dalle dieci ricchezze. Perché questo corpo che abbiamo ottenuto ora è altamente significativo?
Lo è perché qualunque felicità noi vogliamo ottenere attraverso questo corpo, sia temporale che ultima, possiamo ottenerla. Questo corpo non è solo estremamente significativo, ma è anche sicuro che non vivrà per cento o duecento anni, possiamo sicuramente mettere la firma sul fatto che questo corpo non vivrà per tanto tempo.
Noi abbiamo nella mente il pensiero costante che vivremo altri trenta o quaranta anni e, fino al momento in cui capita che abbiamo un incidente d’auto oppure che la nostra casa brucia, questo pensiero è presente nella nostra mente. Questa nostra concezione, questo nostro credo, non è qualcosa su cui possiamo fare affidamento: non possiamo fare affidamento sul fatto che la vita durerà quanto noi pensiamo che duri. È molto utile comprendere cosa significa morire, che cosa è la morte. E’ utile comprendere cosa sia la morte ed è utile comprendere cosa sia la rinascita, avere chiara questa definizione. Morire significa separazione della coscienza dal corpo, il fatto che la coscienza abbandona il corpo.
I grandi meditatori, ad esempio, sono esseri che hanno completamente nelle loro mani l’esperienza della morte: essi possono scegliere quando morire e quanti anni rimanere in vita per il beneficio degli esseri. Possono decidere di vivere per un certo periodo di tempo e, quando vedono che per il mondo in cui essi vivono non c’è più alcun beneficio, allora lasciano il corpo e questo lo fanno in modo completamente consapevole, decidendo dove rinasceranno e che tipo di reincarnazione prendere, ad esempio se prendere un corpo oppure rinascere in una sfera pura. Questi esseri santi hanno completa libertà dalla schiavitù della morte e possono vedere quale sarà la terra in cui, reincarnandosi, saranno di maggiore beneficio. E, ad esempio, se vedono che non c’è più beneficio per gli esseri che abitano la Terra possono decidere di rinascere in una sfera pura, in una terra pura di un buddha.
Gli esseri ordinari che non sono esseri santi, né grandi meditatori – ma comunque praticano il Dharma nella loro vita, ovvero trasformano le loro azioni in azioni pure, in azioni virtuose – al momento della morte la loro mente si separa dal corpo e prende rinascita nelle sfere di esistenza fortunate, felici.
Gli esseri che praticano le virtù, che hanno attitudini positive verso gli altri, non hanno un’esperienza dolorosa della morte, un’esperienza che abbatte la loro mente e fa provare loro del grosso rimpianto.
Gli esseri che durante la vita hanno fatto delle azioni virtuose e hanno accumulato dei meriti, se il loro desiderio è ottenere ricchezza, possedimenti, diventare dei re, avere un ambiente felice pieno di divertimenti, rinascendo come esseri umani possono ottenere tutto questo poiché ne hanno creato le cause. Se una persona durante la vita ha praticato la pazienza, cioè ha cercato il più possibile di non arrabbiarsi con gli altri, allora rinascendo come essere umano può ottenere un ambiente molto favorevole, come avere attorno persone che lo rispettano, che gli obbediscono e così via. Se una persona ha praticato la generosità durante la sua vita, allora avrà la possibilità di ottenere senza sforzo quei godimenti materiali che desidera.
Se una persona durante la sua vita ha praticato una condotta morale pura e ha cercato di danneggiare il meno possibile gli altri con le sue azioni e se, inoltre, ha praticato la generosità, allora queste azioni possono far sì che egli riottenga un prezioso corpo umano dotato delle otto qualità e dei dieci vantaggi, e abbia la possibilità di praticare il Dharma.
Gli esseri che non hanno assolutamente praticato il Dharma, che non hanno mantenuto una condotta morale pura, che non hanno accumulato meriti, che non sono stati generosi e che, al contrario, hanno danneggiato gli altri e hanno agito durante la vita con una mente incontrollata, al momento della morte la loro coscienza si separerà dal corpo e dovrà rinascere nelle sfere di esistenza sfortunate. Quegli esseri che durante la vita hanno avuto una mente rabbiosa, una mente piena di odio e si trovano a morire con questa mente inquinata dall’odio si troveranno, senza alcuna libertà, a rinascere in quella sfera di esistenza inferiore chiamata la sfera delle sofferenze insopportabili o dei Naraka.
Quegli esseri che durante la vita hanno avuto la loro mente inquinata dall’avarizia, inquinata da un grosso attaccamento, al momento della morte, avendo questa impronta, dovranno prendere rinascita in quella sfera di esistenza inferiore detta degli Idako dei Preta. Quegli esseri che durante la vita avevano la mente inquinata dall’ignoranza e che non hanno fatto nessun sforzo per migliorare o per controllare questa mente, al momento della morte la coscienza, separatasi dal corpo umano, dovrà prendere una rinascita nella sfera di esistenza inferiore degli animali.
Ci sono molte storie recenti di esseri che sono morti e rinati in questo modo.
Ci sono molte storie di cui si potrebbe parlare, di esseri in vari posti che hanno avuto questa esperienza. Brevemente, menziono una cosa accaduta nel Tibet a un monaco che era molto avaro, aveva molto attaccamento. Questo monaco aveva un discepolo e, ogni volta che questo andava a letto, quando di notte nessuno lo poteva vedere, contava i suoi soldi con grande avarizia. Ogni volta, dal suo letto, il discepolo sentiva il rumore del monaco che contava i soldi. Senza farlo sapere a nessuno, un giorno il monaco prese i soldi e andò a sotterrarli in un buco lontano dall’abitazione e li coprì con una pietra. Nonostante li avesse seppelliti, tornava molto spesso a controllarli. Un giorno morì e il suo discepolo andò a vedere che cosa c’era in quel posto. In Tibet, quando una persona muore, vengono fatte molte pratiche per favorire la rinascita di queste persone e anche se queste sono rinate in altri posti, attraverso queste pratiche, molto spesso, è possibile far sì che quelle persone muoiano in quella esistenza e rinascano in sfere di esistenza più fortunate – come quella umana ad esempio – e abbiano la possibilità di continuare nella pratica del Dharma. In Tibet è molto comune fare queste pratiche di meditazione quando una persona muore. Nelle famiglie laiche si invitano i lama e i monaci, appunto, per fare queste pratiche. Il discepolo volle invitare i lama per aiutare il suo maestro e quindi si mise a cercare il denaro per poter fare loro offerte. Il denaro non era nella stanza e allora andò nel posto dove sapeva che si recava il suo maestro. Giunto lì scoperchiò il buco dove erano nascosti i soldi: attaccato al sacco dei soldi c’era un grosso granchio che avvolgeva i soldi e li teneva stretti con le sue tenaglie in modo che nessuno potesse prenderli. Il discepolo prese il granchio e lo porto da un grande lama, Purchong Champa Rinpoce, che aveva completato il Sentiero Graduale verso l’Illuminazione.
Questi consigliò al discepolo di portare il granchio da un particolare macellaio che viveva nei dintorni. Questo macellaio appariva come una persona ordinaria, ma di fatto non lo era. Quando il discepolo gli portò il granchio lo rimproverò, ma quando seppe che gli era stato mandato da Purchong Champa Rinpocelo taglio in due. Un pezzo lo mangiò, mentre l’altro lo gettò nello spazio. In Tibet molti buddha si manifestano come macellai, oppure come quelle persone incaricate di punire chi era responsabile di azioni negative o avevano procurato dei danni. In realtà molte manifestazioni dei buddha prendevano questa forma ordinaria. Probabilmente ora farete fatica a comprendere la seconda parte di questa storia ma in futuro forse vi sarà più facile capirla.
Colui che appariva come macellaio era in realtà la manifestazione di quella divinità irata dei buddha che è chiamata Yamantaka e, per questo, poté trasferire la mente di questo granchio nelle terre pure.
In Tibet si raccontano molte storie di questo tipo. Accadono anche in occidente, ma noi non abbiamo l’abilità di riconoscere le reincarnazioni e quindi non ce ne accorgiamo.
Capita molto spesso, in Occidente, sentire parlare di fenomeni che accadono ai medium. Ci sono degli esseri che rinascono come preta e, quando i medium fanno le loro pratiche, è possibile che la coscienza di uno di questi preta entri nel corpo del medium in trance e incominci, tramite lui, a parlare delle loro esperienze precedenti, della loro famiglia e così via.
Queste sono cose comuni anche in Occidente. Molto spesso può accadere che questi spiriti infelici, i preta, abbiano dei deboli poteri di chiaroveggenza e dei deboli poteri psichici e, attraverso il medium, parlino e prevedano il futuro.
Vi sono molti tipi di Preta. Rinpoce si ricorda di aver visto, in America, un filmato girato privatamente su questo argomento. La storia è che un capo famiglia era rinato come preta e la moglie di quest’uomo aveva consultato una medium, che era una signora molto grassa. Nel film si vedeva, appunto, come questo preta si fosse impossessato della medium e, attraverso di essa, diceva alla propria moglie tutto quanto non gli aveva mai detto in vita, tutto quanto di spiacevole avrebbe voluto dire, così che questa donna, per tutto il film, continuò a piangere.
Vi sono degli esseri che posseggono un tipo particolare di occhio, attraverso cui possono percepire i preta. Vi sono anche dei modi per vedere i preta: usando particolari sostanze miscelate tra loro e poi messe sopra gli occhi, mentre si recitano particolari mantra.
Può succedere che gli esseri che durante la vita coltivano una grande gelosia rinascano come dei preta estremamente malvagi ed estremamente dannosi. Sono esseri che rinascono proprio con desiderio di danneggiare gli altri. Questi possono accanirsi nel fare danni a certe famiglie, a procurare malattie, incidenti e cose di questo genere. Recentemente è successo ad una famiglia di Bombay, in India, di ricevere continue interferenze da parte di uno di questi esseri: gli affari non andavano mai bene, accadevano incidenti d’auto, la gente cadeva dalle scale, c’erano malattie e così via.
In questa famiglia avevano la capacità di percepire i preta, ma la gente cui chiedevano aiuto non poteva percepirli e quindi non poteva aiutarli. Interpellarono anche molti Swami ma non risolsero il loro problema.
Alla fine, decisero di interpellare S.S. il Dalai Lama, il quale mandò loro un grande meditatore – per capirci del livello del Ven. Ghesce Yesce Tobten, discepolo del Ven. Ghesce Rabten che è uno dei maestri di Lama Zopa.
Il meditatore, Ghesce Champa Lawdo, si recò da quella famiglia, ma non fece nulla di speciale e semplicemente stette in quella casa. Si era portato dietro un traduttore, ma non fece nessuna cerimonia, non diede nessuno show, semplicemente stette in quella casa e dopo alcuni giorni se ne andò.
Il Dalai Lama ricevette più tardi una lettera in cui questa famiglia esprimeva la sua gratitudine per essere stata liberata da questi spiriti. Questo meditatore aveva praticato le meditazioni del Sentiero Graduale verso l’Illuminazione, aveva la realizzazione di shunyata e aveva molta compassione, così la sua sola presenza in questa casa fece sì che questi spiriti se ne andassero.
Oggi non avevo programmato di raccontare queste storie – dice Rinpoce – ma esse sono scivolate fuori dalla mia bocca. Ora mediteremo una decina di minuti.
Pensiamo che con l’espirazione, assieme all’aria espirata, escano da noi tutte le menti negative, in forma di sostanze sporche, scure.
Pensando in questo modo respiriamo tranquillamente.
Inspiriamo di nuovo e di nuovo espiriamo mantenendo la stessa visualizzazione.
Pensiamo che i tre veleni, l’ignoranza, l’attaccamento e l’ira, così come ogni problema mentale, ogni frustrazione e così via, escano sotto forma di inquinamento e spariscano all’orizzonte senza più ritornare.
Facciamo ancora una visualizzazione di purificazione.
I tre veleni – l’ignoranza, l’attaccamento e l’odio – che sono causa della sofferenza e la dannosissima mente dell’autogratificazione sono espulsi assieme al respiro che esce sotto forma di sostanza inquinante e sono allontanati all’orizzonte svanendo.
Ora pensiamo che quando inspiriamo l’aria entri in forma di luce bianca purissima che è l’essenza del completo sviluppo di compassione, saggezza e potere di tutti i buddha e bodhisattva.
Immaginiamo che questi fattori positivi entrino in noi con il respiro e si fondano con il nostro corpo. In questo modo anche la nostra mente diventa una sola cosa con queste qualità, acquisisce la saggezza, la compassione e il potere di tutti i Buddha e i Bodhisattva.
Pensiamo che l’intera estensione dello spazio è completamente piena di buddha e di Bodhisattva, e che questa luce bianca purissima provenga da loro.
Corso tenuto dal Ven. Lama Thubten Zopa Rinpoce nel Luglio 1979 presso ILTK Istituto Lama Tzong Khapa Pomaia, PI.
(Tratto dal sito https://nalandaedizioni.it/2021/05/15/il-sentiero-graduale-verso-lilluminazione-2/?mc_cid=3293a758bf&mc_eid=13bdd293c8 che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)