Ghesce Gedun Tharchin: L’essenza del Libro tibetano dei morti

Che gli elementi dell’arcobaleno non mi appaiano come nemici,
Che io possa vedere le Dimensioni Pure di tutti i Buddha.

L’essenza del Libro tibetano dei morti

Ghesce Gedun Tharchin

La meditazione nella illusione mentale

Tendiamo sempre a cercare la felicità all’esterno, nel mondo esterno, ma il gioiello più prezioso che ci rende esseri intelligenti, consapevoli, saggi, che soddisfa tutti i desideri, terreni e spirituali, e che non si può comprare in un supermercato e nemmeno nella gioielleria più prestigiosa, si può trovare solo in noi stessi ed è il tesoro inestimabile che ogni essere umano possiede naturalmente.

Non c’è bisogno di scavare freneticamente nel terreno o di spendere tutte le energie per trovarlo, basta essere spontanei, rilassati, in uno stato mentale che in tibetano si chiama Rang-Bab, che significa essere semplici nella quiete della propria naturalezza, e Nel-So, che rivela uno stato di totale rilassamento. Queste sono le due condizioni già insite nella natura umana scandite nel respiro calmo che infonde pace al corpo e alla mente e costituiscono la pratica di base per la ricerca interiore della gemma preziosa che ci permette di sperimentare concretamente nel corpo e nella mente la realizzazione di tutti i veri desideri che fanno crescere.

Mente e corpo non sono due entità separate o, peggio ancora, contrapposte, ma sono indissolubilmente connesse e interdipendenti, esiste una vera e propria trasformazione del corpo in spirito e dello spirito in corpo, non c’è divisione tra fisica e metafisica, come è stato dimostrato anche dalla scienza moderna e già affermato nell’antico buddhismo con la conoscenza e la descrizione del corpo di arcobaleno che simboleggia il penultimo stato di transizione della materia che inizia a trasformarsi in Pura Luce.

È importante meditare con questa visione unificata di sé in rilassatezza e naturalezza, senza costruire artificialmente alcuna separazione ingannevole; il corpo fisico e quello spirituale sono il laboratorio dove si forma l’essenza della nostra esistenza, il nostro respiro, la nostra mente. Non si tratta di fantasie, di sogni, ma di risultati concreti raggiungibili nella meditazione consapevole, rilassata e naturale, sia nella condizione presente di questa stessa vita, sia nella continuità di quella che sarà. Eppure è così difficile per noi abbandonare ogni resistenza e lasciare che la mente si culli nel ritmo della respirazione profonda e il corpo si rilassi armoniosamente, e questa rigidità è la causa della nostra sensazione di stanchezza costante.

I principali ostacoli che producono questa incessante agitazione che limita la nostra esistenza sono espressi in tibetano da due parole: Rewa e Dhogspa, sinteticamente fuse in un unico termine Re-Dhogs. Rewa può essere tradotto come “aspettativa” e indica quella tensione verso ogni evento presente e futuro, schiacciata dalle preoccupazioni per questa vita e dalla costante paura per le prossime possibili vite, una tensione assurda che ci fa vivere in costante insoddisfazione e preoccupazione, accompagnandoci fino alla morte, che raggiungeremo affrontando il secondo ostacolo, Dhogs-Pa, cioè con il dubbio, la sfiducia, la paura.

I pensieri illusori, rNam-rTog

Un altro termine è rNam-rTog, pensiero illusorio, che indica la nostra propensione a costruire, pur su basi di per sé vere, edifici di carta del tutto ingannevoli, e da questa visione errata derivano le paure, i demoni che condizionano tutta la nostra esistenza.

Il più grande yogi tibetano, Milarepa, che ha colto appieno il valore spirituale del Dharma, affermava che l’unico nemico è il risultato delle nostre illusorie costruzioni.

La maggior parte delle aspettative artificiali che suscitiamo sono irrealizzabili, inconsistenti, così come le paure, i dubbi, i sospetti, tutto è unicamente frutto delle nostre fantasie. Per non cadere in ulteriori inganni, è molto importante imparare a distinguere le aspettative delle aspirazioni e i dubbi che ci dominano costantemente dalle domande giuste. Se non abbiamo una chiara visione di questa differenza sostanziale, cadremo nell’inganno dei desideri e delle incertezze che elaborano le false domande.

È quindi indispensabile essere sempre vigili e analizzare consapevolmente la propria interiorità con concentrazione, moralità e saggezza, perché le aspettative e i dubbi sono il risultato dell’assenza di queste qualità. L’aspirazione che conduce alla giusta domanda si basa sulla concentrazione consapevole nella moralità e nella saggezza; è il sentiero che induce il rilassamento spontaneo della mente e del corpo nel loro stato naturale, mentre tutte le false aspettative aumentano l’agitazione e l’insoddisfazione. Gli ostacoli più grandi sono quindi i pensieri illusori pieni di Re-Dhog, aspettative, dubbi, sospetti, e possono essere superati solo nella paziente pratica spirituale quotidiana basata sulla consapevolezza di quelle aspirazioni reali che pongono le giuste domande.

Le condizioni di vita sono diverse per ogni individuo, ma i valori spirituali sono assolutamente uguali per tutti gli esseri umani e tutti hanno le stesse opportunità di realizzarli. È proprio questa costante ricerca interiore che ci riporta costantemente alla bellezza di ogni momento della vita e alla potenza dell’esperienza profonda che faremo nella morte, ed è per questo che è sempre importante affrontare con lucidità e apertura mentale il processo del morire, evento che accadrà e che non deve trovarci impreparati. Invece, il pensiero della morte generalmente terrorizza e viene inesorabilmente e scioccamente rimosso dai popoli più ricchi e pragmatici, sempre proiettati sul dover “fare” con frenesia e profitto, piuttosto che sulla necessità di voler “Essere”, come la realtà europea e nordamericana. Nelle antiche culture tribali asiatiche e persino africane, invece, la morte è considerata un aspetto della vita che viene accolto con rispetto e sacralità, viene osservata profondamente e mai nascosta.

Il Libro Tibetano dei morti, Bar-do Thos-grol

Perché è così importante saper affrontare la morte con maturità e consapevolezza? Perché è un evento intrinseco e sacro della vita stessa, al pari della nascita, e per questo il grande maestro Padma Sambhava, compose nell’VIII o IX secolo il prezioso testo del “Bar-do Thos-grol” il cui significato letterale è -Liberazione della mente attraverso l’ascolto di questo insegnamento-, ma impropriamente tradotto nelle lingue occidentali con il più misterioso e accattivante titolo “Il libro tibetano dei morti” così da essere quasi paragonato al più famoso testo egiziano. Bar-do è la descrizione dello stato intermedio che segna il processo di transizione tra la vita appena conclusa e quella a venire.

Questo significa che il sottile legame di continuità non si spezza mai veramente, anche la morte, intesa come fine definitiva di tutto, non può esistere. Non è una fine, ma una trasformazione, il passaggio da uno stato all’altro, a un’altra condizione.

I tibetani hanno a lungo approfondito il Bar-do, elaborando i vari passaggi che nella loro tradizione sono molto lineari e semplici. Nella morte c’è innanzitutto una graduale dissoluzione, prima degli aspetti più grossolani della persona, sia fisicamente che mentalmente, per poi passare agli aspetti più sottili e sfumati e questo processo viene descritto nei versi seguenti con termini carichi di significato.

Bar-do nel buddismo tibetano

Il Bar-do, fondamentale per il cammino umano, è lo stato intermedio tra la vita appena conclusa e quella a venire. Il passaggio dalla vita alla morte non avviene in un solo istante, infatti l’essere umano umano sperimenta prima i venti passi della dissoluzione grossolana, fisica, e poi i sei passi della dissoluzione sottile, interiore, che sono i seguenti:

I venti passi della dissoluzione grossolana:

 1. L’aggregato della forma
2. Lo specchio della saggezza
3. L’elemento terra
4. La facoltà dell’occhio
5. La forma dell’oggetto

6. L’aggregato delle sensazioni
7. La saggezza dell’uguaglianza
8. L’elemento dell’acqua
9. La facoltà dell’orecchio
10. L’oggetto sonoro

11. L’aggregato della percezione
12. La saggezza del discernimento
13. L’elemento del fuoco
14. La facoltà del naso
15. L’oggetto odore

16. L’aggregato di formazioni
17. La saggezza onnicomprensiva
18. L’elemento vento
19. La facoltà del linguaggio
20. L’oggetto del gusto

Le sei fasi della sottile dissoluzione interiore:

1) La terra si dissolve in acqua
2) L’acqua si dissolve nel fuoco
3) Il fuoco si dissolve nel vento
4) Il vento si dissolve nella coscienza
5) La coscienza si dissolve nello spazio

6) Le quattro visioni mentre lo spazio si dissolve in luminosità;

  A) Apparenza: L’essenza bianca ottenuta dal padre scende dalla corona e, quando raggiunge il cuore, si verifica quella che viene chiamata “apparenza”. Come segno esteriore, è accompagnata da un’esperienza di bianchezza, come quando la luce della luna riempie un cielo completamente limpido e senza nuvole. Come segno interiore, c’è una chiara esperienza della chiarezza del sé, della coscienza, priva di qualsiasi pensiero grossolano focalizzato sugli oggetti percepiti.

    B) Espansione: quando il sottile elemento rosso della madre sale dalla base del canale centrale, la saggezza dell’apparenza svanisce in “espansione”. Come segno esteriore, la visione rossa si dispiega come un cielo senza nuvole pervaso dalla luce del sole. Come segno interiore, c’è uno stato mentale estremamente chiaro, privo di qualsiasi pensiero grossolano, concentrato su chi percepisce.

    C) Conseguimento: Quando le sottili essenze bianca e rossa si incontrano nel cuore, la saggezza dell’accrescimento si dissolve in “conseguimento”. Attraverso di essa, come segno esteriore, si sperimenta il nero, come la fitta oscurità che cala quando il cielo diventa completamente nero. Come segno interiore, i pensieri estremamente sottili che coinvolgono gli oggetti percepiti e i soggetti percepenti diventano completamente assenti e tutti i concetti distinti basati sull’aspetto esteriore della mente svaniscono, così che, mentre la mente dualistica ordinaria cessa, sorge la saggezza dell’ottenimento.

    D) Luminosità: Quando le essenze sottili del sangue e del respiro, i bindus A e HAṂ e così via, che si trovano all’interno del canale bianco, simile alla seta, nel cuore, si dissolvono completamente, sorge la luminosità del terreno del momento della morte. Come segno esteriore, si ha un’esperienza di vuoto e di chiarezza senza centro né periferia, come un cielo senza nuvole, completamente sereno. Come segno interiore, si rimane nella saggezza co-emergente, non concettuale, completamente non elaborata. Se, dopo aver riconosciuto questo, riuscite a stabilirvi in un’esperienza continua del momento presente, le luminosità della madre e del bambino si incontreranno insieme e sarete liberati nel primo bardo.

La vita nel Bar-do

In questo primo stato, dalla luminosità in cui si sono dissolte le tre visioni, le apparenze si dispiegano gradualmente di nuovo e si forma il corpo del bardo del divenire. Nella prima parte di questo bardo, per quanto lunga possa essere, si ha la forma dell’aspetto della vita precedente, mentre nella seconda metà si assume l’aspetto della vita a venire o dell’eventuale rinascita. Tutte le facoltà sensoriali sono intatte e potete viaggiare ovunque, tranne che nel grembo materno, miracolosamente e senza ostacoli. Siete invisibili a tutti, tranne che a coloro che si trovano nella stessa condizione, cioè agli altri esseri del bardo e a coloro che hanno raggiunto la visione divina.

Poiché avete assunto qualcosa di simile a un corpo di sogno, per esempio, che si genera in un istante e non conosce né la luce né la completa oscurità, questo è noto come il “bardo della semioscurità”. In questo momento è difficile rendersi conto di essere morti, quindi sono stati indicati alcuni indizi che segnalano che ci si trova nel bardo. Per esempio, non si vede il sole o la luna quando si guarda il cielo, non si lasciano impronte e non si proiettano ombre.

In questa fase si verificano esperienze di ogni tipo, sia positive che negative, come risultato di un karma sia buono che cattivo. In particolare, ci sono i quattro cosiddetti “suoni che inducono paura”:

il suono di una montagna che crolla, che proviene dal prāṇan della terra (elemento naturale della vita).

il suono delle onde che si infrangono nell’oceano, che proviene dal prāṇan dell’acqua;

il suono del fuoco che devasta una foresta, che proviene dal prāṇaṇan;

il suono di mille tuoni simultanei, che proviene dal vento prāṇaṇ.

La ricerca della rinascita

I cosiddetti “tre abissi terrificanti” sono i tre abissi bianco, rosso e nero che sono le forme spontanee dei tre veleni. Quando li si vede e ci si cade dentro, si entra nel ventre materno. Questo è anche lo stadio in cui si intraprende la ricerca di un luogo di nascita, si sente il desiderio di una casa e di un corpo, e così via. Possono verificarsi varie visioni, che sono indizi dell’ingresso in un luogo di nascita, con apparizioni come ruote di luce, caverne, cavità vuote, animali maschi e femmine, esseri umani maschi e femmine, e così via.

La preparazione alla liberazione nel Bar-do

All’inizio, quando si ha la certezza che si sta per morire, si devono tagliare tutti i legami e gli attaccamenti maturati in questa vita. È bene confessare dal profondo del cuore tutte le cadute e le rotture del samaya, le azioni dannose e così via, ma con amore e perdono, senza dedicare nemmeno un momento a sentirsi in colpa per le azioni negative compiute o per il bene non dato, non bisogna temere la morte e voler rimanere attaccati a questa vita.

Al contrario, sperimentate la felicità e la gioia e dite a voi stessi: “Ora riconoscerò la Chiara Luce della morte”, oppure, se questo non è possibile, pensate: “Poiché sicuramente userò il bardo come un’opportunità per viaggiare in un regno puro come Akaniṣṭṣhṭ a, Zang Dok Palri o Sukhāvatī, sarò gioioso”. Mantenete, senza mai lasciarvela sfuggire, la forte intenzione e il pensiero: “Viaggerò nei regni puri!”.

Delicatamente, in modo rilassato, mentre vi stabilite in un’esperienza di pratica, fatelo con chiarezza, consapevoli di lasciare andare uno per uno tutti gli aspetti di questa vita. Poiché non potrete praticare nessuna istruzione di Dharma sconosciuta, affidatevi solo alle pratiche di meditazione che sono più chiare per voi in questo momento.

Questi due punti – stabilire una pratica in questo modo e aspirare a viaggiare in una terra pura come Zang Dok Pari – sono insuperabili. In particolare, è assolutamente essenziale formare ripetutamente l’intenzione di viaggiare nella terra pura di vostra scelta. È estremamente importante rendersi conto che anche ora, sia di giorno che di notte, non si deve mai abbandonare questo pensiero.

La preghiera di invocazione per la liberazione sul pericoloso sentiero del Bar-do

“Saluto con rispetto la moltitudine di Guru, Deva, Dākini.
Possa il loro grande amore essere la nostra guida sul sentiero.

Ahimè, mentre sono in preda a una profonda illusione,
sto vagando nella trasmigrazione,
Che i maestri della linea di trasmissione mi guidino.
E la moltitudine dei loro compagni Dākini mi segua
Sul sentiero luminoso, al di là di ogni distrazione,
dell’ascolto dell’insegnamento, della riflessione, della meditazione.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
E di essere condotto allo stato di Buddha
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre con rabbia feroce
sto vagando nella trasmigrazione,
Che il vittorioso Vajrasattva mi guidi
E il suo compagno Buddha Locanā mi segua
sul sentiero di luce della Saggezza dello Specchio Chiaro.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddha
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre sono in preda a un forte orgoglio
Sto vagando nella trasmigrazione,
Che mi guidi il vittorioso Ratnasambhava
E il suo compagno Mamākī seguirmi,
sul sentiero di luce della chiara Saggezza dell’Uguaglianza.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddha
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre in preda a un forte attaccamento
Sto vagando nella trasmigrazione,
Che mi guidi il benedetto Amitābha
E il suo compagno Pāndaravāsinī seguirmi,
sul sentiero di luce della chiara saggezza discriminante.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddha
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre in preda a una feroce gelosia
Sto vagando nella trasmigrazione,
Che il benedetto Amoghasiddhi mi guidi
E che il suo compagno Samaya Tārā mi segua
sul sentiero di luce della Chiara Saggezza che realizza le Azioni.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddha
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre sono in preda a una profonda ignoranza
sto vagando nella trasmigrazione,
Che il vittorioso Vairocana mi guidi
E il suo compagno Dhātu Iśvarī mi segua
Sul sentiero di luce della Chiara Saggezza del Dhāmātu.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddità, totalmente perfezionato.

Ahimè, mentre sono in preda a intense visioni illusorie, vago nella trasmigrazione.
Sto vagando nella trasmigrazione,
Che mi guidi la moltitudine dei pacifici e feroci Vittoriani
E la moltitudine degli irati Dhātu Iśvarī mi segua
Sul sentiero di luce dell’abbandono di visioni paurose e terrificanti.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
ed essere condotto allo stato di Buddità
Completamente perfezionato.

Ahimè, mentre sono in preda a forti tracce karmiche
Sto vagando nella trasmigrazione,
Che mi guidino gli Eroi detentori della Saggezza
E la moltitudine delle loro consorti Dākini mi segua
Sul sentiero di luce della Chiara Saggezza Innata.
Chiedo di superare il pericoloso sentiero del temibile Bar-do
Ed essere condotto allo stato di Buddità
Completamente perfezionato.

Che l’elemento dello spazio non mi appaia come un nemico,
Che io possa vedere la dimensione del Buddha Blu Puro.

Che l’elemento dell’acqua non mi appaia come un nemico,
Che io possa vedere la Pura Dimensione del Buddha Bianco.

Che l’elemento terra non mi appaia come un nemico,
Che io possa vedere la Dimensione Pura del Buddha Giallo.

Che l’elemento fuoco non mi appaia come un nemico,
Che io possa vedere la Dimensione Pura del Buddha Rosso.

Che l’elemento dell’aria non mi appaia come un nemico,
Che io possa vedere la Dimensione Pura del Buddha Verde.

Che suoni, luci e raggi non mi appaiano come nemici,
Che io possa vedere la Pura Dimensione delle infinite forme pacifiche e feroci.

Che gli elementi dell’arcobaleno non mi appaiano come nemici,
Che io possa vedere le Dimensioni Pure di tutti i Buddha.

Per il potere dei Maestri della linea di trasmissione,
Per la compassione della moltitudine di divinità,
Le infinite forme pacifiche e feroci,
Per l’energia delle mie pure intenzioni,
Possa, qualsiasi cosa io abbia ora invocato, realizzarsi. “

Conclusione

Questa breve presentazione sul Bar-do è stata realizzata utilizzando varie fonti antiche e facilitando la descrizione dei concetti e del linguaggio utilizzato, rendendola più comprensibile. Spero che possa essere utile a molti di voi che sono interessati all’argomento.

ROMA: 19.01.2025

NOTA:Sarei lieto di ricevere qualsiasi suggerimento e feedback per un ulteriore chiarimento e miglioramento del testo. L’autore

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Sakya Paṇḍita Kunga Gyaltsen: Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte

Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte redatte in poche parole dal glorioso Sakya Pandita

Sakya Paṇḍita Kunga Gyaltsen: Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte

Si renda omaggio a Manjusri, lama e protettore.

Primo, si prende rifugio nei tre gioielli.

Poi si deve coltivare il bodhicitta.

E meditare Amitabha, colui il quale mi sta dinanzi.

A lui si rende omaggio e si facciano offerte.

PRELUDIO

Si deve avere la certezza che le opere cattive sono state purificate,

Si deve abbandonare ogni attacco.

E con una mente che non teme la morte

Si metterà in pratica Amitabha Samadhi.

PRATICA PRINCIPALE

Poi dissolvi Amitabha nel tuo corpo e

Visualizza te stesso come la sua essenza.

La virtù dedicala a tutti gli esseri senzienti.

Più volte bisogna esercitarsi in tutto questo.

LA CONCLUSIONE

Non sorgeranno allora malattie e spiriti cattivi e

Quando sarà il tempo della morte non vi saranno sofferenze.

Nel bardo, Shakyamuni si prenderà cura di te

E nella vita futura otterrai la liberazione.

BENEFICO.

Meravigliose istruzioni orali riguardanti il momento della morte redatte in poche parole dal glorioso Sakya Pandita, secondo quanto insegnato dal venerabile Sakya lama e dai suoi figli.

(Tratto dal sito https://www.lotsawahouse.org/it/tibetan-masters/sakya-pandita/wondrous-instruction-moment-of-death che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)

Lama Zopa Rinpoce: Impermanenza e morte.

Lama Zopa Rinpoce: Se si ha una casa che rischia di subire dei danni da un’inondazione è saggio controllare in anticipo quanto è grande il pericolo che si corre.

Lama Zopa Rinpoce: Impermanenza e morte.

Quanto è lunga la vita?

La vita è così fragile, la sua natura è transitoria. Si può vedere come cambia anche in un solo anno, in un mese, in una settimana, un giorno, un’ora, un minuto e di secondo in secondo.

Nel tempo necessario a schioccare le dita trascorrono sessantacinque brevissimi istanti (Il momento di tempo più breve è postulato in un sessantacinquesimo di uno schiocco di dita) e anche in queste infinitesimali frazioni di secondo la vita sta cambiando.

Potreste pensare: “Perché dovrei sorprendermi per il fatto che la vita cambia così tanto? È naturale; lascia che accada!”, ma questo modo di pensare è molto sciocco e ignorante perché, mentre la vita sta cambiando così velocemente, in questi stessi brevi istanti stiamo diventando più vecchi.

Qualcuno potrebbe asserire: “E’ naturale, divento più vecchio; lascia che accada!”, ma anche non curarsi del fatto di invecchiare è un’altra attitudine errata. Altri invece negano la natura impermanente della loro vita, non vogliono vedere per niente la sua vera natura; cercano di camuffare la loro apparenza agli occhi degli altri, i quali compiono anch’essi lo stesso gioco. Si tratta di sforzi assolutamente vani, tali azioni sono al di fuori del livello di conoscenza potenziale della mente umana e la loro creazione non è certo lo scopo della rinascita umana dal punto di vista del Dharma. Nessuno sforzo artificiale può mutare ottant’anni in sedici. L’età non può mai diminuire nella visione della mente completamente illuminata, che realizza pienamente che la sofferenza del corpo samsarico è causata dalla sua natura impermanente.

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Sogyal Rinpoche: Il viaggio attraverso la vita e la morte

Sogyal Rinpoche: Il messaggio fondamentale del Buddhismo è che, se siamo preparati, nasce una speranza straordinaria, tanto nella vita che nella morte.

Sogyal Rinpoche: Il messaggio fondamentale del Buddhismo è che, se siamo preparati, nasce una speranza straordinaria, tanto nella vita che nella morte.

Sogyal Rinpoche: Il viaggio attraverso la vita e la morte

Secondo la saggezza del Buddha, noi possiamo usare la vita per prepararci alla morte. Non dobbiamo aspettare che la morte dolorosa di una persona cara o una malattia terminale ci costringano finalmente a considerare la nostra vita. E neppure siamo condannati ad affrontare la morte a mani vuote, andando incontro all’ignoto. Possiamo incominciare qui e ora a trovare un significato nella nostra vita. Possiamo trasformare ogni momento in un’occasione per cambiare e per prepararci, con sincerità, accuratezza e pace mentale, alla morte e all’eternità.

Nel Buddhismo la vita e la morte sono viste come un tutto in cui la morte è l’inizio di un altro capitolo della vita. La morte è lo specchio in cui si riflette il significato della vita.

Questa visione è centrale nell’insegnamento della più antica scuola di Buddhismo tibetano. Continue reading »

Sogyal Rinpoche: karma e rinascita

Sogyal Rinpoche: Integrazione, la meditazione in azione. Ispirazione. Evoluzione, karma e rinascita. Alcune prove indicative della rinascita. La continuità della mente. Il karma. La creatività. La responsabilità. Le reincarnazioni in Tibet. I bardo e altre realtà. Incertezza e opportunità. Altre realtà. Vita e morte nel palmo della mano. Questa vita: il bardo naturale. La visione karmica. I sei reami. Le porte della percezione. La saggezza del non io. L’io sul sentiero spirituale. La guida saggia. I tre strumenti della saggezza. Dubbi sul sentiero.

Integrazione: la meditazione in azione

Mi sono reso conto che i praticanti spirituali moderni non sanno come integrare la pratica della meditazione con la vita quotidiana. Non lo ripeterò mai abbastanza: integrare meditazione e azione è la base, il punto e lo scopo della meditazione. Continue reading »

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Sogyal Rinpoche: Le pratiche per morire

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Sogyal Rinpoche: Il processo del morire.

Sogyal Rinpoche: Il processo del morire. Esaurimento della durata della vita. La morte prematura. Il bardo doloroso del morire. La posizione per morire. La dissoluzione esterna: i sensi e gli elementi: Acqua, Fuoco, Aria. La dissoluzione interna. La morte dei veleni. La base. La base della mente ordinaria. L’incontro di madre e figlia. La durata della luminosità fondamentale. La morte di un maestro. La radiosità intrinseca. Le quattro fasi della dharmata. Luminosità: il paesaggio di luce. Unione: le divinità. Continue reading »

Sogyal Rinpoche: Le esperienze del bardo.

Sogyal Rinpoche: Saggezza. Presenza spontanea. Comprendere la dharmata. Il riconoscimento. Il bardo del divenire. Il corpo mentale. Le esperienze del bardo. Durata del bardo del divenire. Il giudizio. Il potere della mente. La rinascita. L’aiuto dopo la morte. Quando possiamo aiutare. Come possiamo aiutare. La chiaroveggenza dei morti. Pratiche del Buddhismo tibetano per i morti. Il Né Dren e il Chang Chok. La purificazione dei sei reami. La pratica delle cento divinità pacifiche e irate. La cremazione. Le pratiche settimanali.

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Sogyal Rinpoche: Mantenere aperto il cuore.

Sogyal Rinpoche: L’aiuto a chi rimane. Una pratica del cuore. Invocazione. Richiesta di aiuto. Colmare il cuore di beatitudine. Aiutare i morti. Mantenere aperto il cuore. Imparare dal dolore. Le esperienze di pre morte: una scala per il paradiso? L’oscurità e il tunnel. La luce. Somiglianze col bardo del divenire. Uscita dal corpo. Osservare impotenti i propri cari. Forma perfetta, mobilità e chiaroveggenza. Incontro con altri. I vari reami. Visioni infernali. I Délok: l’esperienza di pre-morte tibetana. Il messaggio delle esperienze di pre-morte. Il significato delle esperienze di pre-morte. Il processo universale. La rivelazione dei bardo. Che cosa è quindi la morte secondo gli insegnamenti del bardo? Il processo nel sonno. Il processo nella vita di tutti i giorni.

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Giuseppe Baroetto. Dopo la morte: l’ipnosi regressiva ed il bardo tibetano

Il  ciclo della vita, un’espressione dell’illusione del saṃsāra indicata dal Buddha.

Giuseppe Baroetto. Dopo la morte: l’ipnosi regressiva ed il bardo tibetano

Nel 1974 lo psichiatra canadese Joel Whitton (1945-2017), all’età di ventotto anni, mentre praticava l’ipnosi regressiva su una volontaria soprannominata Paula Considine, «si imbatté nel bardo». Aveva già condotto numerose sedute di regressione ipnotica a vite passate, ma «non aveva mai pensato che la vita attiva si svolgesse fra le incarnazioni». (Joel L. Whitton, Joe Fisher, Dopo la morte, p. 28. 2 Ivi, p. 31.)

Il termine tibetano bardo in generale indica lo stato intermedio tra la morte e l’eventuale rinascita, ciò che Whitton chiamò “intervita”. Paula in ipnosi profonda raccontò di una propria esistenza in cui si chiamava Martha; accadde che, sollecitata improvvisamente a passare «alla vita prima di essere Martha», incominciò a descriversi “in cielo”: «Sto… aspettando… di… nascere», disse allo stupefatto psichiatra. «Poteva darsi che la mente inconscia di Paula avesse bussato alla porta del favoloso bardo degli antichi tibetani?» Continue reading »

Giuseppe Baroetto: L’illusione della reincarnazione

È evidente che la fiamma di un lume, impiegato per accenderne un altro, non si trasferisce da un lume all’altro...

Pema Jigdrel Giuseppe Baroetto: L’illusione della reincarnazione

Nel moderno gergo buddhista i termini “rinascita” e “reincarnazione” sono considerati sinonimi e, grazie soprattutto alla popolarità di alcuni lama tibetani ritenuti tulku (La parola tibetana tulku (sprul sku) corrisponde al termine sanscrito nirmāṇakāya.) o, come si afferma solitamente, “reincarnazioni” di importanti maestri spirituali del passato, si è diffusa la convinzione che la credenza nella reincarnazione sia davvero basata sull’insegnamento del Buddha. Però, come ha ribadito Gyatrul Rinpoche, i “tulku genuini” non sono persone che, dopo aver lasciato un corpo, ritornano prendendone un altro, bensì sono «emanazioni spontanee», paragonabili a «raggi di luce emanati dal sole». (Padmasambhava, Natural Liberation, Commentary by Gyatrul Rinpoche, Boston, Wisdom Publications, 2008, pp. 151-152.)

Dunque, se i tulku non trasmigrano secondo la comune concezione della reincarnazione, in cosa consiste la rinascita delle persone che non sono tulku?

All’epoca del Buddha un monaco suo discepolo, immortalato come “Sāti, figlio del pescatore”, basandosi sulle storie di vite precedenti raccontate dal Buddha, credeva che fosse una sola e medesima coscienza a passare da un corpo all’altro, perciò diceva: «Così come io comprendo il Dharma insegnato dal Beato, è questa medesima coscienza, non un’altra, che vaga nei cicli delle nascite». (Mahātaṇhāsaṅkhaya Sutta (Majjhima Nikāya 38). Cfr. Piya Tan, SD 7.10, p. 188.) Continue reading »