Ven. Lama Ciampa Monlam: Vajrasattva 1

Ven. Lama Ciampa Monlam col Dott. Luciano Villa

 Ven. Lama Ciampa Monlam: Ritiro di Vajrasattva, Centro Tara Bianca Genova 20-22/12/17. Appunti ed editing del Dott. Luciano Villa, revisione di Graziella Romania nell’ambito del Progetto Free Dharma Teachings, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Traduzione dal tibetano in inglese di Tenzin Tsomo e dall’inglese in italiano da Sabrina Facco. Prima parte.

 Ven. Lama Ciampa Monlam 20/12/17 sera

Buonasera a tutti, ci troviamo qui di nuovo, ed alla mia età a 91 anni, è molto bello, perché ho la possibilità d’incontrare nuove persone e vecchi amici. Il ritiro di questi giorni è su Vajrasattva, ed è positivo perché prima di praticare dobbiamo conoscere perciò stasera vi parlerò dell’importanza delle pratiche preliminari.

Per essere un buon praticante, dovete sapere come prepararvi alla pratica di Vajrasattva. È una pratica preliminare di purificazione. E, per poterla fare, dobbiamo possedere 4 qualità della mente, perciò dobbiamo essere consapevoli degli 8 Dharma mondani (Desiderio di fama, Infelicità o angoscia alla perdita di fama, Desiderio di piaceri mondani, Infelicità o angoscia alla perdita di piaceri mondani, Desiderio di profitti materiali, Infelicità o angoscia alla perdita di profitti materiali, Desiderio di lodi

Infelicità o angoscia alla perdita di lodi, https://www.sangye.it/altro/?p=658https://www.sangye.it/altro/?p=3896il che è la base. Innanzitutto ci dobbiamo impegnare nelle pratiche di base, il che implica la mente dell’ascoltare gli insegnamenti ed in particolare, l’attitudine, l’apertura all’ascolto. E, per ascolto, intendo mantenere la concentrazione mentale per tutto il tempo degli insegnamenti. Ma, per farlo, dobbiamo avere la mente pulita.

Viceversa, se fosse contaminata, anche l’ascolto dell’insegnamento ne sarebbe compromesso, qui includo coloro che non credono nel karma, nel maestro. Costoro sono come la tazza sporca, contaminata, che riceve il tè, che, pur delizioso, lo sporco della tazza lo renderà disgustoso. Così non potremo avere benefici dagli insegnamenti se continuamente avremo dubbi, non crederemo nel karma, ma nemmeno al maestro che ci parla. Se qualcuno ci offre del tè, ma se la tazza è capovolta, allora nella nostra bocca non ne entrerà nemmeno una goccia. Così, quando si ricevono gli insegnamenti con la mente assente, allora se la mente è inconsapevole, non potrà derivare nessun beneficio dagli insegnamenti. Così accade se la nostra mente non è presente perché stiamo pensando ad altro. Quindi dobbiamo portare la mente dov’è il nostro corpo. Allora sì che avremo dei benefici! Ugualmente non potremo bere nemmeno una goccia di tè se la tazza è bucata, così è il caso della nostra mente che, invece di soffermarsi sul punto presente, continuamente salta in avanti ed all’indietro. Il che dipende dal fatto che si dimentica ciò che si ha ascoltato, si dimentica il primo capitolo quando s’ascolta l’insegnante che illustra il secondo, oppure, giunti al terzo capitolo, ci si ricorderà del secondo capitolo ma non di quelli precedenti.

Dobbiamo acquisire uno spessore mentale, essere liberi da certe emozioni. Consideriamoci pure dei malati, si ma dalle 8 afflizioni mentali della nostra mente. Le emozioni affliggenti (come la rabbia, l’attaccamento e così via) dobbiamo innanzitutto capire che sono interne.

Per eliminarle, dobbiamo vedere il nostro maestro come il medico ed il dharma come la medicina ed il sangha come gli assistenti, i paramedici. Quindi, quando ascoltiamo gli insegnamenti, dobbiamo pensare di assumere una medicina. Dopodiché questa ci cura, il che significa che assumiamo la mente della bodicitta e quindi non abbiamo afflizioni mentali.

Dobbiamo quindi essere consapevoli della necessità di preparare la nostra mente, evitando che la nostra mente sia come il vaso: sporco, capovolto o bucato. Quindi occorre pure considerare il Buddha, dharma e sangha come, rispettivamente: il maestro, la medicina e gli assistenti. E, per praticare Vajrasattva, dobbiamo generare la motivazione priva degli Otto dharma mondani, che derivano dalle 8 afflizioni mentali di cui vi ho appena parlato. Occorre liberare la nostra mente da queste emozioni affliggenti, perché esse c’impediscono di conseguire la mente di bodicitta, perché altrimenti non potremo portare a termine alcunché di positivo. Anche se vogliamo fare qualcosa di buono dovremo liberarci dalle 8 afflizioni mentali che derivano dagli 8 darma mondani.

In generali, i praticanti di tantra devono esprimere e realizzare la motivazione di liberarsi dagli 8 dharma mondani. E si deve, non solo essere capaci di riconoscere le afflizioni mentali come rabbia ed attaccamento, ma, per fare bene la vostra pratica dovete conoscere come sorgono e come eliminare le emozioni affliggenti, altrimenti ne saremo vittima. Dobbiamo riconoscere le 8 afflizioni mentali come la radice degli 8 dharma mondani.

Quando pratichiamo dobbiamo generare le 3 motivazioni, come di essere esenti da quelle del vaso, contro le emozioni affliggenti, che, se non le vagliamo, non le sottoponiamo a verifica, allora non capiremo nemmeno la nostra condizione. Perché dobbiamo liberarci dalle afflizioni e dagli 8 darma mondani? Se non ci pensiamo, non ci renderemo nemmeno conto di esserne afflitti. E ce lo dicono gli scienziati, gli studiosi della mente.

Ad un giornalista che chiedeva a Sua Santità il Dalai Lama come trovasse l’America, egli rispose che, sebbene apprezzasse moltissimo la grande America, con le sue innovazioni tecnologiche e scientifiche, tuttavia trovava poca armonia mentale, perché mancava la mente pacifica. Se vogliamo essere felici nella vita di tutti i giorni, ciò dipende dalla purezza della nostra mente. Da qui, da questa considerazione sono sorti gli incontri tra gli scienziati ed i lama, da qui sono sorti gli studi promossi da Sua Santità il Dalai Lama sulla mente e le sue potenzialità.

Il potere delle emozioni affliggenti

Buddha Sakyamuni illustrò fin dall’inizio dei suoi insegnamenti il potere delle emozioni affliggenti, come veleni della persona e della società. Ma non gli abbiamo dato importanza. Ora lo si fa. Altrimenti ci sarà chi, pur avendo tanta conoscenza, proprio perché sarà schiavo di tante afflizioni, userà le sue capacità non in senso positivo, ma in modo negativo, facendo del male non solo a sé stesso, ma a tante, tante persone. Se, viceversa, pratichi il dharma, beneficerai non solo te stesso, ma anche gli altri. Pur volendo diventare dei buoni praticanti, se non ci riusciamo, è perché siamo schiavi delle emozioni affliggenti. Perché tutti i problemi derivano dalle emozioni affliggenti. Conoscerle è importante, ma lo è ancora di più, impegnarsi per eliminarle.

Perché non diventiamo dei praticanti vero del Buddhismo? Per le emozioni affliggenti! Qual’è la causa per diventare un buon praticante? Liberarci dalle afflizioni mentali. Quando, ad esempio, vediamo una persona alterata dalla rabbia, se, invece d’arrabbiarci a nostra volta e di giudicare gli altri, perché quella persona ci ha offeso verbalmente o fisicamente, pensiamo al perché quella persona è in preda alla rabbia, converremo che è in preda alle emozioni affliggenti. Così dobbiamo essere consapevoli che anche noi cadiamo nelle stesse afflizioni mentali, che sia la rabbia o l’attaccamento, e dobbiamo sapere come la mente funziona per saperla eliminare. Quali sono le afflizioni mentali? Desiderio, rabbia, ignoranza, ego, invidia, dubbio, visioni errate, avarizia.

Dobbiamo esserne consapevoli e saper controllare quando sorgono queste afflizioni mentali. Ora lo sapete. E, se volete la pace mentale, dovete saperle riconoscere ed eliminare, sapendo che è un qualcosa di negativo. Non dobbiamo permettere che le afflizioni mentali s’accrescano e s’impadroniscano della nostra mente. Ogniqualvolta che sentiamo quindi la rabbia sorgere in noi, dobbiamo essere capaci di controllarla e, di conseguenza, eliminarla. Altrimenti, è come detenere una conoscenza ma non utilizzarla.

Vedendo una persona in preda all’ira, attaccamento, ego, dobbiamo pensare che, se non siamo in grado di riconoscere e controllare le afflizioni, non saremo mai dei buoni esseri umani. Perciò dovremo mettere in pratica queste considerazioni. Dobbiamo impegnarci nella meditazione, per essere in grado di riconoscere le emozioni affliggenti. Perché, ad esempio, nel momento in cui siamo in preda al desiderio, desideriamo una bella macchina che vediamo parcheggiata. Allora dobbiamo applicare gli antidoti, e trovarne gli aspetti sfavorevoli. E giungere a non desiderarla perché è cara, perché non durerà a lungo, perché potrà subire un incidente e finire in demolizione, perché potrei subire delle multe, e via dicendo. Così dobbiamo applicare la meditazione analitica al meglio se il desiderio s’incrementa. Qui stiamo parlando del desiderio basato sull’io, io voglio. Quindi, dobbiamo usare l’antidoto specifico per vedere tutti i lati negativi o repulsivi di quell’oggetto, così non cadremo in preda del desiderio o della rabbia. È molto importante conoscere le emozioni affliggenti, specialmente il desiderio e la rabbia. E c’è chi giunge a perdere la vita per il desiderio e la rabbia. Dobbiamo evitare di andare a letto e di pensare a quell’oggetto, alla persona che vogliamo prima d’addormentarci. Dobbiamo evitare di diventarne ossessionati, al punto da rinunciare alla nostra pace interiore. Meditare significa capire, non solo che stiamo coltivando delle emozioni negative, come ad esempio la rabbia o l’attaccamento, ma che possiamo usare le nostre capacità per controbattere le emozioni negative, intervenendo per metterne in luce gli aspetti negativi e quindi eliminarle. Quando si hanno attaccamenti morbosi verso l’altro, quando sorgono problemi o separazioni, si cade talmente nell’afflizione interiore da giungere a suicidarsi o ad uccidere l’altra persona. Abbiamo sempre pensato che le afflizioni facciano parte della natura della nostra mente. Ma non è così. Esse sono avventizzie, vanno e vengono come le nubi nel cielo, che poi diventa terso, limpido. Quando la rabbia sorge, occorre perciò diventare capaci di riconoscerla e di bloccarla.

21/12/17

Per meditare occorre preparare le basi: purificare la mente ed eliminare le emozioni affliggenti. La rabbia ed il desiderio che si trasforma in attaccamento sono le peggiori emozioni affliggenti. La rabbia come l’attaccamento hanno la caratteristica d’incrementarsi se non vengono combattute al loro primo insorgere. La rabbia è come il fuoco che divampa e non siamo più in grado di vedere la realtà, è la peggiore, in quanto ci fa perdere i nostri meriti. La rabbia è in grado di incenerire una foresta di meriti. Qualsiasi buona azione compiamo, sia verbalmente che fisicamente o mentalmente, la dobbiamo dedicare, perché è la dedica il sigillo che protegge i nostri meriti. Qualsiasi emozione affliggente sentiamo sorgere in noi, è fondamentale mettere subito in azione gli antidoti, analizzando la situazione e trovando i motivi negativi della rabbia. L’antidoto all’attaccamento è trovare le ragioni per cui l’oggetto è sgradevole, si deteriorerà nel tempo, insomma: non ne vale la pena. Mentre l’antidoto alla rabbia è lasciar perdere l’oggetto, convincersi che non è vero che quello sia il nostro nemico, che ci stiamo sbagliando, perché quello che crediamo nostro nemico può benissimo diventare nostro amico e ci è stato di immenso aiuto nelle infinite vite precedenti, perché è stato nostra madre, padre, fratello, sorella, moglie, figlio. Così, all’inverso ragioneremo per evitare l’eccessivo attaccamento per chi è nostro amico.

Ma quando ci arrabbiamo non pensiamo d’essere in preda alle emozioni affliggenti, e ci sembra che le nostre afflizioni mentali facciano parte della nostra mente e ci sembra che le emozioni affliggenti facciano parte della nostra mente. Ma non è così. Infatti la rabbia prima o poi finisce. La rabbia non è eterna. Allora diciamo: io non mi arrabbio.

Ma chi è questo io?

Se non comprendiamo che le afflizioni mentali non fanno parte della nostra mente, allora non capiamo che non esiste di per sé questo io, ego solido, infatti non esiste di per sé. Se lo comprendiamo, allora capiremo che la mente è preda dalle emozioni mentali che sono solo avventizie. La mente non ha forma ed è connessa all’interdipendenza del nostro corpo. Ma la mente non si concentra sulle emozioni affliggenti, sopratutto quando è arrabbiata o in preda alla bramosia. Allora sta a noi farlo, comprendere non solo l’interdipendenza, ma la necessità di praticare l’amore e la compassione perché tutti gli esseri nell’infinito numero di vite precedenti sono stati nostre madri e nostri padri per un numero infinito di volte.

Così nel Buddhismo possiamo dire che noi siamo i maestri di noi stessi.

C’è solo una persona che ci può aiutare e siamo noi stessi.

Certe volte non capiamo d’essere in preda all’ego, che possiamo definire anche come l’orgoglio, ma c’è. E non lo manifestano solo i ricchi, i colti, i potenti. Anche i mendicanti pensano di essere felici con niente, ma hanno l’ego, l’orgoglio d’essere mendicanti, orgogliosi d’esserlo. Ci sono molti livelli d’ego. Ego legato all’istruzione, ricchezza, conoscenza, ego di essere il conquistatore d’una cima, e via dicendo. Quando siamo in preda ad un forte ego, non siamo in grado di comprendere ciò che gli altri ci dicono, per poi finire a trovarci soli. L’ego non ci fa diventare migliori. Lo pensiamo, magari, ma non è così. E, magari gli altri ci considereranno i peggiori..

È come un pallone gonfiato, l’orgoglio ci rende dei palloni gonfiati che ad un certo punto finiscono necessariamente per scoppiare.

Col risultato che, sul lavoro, con gli altri, gli amici, l’orgoglio ci farà restare soli. Dobbiamo invece imparare ad essere buoni ed umili con gli altri.

In qualsiasi momento pensiamo d’essere i migliori, gli altri non lo apprezzeranno affatto e, viceversa, se penseremo di essere gli ultimi, gli altri ci apprezzeranno e ci faranno diventare i primi.

Così, nel caso dell’invidia, gelosia, un veleno che lavora molto più sottilmente e lentamente degli altri, perché verso chi proviamo invidia e gelosia siamo gentili, per poi parlar male di quella persona. Ma ciò non fa che avvelenare noi stessi, perché gli altri si accorgeranno che siamo noi che parliamo male degli altri.

Allora, se ne sarete preda, non farete altro che raccogliere solo apprezzamenti negativi dai vostri amici e le cose vi volgeranno contro.

La verità è che siete invidiosi perché in preda alla sofferenza, come sconvolti dal veleno di un serpente, così finirete per coinvolgere molti nelle vostre azioni negative. In qualsiasi momento comprendete che siete invidiosi d’un qualcuno, dovete subito intervenire. E dovete promuovere subito un ragionamento che vi porta ad apprezzare l’altra persona. Le afflizioni mentali non sono la mente, questo ci deve essere chiaro! La mente è il boss e le afflizioni sono i suoi servi, quindi le sono sottomessi, e non viceversa!