I Sei Lumi

Il libro dei “Sei Lumi”
Congedandosi dal siddha Nagzher Lodpo, che aveva infine riconosciuto in lui un Nirmanakaya, Tapihritsa proferì queste parole: “Sono Tapihritsa, non dimenticarmi! Se ti ricorderai di me, ci incontreremo ancora.”
Così accadde in altre due occasioni nel corso delle quali Nagzher Lodpo ricevette altri insegnamenti estremamente elevati e segreti: gli “Upadesha in Otto Capitoli”, i “Sei Lumi”, ed i “Ventuno Sigilli”.
I “Sei Lumi” rappresenta il testo centrale del cosiddetto “ciclo interno”, o delle istruzioni dirette, degli insegnamenti dello Shang-Shung-Nyen-Gyud.

Il testo, tra i più importanti della tradizione pre-buddhista del lignaggio Bon, è un’esposizione completa della pratiche più riservate e segrete dello Dzochen, dalla “ricerca della Natura della Mente” fino alle pratiche superiori del Treckchod, delle visioni del Thodgal, del Bardo (ovverosia: morte, post-mortem e trasmigrazione) e della Chiara Luce.

Gli argomenti trattati nei “Sei Lumi”, sempre nei termini delle istruzioni pratiche, possono essere così riassunti, per sommi capi:

1) Il Lume della Base della realtà e della “Natura della Mente”.
2) Il Lume del cuore, dimora e luogo di rivelazione della “Natura della Mente”.
3) La fisiologia occulta dello Dzochen, il “canale kati” e la via dell’emergere delle visioni.
4) Il “Lume dell’acqua”, ovverosia il senso della vista come manifestazione delle visioni, il “lacco che cattura da lontano” la Visione Originaria della Realtà.
5) Il Lume delle Visioni. La Pratica delle Visioni e l’Introduzione Diretta ai Regni Puri.
6) Il Lume del Bardo e della Chiara Luce.

Il testo è disponibile in italiano, curato da Giuseppe Baroetto https://www.amazon.it/libro-tibetano-Linsegnam…/…/8834013824

in inglese si consiglia la traduzione di Jean-Luc Achard, molto curata e ricca di commenti https://www.amazon.it/Six-Lamps-Dzogchen-Inst…/…/ref=sr_1_1… Continue reading »

Mipham: Il Punto Essenziale dell’introduzione alla Vera Natura della Mente

Mipam Gyatso: “La mente luminosa è sempre presente come il nostro innato stato naturale: l’importante è farne esperienza.”

Mipham: Il Punto Essenziale dell’introduzione alla Vera Natura della Mente

Traduzione, commento e testo tibetano a cura di Giuseppe Baroetto 2015.

1. Traduzione

Se abbiamo la capacità di sperimentare semplicemente i tre aspetti della stasi, del movimento e della consapevolezza, essendo praticanti della mahmudrā, il punto essenziale delle [istruzioni che guidano] gradualmente alla visione della verità della realtà ultima è che [in noi] c’è la matrice dei buddha, la vera natura della mente.

A questo riguardo, grazie alle istruzioni che affrontano il punto essenziale, [possiamo capire che] la radice di tutti i fenomeni è la mente; quindi, se ricerchiamo il punto essenziale della nostra mente, conseguiamo la conoscenza del segreto della mente, diventiamo esperti in ogni fenomeno e realizziamo il significato del non sé.

In questo [insegnamento], se ricorriamo alle istruzioni dei maestri realizzati, tralasciando le molteplici analisi teoriche, [dobbiamo sapere che il punto essenziale viene indicato come segue]. Continue reading »

Giuseppe Baroetto. Dopo la morte: l’ipnosi regressiva ed il bardo tibetano

Il  ciclo della vita, un’espressione dell’illusione del saṃsāra indicata dal Buddha.

Giuseppe Baroetto. Dopo la morte: l’ipnosi regressiva ed il bardo tibetano

Nel 1974 lo psichiatra canadese Joel Whitton (1945-2017), all’età di ventotto anni, mentre praticava l’ipnosi regressiva su una volontaria soprannominata Paula Considine, «si imbatté nel bardo». Aveva già condotto numerose sedute di regressione ipnotica a vite passate, ma «non aveva mai pensato che la vita attiva si svolgesse fra le incarnazioni». (Joel L. Whitton, Joe Fisher, Dopo la morte, p. 28. 2 Ivi, p. 31.)

Il termine tibetano bardo in generale indica lo stato intermedio tra la morte e l’eventuale rinascita, ciò che Whitton chiamò “intervita”. Paula in ipnosi profonda raccontò di una propria esistenza in cui si chiamava Martha; accadde che, sollecitata improvvisamente a passare «alla vita prima di essere Martha», incominciò a descriversi “in cielo”: «Sto… aspettando… di… nascere», disse allo stupefatto psichiatra. «Poteva darsi che la mente inconscia di Paula avesse bussato alla porta del favoloso bardo degli antichi tibetani?» Continue reading »

Giuseppe Baroetto: L’illusione della reincarnazione

È evidente che la fiamma di un lume, impiegato per accenderne un altro, non si trasferisce da un lume all’altro...

Pema Jigdrel Giuseppe Baroetto: L’illusione della reincarnazione

Nel moderno gergo buddhista i termini “rinascita” e “reincarnazione” sono considerati sinonimi e, grazie soprattutto alla popolarità di alcuni lama tibetani ritenuti tulku (La parola tibetana tulku (sprul sku) corrisponde al termine sanscrito nirmāṇakāya.) o, come si afferma solitamente, “reincarnazioni” di importanti maestri spirituali del passato, si è diffusa la convinzione che la credenza nella reincarnazione sia davvero basata sull’insegnamento del Buddha. Però, come ha ribadito Gyatrul Rinpoche, i “tulku genuini” non sono persone che, dopo aver lasciato un corpo, ritornano prendendone un altro, bensì sono «emanazioni spontanee», paragonabili a «raggi di luce emanati dal sole». (Padmasambhava, Natural Liberation, Commentary by Gyatrul Rinpoche, Boston, Wisdom Publications, 2008, pp. 151-152.)

Dunque, se i tulku non trasmigrano secondo la comune concezione della reincarnazione, in cosa consiste la rinascita delle persone che non sono tulku?

All’epoca del Buddha un monaco suo discepolo, immortalato come “Sāti, figlio del pescatore”, basandosi sulle storie di vite precedenti raccontate dal Buddha, credeva che fosse una sola e medesima coscienza a passare da un corpo all’altro, perciò diceva: «Così come io comprendo il Dharma insegnato dal Beato, è questa medesima coscienza, non un’altra, che vaga nei cicli delle nascite». (Mahātaṇhāsaṅkhaya Sutta (Majjhima Nikāya 38). Cfr. Piya Tan, SD 7.10, p. 188.) Continue reading »

La quintessenza dell’Hevajratantra

Così sapendo, lo yogî perfettamente assorbito nell’esercizio consegue senza dubbio la realizzazione, pur essendo una persona con pochi meriti.

La quintessenza dell’Hevajratantra

La gente si inganna,
non conosce la vera realtà;
priva della vera realtà,
non conseguirà la realizzazione.

Certamente la purezza di tutte le cose
è detta essere la realtà così com’è.

Le sei facoltà sensoriali,[1]
i cinque aggregati,[2]
le sei basi [esterne][3]
e i cinque elementi[4]
sono per natura puri,
ma oscurati dalle afflizioni
[causate] dall’ignoranza.

Gli esseri sono proprio buddha,
ma oscurati dall’impurità accidentale. Rimuovendo tale [impurità],
senza dubbio gli esseri sono proprio buddha.

Gli oggetti, come la forma, eccetera,
e qualsiasi altra cosa appaia agli yogī,
hanno tutti la natura della purezza,
giacché l’universo è fatto di buddha. Continue reading »

Tilopa: Il Tesoro dei Cantici

Tilopa

Tilopa

Il Tesoro dei Cantici di Tilopa


Omaggio al glorioso Essere Adamantino.

Omaggio al Grande Sigillo, autocoscienza immutabile.

Tutti i fattori dell’esistenza scaturiscono dalla sostanza del Grande Sigillo e lì si dissolvono.

Essa non è qualcosa e non è neppure nulla, perché è al di là di qualsiasi determinazione. Siccome non è conoscibile mentalmente, non ricercarne il significato.

Tutti i fenomeni sono per loro natura falsi, perciò non sono da abbandonare né all’inizio né alla fine [del cammino spirituale].

Qualsiasi cosa la mente possa conoscere, qui non è considerato come il vero modo d’essere della realtà: la realtà autentica non è [fatta conoscere] dal maestro né è [conosciuta] dal discepolo. Continue reading »

Nâropa: La sintesi del Grande Sigillo

 

Nâropa

Nâropa

La sintesi del Grande Sigillo di Nâropa

Tutti i fenomeni sono la propria coscienza. La visione della realtà esterna è la mente che si inganna; è come un sogno, priva di sostanza. Anche la coscienza è soltanto il movimento della consapevolezza. Non ha un’identità propria, perché è l’energia del prâna: come lo spazio celeste, è vuota di un’identità.

Tutti i fenomeni si trovano nell’equanimità come nel cielo, e ciò vien detto “Grande Sigillo”. Non ha un’identità propria che possa essere indicata, perciò la vera natura della coscienza è la stessa condizione del Grande Sigillo. In essa non c’è nulla da correggere né da trasformare.

Se si comprende direttamente proprio questo, tutta l’esistenza è il Grande Sigillo, il vasto e onnipresente “corpo spirituale” (dharmakâya).

Essendo rimasti rilassati nel proprio stato naturale non corretto, [lo stato di coscienza] senza nulla da pensare è il corpo spirituale. La pratica è rimanere [naturali], senza [nulla] cercare. La pratica che consiste nel cercare [alcunché] è la mente che si inganna. Così come non c’è dualità tra il cielo e i fenomeni, non c’è dualità fra la pratica e la non pratica. Continue reading »

Padmasambhava: Consapevolezza Rigpa

Padmasambhava

Padmasambhava

Padmasambhava: Consapevolezza Rigpa

di Giuseppe Baroetto

Omaggio alla divinità dai tre corpi, consapevolezza che risplende di luce propria.

Dal “profondo insegnamento sulla liberazione naturale tramite la contemplazione delle divinità pacifiche e irate”:

L’INTRODUZIONE ALLA CONSAPEVOLEZZA

La liberazione naturale tramite la nuda visione.

Si contempli bene la consapevolezza di sé, così come viene indicata in questo insegnamento. O figli fortunati! Samaya. Sigillato, sigillato, sigillato.

Oh! l’unica coscienza, presente sia nella trasmigrazione che nella liberazione, è proprio sé stessi sin dal principio, tuttavia non la si riconosce; la sua chiara consapevolezza è incessante, tuttavia non la si incontra; essa appare ovunque liberamente, tuttavia non la si identifica. Continue reading »

Giuseppe Baroetto: Yantra yoga, lo yoga tantrico

Giuseppe Baroetto: Yantra yoga, lo yoga tantrico

Il termine « yoga » è oggi entrato nella lingua comune e, per chi ne sa di più, è quasi sempre sinonimo di Hatha Yoga e del sistema di Patanjali. Su questo Yoga esistono parecchie pubblicazioni e molti sono quelli che lo praticano, chi in una forma chi in un’altra, non riuscendo, spesso, a comprenderne l’ideale di fondo.

Esso sembra aver séguito anche nei centri buddhisti, persino in quelli che si rifanno alle scuole tibetane. La stranezza è che queste scuole si presentano come le dirette continuatrici della tradizione dei Siddha, famosi per le loro realizzazioni yogiche, e quindi dovrebbero possedere un proprio sistema di Yoga anche fisico: se questo sistema esistesse e venisse insegnato, non si ricorrerebbe più ad un metodo, l’Hatha Yoga, la cui finalità è estranea all’orizzonte ideologico del tantrismo buddhista. Continue reading »

Giuseppe Baroetto: Yantra Yoga

Giuseppe Baroetto: Yantra Yoga

Lo Yantra Yoga è un metodo di realizzazione che si fonda sulla conoscenza del «corpo del Vajra » cioè del corpo fisico in quanto supporto del respiro e della mente e, quindi, base della funzione dell’energia sottile. Esso ci conduce alla dottrina del Vajrayana, il terzo Veicolo buddhista che trae origine dalle rivelazioni visionarie contenute nei Tantra – i testi nei quali viene descritta ed interpretata la pura manifestazione di un Realizzato.

Seguendo i Tantra superiori o Anuttara Tantra, il praticante deve riusciere a trasformare realmente, attraverso un processo immaginativo, se stesso e la propria dimensione ordinaria nella forma della manifestazione divina che gli è stata indicata dal Maestro attraverso un’iniziazione; quindi, grazie al processo di perfezionamento, il praticante estende e completa l’esperienza d’integrazione cosicché tutta l’esistenza viene percepita come energia della Vacuità ed ogni dualità è superata. Come mezzo fondamentale per attuare il processo di perfezionamento il praticante dispone di uno Yoga fisico, lo Yantra, e di metodi di controllo dell’energia che possono essere inclusi nel sistema di Yantra o ad esso collegati. Ogni Tantra, quindi, dovrebbe comprendere uno Yantra Yoga più o meno elaborato. Continue reading »